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         Conoscere Maria

La Pietà Mariana

attraverso

i secoli

 

sommario

I primi secoli

Altomedioevo

Medioevo

Età moderna

Vaticano II

Giubilei

 

Nuova pagina 1

 

 

    

I primi secoli 
L'annuncio di Gesù, Dio fatto uomo, morto e risorto, incluse anche l'annuncio di Colei che gli aveva dato il corpo da offrire per la salvezza di tutti: la menzione della Vergine Madre di Cristo è presente negli scritti cristiani del I e II secolo, come nelle venerande formule di fede. Si ricorda la Vergine anche in antichi testi concernenti il battesimo e l'eucaristia, come la Tradizione apostolica del secolo III.
Altri indizi, pochi ma estremamente significativi, sono le pitture di Maria rinvenute nelle catacombe romane del secolo II-III e il celebre graffito del «xe maria» trovato negli scavi di Nazaret. È nota poi la più antica preghiera rivolta direttamente a Maria: Sotto la tua protezione, proveniente da una Chiesa nordafricana del secolo III. I Padri dei primi secoli, infatti, riflettendo sull'evento dell'Incarnazione, mostrano di comprendere la persona di Cristo intimamente congiunta a quella della Vergine: dal mistero di Cristo Redentore il pensiero corre naturalmente al mistero di Maria: Colui che si è fatto carne ha creato per sé il prodigio di una Vergine Madre. Non è dunque mai mancata nella Chiesa la predicazione del mistero dell'incarnazione di Cristo nel grembo della Vergine e, insieme, anche il suo ricordo liturgico, divenuto esplicito, dal secolo IV, nella festa del Natale, prima festa anche della Madre di Dio. Tale dignità le fu riconosciuta dai vescovi di varie regioni convenuti in concilio a Efeso, nel 431.
 

Dal V secolo, a Roma, la nascita di Cristo era celebrata la notte nella basilica di S. Maria Maggiore, edificata sull'Esquilino all'indomani del dogma efesino della divina maternità della Vergine. Toccò al papa Sisto III († 440) portare a conclusione i lavori della più celebre chiesa mariana, e offrirla - come si legge al centro del maestoso arco trionfale - "al popolo di Dio". Una chiesa intitolata alla Madre di Dio e donata dal vescovo di Roma alla Chiesa vivente in questa città! A distanza di un secolo dalle basiliche erette dall'imperatore Costantino per la comunità cristiana (la Lateranense, sede del vescovo, la Vaticana sulla tomba di san Pietro e l'Ostiense su quella di san Paolo), la prima chiesa costruita dal papa, in un luogo più centrale della città, fu proprio in onore della Madre di Dio, immagine della Chiesa di Dio. A motivo della messa notturna di Natale e più ancora per la creduta reliquia della mangiatoia di Betlemme conservata in tale basilica, dal secolo VII questa sarà denominata anche Beata Maria ad praesepe.
Nel primitivo ciclo natalizio, in Oriente come in Occidente, Maria è vista a partire dai testi biblici che la riguardano, senza tuttavia fermarsi solo alla cronaca degli eventi ma penetrando in essi con sapienza teologica. Vengono esaltate: la fede della Vergine che rese possibile il santo concepimento di Cristo; la sua verginale maternità; la sua maternità estesa alle membra del corpo mistico di Cristo; la sua esemplarità per la Chiesa (cfr. le omelie natalizie di sant'Agostino e san Leone Magno). La Vergine è concordemente predicata nelle feste del Natale per comprendere, celebrare, lodare il Dio fatto uomo per la redenzione del mondo.
Raccogliendo in sintesi i dati di varie Chiese, si può dire che intorno alle festività natalizie si sviluppò la memoria della Vergine Madre; questo aprì alla professione di fede nella sua perpetua verginità e divina maternità; dalla conoscenza di Maria prese respiro la lode per i prodigi di grazia operati in lei da Dio e per la sua piena corrispondenza ai doni divini; dalla lode venne in risalto l'imitazione: le virtù di Maria sono esemplari per tutti i fedeli, ciascuno nella propria condizione di vita; infine, dalla consapevolezza dell'eccellenza di Maria, sbocciò l'invocazione della sua materna protezione.

