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Dal V secolo, a Roma, la nascita di Cristo era celebrata la notte nella
basilica di S. Maria Maggiore, edificata sull'Esquilino all'indomani del
dogma efesino della divina maternità della Vergine. Toccò al papa Sisto III
(† 440) portare a conclusione i lavori
della più celebre chiesa mariana, e offrirla - come si legge al centro del
maestoso arco trionfale - "al popolo di Dio". Una chiesa intitolata alla
Madre di Dio e donata dal vescovo di Roma alla Chiesa vivente in questa
città! A distanza di un secolo dalle basiliche erette dall'imperatore
Costantino per la comunità cristiana (la Lateranense, sede del vescovo, la
Vaticana sulla tomba di san Pietro e l'Ostiense su quella di san Paolo), la
prima chiesa costruita dal papa, in un luogo più centrale della città, fu
proprio in onore della Madre di Dio, immagine della Chiesa di Dio. A motivo
della messa notturna di Natale e più ancora per la creduta reliquia della
mangiatoia di Betlemme conservata in tale basilica, dal secolo VII questa
sarà denominata anche Beata Maria ad praesepe.
Nel primitivo ciclo natalizio, in Oriente come in Occidente, Maria è vista a
partire dai testi biblici che la riguardano, senza tuttavia fermarsi solo
alla cronaca degli eventi ma penetrando in essi con sapienza teologica.
Vengono esaltate: la fede della Vergine che rese possibile il santo
concepimento di Cristo; la sua verginale maternità; la sua maternità estesa
alle membra del corpo mistico di Cristo; la sua esemplarità per la Chiesa (cfr.
le omelie natalizie di sant'Agostino e san Leone Magno). La Vergine è
concordemente predicata nelle feste del Natale per comprendere, celebrare,
lodare il Dio fatto uomo per la redenzione del mondo.
Raccogliendo in sintesi i dati di varie Chiese, si può dire che intorno alle
festività natalizie si sviluppò la memoria della Vergine Madre; questo aprì
alla professione di fede nella sua perpetua verginità e divina maternità;
dalla conoscenza di Maria prese respiro la lode per i prodigi di grazia
operati in lei da Dio e per la sua piena corrispondenza ai doni divini;
dalla lode venne in risalto l'imitazione: le virtù di Maria sono esemplari
per tutti i fedeli, ciascuno nella propria condizione di vita; infine, dalla
consapevolezza dell'eccellenza di Maria, sbocciò l'invocazione della sua
materna protezione.
L'Alto Medioevo
Dal secolo VI si può seguire la progressiva fioritura di importanti feste in
onore di Maria. In Oriente furono due i centri rilevanti per il culto
mariano: Gerusalemme e Costantinopoli.
Poiché la Città santa conserva non soltanto il ricordo dei luoghi di Gesù,
ma anche di sua Madre, a Gerusalemme sorsero - alla luce dei Vangeli
apocrifi - le memorie concernenti la vita di Maria: la Dormizione, la
Nascita, l'Ingresso nel tempio e la Concezione di sant'Anna.
La seconda città è Costantinopoli, con i suoi santuari mariani e la grande
influenza esercitata in tutto l'impero bizantino. Oltre alla festa della
Madre di Dio al 26 dicembre, in questa città trovarono organizzazione e si
irradiarono le festività dell'Annunciazione (25 marzo), della Dormizione (15
agosto) e della Natività di Maria (8 settembre). Qui ebbero origine anche le
feste di reliquie mariane insigni: fin dal secolo VII, il 2 luglio si
commemora nel santuario di Blachernes la deposizione della veste di Maria e
il 31 agosto, nel santuario di Chalcoprateia, la deposizione della cintura.
In assenza del corpo della Madre di Dio, la sua veste e la cintura che
avvolse il suo grembo verginale, tabernacolo dell'Eterno, resero in qualche
modo visibili ai fedeli la sua presenza e protezione.
In Occidente la pietà mariana trovò forma attorno al Natale del Signore,
anche se non mancano testimonianze sul ricordo di Maria a Pasqua e il
convincimento delle apparizioni del Risorto a sua Madre. A Milano, dal
secolo V-VI, la domenica antecedente il Natale era dedicata a celebrare
Colei che mirabilmente incarnò, nel suo grembo verginale, il Verbo di Dio.
