trascrizione di Mala "bright lights"

Questa intervista è stata tratta dal settimanale “Musica”, inserto de “La Repubblica”  del 06 Marzo 2003

“Solo se devi colmare un vuoto nasce una grande canzone”
Rob Thomas dei Matchbox 20 parla del terzo cd della band

Rob Thomas: anche se il suo nome vi dice poco, siete di sicuro tra quei milioni di persone che in tutto il mondo hanno ballato o cantato Smooth di Santana, scritta proprio da Thomas per Supernatural. InAmerica questo giovanotto dallo sguardo intenso e dalle orecchie bucate come un pirata è uno degli autori più premiati degli ultimi anni, grazie ai continui hit della sua rock band, i Matchbox Twenty. Il successo del duetto del duetto con il redivivo Carlos è solo uno dei trofei che Thomas può esibire al culmine di una carriera iniziata nel ’96 con un disco inarrestabile, Yourself or someone like you, proseguita nel 2000 con Mad Season e giunta oggi al terzo album, More than you think you are. Coccolati dall’industria discografica (Diamone award, premi dell’organizzazione BMI, riconoscimenti dalla rivista Billboard) e perfetti per le stazioni radio FM americane, i Matchbox Twenty sono considerati da noi come i cugini meno intriganti dei Counting Crows. In realtà hanno sudato ogni singolo disco venduto, suonando dal vivo in un numero impressionante di concerti, la dimensione in cui il gruppo mostra le doti migliori. Basta ascoltare So Sad So Lonely, il brano nascosto in fondo al nuovo album. Registrato quasi in presa diretta, è una bomba rockabilly cje mostra la potenza della band dal vivo.

“Abbiamo suonato live per due anni e mezzo. Seicento date intorno al mondo senza mai fermarci. Nel primo anno di vita del gruppo, nessuno ci conosceva e suonavamo in club molto piccoli. Poi è uscito il singolo Push e abbiamo fatto un balzo in avanti. Non si è trattato di promuovere diversi dischi in diversi tour, ma di portare in giro le stesse canzoni a livello differenti. Dai club siamo passati ai teatri e poi altri stadi e infine alle arene all’aperto. Abbiamo cominciato con un furgoncino e siamo finiti a girare con un pulman personale. All’inizio nessuno sapeva che erano né da dove venivamo (Orlando, Florida, ndr). Ogni sera cercavamo di conquistare chi avevamo davanti, anche se nel locale c’erano meno di cento persone alle quali non fregava niente di noi. Abbiamo imparato molto da quei concerti. Qualsiasi band, se riesce ad entrare in un piccolo club, attaccare la spina agli amplificatori e fare rock, può affrontare senza problemi uno stadio con migliaia di persone. Non importa la potenza dell’impianto o il sistema luci: tutto arriva da quel piccolo spazio in cui suonano cinque ragazzi”.
E i cinque Matchbox Twenty – oltre a Rob fanno parte del gruppo Kyle Cook, Adam Gaynor, Brian Yale e Paul Doucette – sono capaci di far uscire da quello spazio esiguo una serie di canzoni pop rock ben strutturate e cantate in modo eccellente, con un trasporto che avvicina Thomas a un soul singer. “Forse è colpa di tutte le sigarette che fumo”,, dice lui, anche se è più una questione di intenzione e capacità di veicolare le emozioni, qualcosa che supera la stessa resa finale dei brani. “Tempo fa abbiamo letto su un giornale la recensione non positiva di un nostro disco. Il giornalista ci stroncava dicendo che avevamo inciso un “brutto disco soul” ma noi eravamo felicissimi. Ci davamo il cinque e urlavamo come dei pazzi: “Hey, abbiamo inciso un disco soul!!!!”. Un pessimo disco soul, infatti è molto meglio di qualsiasi buon disco pop”.

I premi ricevuti e i milioni di album venduti sembrano aver influito poco sui testi delle nuove canzoni, ancora basate su relazioni fallite, depressione (Unwell), altre malattie dell’anima (il singolo Disease) e buchi nel cuore difficili da riempire (Bright Lights, storia a metà tra un film con Julia Roberts e I’ll bea round di Billi Holiday, qualcosa tipo “Mi molli ma se torni ti riprendo”). “Quando parlo del buco che in me, sto parlando di trovare qualcuno che sia importante per la mia vita”, spiega Thomas, “Come scrittore di canzoni ti può capitare di passare anni in mezzo a relazioni sbagliate con gente non a posto. Ed è da lì che nascono le buone canzoni. Scrivere musica è un modo per colmare il dolore di stare con le donne sbagliate. Quando qualcuno ti lascia, allora hai davvero un soggetto su cui scrivere”.

di Giulio Brusati
da "Musica" inserto de "La Repubblica"