trascrizione di Francesca "june"

Questa intervista è stata realizzata da Luca Trambusti ed è apparsa sul sito www.vivacity.it nel febbraio del 2003

Matchbox 20, più di quello che credi
More than you think you are è l’ultimo album della band americana. Per tutti gli amanti di un rock tipicamente a stelle e strisce, dove melodia, energia, strutture rock e chitarre si fondono. L’intervista a Kyle Cook e Rob Thomas.
La visita promozionale in Italia di Kyle Cook, chitarrista, e Rob Thomas, cantante dei Matchbox Twenty, precede di quasi un mese la pubblicazione anche nel nostro paese del terzo album della band americana, prevista per il 28 febbraio. More than you think you are oltreoceano ha visto la luce nel novembre dello scorso anno riscuotendo discreti consensi.
In Italia la band non è certo famosa, ma ha sempre raccolto un piccolo e coriaceo numero di estimatori, amanti di un rock tipicamente a stelle e strisce, dove melodia, energia, strutture rock e chitarre si fondono dando vita ad uno stile molto personale.
A due anni dal fortunato Mad season, cui è seguito un lunghissimo tour, la band è tornata in studio con un nuovo modo di comporre: non più tutto solo affidato a Rob Thomas (che nel frattempo ha scritto per Santana, Willie Nelson e Mark Anthony), ma un lavoro corale e di gruppo.

Il nuovo album è ricco di sonorità, dai duri riff di chitarra alle parti di archi.
(Kyle): Ognuno di noi ha portato in studio le proprie influenze e passioni musicali. Gli arrangiamenti sono stati curati da me e dal produttore Matt Serletic entrambi appassionati di rock tradizionale e di musica classica per cui ci è piaciuto inserire delle parti di archi.
(Rob): L’elemento principale è la canzone, perciò se richiede un arrangiamento country piuttosto che rock o altro lo facciamo, senza curarci di dare una linea definita alla nostra musica.

Questo a livello compositivo è il primo vero disco dei Matchbox Twenty come gruppo…
(Rob): Sì, Feel e Soul le abbiamo scritte io e Kyle, mentre Could I be you è del batterista Paul Doucette; questo disco ha definitivamente cambiato il nostro approccio alla scrittura.
(Kyle): Lavorare così è più interessante ed abbiamo scoperto di essere in grado di scrivere come un vero gruppo. In studio abbiamo lasciato molto spazio all’improvvisazione, le canzoni sono cresciute intorno a frammenti e linee melodiche con il contributo di ciascuno di noi. Adesso ogni album è come una serie di racconti brevi scritti da differenti autori, prima era un romanzo scritto da una sola persona.

Qual è il rapporto tra le registrazioni in studio ed il live?
(Rob): Questa è l’occasione in cui abbiamo lavorato in studio come nel live, cioè ci siamo ritrovati tutti insieme a suonare come sul palco, mentre prima ognuno registrava la sua parte ascoltando ciò che avevano fatto gli altri.

Vista la vostra passione per i concerti, non avete pensato di fare un disco live?
(Rob): Registriamo tutti i concerti perché non si sa mai; nel prossimo tour ne registreremo due apposta per un live, anche se in circolazione ci sono un VHS e un DVD di nostri concerti.

Il riferimento agli anni Settanta è sempre più presente. Come spiegate questo fenomeno?
(Rob): La gente sente la mancanza delle chitarre, del vero e sanguigno suono del rock. Audioslave, White Stripes, noi stessi, i Nickelback: tutte band reali e spontanee. I Linkin Park, ad esempio, sono più “costruiti”, non che non mi piacciano, però li trovo meno “veri” e originali rispetto ad altri.
(Kyle): Sta crescendo anche la voglia di sentire degli strumenti, quelli veri, non più i suoni elettronici. Questa musica è sempre esistita, solo che l’attenzione era rivolta ad altro.
(Rob): Da cinque anni la situazione sta migliorando.

Cosa farete per il live?
(Rob): Abbiamo date confermate in U.K., Germania, Olanda e Danimarca.

 

di Luca Trambusti
da “www.vivacity.it”, 10 febbraio 2003.