Nella stessa linea si orientò la Spagna, dove il X concilio di Toledo del
656 stabilì di istituire, al 18 dicembre, l'annuale festa di santa Maria. In
Gallia è attestata, nel secolo VI, verso il 18 gennaio una solenne festività
della Madre di Dio.
Il centro dello sviluppo occidentale della pietà mariana fu tuttavia Roma,
di cui si è già ricordata la venerazione di Maria nel Natale di Cristo. Qui,
nel secolo VI sorse la prima festa mariana, celebrata il I° gennaio nella
chiesa di S. Maria ad Martyres (Pantheon) e avente per oggetto la divina
maternità della Vergine.
Considerato che le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo erano memorie
cimiteriali, la comunità cristiana di Roma trovava nella basilica cattedrale
dedicata al Salvatore e in quella di S. Maria Maggiore l'espressione
visibile della propria comunione orante sotto la guida del vescovo. Tale
polarità, da cui risalta che insieme a Cristo viene onorata la Madre,
riappare nelle celebri «icone» romane: quella del Salvatore, custodita nel
Sancta Sanctorum del Laterano, e quella della Madre di Dio Salus populi
romani, custodita in S. Maria Maggiore; queste venerate immagini venivano
portate in processione nelle festività del 2 febbraio, 25 marzo, 15 agosto e
8 settembre, celebrate dalla loro introduzione a Roma nel secolo VII, nella
splendida basilica mariana (particolare venerazione all'icona della Vergine,
specie nel Medioevo, era riservata nella veglia dell'Assunta). Papa Sergio I
(† 701) arricchì queste feste di una
processione notturna che, snodandosi dal foro romano, giungeva per la messa
a S. Maria Maggiore. Con l'espandersi del rito romano, le quattro feste
mariane si diffusero in tutta l'Europa.
Non può sfuggire che queste solennità sono condivise ancora oggi da tutte le
Chiese d'Oriente e Occidente (l'Annunciazione e la Presentazione di Gesù al
tempio anche dalle Chiese della Riforma). Giovanni Paolo II - nell'enciclica
Redemptoris Mater - sottolinea quanto la Chiesa cattolica, la Chiesa
ortodossa e le antiche Chiese orientali si sentano profondamente unite
dall'amore e dalla lode per la Theotókos. Non soltanto i dogmi fondamentali
della fede circa la Trinità e il Verbo di Dio, incarnato da Maria Vergine,
sono stati definiti in concili ecumenici celebrati in Oriente, ma anche nel
culto liturgico gli orientali magnificano con splendidi inni la sempre
Vergine Madre di Dio. È importante tale comunione «mariana», come è da
valorizzare la differente ricchezza cultuale, imparando a respirare a due
polmoni: «Tanta ricchezza di lodi, accumulata dalle diverse forme della
grande tradizione della Chiesa, - afferma Giovanni Paolo II - potrebbe
aiutarci a far sì che questa torni a respirare pienamente con i suoi "due
polmoni": l'Oriente e l'Occidente. Come ho più volte affermato, ciò è oggi
più che mai necessario. Sarebbe un valido ausilio per far progredire il
dialogo in atto tra la Chiesa cattolica e le Chiese e Comunità ecclesiali di
Occidente. Sarebbe anche la via per la Chiesa in cammino di cantare e vivere
in modo più perfetto il suo Magnificat» (RM 34).
Il Medioevo
La pietà liturgica e privata verso Maria si espande in ogni circolo vitale:
da abbazie e cattedrali, da chiese in città e campagna, risuona
concordemente la venerazione per la Madre di Dio, Regina di misericordia.
Vescovi e abati, monaci e frati, preti e laici, ricchi e poveri si uniscono
in un grande coro che, con molteplici voci, loda e supplica Maria,
contemplata assisa nell'alto dei cieli eppure sentita vicina a quanti, tra
le prove del cammino, anelano all'incontro col Signore della storia.
Non sono soltanto le preghiere a dirlo: l'architettura, la pittura, la
scultura, la vetrata, il mosaico, la miniatura, gli inni, la poesia e la
prosa in latino e in volgare, contribuiscono a manifestare i tratti della
venerazione mariana. Si pensi alle ardite chiese medievali dedicate a Maria:
da Chartres a Notre-Dame a Parigi, al duomo di Milano, di Firenze e di
Siena, alla Cappella Sistina in Vaticano.
