L’INCUBO DEI BOMBARDAMENTI AEREI

 

Uno degli aspetti più rilevanti della guerra combattuta in Garfagnana nel periodo che va dal settembre 1944 all’aprile 1945 fu quello degli attacchi aerei inglesi e americani che, pressoché quotidianamente  bombardarono e mitragliarono i nostri paesi. E a soffrirne fu soprattutto la popolazione che ebbe morti e feriti e che vide la distruzione delle proprie case. I bombardamenti cominciarono nel 1944. Il primo colpì la ferrovia Lucca-Piazza al Serchio nel tratto fra Pontecosi e Camporgiano. Era il giorno dell’Ascensione, il 18 maggio. Il 29 giugno fu bombardato l’abitato di Piazza al Serchio, pare su richiesta dei partigiani, e morirono 14 civili fra cui anche bambini. Il due luglio ci fu il primo bombardamento su Castelnuovo con sei civili uccisi. E dal settembre in avanti gli attacchi aerei si intensificarono. I paesi più colpiti furono quelli situati sul fondovalle lungo la strada allora provinciale e che oggi è la statale 445: Castelnuovo Garfagnana che venne distrutto al 75 %, Camporgiano dove aveva sede il Comando della Divisione Monterosa e anche l’Ospedale Militare (che non fu risparmiato) e Piazza al Serchio, che ebbe, forse, il maggior numero di morti civili. Ma anche molti altri paesi, anche piccoli, ebbero a subire bombardamenti e danni. I danni subiti dai militari furono esigui, ma gli spostamenti di mezzi erano resi difficili e pericolosi, cosicché i necessari rifornimenti al fronte dovevano essere effettuati soprattutto di notte e con difficoltà. Purtroppo gli italo-tedeschi non avevano più aviazione da impiegare su questo fronte cosicché gli aerei nemici erano completamente padroni del cielo. Così l’unico contrasto agli attacchi aerei poteva essere messo in atto per mezzo di postazioni contraeree. Le più importanti batterie antiaeree furono collocate a Piazza al Serchio e a Pieve Fosciana. Ma Don Pinagli, allora parroco di Filicaia, nella sua attenta cronaca di quei giorni dice che “”… il 10.7.44 per la prima volta entrò in azione la contraerea di Pieve Fosciana. Era vicina al cimitero. Me c’erano altre batterie a Pontecosi-Diga e ad Antisciana. Sappiamo, poi che un’altra batteria, molto efficace, era a Piazza al Serchio. “”. Non siamo in grado di dire quanto sia stato efficace il contrasto agli attacchi aerei degli alleati di queste, tutto sommato, modeste forze antiaeree. Siamo in grado, però, di elencare un certo numero di aerei americani e inglesi caduti in Garfagnana in quel periodo. Qualche anno fa, infatti, un gruppo di ricercatori del gruppo Air Crash Po di Cremona  prese contatto col maestro Mariano Verdigi e con me dichiarandosi interessati a ricercare i luoghi e i resti degli aerei caduti in questa zona. Presi gli opportuni accordi, questi ricercatori vennero più volte in Garfagnana e, con l’aiuto di gente del luogo  riuscirono ad individuare i luoghi esatti dell’impatto e anche diversi resti degli aerei caduti. La cosa interessante è stata che essi, essendo in contatto con autorità ed associazioni inglesi e americane, sono riusciti, per alcuni di questi aerei, a individuare il tipo di aereo, il reparto di appartenenza e il nome dei piloti.

 L’elenco che segue è, in sisntesi, il risultato, a tutt’oggi, di queste ricerche.

 

                              ELENCO AEREI CADUTI IN GARFAGNANA

 

1)      25.9.1943    Un B 17 (fortezza volante) cade in località Pratobello. Muoiono tutti e 10 gli

                          occupanti. I corpi vengono sepolti a Sillico. Aveva bombardato Bolzano

                          provenendo dalla Tunisia.

