BALLROOM – GARA DI BALLO [STRICTLY BALLROOM, 1992]

Tratto da una commedia teatrale da Baz Luhrmann e messa in scena per anni a Sidney, sceneggiata per il cinema dallo stesso regista già allora con il fedele Craig Pearce, nonché primo dei tre capitoli della Red Curtain Trilogy (La Trilogia della Tenda Rossa, una fusione di cinema e teatro al quale il pubblico è tenuto a partecipare in modo attivo), Ballroom – Gara di Ballo racconta di Scott, ballerino figlio d’arte di balli da sala professionali (Rumba, Paso Doble, Tango, Salsa), che non vuole seguire le regole dettate dalle commissioni di competizione ma preferisce personalizzare i suoi passi. Ed è per questo che non trova una giusta e definitiva partner. Ma c’è Fran, figlia di immigrati latini, stanca di fare coppia con una donna cicciona, e che farebbe di tutto per poter ballare da professionista. Dopo innumerevoli prove e tanti malintesi, aiutati dalla famiglia di lei e ostacolati dalla famiglia di lui per varie ragioni, riusciranno a ballare alla Australian Pacific Competition e a non vivere nella paura, perché «una vita vissuta nella paura, è una vita vissuta a metà».

Piccolo film scombinato e a basso costo, dalle poche ambizioni ma che segna il debutto di un autore come Luhrmann e del suo cinema silky pulp (pulp patinato); in Ballroom infatti sono presenti tutti gli elementi del cinema di Luhrmann, che fioriranno nelle due produzioni successive: Romeo + Giulietta e Muolin Rouge!: personaggi superstilizzati ma efficaci, montaggio frenetico, travolgente colonna sonora, maniacale e teatrale cura di costumi e scenografie, esaltazione dei sentimenti e ritmo incalzante. Se si toglie questo al film, resta gran poco. Ed in fondo sta in questi elementi la sua efficacia e la sua brillantezza.

Baz ha una teoria sui suoi film: superati i primi frenetici e difficili venti minuti, il film è già entrato nel tuo cuore; in Ballroom la scena da superare è la prima gara con le interviste alla madre e ai giudici di gara. In attesa dello sfrenato can-can di fine secolo (ma quale?), della mischia shakespeariana alla stazione di servizio, delle lunghe e strazianti scene di morte.

 

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