SINTESI DELLA TECNICA DEL LOG CABIN

Assemblea Venezia Cà Ballarin 1998

 

 

 

 

MOTIVAZIONI

Uno degli  spunti metodologici emersi dal Convegno di Pompei del 1991 era stato quello relativo al principio dell’autoeducazione, ma in quella sede non emersero particolari tecniche per aiutare l’adulto scout in questa difficile, anche se stimolante, impresa di trovare “IL TESORO” che è in ciascuno di noi.

METODO

 

A Venezia, in occasione dell’Assemblea MASCI nazionale del 1998, il cui tema era “una strada di libertà”, il MASCI della Lombardia propose il LOG CABIN come tecnica di autoconoscenza e di autoeducazione da “giocarsi da soli oppure in comunità per incominciare a percorrere una strada utile a tal fine.

 

CONTENUTO

 

Il Log Cabin proviene dal lavoro di patchwork che le donne americane eseguivano nel 1800 per confezionare coperte o altri complementi di arredamento delle loro case. E’ un lavoro essenziale, fatto con avanzi di stoffa, economico e creativo. Letteralmente il suo significato è “capanna di tronchi” e rappresenta il focolare domestico, con due pareti illuminate dalla luce del camino e due pareti nell’ombra.

 

Noi avevamo scelto questo motivo perché può essere visto come il simbolo dell’uomo (o della comunità) con al centro il tesoro, la parte migliore e più autentica di sé. Le due “pareti” chiare, formate da sei spazi, possono  rappresentare simbolicamente le  caratteristiche personali  positive, da conoscere e da migliorare con l’educazione,  da “custodire e coltivare” (Gn 2), come il giardino di Eden, in quanto talenti donati da Dio, mentre le due parti scure possono essere prese come simboli delle caratteristiche meno positive da conoscere e da tenere sotto controllo, ma anche come simboli di quelle caratteristiche che ancora non conosciamo e che quindi sono nell’oscurità.

Il Log cabin, pertanto, si presta per essere utilizzato, individualmente oppure in comunità, per fare un primo passo: conoscere le nostre qualità caratteriali e farne un INVENTARIO sincero. Uno spunto per iniziare potrebbe essere dato, per chi ha il suo “totem”, dalla qualifica che un giorno gli è stata data dal suo gruppo: mi riconosco in quella definizione, seppure parziale? Mi comporto in maniera fedele e coerente a quel mio talento?

Un’altra  guida, in tal senso, potrebbe essere sia per la singola persona, sia per la comunità, la nostra Legge scout, che propone da sempre alcuni punti sui quali “giocarci” la costruzione della nostra personalità, iniziando con quelli che possono sembrare più semplici: sono “cortese” anche nelle situazioni stressanti della vita quotidiana? Mi sforzo di diventarlo un po’ di più? E, ancora, in quale ordine di graduatoria collocherei questa caratteristica nel mio personale Log Cabin?

Oltre questo tipo di indagine teorica, è necessaria, per pervenire alla conoscenza di sé, l’osservazione attenta e consapevole del nostro comportamento nelle varie situazioni che la vita ci offre giorno per giorno; alcuni eventi, infatti, accadono proprio per la nostra crescita, solo che noi riusciamo a valutarli come tali.

 

Ma, fatto il primo passo, della conoscenza “oggettiva”,  occorre da adulti fare il secondo passo: quello del proprio progetto di crescita, indirizzato ad ottenere, nel tempo, piccoli e graduali miglioramenti nel proprio modo di essere e di relazionarsi con gli altri, verificando periodicamente se c’è stato un cambiamento seppur piccolo.

 

Infine, anche se il LOG CABIN può aiutarci come tecnica di autoconoscenza, non possiamo trascurare il fatto che la conoscenza di sé non basta, occorre che essa sia indirizzata, finalizzata al bene comune, al servizio, sia perché l’uomo è animale sociale, sia in quanto siamo figli dello stesso Padre e a ciascuno è dato un carisma per l’utilità comune.

Quindi, nella scheda allegata, il simbolo del LOG CABIN è “orientato”, come la stella dei venti, verso i quattro valori fondamentali della nostra vita.

  

Un aiuto importante, per avere un quadro fedele della realizzazione o meno del proprio progetto di crescita, è sicuramente rappresentato da un proprio “Quaderno di marcia” sul quale via via annotare gli ostacoli incontrati ed il modo con il quale siamo riusciti a superarli, con il nostro impegno e con l’aiuto del Signore.

Questa abitudine a verificare con continuità le difficoltà ed i “successi”, ci porterà ad una consapevolezza delle nostre caratteristiche, che ci farà constatare il nostro lento ma pur continuo miglioramento.