Ho letto attentamente, riga per riga e con l’evidenziatore
in mano, lo splendido Quaderno “Insieme, Pellegrini sulla Via Francigena”!
Ecco i miei commenti.
Prima
di tutto, le mie congratulazioni entusiastiche per l’ottimo lavoro che
avete realizzato insieme, lungo la Via Francigena, e per gli Atti che
rendono molto bene i contenuti e le emozioni di questa affascinante AVVENTURA!
Mi dolgo di non avervi potuto partecipare personalmente…
Ritengo
poi che questa esperienza dovrebbe essere divulgata a tutti i livelli del
MASCI, poiché rappresenta unprezioso patrimonio per tutto il
nostro Movimento.
Riflettendo
mentre leggevo il Quaderno, ho avuto poi la conferma del fatto che non basta
“fare Educazione Permanente”: è necessario invece averne
anche la coscienza; l’Educazione Permanente infatti non è soltanto
“crescita”, bensì è prima di tutto percezione di
partecipare ad un “itinerario di maturazione” liberamente scelto
e accettato e – per noi – a dimensione personale e comunitaria;
il quale itinerario si articola nelle ben note fasi di obiettivi,
strategie, tattiche, azioni concrete, valutazione periodica del cammino
percorso.
Riandando
poi con il pensiero alla storia del MASCI (quella delle origini, che ho
potuto conoscere attraverso gli scritti a disposizione ed i racconti dei vecchi,
e quella successiva a cui ho partecipato anch’io), ho rilevato due fatti
che ritengo importanti, e cioè:
=
il linguaggio con il quale si affrontava la costruzione della
IDENTITA’ dello scautismo degli Adulti si è andato mano mano … tecnicizzando,
lungo gli anni, ma
=
fin dall’inizio, fin dai tempi cioè di Mario MAZZA (ma direi anche negli
scritti di Robert BADEN-POWELL) si riscontrava questa tensione verso
l’Educazione Permanente, che poi è sfociata pubblicamente
nell’Assemblea di Verona del 1970, cui (come Tu hai voluto ricordare) ho
affrontato nella mia Relazione, su mandato del Consiglio Nazionale di allora, il
tema della Educazione Permanente e Coeducazione”.
Forse,
dunque (ribadendo e completando un concetto espresso nelle righe precedenti)
l’acquisizione importante lungo gli anni non è stata tanto quella di aver
adottato un linguaggio “politically correct”, quanto piuttosto
quella di aver acquisito la coscienza e la convinzione della Strada
che si sta percorrendo, della particolare modalità del crescere insieme.
Se
mi permetti una piccola digressione, uno dei difetti di noi italiani è
quello di attaccarci alle parole, prima ancora che al loro reale contenuto
e significato.
Negli
anni ’60, per esempio, andava di voga l’espressione “Pubbliche
Relazioni”: quasi tutti gli Organismi di vario genere, perciò,
sbandieravano questa formula, anche se nella realtà si continuava come
prima a limitarsi a fare della pubblicità, più o meno riuscita;
oggi non si parla più di Pubbliche Relazioni, ma qualsiasi Struttura (anche
privata) che si rispetti ha il suo bravo “Ufficio Relazioni con il
Pubblico” con tanto di numero verde: ma il più delle volte nessuno
risponde a detto numero …
E
ancora, chi di noi non è stato preso in giro negli anni passati, per il
fatto che gli Scouts usassero fare le marce all’Azimut? Ma oggi si
parla di “Orientering”, e qualsiasi adulto con velleità
avventuristiche vi si lancia con entusiasmo, convinto di fare qualcosa di
rispettabile… Ho notato tra l’altro l’abilità degli anglosassoni di
fornire una patente di nobiltà a qualsiasi attività, con la
semplice aggiunta del suffisso “ing” alla fine della parola che
descrive un’attività qualunque, BADEN-POWELL, forse, con il termine “Scouting”,
è tra i pochi che non ha voluto strafare… (fine della digressione).
Ma
tornando al mio commento originario, mi permetto una piccola osservazione, e
cioè: ho l’impressione che i vari Settori nei quali è organizzato
il MASCI nazionale procedano un po’ troppo ognuno per conto proprio, senza
un preventivo reale coordinamento funzionale; si potrebbe parlare
forse (scusa l’espressione un po’ forte) di “sindrome da
supermercato”, nel senso che vengono offerte alle Comunità
diverse opzioni possibili, lasciando quindi alle suddette la libera scelta
di … acquistare di volta in volta quanto ritenuto indispensabile, o
necessario, o puramente velleitario …
Nello
spirito della Educazione Permanente, invece, mi sembra che la crescita
personale e comunitaria dovrebbe contenere inscindibilmente tutte le
opzioni sulle quali lavorano i differenti Settori del Movimento.
Questo
non vuol significare la supremazia del Settore Educazione Permanente
o di altro Settore sugli altri: quanto piuttosto la necessità che i
membri del MASCI si accorgano della sinergia che dovrebbe esistere
tra le diverse modalità con le quali viene realizzata l’identità
del nostro Movimento, incentrata su di una interpretazione
scout dell’Educazione Permanente.