Se è soprattutto il sabato, con la messa e l'ufficio votivi di santa Maria a
esprimere la pietà mariana, occorre notare che alle feste ereditate dal
primo millennio si aggiungono la Concezione di Maria (8 dicembre), la sua
Presentazione al tempio (21 novembre), l'Addolorata, S. Maria della neve
(con questo nome si diffuse, nel secolo XIV, la festa di S. Maria Maggiore -
5 agosto -, dovuta al successo incontrato dalla credenza che attribuiva la
scelta del perimetro della basilica a una prodigiosa nevicata). Un accenno
particolare merita la festa della Visitazione, legata al Giubileo del 1390.
Nel desiderio di veder ricomposta l'unità dei cristiani, divisi tra Urbano
VI e l'antipapa Clemente VII, nel 1389 il papa accolse la richiesta del
vescovo di Praga d'introdurre nella Chiesa la festa della Visitazione: per
darle giusto rilievo, indisse per l'anno seguente un Giubileo straordinario,
annoverando tra le basiliche giubilari anche S. Maria Maggiore, dove doveva
solennemente celebrarsi, il 2 luglio, la nuova festività.
La presenza di Maria nei misteri di Cristo, specie dell'infanzia e della
croce, suscita sentimenti di comunione, di confidenza, di affidamento a lei.
In Maria si contempla il capolavoro della grazia di Dio nella natura umana:
«umile e alta più che creatura» la chiama Dante (Paradiso XXXIII, 2); nel
pianto della Madre di Cristo si raccoglie tutto il lamento della sofferenza
umana davanti all'ingiustizia; nella compassione per l'Addolorata viene
espresso il desiderio sia di partecipare al dolore di Maria sia di imparare
ad affrontare la sofferenza del vivere, consegnandosi al volere divino.
Dall'albero della liturgia fiorisce e si articola una devozione mariana che
si esprime tanto in riunioni comunitarie di preghiera (le Confraternite)
quanto in orazioni private. La preghiera dei Salmi trovò la sua facile
alternativa per gli illetterati nella recita di centocinquanta Ave Maria:
nasce il cosiddetto Salterio della Vergine, che si svilupperà nel Rosario.
L'immagine degli austeri monasteri in cui risuonavano inni, antifone e
responsori in onore di Maria, e alla fine della giornata si elevava solenne
il canto della Salve Regina, si coniuga con l'immagine del fedele che ripete
più volte al giorno l'Ave Maria, e con quella della gente che, terminato il
lavoro del sabato, si raduna in chiesa per cantare le laudi della santa
Vergine.
Si afferma così la preghiera a Maria: senza dimenticare che il destinatario
della lode e della supplica è Dio, prende piede il rivolgersi alla Vergine,
vista quale mediatrice, avvocata, guida, protettrice, stella che indica e
accompagna il cammino dei fedeli, seppur peccatori, fino all'incontro
purificatore col Figlio, Giudice di ciascuno e di tutti. Tra le invocazioni
si sviluppano le litanie (celebri quelle del santuario di Loreto): la
ricchezza di appellativi, biblici e simbolici, manifesta la grandezza di
Maria, su cui fa leva la richiesta della sua protezione.
Ecco un frammento della preghiera di santa Caterina da Siena alla Vergine
Annunziata, da cui traspare il tono della pietà mariana medievale: «Maria,
Maria, tempio della Trinità! Maria che porti il fuoco della carità! Maria
che porgi la misericordia, Maria che hai fatto germogliare il frutto, Maria
che hai ricomprato l'umana generazione, poiché hai portato in te il Verbo
per mezzo del quale è stato ricomprato il mondo: Cristo lo ha ricomprato con
la sua passione e tu con il dolore del corpo e della mente. Maria mare
pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei
quella nuova pianta dalla quale abbiamo ricevuto il fiore profumato del
Verbo unigenito Figlio di Dio, perché in te, terra fruttifera, questo Verbo
fu seminato. Tu sei la terra e la pianta. Maria carro di fuoco, tu hai
portato il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità. ...