                          Si tratta SENZA DUBBIO ALCUNO del B-17F s/n 42-5949, colpito dalla Flak
                          su Bolzano. Ecco il nome dei morti:

                          2Lt. Edward F. Stapleton
                          2Lt. Robert G. Marner
                          2Lt. James R. Fitzgerald
                          2Lt. Max E. Doyle
                          SSgt. Edward G. Gehrt
                          Sgt. Raymond D. Wagner
                          Sgt. Teddy E. Ray
                          Sgt.
Oscar J. Daniels, Jr.
                         
Sgt. John L. Ball
                          Sgt. John S. Dignan.

                          A proposito di questa vicenda diversi testimoni affermano che l’aereo, prima di

                          abbattersi, fece diversi giri sopra la Garfagnana, come se cercasse un luogo

                          dove tentare un atterraggio di fortuna. E il luogo scelto sembrerebbe fosse stato

                           il lungo prato in salita, Pratobello, appunto. Appare però strano che, trovandosi

                           a pochi chilometri dalla pianura lucchese, l’abbia scartata preferendo un luogo  

                           alpestre. A meno che non si voglia, con un po’ di fantasia, ipotizzare che i

                           piloti sapessero che a Sillico c’era un prete che si dava molto da fare per aiutare

                           i prigionieri anglo-americani fuggiti dal campo di Fossoli l’8 settembre. Don

                           Sessi, infatti, accanito monarchico, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre, fu

                           molto attivo nell’aiutare i prigionieri fuggiti dai campi e i militare sbandati,

                           collaborando anche con il capo-partigiano Manrico Ducceschi (Pippo) che

                           costituì la sua banda prestissimo ed era sicuramente in contatto, via radio, con i

                           comandi alleati. E’ verosimile, quindi, che già a quell’epoca gli alleati avessero

                           notizia (o, addirittura, fossero in contatto) con Don Sessi. D’altra parte appare

                           quanto meno singolare che la ricercatrice americana dell’Arizona sapesse così

                           bene dove si trovava lo sperduto paesino del Sillico

2)  24.11.1943   Un Junker 88 tedesco rientrava da un bombardamento su La Maddalena e, forse 

                           per la nebbia, si schiantò contro il Monte Tambura.

                           Ecco la "storia" dello Junkers Ju 88 A-4 / "trop" codici B3+KP, decollato quel 

                           24 novembre 1943 per attaccare il porto sardo di La Maddalena.

                           Equipaggio:

                           Pilota/ FlugzeugFuherer Uffz. Paul Rottwinkel

                           Navigatore Obgfr.Heinz Weitschuetzky

                           Operatore radio Gefr.  Herbert Ribbehoeger

                           Cannoniere Gefr.  Hans Melzar

                           L'aereo apparteneva al 6./ KG 54 ossia alla sesta squadriglia del KampfGruppe

                           54. Il 24 novembre del 1943, i reparti da bombardamento della Luftwaffe

                           attaccarono in forze La Maddalena (Sardegna) e Bastia (Corsica).

                           Si trattava di KG (KampfGeschwader = Reparti da bombardamento) montati 

                           tutti su JU 88. Furono inviati in missione ben 231 Jnkers JU 88.

                           11 Furono perduti a causa di caccia nemici, reazione contraerei, incidenti.

                           Il B3+KP fu probabilmente danneggiato dal fuoco contraerei su La Maddalena

                           e non riuscì a superare gli Appennini mentre tentava di rientrare alla base,

                           all'epoca l'aeroporto di Piacenza San Damiano.

                           I quattro aviatori a bordo perirono nell'impatto al suolo.

 

3)  25.11.1943    Un aereo inglese, un Wellington, della R.A.F. cade nel canalone fra le due

                           Panie (pare contro il “naso” dell’omo morto). Muoiono i 5 occupanti,

                           sepolti a Fornovolasco. Un signore di Vergemoli ricava dal relitto

                           grandi pezzi della struttura reticolare dell’aereo e ne fa un ringhiera per il suo

                           balcone. Ecco la storia scritta da Ago:

                                 24 NOVEMBRE 1943

                                 Nella tarda mattinata di quel giorno nella base aerea tunisina Oudna 2

                                  specialisti, motoristi, armieri del 330 Wing del 205 Group RAF sono

                                  indaffarati attorno ai bombardieri bimotori Vickers Wellington del reparto.