Se
questa opinione Ti sembra condivisibile, riterrei in particolare che
dovrebbe apparire a chiare lettere un … interscambio più marcato
con i SEMINARI DI ANIMAZIONE, che noi“inventammo” negli anni 1972/1973 non certo per creare un ghetto
aristocratico in seno al MASCI (come sembra emergere da uno scritto di
“STORICUS” apparso qualche anno fa su STRADE APERTE): bensì come strumento
di diffusione sperimentale (= “imparare facendo”) delle
caratteristiche originali e delle tecniche dello Scautismo degli Adulti.
Ciò
detto, e come corollario, mi sembrerebbe interessante divulgare anche al di
fuori del MASCI alcuni concetti che ho rilevato leggendo il Quaderno
degli Atti; per esempio:
I
quattro passaggi fondamentali dell’Educazione Permanente: curiosità
– ricerca – creatività – responsabilità (pag. 30 Quaderno).
“L’educazione
è ciò per cui l’uomo diventa più uomo” (pag. 32).
La
differenza tra scampagnata ed educazione attraverso la vita all’aria
aperta: “la scampagnata consiste nel portare nella natura gli stessi oggetti e
comportamenti consumistici della nostra vita quotidiana … nella visione
scout della vita all’aperto c’è una relazione interattiva tra uomo e
ambiente: mi adatto alla vegetazione, al clima, ecc., poi costruisco le mie
comodità rispettando e utilizzando le risorse che la natura mi offre … Si
impara ad “ambientarsi”, cioè ad adattarsi all’ambiente, e non ad
adattare l’ambiente a noi, come la civiltà consumistica ci induce a
fare” (pag. 36)
“Dalla
Buona Azione alla condivisione” (pag. 54)
“Il
Servizio non è solo per il tempo libero, deve essere un atteggiamento della
vita che deve esprimersi in ogni momento: Deve essere quindi come un abito
che portiamo sempre addosso e ci contraddistingue nel nostro cammino”
(Baden Powell) (pag.55). A questo riguardo, ricordo che anni fa Giancarlo
Volpato ci diceva, nel corso di una chiacchierata informale, all’incirca
così: “non so bene dove finisca la mia attività professionale e dove
cominci il mio servizio”…
“Da
un imparare facendo ad un imparare riflettendo” (pag. 63)
“Un
Movimento di Adulti Scout si giustifica non tanto con il buon funzionamento
o con lo “sviluppo” delle sue strutture nazionali o locali, quanto nella
relazione che esso stabilisce con il mondo che lo circonda” (pag. 68)
Gli
Adulti Scout “amano il mondo, un po’ come si ama un fratello del
quale non si condividono le scelte e gli atteggiamenti, ma che rimane un
fratello” (pag. 68)
“Lo
scoutismo, dei giovani e degli adulti, non è solo un ambito in cui si sta
bene insieme, è anche un modo di vivere nella storia e nel mondo, è una
proposta di senso da dare alla vita, nel segno della speranza e della libertà”
(pag.68)
“Una
formica da sola non può fare molto, ma con tante altre riesce a realizzare
molto” (pag. 77)
“Se
due persone si conoscono difficilmente si sparano” (pag.77)
“Saper
essere è fondamentale, ma se non so “fare”, il mio “saper essere”
è limitato” (pag. 77)
“Approcciare
la Parola di Dio è trattarla come una persona e non come una cosa, e
lasciare a lei l’iniziativa di guidarci, facendo una lettura continua …
I nostri vecchi dicevano che due che cominciavano a “filare” insieme …
si parlavano!” (pag. 80)
“Il
“fare” e il “pensare” non sono in contraddizione purché il
“fare” non serva semplicemente per riempire dei vuoti” (pag.82)
“Lo
scout è indispensabile in un naufragio, ma è anche accettabile in un buon
salotto della società inglese” (Baden-Powell) (pag. 84)
“La
crescita … è una conquista non agevole, premio di una lunga fatica,
strada magnifica, varia, affascinante, feconda non solo per chi la percorre,
ma anche per gli altri, ancora prima di essere ultimata, cosa che per altro
non avverrà mai” (pag. 86)
Un’ultima
nota, sommessa, appena sussurrata: nelle due ultime righe della pag. 87 si
legge, riguardo al secondo simbolo (la medaglia del pellegrino)
donata ai partecipanti al Pellegrinaggio: “con il nostro giglio MASCI…”.
Forse sarebbe stato meglio scrivere (perché è così, nella realtà…):
“Trifoglio gigliato”. L’altra possibilità: “Giglio
trifogliato” non andrebbe bene, perché sa troppo di cucina… (scusa
la battuta…)
Non mi rimane che chiudere questa lunga lettera, augurando
a Te e a tutta la Tua Pattuglia di continuare ad essere attenti alle ispirazioni
dello Spirito Santo, che certamente Vi ha guidati nel pensare e poi realizzare
la magnifica Avventura della Via Francigena.
Probabilmente, lo Spirito Santo ha in serbo per Voi
tutti altre ispirazioni, per la continua crescita del nostro amato
Movimento.