Gianbattista Lacaria (Battista per gli amici ed i compagni) fu un umile,
ma nel contempo prestigioso dirigente delle organizzazioni di massa e di
partito caccuresi.
Contadino autodidatta, seppe, attraverso la
militanza e l'impegno quotidiano a favore delle masse contadine.
conquistarsi la stima e la fiducia dei compagni e diventare uno dei più
apprezzati dirigenti. Subito dopo la Liberazione fu eletto
Segretario cittadino della Federterra e, in questa veste, partecipò alle
battaglie per la conquista delle terre incolte e per migliorare le
condizioni di vita di braccianti e contadini poveri. Successivamente
divenne dirigente dell'Alleanza contadina e svolse, fino alla morte,
attività di patronato.
Iscritto al Partito socialista, ne uscì in seguito
alla scissione del 12 gennaio del 1964, aderendo al PSIUP di Vecchietti,
Libertini e Lelio Basso e, nel 1972, quando questo partito si
sciolse, confluì nel PCI ed entrò nel Direttivo della Sezione di
cui all'epoca era segretario, ancora per pochi mesi, Francesco Falbo che
poi sarebbe stato sostituito dall'autore di queste brevi note.
Battista fu sempre, per noi giovani dirigenti, un
faro, un maestro di vita e di politica, la memoria storica delle lotte
contadine, l'esempio da seguire. Rimasero proverbiali l'entusiasmo e
l'orgoglio di cui dava prova ogni volta che un giovane si avvicinava alla
vita di partito, i suoi incoraggiamenti, la premura con la quale
accoglieva, guidava e "proteggeva" il nuovo, futuro dirigente.
E' difficile descrivere adeguatamente la figura di
Battista per cui credo sia meglio far parlare queste brevi memorie che
volle affidarmi qualche anno prima di lasciarci per sempre.
Peppino Marino
Memorie
La mia vita politica a livello locale incominciò nel lontano 1946, anno
della costituzione della Repubblica Italiana. Evento questo che liberò il
popolo dalla Monarchia dal
guinzaglio fascista che, attraverso la sua inesorabile dittatura, tenne
attanagliato il popolo per ben 22 anni. Nel
1948, in
seguito alle elezioni politiche, incominciò la mia vera vita politica,
organizzativa e associativa, sempre a livello locale, quando fui eletto
Presidente responsabile della Federterra di Caccuri ad unanimità, in
seguito ad elezioni popolari, con un nutrito consiglio di validi elementi
quali Umberto Olivito, segretario amministrativo, Giovanni Guzzo, Pasquale
Miliè, Luigi Longo, e Giuseppe Falbo, consiglieri. La
nostra associazione di categoria che aveva il compito di tutelare e
difendere gli interessi dei contadini fino allora deturpati, assunse, con
pieno diritto costituzionale, l’incarico per esercitare le funzioni che
le competevano. Quindi non tardammo ad aderire alla battaglia per la
riscossa e alla lotta contro il latifondo ed in virtù della legge Fausto
Gullo (allora Ministro dell’Agricoltura e Foreste) e ancora alle
insistenti lotte contadine durante le quali, per gli interventi della
polizia di Scelba furono massacrati molti contadini sui fondi che
coltivavano da tempo pagandone onestamente il terratico. Ma la nostra resistenza quale contadini fu tale che, nonostante
massacri, rappresaglie e minacce riuscimmo a rompere il latifondo e, sempre
in virtù della legge Gullo potemmo avere terre fertili e pagare il
terratico limitato a termini di legge e, cioè, kg. di grano 90 circa per
ettaro, facoltativo in denaro di circa £. 8500. mentre una volta i detti
padroni terrieri ci concedevano sterpaglie infruttive che non ci si
produceva nemmeno il terratico e ci facevano pagare 3 quintali per ettaro
di terra, di grano reso puro dopo la terza cernitada portare nei loro magazzini. Negli anni ’50 la
lotta per l’occupazione delle terre costituiva una vera guerra di
resistenza. Si lottava senza tregua. Si organizzavano picchettaggi alle