Maria, sii tu benedetta fra tutte le donne, per i secoli dei secoli, perché
oggi ci hai dato della tua farina...» (Orazione XI, scritta il 25 marzo del
1379).
L'epoca moderna
La Riforma protestante (prima metà del secolo XVI) non fu esplicitamente
antimariana, anche se, prendendo le distanze da certe sensibilità medievali
circa Maria, concentrò l'accento sui dati della Scrittura (nulla dunque
sull'immacolata concezione e l'assunzione) e sul contenuto del Simbolo di
fede. Il Concilio di Trento, che tanta parte ebbe nel contrastare il
pensiero protestante, non ritenne infatti di fare pronunciamenti particolari
sulla dottrina e sul culto mariano. Soltanto nei secoli seguenti
l'opposizione dei riformatori alle posizioni cattoliche avrebbe portato ad
attenuare nelle chiese della Riformala considerazione e devozione mariana (è
esclusa ogni preghiera alla Vergine), ritornate di qualche interesse nel
secolo XX. Dalla seconda metà del secolo XVI, e nel corso del successivo, la
devozione a Maria divenne una componente di rilievo nella pratica cristiana
del popolo di Dio, rilanciata dalla pastorale di evangelizzazione
postridentina. Nel 1570, con la vittoria sul pericolo turco, attribuita a
Maria «aiuto dei cristiani», la preghiera del Rosario divenne l'incontestato
segno distintivo della devozione mariana. Si costituirono e si diffusero le
«Congregazioni della Santa Vergine» e il nome di Maria fu sempre più
accostato a quello di Gesù. Alla religiosità popolare, con espressioni e
linguaggio proprio, corrispondeva una riflessione colta su Maria, per un
verso attenta al rigore teologico e per l'altro sospettosa che la devozione
mariana potesse scadere in deviazioni, banalità, enfatizzazioni.
Non mancarono le polemiche tra gli stessi cattolici, che finirono per
provocare una crisi mariana (esagerazioni da una parte e critiche
dall'altra), che portò nel secolo XVIII a un riequilibrio nel sentire e
nell'esprimere la devozione a Maria. In tale contesto è da ricordare, tra
altri, san Luigi Maria Grignion da Montfort (†
1716), il cui Trattato della vera devozione a Maria (rinvenuto nel 1842 e
pubblicato l'anno seguente) traccia le linee per una devozione mariana
teologicamente fondata, saldamente centrata nel mistero di Cristo, libera
dai sospetti della superstizione, capace di incidere sulla qualità
dell'adesione vitale a Gesù Cristo e sull'impegno dell'apostolato.
In Italia, nel secolo XVIII, nacque e si diffuse con successo la pratica del
mese di maggio, che favorì lungo i secoli la venerazione della gente per la
Madre del Signore. Al radicarsi nel popolo cristiano dell'amore alla Madre
della grazia e della misericordia, contribuì l'opera di sapienti
predicatori, tra cui sant'Alfonso Maria de' Liguori (t 1787).
Col secolo XIX si veniva preparando un nuovo secolo mariano, compreso tra la
definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, compiuta da Pio IX nel
1854, e quella dell'Assunzione di Maria, pronunciata da Pio XII nel 1950.
Nel rinnovamento religioso del tempo, il consenso intorno a Maria, nella
riflessione teologica come nella pietà del popolo, aprì la strada a
riconoscimenti che per secoli erano stati motivo di scontro e di confronto.
La pietà mariana rifiorì, sostenuta anche dalle apparizioni della Vergine:
Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), e soprattutto Lourdes (1858).
La devozione mariana si fece sempre più manifesta nel vissuto ecclesiale,
come dimostrano le denominazioni di numerosi istituti maschili e femminili,
intitolati all'Immacolata, all'Assunzione, alla Sacra Famiglia, al Rosario,
al Nome e al Cuore di Maria: le opere di evangelizzazione, l'educazione,
l'insegnamento, la stampa, la spiritualità, la cura dei malati e dei poveri,
sono poste sotto lo sguardo della Santissima Vergine, riconoscendole un
posto eminente nel percorrere la via della santità come nell'azione
apostolico-caritativa.