L'Alto Medioevo 
Dal secolo VI si può seguire la progressiva fioritura di importanti feste in onore di Maria. In Oriente furono due i centri rilevanti per il culto mariano: Gerusalemme e Costantinopoli.
Poiché la Città santa conserva non soltanto il ricordo dei luoghi di Gesù, ma anche di sua Madre, a Gerusalemme sorsero - alla luce dei Vangeli apocrifi - le memorie concernenti la vita di Maria: la Dormizione, la Nascita, l'Ingresso nel tempio e la Concezione di sant'Anna.
La seconda città è Costantinopoli, con i suoi santuari mariani e la grande influenza esercitata in tutto l'impero bizantino. Oltre alla festa della Madre di Dio al 26 dicembre, in questa città trovarono organizzazione e si irradiarono le festività dell'Annunciazione (25 marzo), della Dormizione (15 agosto) e della Natività di Maria (8 settembre). Qui ebbero origine anche le feste di reliquie mariane insigni: fin dal secolo VII, il 2 luglio si commemora nel santuario di Blachernes la deposizione della veste di Maria e il 31 agosto, nel santuario di Chalcoprateia, la deposizione della cintura. In assenza del corpo della Madre di Dio, la sua veste e la cintura che avvolse il suo grembo verginale, tabernacolo dell'Eterno, resero in qualche modo visibili ai fedeli la sua presenza e protezione.
In Occidente la pietà mariana trovò forma attorno al Natale del Signore, anche se non mancano testimonianze sul ricordo di Maria a Pasqua e il convincimento delle apparizioni del Risorto a sua Madre. A Milano, dal secolo V-VI, la domenica antecedente il Natale era dedicata a celebrare Colei che mirabilmente incarnò, nel suo grembo verginale, il Verbo di Dio. Nella stessa linea si orientò la Spagna, dove il X concilio di Toledo del 656 stabilì di istituire, al 18 dicembre, l'annuale festa di santa Maria. In Gallia è attestata, nel secolo VI, verso il 18 gennaio una solenne festività della Madre di Dio.
Il centro dello sviluppo occidentale della pietà mariana fu tuttavia Roma, di cui si è già ricordata la venerazione di Maria nel Natale di Cristo. Qui, nel secolo VI sorse la prima festa mariana, celebrata il I° gennaio nella chiesa di S. Maria ad Martyres (Pantheon) e avente per oggetto la divina maternità della Vergine.
Considerato che le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo erano memorie cimiteriali, la comunità cristiana di Roma trovava nella basilica cattedrale dedicata al Salvatore e in quella di S. Maria Maggiore l'espressione visibile della propria comunione orante sotto la guida del vescovo. Tale polarità, da cui risalta che insieme a Cristo viene onorata la Madre, riappare nelle celebri «icone» romane: quella del Salvatore, custodita nel Sancta Sanctorum del Laterano, e quella della Madre di Dio Salus populi romani, custodita in S. Maria Maggiore; queste venerate immagini venivano portate in processione nelle festività del 2 febbraio, 25 marzo, 15 agosto e 8 settembre, celebrate dalla loro introduzione a Roma nel secolo VII, nella splendida basilica mariana (particolare venerazione all'icona della Vergine, specie nel Medioevo, era riservata nella veglia dell'Assunta). Papa Sergio I ( 701) arricchì queste feste di una processione notturna che, snodandosi dal foro romano, giungeva per la messa a S. Maria Maggiore. Con l'espandersi del rito romano, le quattro feste mariane si diffusero in tutta l'Europa.
Non può sfuggire che queste solennità sono condivise ancora oggi da tutte le Chiese d'Oriente e Occidente (l'Annunciazione e la Presentazione di Gesù al tempio anche dalle Chiese della Riforma). Giovanni Paolo II - nell'enciclica Redemptoris Mater - sottolinea quanto la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le antiche Chiese orientali si sentano profondamente unite dall'amore e dalla lode per la Theotókos. Non soltanto i dogmi fondamentali della fede circa la Trinità e il Verbo di Dio, incarnato da Maria Vergine, sono stati definiti in concili ecumenici celebrati in Oriente, ma anche nel culto liturgico gli orientali magnificano con splendidi inni la sempre Vergine Madre di Dio. È importante tale comunione «mariana», come è da valorizzare la differente ricchezza cultuale, imparando a respirare a due polmoni: «Tanta ricchezza di lodi, accumulata dalle diverse forme della grande tradizione della Chiesa, - afferma Giovanni Paolo II - potrebbe aiutarci a far sì che questa torni a respirare pienamente con i suoi "due polmoni": l'Oriente e l'Occidente. Come ho più volte affermato, ciò è oggi più che mai necessario. Sarebbe un valido ausilio per far progredire il dialogo in atto tra la Chiesa cattolica e le Chiese e Comunità ecclesiali di Occidente. Sarebbe anche la via per la Chiesa in cammino di cantare e vivere in modo più perfetto il suo Magnificat» (RM 34).