                                  Dopo una giornata, quella del 23, che aveva visto annullate tutte le operazioni  

                                  aeree a causa delle fortissime piogge e delle pessime condizioni 

                                  meteorologiche era giunto, inatteso, l'ordine di preparare, rifornire, armare,

                                  mettere a punto gli aerei per una missione.

                                  Nelle piazzole di decentramento, nei dispersal della base di Oudna 2, a SO di 

                                  Tunisi, l'attività è febbrile: trattori portano carrelli carichi di bombe sotto le 

                                  capienti “pance” dei Wellington che attendono con i portelloni dei vani bombe

                                  aperti, armieri riforniscono di migliaia di proiettili calibro '303  le torrette

                                  difensive degli aeroplani, motoristi mettono a punto i potenti motori Hercules,

                                  avieri e specialisti controllano e verificano strumenti di bordo, radio, 

                                  equipaggiamenti, seguendo le disposizioni dei manuali di manutenzione.

                                 Gli aviatori destinati a prendere parte alla missione sono invece riuniti sotto la  

                                  tenda dell'ufficio operazioni dove gli ufficiali incaricati di pianificare le 

                                  missioni spiegano con l'aiuto di mappe, cartine, fotografie aeree quale rotta

                                 dovranno seguire per raggiungere l'obiettivo, le caratteristiche del bersaglio da

                                 attaccare, la disposizione delle batterie contraerei, le frequenze radio sulle quali

                                 sintonizzare gli apparecchi di bordo.

                                 L'ufficiale meteorologo illustra le condizioni climatiche previste lungo la rotta, 

                                 sulla verticale dell'obiettivo- le fabbriche di cuscinetti a sfera Fiat di Torino- e

                                 lungo l'itinerario previsto per il rientro alla base.

                                 La località di Oudna è l'antica Uthina romana, conosciuta per il suo anfiteatro.

                                 Ad Oudna i genieri americani avevano allestito due piste:

                                 Oudna One ed Oudna Two, situate a 17 chilometri di distanza l'una dall'altra, a

                                 quota 51 metri sul livello del mare.

                                 Oudna Two, base del 142 Squadron (ma anche del 40 Squadron e del 104 

                                  Squadron), era dotata di una pista lunga 1800 metri.

                                 Nel tardo pomeriggio, poco dopo le 14:50, ebbero inizio i decolli.

                                 Uno dopo l'altro, rombando, i Wellington decollarono da Oudna 1 e 2 e da

                                 Djedejda e lentamente, presero quota.

                                  I briefing pre-volo avevano previsto venti sui 30 nodi per una buona fetta dei 

                                 1000 chilometri da  compiere per raggiungere Torino, con una discreta 

                                  copertura nuvolosa.

                                  Molti aviatori, soprattutto navigatori, avevano espresso dubbi, sollevato

                                 obiezioni, immediatamente stroncate dal Group Commander del 104 Squadron,  

                                  Harris con uno sprezzante:”You lads are going to meet a lovely time, out there

                                  tonight”.

                                  La rotta consigliata era  la seguente:

                                 Dalle basi per St.Point (?), Comino, Cape Corse, Portofino, Asti, Torino.

                                 Inizialmente le condizioni  meteo furono buone e fino a Cape Corse il cielo si

                                 mantenne sereno.

                                 Poi, peggiorarono rapidamente: copertura nuvolosa di 10/10 fra i 2000 ed i 

                                 5000 piedi e fra i 6000 e gli 11000 piedi.

                                 Al di sopra dei 7000 piedi, formazioni di ghiaccio, pioggia battente, forti venti

                                  trasversali. Un vero inferno, per gli aviatori britannici.

                                 Piloti e navigatori persero ben presto l'orientamento e i punti di riferimento 

                                 necessari per effettuare la stima della posizione e della rotta.