La dimensione mariana si è ulteriormente approfondita, in questo secolo,
mantenendo in costante sintonia la pietà popolare e la riflessione
dogmatica. Particolare rilevanza hanno avuto le apparizioni mariane, tra cui
le più note sono quelle di Fatima (1917), anche in vista degli sviluppi
relativi alla diffusione della precedente devozione al Cuore di Maria: nel
1942, durante la seconda guerra mondiale, nel 25° anniversario delle
apparizioni di Fatima, Pio XII consacrava la Chiesa e il genere umano al
Cuore immacolato di Maria.
Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano Il si aprì l' 11 ottobre 1962, sotto la protezione
della Madre di Dio, festeggiata allora in tale giorno, e si concluse 1'8
dicembre 1965, festa dell'Immacolata Concezione. In questa solennità si
chiuse anche il primo periodo del Concilio, proprio nella data anniversaria
dell'inizio del Concilio Vaticano I convocato da Pio IX, il papa che aveva
proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione. Tali coincidenze non
sfuggirono a papa Giovanni XXIII, che nel discorso conclusivo del primo
periodo conciliare osservava:"è bello cogliere queste serene coincidenze,
che, nella luce della storia, fanno comprendere come molti grandi eventi
della Chiesa si svolgano nella luce di Maria, a testimonianza e garanzia di
materna protezione» (8 dicembre 1962).
Papa Giovanni aveva voluto che la preghiera allo Spirito Santo, suggerita a
tutti i fedeli in preparazione al Concilio, terminasse con il ricordo del
mistero che suscitò la vitalità della comunità apostolica riunita con Maria:
«Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste; e
concedi che la Chiesa Santa, riunita in unanime, più intensa preghiera
attorno a Maria Madre di Gesù e guidata da Pietro, diffonda il regno del
Salvatore divino, che è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace».
Non è difficile cogliere che il richiamo a Maria non è di contorno, ma
illuminante per percepire la sua perenne missione nella Chiesa. Lo stesso
Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, una settimana prima dell'apertura del
Concilio, volle farsi pellegrino al santuario di Loreto, per affidare a
Maria il buon esito dell'evento conciliare: «O Maria, o Maria, madre di Gesù
e madre nostra, qui siamo venuti stamane ad invocarvi come prima stella del
Concilio che sta per avviarsi; come luce propizia al nostro cammino che si
volge fiducioso verso la grande assise ecumenica, che è universale
aspettazione... Oggi, ancora una volta ed in nome di tutto l'episcopato, a
voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium episcoporum, chiediamo
per noi, vescovo di Roma e per tutti i vescovi dell'universo, di ottenerci
la grazia di entrare nell'aula conciliare della basilica di San Pietro, come
entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù».
Nessun Concilio ha riflettuto su Maria come il Vaticano II: tredici
documenti conciliari su sedici parlano di lei. L'insegnamento è condensato
nel capitolo VIII della Lumen gentium, intitolato La beata Vergine Maria
Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Questa felice espressione
supera una comprensione autonoma di Maria, vista in se stessa nello
splendore dei suoi privilegi, per presentarla dinamicamente congiunta a
Cristo e al suo corpo, che è la Chiesa. L'inserimento di Maria nella storia
della salvezza, negli eventi di Cristo e nell'attuale pellegrinaggio della
Chiesa - di cui è madre, immagine e modello perfetto - fino alla beata
speranza della comunione eterna con Dio, ha favorito la ricomprensione della
presenza e missione di Maria nell'economia della salvezza e
dell'atteggiamento di venerazione per la Madre di Dio da parte dei fedeli.
Il testo conciliare mette in luce i fondamenti evangelici su Maria, le
ricchezze del pensiero mariologico sviluppato dai Padri, l'apporto della
liturgia delle Chiese, la devozione mariana del popolo di Dio.