Il Medioevo 
La pietà liturgica e privata verso Maria si espande in ogni circolo vitale: da abbazie e cattedrali, da chiese in città e campagna, risuona concordemente la venerazione per la Madre di Dio, Regina di misericordia. Vescovi e abati, monaci e frati, preti e laici, ricchi e poveri si uniscono in un grande coro che, con molteplici voci, loda e supplica Maria, contemplata assisa nell'alto dei cieli eppure sentita vicina a quanti, tra le prove del cammino, anelano all'incontro col Signore della storia.
Non sono soltanto le preghiere a dirlo: l'architettura, la pittura, la scultura, la vetrata, il mosaico, la miniatura, gli inni, la poesia e la prosa in latino e in volgare, contribuiscono a manifestare i tratti della venerazione mariana. Si pensi alle ardite chiese medievali dedicate a Maria: da Chartres a Notre-Dame a Parigi, al duomo di Milano, di Firenze e di Siena, alla Cappella Sistina in Vaticano.
Se è soprattutto il sabato, con la messa e l'ufficio votivi di santa Maria a esprimere la pietà mariana, occorre notare che alle feste ereditate dal primo millennio si aggiungono la Concezione di Maria (8 dicembre), la sua Presentazione al tempio (21 novembre), l'Addolorata, S. Maria della neve (con questo nome si diffuse, nel secolo XIV, la festa di S. Maria Maggiore - 5 agosto -, dovuta al successo incontrato dalla credenza che attribuiva la scelta del perimetro della basilica a una prodigiosa nevicata). Un accenno particolare merita la festa della Visitazione, legata al Giubileo del 1390. Nel desiderio di veder ricomposta l'unità dei cristiani, divisi tra Urbano VI e l'antipapa Clemente VII, nel 1389 il papa accolse la richiesta del vescovo di Praga d'introdurre nella Chiesa la festa della Visitazione: per darle giusto rilievo, indisse per l'anno seguente un Giubileo straordinario, annoverando tra le basiliche giubilari anche S. Maria Maggiore, dove doveva solennemente celebrarsi, il 2 luglio, la nuova festività.
La presenza di Maria nei misteri di Cristo, specie dell'infanzia e della croce, suscita sentimenti di comunione, di confidenza, di affidamento a lei. In Maria si contempla il capolavoro della grazia di Dio nella natura umana: «umile e alta più che creatura» la chiama Dante (Paradiso XXXIII, 2); nel pianto della Madre di Cristo si raccoglie tutto il lamento della sofferenza umana davanti all'ingiustizia; nella compassione per l'Addolorata viene espresso il desiderio sia di partecipare al dolore di Maria sia di imparare ad affrontare la sofferenza del vivere, consegnandosi al volere divino.
Dall'albero della liturgia fiorisce e si articola una devozione mariana che si esprime tanto in riunioni comunitarie di preghiera (le Confraternite) quanto in orazioni private. La preghiera dei Salmi trovò la sua facile alternativa per gli illetterati nella recita di centocinquanta Ave Maria: nasce il cosiddetto Salterio della Vergine, che si svilupperà nel Rosario.
L'immagine degli austeri monasteri in cui risuonavano inni, antifone e responsori in onore di Maria, e alla fine della giornata si elevava solenne il canto della Salve Regina, si coniuga con l'immagine del fedele che ripete più volte al giorno l'Ave Maria, e con quella della gente che, terminato il lavoro del sabato, si raduna in chiesa per cantare le laudi della santa Vergine.
Si afferma così la preghiera a Maria: senza dimenticare che il destinatario della lode e della supplica è Dio, prende piede il rivolgersi alla Vergine, vista quale mediatrice, avvocata, guida, protettrice, stella che indica e accompagna il cammino dei fedeli, seppur peccatori, fino all'incontro purificatore col Figlio, Giudice di ciascuno e di tutti. Tra le invocazioni si sviluppano le litanie (celebri quelle del santuario di Loreto): la ricchezza di appellativi, biblici e simbolici, manifesta la grandezza di Maria, su cui fa leva la richiesta della sua protezione.
Ecco un frammento della preghiera di santa Caterina da Siena alla Vergine Annunziata, da cui traspare il tono della pietà mariana medievale: «Maria, Maria, tempio della Trinità! Maria che porti il fuoco della carità! Maria che porgi la misericordia, Maria che hai fatto germogliare il frutto, Maria che hai ricomprato l'umana generazione, poiché hai portato in te il Verbo per mezzo del quale è stato ricomprato il mondo: Cristo lo ha ricomprato con la sua passione e tu con il dolore del corpo e della mente. Maria mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella nuova pianta dalla quale abbiamo ricevuto il fiore profumato del Verbo unigenito Figlio di Dio, perché in te, terra fruttifera, questo Verbo fu seminato. Tu sei la terra e la pianta. Maria carro di fuoco, tu hai portato il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità. ... Maria, sii tu benedetta fra tutte le donne, per i secoli dei secoli, perché oggi ci hai dato della tua farina...» (Orazione XI, scritta il 25 marzo del 1379).