                                Alcuni decisero di abbassarsi fino a 2000 piedi, nel tentativo di avvistare la

                                costa ligure o qualche luce o punto topografico noto; altri, tentarono invece la

                                carta opposta e si avventurarono oltre i 7000 piedi. Tutto inutile.

                                Quella notte, sarebbe passata alla storia come una delle peggiori dell'intero ciclo

                                operativo del 205 Group:

                                Su 70  Wellington inviati in missione, ben 19 andarono perduti.

                                Torino venne raggiunta da soli 6 Wellington; gli altri persero la rotta,

                                incrociando la terraferma non nell'area di Portofino ma molto più a SE, fra La

                                Spezia e Viareggio o molto più ad Ovest, sull'area genovese, con conseguenze

                                disastrose per gli equipaggi britannici.

                                Uno dei 19 aerei perduti fu quello caduto sulla Pania. Ecco i dati:

                                Vickers Wellington Mk X HE929 <n> V Apparteneva al 142 Squadron del 205

                                Group della RAF.
                                Decollò da Oudna (Tunisia) alle 16:46 del 24 novembre 1944 per attaccare 

                                Torino (la Fiat). Dopo il decollo, svanì nel nulla nella tormenta. Equipaggio:
                                F/Sgt. S.J. Oullette Royal Canadian Air Force
                                F/O C.M. Mair Royal Canadian Air Force
                                 Sgt. G. Bowering Royal Air Force
                                 F/Sgt. G. P. Armstrong Royal Canadian Air Force
                                 Sgt. G.U. Tupp Royal Air Force
                                 Tutti e cinque gli aviatori rimasero uccisi. Prima sepolti nel cimitero di 

                                 Fornovolasco, riposano ora nel Florence Cemetery of War.

 

4) 4.6.1944         Un cacciabombardiere cade a Ghivizzano. Il pilota, tale Spencer, muore

                           assisito dal prete Don Tofani. L'aereo in questione è uno Spitfire del 243 

                            Squadron  RAF e venne abbattuto da Me Bf 109 G tedeschi dello JG77.
                           Quindi, la testimonianza dell'abbattimento da parte di caccia tedeschi
                           collima al 100%. L’aereo, che cappottò urtando un noce mentre tentava un

                           atterraggio di fortuna, fu saccheggiato dagli abitanti dei dintorni. Un teste

                           oculare afferma che un tale asportò il carrello dell’aereo e ne fece un carretto.

                           Ago comunica:

                           “”Diego ha "pescato" sul web un articolo dedicato all'aereo britannico caduto

                           sul greto del Serchio il 4 giugno '44. Si tratta di uno Spitfire. Pilota, Joseph

                           Spencer. Il velivolo, definito "in panne", si sfasciò sul greto del Serchio alle 9 

                           del mattino di quel giorno, mentre tentava un atterraggio di fortuna. Urtò "un

                           noce" e si ribaltò. L'aviatore rimase intrappolato nell'abitacolo. Soccorso,

                           venne trasportato "alla Misericordia, in via Nazionale", da dove fu trasferito in

                           ambulanza alla infermeria SMI di Fornaci di Barga, dove morì. Fu sepolto a

                           Loppia, nel locale cimitero.””

                           Il prete di Barga, Mons. Lombardi parla anche di atteggiamenti ostili

                           manifestati dalla gente nei confronti del pilota. E dice che l’aereo cadde

                           alle 11,30. Da un nuovo documento reperito da Mariano si apprende che

                           l’aereo si infilò fra due noci perdendo le ali. Ed anche che alla battaglia aerea 

                           parteciparono pure aerei italiani.

 

5) 25.8.1944       Uno spitfire inglese cade nei pressi di Volcascio (località Molinetto) alle ore

                           16,45, colpito dalla contraerea di Pian della Pieve. Mentre cade perde un’ala.

                           Pilota carbonizzato. Ci sono forti dubbi sul fatto che si trattasse di uno spitfire.

                           Pare certo, invece, che l’aereo fosse americano e che si tratti dello stesso aereo

                           descritto come “caduto 300 metri sotto il cimitero di Palleroso”

                           Don Palmiro dice: “”Alle 13 alcuni aerei sganciano 4 bombe a Vagli Sotto.

