Morte. Morire. Un'ottima idea. Forse anche un po' facile, nella maggior parte dei casi. Una logica stringente (che ancora chi legge non possiede) ci inviterebbe continuamente a giudicarci, e per rispetto nei confronti degli altri, decidere di liberare un po' di spazio, depurare l'aria da rumori, alleggerire il carico delle fogne, evitare le code agli sportelli. Questa la logica dell'uomo savio.
Ma, giacché con l'uomo comune dobbiamo trattare, gli argomenti si fanno più banali, quasi tautologici.
Ebbene, l'uomo crede di vivere per i più disparati motivi. Stando a statistiche, la maggior parte degli uomini intervistati risponde: "vivo perché la mia famiglia non ha i soldi per il funerale". In paesi realmente civili (vedi Tonga)il funerale è assolutamente gratuito, e il tasso dei suicidi o di amplessi mortali sfiora il 50%.
Per la maggior parte degli uomini (leggasi anche 'merce all'ingrosso della natura' - cfr.Schopenhauer) continuare ad esistere altro non è che un accanimento terapeutico, un'abitudine acritica contratta nell'infanzia. Altre volte è la paura del dolore fisico a inibire il sano impulso alla dipartita.
A ciò si aggiunga che l'uomo non ama uccidersi per paura di perdersi la promozione in serie c1 della propria squadra del cuore.