uscite del paese per meglio facilitare il raggruppamento dei contadinied avanzare in lunghe schiere verso i diversi fondi e, a volte, si
riusciva ad avere con noi anche il maresciallo dei carabinieri Capano,
comandante della Stazione di Caccuri per meglio confortare il timore che
esisteva in alcuni contadini.Spesso ci faceva di supporto
l’intervento e la presenza del compagno Pasquale Poerio, allora
Presidente della Federterra provincialee Segretario confederale della Camera del Lavoro di Catanzaro. Il
compagno Pasquale Poerio che veniva definito “il diavolo nero del
Crotonese”, uomo tenace e battagliero, irremissibile ad ogni tensioneera sempre in testa a ogni movimento marciando verso la conquista
del latifondo, incurante delle rappresaglie della famosa polizia di Scelba
di cui ancora oggi il compagno Poerio ne porta i segni. Allora si attraversavano periodi ed episodi molto traumatici. Ricordo
una volta un’assemblea pacifica che il brigadiere Prato, allora
comandante la stazione dei carabinieri di Caccuri definì sommossasediziosa. Ne fummo denunciati 13 ed io in testa. Fummo chiamati i
13 apostoli e ne dovemmo rispondere davanti il Pretore di Savelli e,
grazie alla difesa efficace e sostenuta dell’avvocato Fazio, fummo
assolti. Altro episodio analogo successe ad alcuni contadini di San
Giovanni in Fiore, arrestati dai carabinieri sempre per gli stessi motivi
della terra. Vennero rinchiusi in camere di sicurezza in attesa di essere
portati in carcere, ma come una freccia corse l’onorevole Fausto Gullo
il quale si presentò al maresciallo dei carabinieri e chiese con voce
tonante: “Dove sono i ladri della terra?”. Il maresciallo aprì la
camera di sicurezza e glieli presentò. Allora l’on. Gullo, come li
vide, con voce ancora più tonante e davanti al maresciallodomandò ai contadini: “Voi, arrestati come ladri della terra,
ditemi dove l’avete portata questa terra e nascosta?.” Certamente il
maresciallo, sentendo questa battuta così marcata, divenne cenere. Allora Gullo aggiunse:
“Compagni contadini, lottate sempre nella legalità come questa volta e
non temete: vi assicuro che questa sera dormirete nelle vostre case.”
Infatti, dopo qualche ora, un fonogramma in caserma mise in libertà quei
contadini . Non parliamo poi dell’eccidio
di Melissa i cui responsabili sono rimasti impuniti. Questi sono solo
alcuni episodi, ma ce ne sono stati tanti da poterne fare una leggenda e
dico questo con piena coscienza e convinzione che si soffriva perché i
proprietari terrierie dico
pure gli industriali venivano protetti dai governi vari che si sono
alternati e succeduti. E cosa diciamo e dobbiamo dire della Riforma agraria? Le sue origini
risalgono al 1953, se ricordo bene. Il Partito Comunista propose al
Parlamento una riforma generale, cioè bancaria, agraria, industriale
ecc., insomma una riforma completa. La Democrazia detta Cristiana ridusse questa
riforma ad un aborto, ma attraverso gli enti di riforma veniva esercitata
una politicaa favore della
stessa Democrazia Cristiana, politica discriminatoria usata sempre da
questo partito e dei suoi dirigenti. Ecco che i vari enti regionali di
riforma, usando la discriminazione, davano la terra a chi non ne aveva
diritto e che neanche coltivava, mentre chi ne aveva diritto, perché
comunista segnalato, veniva emarginato. Questo lo affermo in prima
persona, in quanto invalido di guerradivenuto tale dopo 6 anni di servizio per
la Patria.
Ecco
che al posto di avere la preferenza a titolo di riconoscimento, ne sono
stato escluso come un disertore. Questo era il modo di operare e governare
da parte della Democrazia Cristiana e dei suoi funzionari. Giustizia? O
invece discriminazione, corruzione o abuso di potere di stile dittatoriale
e mafioso?