THE KING OF LUXEMBOURG: Royal Bastard
[1987]

 


E' fantastico scrivere di musica.

Forse è la condizione privilegiata per eccellenza del fankazzista PoMo che ha *studiato* o che cerca un modo per farlo il più a lungo possibile.


Tutti i più bassi e tutti i più alti istinti sensualmente fusi gli uni
negli altri; senza un minimo di coscienza critica e umana sarebbe
addirittura divertente.

Camparvici sarebbe sublime; sarebbe aver gabbato il mondo
definitivamente e l'aver guadagnato il guardare i mortali attraverso
un oblò, annoiandosi solo un po' e con belle inflorescenze verbali che poi diventano solo sublime maniera, e poi neppure più sublime, maniera pura, persuasione ultima, in termini michaelstaedteriani.

Oggi, da quello che si presume essere il mio ultimo giorno di febbre ho già ripreso ascolti più acconci a una condizione di traffico con il senso. Quando c'è da registrare qualche cassettina all'esimio Lenny è un po' come non doverlo fare: metti sù i tuoi dischi migliori, e sai che lui li apprezzerà.

Ma ecco il capolavoro mentale: io adesso posso parlare di una decina di capolavori contando sulla vostra totale o semitotale ignoranza.

Poche cose gratificano lo scrittore di musica quanto effettivamente possedere dei capolavori da tirare in ballo in una conversazione, così, di striscio e quasi accidentalmente.
Niente -va da sé- tranne la disperata mancanza che si dipinge repentina sul volto dell'interlocutore.

E sia, vi parlo del più grande disco pop di tutti i tempi.


Iniziamo dando uno sguardo alla tracklist...

1 A Picture of Dorian Gray
2 Valleri
3 The Rubens Room
4 Mad
5 Poptones
6 Something for Sophia Loren
7 Baby
8 The Wedding of Ramona Blair
9 Happy Together (Prelude)
10 Smash Hit Wonder
11 Happy Together
12 Liar Liar

...che sarebbe un po' a dire

1) Television personalities
2) Monkees
3 - 7- 10) Philippe Auclair aka Louis Philippe
4) Templeman/Scoppettone aka Harper's Bizarre
5) P.I.L.
6) Henri Mancini
8) Dave Hynes---> The Mirage
9 - 11) Turtles
12) Castaways

Niente originals, diciamo, tranne forse i tre pezzi che l'allora compagnio di scuderia e sublime compositore Philip Auclair (Louis Philippe) immagino abbia scritto per lui per l'occasione del disco.

Eppure questo disco non è una collezione di cover: è un'idea estetica, ed è tutta giocato sull'insostanza.

Prendere alcuni dei più famosi (in altri casi, solo fra i più belli) pezzi pop della storia e immergerli in un tour de force arrangiativo: chitarre acustiche ed elettriche, fiati, archi, tastiere, tamburelli, marimbe, percussioni assortite..tranne il basso (bandito per ordine del re).

Prendere la track 2 - Valleri: sotto una batteria frenetica un sottile suono di corno inglese si prostra per lasciare tre minuti la chitarra acustica delirare baroccamente: alla fine rimane l'affezione della retina sonora: un maelstrom di chitarre snob votate a essere abbattute dalla rivoluzione proletaria.

Prendete il terzo pezzo - che è pura aristocrazia sonora: dovessi essere decapitato all'alba ordinerei questa colonna sonora. Chitarra acustica leggera, con riverbero, e un sassofono perso in suggestioni descrittiviste - intervallato solo da uno o due violoncelli pigri.

O Mad (degli Harper's bizarre): tutta un caleidoscopio di violini, hammond (de)leziosi, oboe e sopratutto il consueto schitarrare al nylon.

Trasfigurazione alchemica: Poptones dei Public Image Limited - diventa odore di campagna inglese rugiadosa, e fine armonia che non s'immaginerebbe. E' un vertice di vortici. Indicibile bellezza.

Ma è davvero inutile che insista pezzo per pezzo (dovrei farlo per tutti e finirei vittima di un aggettivismo scaruffista): non esiste un disco che potrebbe fornire all'amante pop un sollievo e un benessere maggiore e una olimpica retrospettiva dose di creazione/mimesi (mimesi della creazione e crazione della mimesi,
s'intenda) di quelli che secerne Royal bastard ogni fottuta volta che si mette sù.

Se esistesse davvero il noumeno del pop, questa sarebbe la sua icona sul desktop.

Cercatelo, bastardi.

 

 

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