L'importanza dell'insegnamento del Concilio fu illustrata dal discorso
tenuto da Paolo VI per la promulgazione della Lumen gentium (21 novembre
1964), nel quale proclamò solennemente Maria «Madre della Chiesa». Ecco
alcuni passaggi: «È la prima volta che un Concilio Ecumenico presenta una
sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria
Santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa. Ciò corrisponde allo
scopo che si è prefisso questo Concilio di manifestare il volto della santa
Chiesa, alla quale Maria è intimamente congiunta, e della quale, come è
stato egregiamente affermato, essa è "portio maxima, portio optima, portio
praecipua, portio electissima"... La conoscenza della vera dottrina
cattolica su Maria costituirà sempre una chiave per l'esatta comprensione
del mistero di Cristo e della Chiesa. ... Ognuno di voi s'impegni a tener
alto fra il popolo cristiano il nome e l'onore di Maria, additi in lei il
modello della fede e della piena rispondenza ad ogni invito di Dio, il
modello della piena assimilazione all'insegnamento di Cristo e della sua
carità, affinché tutti i fedeli, uniti nel nome della comune Madre, si
sentano sempre più fermi nella fede e nell'adesione a Gesù Cristo, e insieme
fervorosi nella carità verso i fratelli, promuovendo l'amore ai poveri,
l'attaccamento alla giustizia, la difesa della pace».
Sono parole che tracciano, per gli anni seguenti, la strada di una rinnovata
devozione a Maria, che non rinchiuda nell'intimismo ma dilati al vissuto
quotidiano. In quell'occasione il Papa annunciò l'invio della Rosa d'Oro al
santuario della Madonna di Fatima, intendendo in tal modo «affidare alle
cure della celeste Madre l'intera famiglia umana con i suoi problemi e i
suoi affanni, con le sue legittime aspirazioni e ardenti speranze».
A distanza di dieci anni, Paolo VI pubblicò l'importante Esortazione
apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974), volta a richiamare, con
straordinaria e luminosa sapienza, la preziosità del culto mariano, inserito
nell'alveo della celebrazione dei misteri di Cristo nell'anno liturgico, e
prolungato attraverso i pii esercizi, in particolare il Rosario.
I Giubilei del 1975 e 1983
Nella bolla con cui Paolo VI indisse l'Anno Santo del 1975, tra le pratiche
che i pellegrini dovevano compiere in una delle basiliche patriarcali di
Roma, veniva esplicitamente indicato il Rosario mariano. Il papa chiedeva
poi che, nel visitare una delle quattro basiliche, la pia meditazione dei
pellegrini fosse conclusa «col Padre nostro, con la professione di fede in
qualsiasi legittima forma e con l'invocazione della beatissima Vergine
Maria». La bolla terminava, infine, con questo accento mariano: «Noi
preghiamo la beatissima Vergine Maria, alma Madre del Redentore e della
Chiesa, Madre della grazia e della misericordia, ministra della
riconciliazione, fulgidissimo modello di vita nuova, di intercedere presso
il suo Figlio, perché sia concessa a tutti i nostri fratelli e figli la
grazia rinnovatrice e salvatrice dell'Anno Santo, il cui inizio, svolgimento
e compimento perfetto affidiamo alle sue mani e al suo cuore di Madre». I
titoli attribuiti a Maria rischiarano da soli il senso mariano dell'Anno
Santo.
L'inizio del Giubileo straordinario della Redenzione fu fissato da Giovanni
Paolo II per il 25 marzo del 1983, solennità dell'Annunciazione del Signore,
in cui si ricorda il grande mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio, per
opera dello Spirito Santo, nel grembo della Vergine Maria. Nella bolla di
indizione il papa si soffermava, con ispirate parole, a porre in risalto la
luce mariana che deve illuminare il passo della Chiesa pellegrina nel tempo.
Meritano di essere ancora riascoltate e meditate:
«La Chiesa intera, dai vescovi ai più piccoli ed umili fra i fedeli, si
senta chiamata a vivere l'ultimo scorcio di questo XX secolo della
redenzione in un rinnovato e approfondito spirito d'avvento, che la prepari
al terzo millennio ormai vicino, con gli stessi sentimenti con i quali la
Vergine Maria attendeva la nascita del Signore nell'umiltà della nostra
natura umana. Come Maria ha preceduto la Chiesa nella fede e nell'amore
all'alba dell'era della redenzione, così oggi la preceda mentre, in questo
Giubileo, si avvia verso il nuovo millennio della redenzione.
Mai come in questa nuova stagione della sua storia, in Maria la Chiesa
"ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in lei
contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa tutta
desidera e spera di essere" (SC 103); in Maria riconosce, venera ed invoca
la "prima redenta" e, al tempo stesso, la prima ad essere stata associata
più da vicino all'opera della redenzione.