                           Alle 16,45, colpito dalla contraerea, un aereo perde un'ala e precipita nei pressi

                           di Volcascio. Pilota carbonizzato. E` il primo aereo che cade in Garfagnana.

 

6) 20.10.1944    Un P 47 D comandato dal Lt Fromm cade “ 3 miglia a ovest di Gallicano

                           

 

7) 29.12.1944    Un P 47 D Thunderbolt americano cade nei pressi di Torrite, loc. Scepato di

                          Sotto.  Il Cap. Baldwin muore e viene sepolto a Torrite. Segue la bella

                           ricostruzione dell’evento fatta da Ago:

                      IL CONTESTO
                      Inverno 1944.  Il fronte italiano è bloccato sulle posizioni della Linea                                                              
                      Gotica che correva da Montignoso a Ravenna.
                      Sono mesi durissimi per le popolazioni della Lucchesia, Garfagnana,
                      Lunigiana, Versilia, Apuania, mesi scanditi dai combattomenti fra         
                      Alleati e tedeschi, dai bombardamenti, dalla lotta partigiana, dai
                      rastrellamenti, dai bombardamenti aerei, dalla fame e dalla paura.
                      Il 26 dicembre, scattò imprevisto un contrattacco tedesco in forze che
                      portò le truppe dell'Asse a riconquistare alcune delle posizioni perdute
                      nel corso dei combattimenti delle settimane precedenti.
                      Fu un fuoco di paglia e del resto l'azione aveva lo scopo di prevenire
                      un'offensiva Alleata verso Bologna e verso la stessa Garfagnana.
                      Pochi giorni dopo, le truppe tedesche si ritirarono ed il fronte si
                      stabilizzò di nuovo.
                      L'aviazione Alleata, che deteneva l'assoluto controllo dei cieli
                      italiani, intervenne in forze per appoggiare le proprie truppe di terra,
                      effettuando decine di incursioni aeree sull'area Castelnuovo/Barga/
                      Piazza al Serchio.

                      IL FATTO
                      29 Dicembre 1944. Alle 14:00, ai comandi del Captain Baldwin e dei          
                      Lts. Schremm, Mathew e    Riskeney, decollarono da Pisa San Giusto 4             
                      cacciabombardieri P-47D   Thunderbolt del 345th Fighter Squadron /                
                      350th Fighter Group, diretti a  bombardare cinque edifici occupati da 
                      truppe nemiche in L115080, sulla sponda Nord del torrente che

                      attraversa Torrite, a SW di Castelnuovo Garfagnana.
                      L'azione era la classica "Rover Joe", ossia una missione di appoggio
                      ravvicinato alle truppe di terra, lungo la linea del fronte.
                      I 4 aerei giunsero sulla verticale di Castelnuovo alle 14:30, alla quota
                      di 12000 piedi; il cielo era sereno ma c'era densa foschia al suolo.
                      Le radio non funzionavano a dovere e la ricezione era disturbata; i
                      piloti amricani incrociarono sulla zona assegnata per quasi 50 minuti;
                      alle 15:20,
                      i quattro P-47 si lanciarono in picchiata, sganciando le bombe sugli
                      edifici da 5000 piedi e spazzando l'area con il fuoco delle               
                      mitragliatrici. A quel punto,  incontrarono un preciso ed intenso fuoco
                      di mitragliatrici ed armi leggere proveniente da terra che colpì in pieno
                      il P-47D -28RA s/n 43-28344 pilotato dal Captain Eldon G.  Baldwin.
                      L'aereo fu visto puntare verso terra, senza che venisse ricevuta alcuna
                      chiamata radio, con le due bombe ancora agganciate sotto le ali.
                       Il P-47 si schiantò sulla sponda Nord di un torrente tributario del
                      Serchio, che scorre a SW di Castelnuovo, fra la riva del torrente e il
                       piccolo centro abitato di Torrite.
                       Il Lt. Baldwin rimase ucciso nell'impatto al suolo.
                      Tre delle sei  bombe colpirono gli edifici, provocando esplosioni ed
                       una colonna di fumo denso che impedì di valutare i danni inferti.
                       In tutto, in quella che fu la missione numero 815 del 345th FS
                      dall'inizio dello schieramento nell'MTO,  furono sparati 2160 colpi
                      calibro 12,7mm e sganciate 6 bombe da 500 libbre GP.
                  

