La lingua dei nostri padri  


    

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     Il dialetto caccurese, così come tutti i dialetti del mondo, ha un suo grande fascino e costituisce un patrimonio inestimabile che andrebbe gelosamente custodito e tramandato ai nostri figli, nipoti e  pronipoti. Purtroppo, nella società della globalizzazione, "la nostra lingua materna", la lingua dei nostri avi, viene usata sempre più raramente, mentre dilaga la sciocca abitudine di scimmiottare le stars delle telenovelle senza rendersi conto che la perfetta conoscenza del nostro dialetto, oltre alla ricchezza  interiore che ci procura, aiuterebbe moltissimo i ragazzi  nella conoscenza della struttura della lingua italiana.

"Un populu diventa poveru e servu quannu n' c'arrobbanu 'a lingua adduttata d' 'i patri: è persu pe' sempi. Diventa poveru e servu quannu 'e paroli nun fugghianu paroli e si mangianu intra d'iddi" (Ignazio Buttitta, poeta siciliano)

E allora, per non diventare "poveri e servi" dovremmo evitare di vergognarci di usare la nostra bellissima lingua e sentire l'orgoglio di insegnarla ai nostri figli

1965 - Per le strade dei "Croci"

   Per rivisitare  invettive, modi di dire, espressioni tipiche, arcaismi oramai quasi scomparsi dall'idioma caccurese, cliccare sulle voci della colonna a sinistra.  Spero così di aver fatto cosa gradita ai tanti amici che visitano spesso queste mie pagine.

 

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2    http://s5.histats.com/stats/r.php?371533&100&15&urlr=&www.webalice.it/giuseppe.marino50/Dialetto/lingua.HTM

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