LOUIS PHILIPPE : Appointment with Venus
[1986]

 


Non vi sarebbe alcun motivo di essere curiosi di musica se potesse un giorno esserne scritta Una Storia. Se qualcuno potesse sempre avere avuto la risposta perfetta alla nostra domanda perfetta.

Basterebbe sapere a chi ben chiedere.

E invece non vogliamo - sempre - che si sappia.

Spesso non vogliamo che si senta allo stesso modo, e non corriamo mai il pericolo di essere spodestati dal nostro non-trono insostanziale.
La musica è sempre più sostanziale di chi si accinge a parlarne.

C'è un margine di noi che rimane appiccicato al nome pubblico della nostra più segreta inclinazione; con un riflesso imponderato ci giriamo come se sentissimo chiamare il nostro nome.
Non potrei mai sentire ad esempio il nome di Philip Auclair senza trasalire, senza che una strana costellazione di sensi dentro di me non mi impedisse di volerne essere custode e divulgatore, adoratore esoterico ed essoterico.

Ho sù *Appointment with Venus*, e ora come tutte le volte che lo tiro fuori, mi appare conditio sine qua non della mia crescita dinascoltatore.

Ho le solite parole per parlare di un disco che adoro. E presto vengono a noia pure a me, soprattutto nella consapevolezza che le parole che vanno cantate sulla musica son l'unica sinestesia possibile e tollerabile.

Ma la perfezione dei suoni e delle composizione, la lievità densa ed elegante, gli arrangiamenti forbiti, la meticolosa compassatezza dell'autore che trova nella canzone la sua forma ideale d'espressione, la quintessenziale flânerie, il dandismo colto e raffinato, la melodia sospesa e mai affondata, il tocco maligno del genio a polverizzarsi fra le 14 tracce - tanto basterebbe per fare e per sempre di questo disco il motivo migliore per sostenere l'assoluta grandezza di Louis Philippe.

Niente fumo, neanche di sigaretta.

Questo disco e quello di King of Luxembourg sono assolutamente due fra i più eccitanti doni che possa regalare una giusta inclinazione verso musica: i pochissimi che un giorno terranno quest'oggetto fra le dita, sentiranno come me, la voluttuosa e contronatura tensione a diffonderne il nome.

Questa è la sostanza della musica.
Le parole non c'entrano.


 

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