 

                     L'APPELLO

                      Mr. Keith Vizcarra, figlio del Lt. Gilbert Vizcarra,  pilota del 345th
                      FS / 350th FG, da Santa Fè, New Mexico, lancia un insolito appello.
                      L'aereo a bordo del quale si trovava il Lt. Baldwin, che si schiantò nei
                      pressi di Torrite, era abitualmente il P-47 sul quale volava il padre.
                      Quel giorno il Lt. Gilbert Vizcarra, "prestò" il proprio Thunderbolt al
                      Captain Baldwin per quello che sarebbe stato il suo ultimo volo    
                      incontro alla morte.
                      L'aeroplano, in livrea interamente metallo naturale (overall natural
                      metal), quindi privo di mimetizzazione,  era stato soprannominato
                      "LITTLE VIC II" e portava in fusolira i codici "5 D5".

 

 

8) 8.2.1945        Cade nei pressi di Cerretoli, loc. Scepato di sopra un P 47 americano, abbattuto

                          dall’esplosione delle sue stesse bombe lanciate sulla galleria dei Messali nei

                          pressi di Villetta San Romano. Il Cap Lyth, con la sua cagnetta in braccio,

                          riesce a gettarsi col paracadute ed atterra poco sopra il luogo di caduta del suo

                          aereo. Aiutato a scendere dal pioppo su cui era rimasto impigliato da due Pioli

                         (padre e figlio) che abitavano nei pressi, viene fatto prigioniero da militari della

                          Divisione “San Marco” , poi consegnato  alla 

                          gendarmeria della Divisione Monterosa e condotto a Camporgiano. Qui,

                          in circostanze non chiare, viene ucciso con una fucilata alla schiena. Un teste

                          oculare, l’ex partigiano Bravi Franco, vide, all’epoca, il pilota mentre veniva

                          condotto via dai marò della “San Marco”. La cagnetta venne adottata da un

                          certo Gualtierotti che la allevò amorevolmente. Da essa nacquero, poi, numerosi

                          cagnolini. Segue il rapporto del capo-squadriglia:

                           “” 8 Febbraio '45.   Il Lt. Alfred R. Lyth, del 66th FS /57th FG, a 
                        bordo del P-47D 42-29307,  fu costretto a lanciarsi con il paracadute 
                        dopo che il suo aereo era stato  investito dall'esplosione provocata da 
                        un treno carico di munizioni nei  pressi di Castelnuovo Garfagnana. 
                        Mentre cabrava, dopo aver sganciato le bombe, il suo caposezione,

                        1st Lt.  Mosites, notò lingue di fuoco uscire dal turbocompressore 
                        dell'aereo di  Lith.  Gli ordinò di dirigersi verso Sud.  
                        Immediatamente dopo, il Lt. Lith rovesciò il proprio aereo e si lanciò, 
                        da  circa 4000 piedi.  Il vento portò il paracadute di Lith ad 
                        atterrare mezzo miglio ad Ovest di  Castelnuovo.  Un aereo leggero
                        da osservazione L5, fu notato dirigersi verso il punto in  cui Lith era 
                        atterrato.  L'aereo si schiantò a Cerretoli. “”

 

9) 8.2.1945        Un altro P 47 D cade nei pressi di Caprignana. Il pilota, Cap. Matula, si getta

                          col paracadute e si salva. Aiutato da un Pedri sale all’Orecchiella, poi scende a

                          Sillano e sale fino a Pradarena dove lo prende in consegna il locale comando

                          partigiano (erano emiliani) che lo fa rientrare nelle linee americane. Verrà 

                          rimpatriato e dopo la guerra pare sia tornato per ringraziare i suoi soccorritori.