La Chiesa intera dovrà, dunque, cercare di concentrarsi, come Maria, con
indiviso amore, in Gesù Cristo suo Signore, testimoniando con l'insegnamento
e con la vita che niente si può fare senza di lui, giacché in nessun altro
può esserci salvezza.
E come Maria, acconsentendo alla Parola divina, diventò Madre di Gesù e
consacrò totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio suo,
servendo il mistero della redenzione (cfr. LG 56), così la Chiesa deve
proclamare oggi e sempre di non conoscere, in mezzo agli uomini, se non Gesù
Cristo crocefisso, che per noi è diventato sapienza, giustificazione,
santificazione e redenzione (cfr. 1Cor 1,30; 2,2). Con questa testimonianza
a Cristo redentore anche la Chiesa, come Maria, potrà accendere la fiamma di
una nuova speranza per il mondo intero» (APR 9).
Una straordinaria stagione mariana
Fin dal suo primo discorso dalla loggia della basilica Vaticana, Giovanni
Paolo II richiamò la comune attenzione sulla sua personale devozione alla
Madre del Signore, sigillata visivamente nel suo stemma episcopale e poi
papale, illustrato dal motto «totus tuus». In questi anni abbiamo potuto, in
mille modi, toccare con mano l'impronta mariana del cuore di Giovanni Paolo
II. E tutti siamo testimoni dell'accresciuto interesse ecclesiale per la
Vergine Maria, promosso dall'esempio e dalla parola del papa. Cessate le
polemiche agitatesi immediatamente dopo il Concilio Vaticano II, che fu
tempo di conversione e rinnovamento anche per la pietà mariana, il papa,
educato ai piedi della Madonna di Czestochowa, ha aiutato singoli e comunità
a volgersi con amore a Colei che non cessa di mostrare ad ogni generazione
umana il frutto benedetto del suo grembo.
Alla Chiesa incamminata verso il 2000 ha voluto pertanto indicare la «via
mariana», disponendola convenientemente a una più grande accoglienza
dell'avvento di Cristo, Signore del tempo. Così infatti tracciava la strada,
in occasione dell'anno mariano del 1987, nell'Enciclica Redemptoris Mater:
«Se gli anni, che ci avvicinano alla conclusione del secondo millennio dopo
Cristo e all'inizio del terzo, vengono rapportati a quell'antica attesa
storica del Salvatore, diventa pienamente comprensibile che in questo
periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a Colei che nella notte
dell'attesa dell'avvento cominciò a splendere come una vera stella del
mattino. Infatti, come questa stella insieme con l'aurora precede il sorgere
del sole, così Maria fin dalla sua Concezione Immacolata ha preceduto la
venuta del Salvatore, il sorgere del sole di giustizia nella storia del
genere umano. (...) A ragione dunque, al termine di questo millennio, noi
cristiani, che sappiamo come il piano provvidenziale della Santissima
Trinità sia la realtà centrale della rivelazione e della fede, sentiamo il
bisogno di mettere in rilievo la singolare presenza della Madre di Cristo
nella storia, specialmente durante questi anni anteriori al duemila» (RM 3).
Il papa ha ribadito lo stesso convincimento nella Lettera apostolica Tertio
millennio adveniente, con l'esortazione a vivere il triennio preparatorio al
2000 contemplando la Vergine Maria nell'opera salvifica del Figlio, dello
Spirito Santo e del Padre, imparando da lei a comportarsi da figli di Dio.
Le tradizioni cristiane d'Oriente e d'Occidente concordano nell'attestare il
posto da riservare alla Madre del Signore approfondendo la conoscenza e
l'esperienza spirituale di Gesù Cristo. L'importanza di Maria nell'esserci
di Cristo deve affermarsi anche nell'esserci della Chiesa, nella vita di
ogni comunità cristiana e di ciascun fedele.
Non c'è dubbio che la «via mariana» per giungere a meglio conoscere, amare,
servire Gesù Cristo sia una realtà interiorizzata dalla Chiesa cattolica e
vivamente sentita dalle Chiese d'Oriente. Le stesse Chiese della Riforma e
la Chiesa anglicana si stanno reinterrogando sul significato della figura
evangelica di Maria. (Corrado Maggioni in "La via mariana alla Porta Santa",
ed. S. Paolo, 1999).
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