                          Si conosce il luogo esatto dell’impatto.

 

10) 13.2.1945    Un aereo americano (forse un P 40) cade 300

                          metri sotto il cimitero di Palleroso . Ago: “” Analizzando le bobine AFHRA, è

                          emerso che quel giorno le MATAF Alleate persero 3 Spitfire e 1 P-40
                          Kittyhawk.  L'aviatore, F/O Cornelius, dell'11 SQdn SAAF, rimase ucciso.
                          Credo si tratti, quindi, di questo P-40 del quale abbiamo anche i codici.””

                           Vedi quanto annotato a proposito dell’aereo caduto il 25.8.44 presso Volcascio.

                           (? Forse è quello di Volcascio del 25.8.44 con data sbagliata ?)

                         

 

     10b 13/2/1945  Cadde verso Monteperpoli a Cascio. Questo pilota si salvò

                               lanciandosi “col paracadute e probabilmente è caduto in territorio occupato dagli

                               americani”. (Vedi Pinagli alla data. Pinagli credeva che il pilota fosse atterrato

                               in territorio occupato dagli americani, che distava, in linea d’aria, pochissimi

                               chilometri. In realtà atterrò nei pressi di Monteperpoli (vedi testimonianza

                               dell’uomo che ci ha accompagnato) e fu catturato. Non si hanno notizie sulla sua

                               sorte ma, conoscendo il nome, forse Ago potrà scoprire qualcosa). Questo è con

                               assoluta evidenza l’aereo di Cascio. Quindi i dati su Cornelius si riferiscono a

                               questo aereo e non a quello di Palleroso.

 

 

11) 20.2.1945    Altro cacciabombardiere americano cade forse presso Gragnana. O, forse, sopra

                          alla “Casetta in Canada” in località “Bonina” (?) Il pilota  Augustin M.F.W.

                          muore e viene sepolto  nel cimitero di San Donnino.

                                Da Ago: “20 Febbraio 1945

                                Il Lt. Austin Michael Francis Wentworth,  542715V, venne abbattuto da fuoco 

                                antiaerei ed ucciso in azione il 20 febbraio del 1945 a Piazza al Serchio.

                                Il suo Spitfire Mk IX c, serial MH 444, fu colpito da fuoco antiaerei leggero 

                                mentre effettuava un attacco su un ponte, “17 miglia a Nord di Carrara, nella 

                                valle del Serchio”.

                                Il pilota riposa ora nel Cimitero Militare Alleato di Parco Trenno, a Milano.

 

12) 15.4.1945   Uno spitfire inglese cade nei pressi di Ceserana. Il pilota si salva e viene

                          nascosto dalla popolazione. Andarono perduti due Spitfire, quel giorno,

                          entrambi nel corso di "ricognizioni armate a Nord Est di La Spezia".
                          Si trattava degli esemplari MkIXc MA 481 e LF IX MH 423.
                          Al momento, non conosciamo i reparti ed i nominativi degli aviatori a bordo.

                          

 

13) 15.4.1945    Secondo Don Palmiro nello stesso giorno caddera altri due aerei nei pressi di

                          Piazza al Serchio. Abbiamo notizie di un aereo caduto nei pressi di Nicciano e

                          di uno caduto nei pressi di Gragnana.

                          Potrebbe trattarsi dei due aerei.

                         

 

14)  ?                 All’alpe di Camporanda c’è un grosso pezzo di ala di aereo con sebatoio, forse

                          facente parte di un aereo caduto ( forse il B 17 di Pratobello ?) o, forse, solo un

                          serbatoio supplementare sganciato quando era ormai vuoto. A proposito di

                          serbatoi Don Palmiro dice che il 30.4.44 ne caddero tre o quattro nei campi

                          vicino a Filicaia. Dice che erano di dimensioni imponenti (m. 3x2,5)

                          

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                                                                                                                                          Un Wellington in volo

                                                                                                              

 

 

                   Ringhiera di un terrazzino ricavata con un pezzo della

                  struttura reticolare del Wellington caduto sulla Pania

 

 

 

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