L'epoca moderna 
La Riforma protestante (prima metà del secolo XVI) non fu esplicitamente antimariana, anche se, prendendo le distanze da certe sensibilità medievali circa Maria, concentrò l'accento sui dati della Scrittura (nulla dunque sull'immacolata concezione e l'assunzione) e sul contenuto del Simbolo di fede. Il Concilio di Trento, che tanta parte ebbe nel contrastare il pensiero protestante, non ritenne infatti di fare pronunciamenti particolari sulla dottrina e sul culto mariano. Soltanto nei secoli seguenti l'opposizione dei riformatori alle posizioni cattoliche avrebbe portato ad attenuare nelle chiese della Riformala considerazione e devozione mariana (è esclusa ogni preghiera alla Vergine), ritornate di qualche interesse nel secolo XX. Dalla seconda metà del secolo XVI, e nel corso del successivo, la devozione a Maria divenne una componente di rilievo nella pratica cristiana del popolo di Dio, rilanciata dalla pastorale di evangelizzazione postridentina. Nel 1570, con la vittoria sul pericolo turco, attribuita a Maria «aiuto dei cristiani», la preghiera del Rosario divenne l'incontestato segno distintivo della devozione mariana. Si costituirono e si diffusero le «Congregazioni della Santa Vergine» e il nome di Maria fu sempre più accostato a quello di Gesù. Alla religiosità popolare, con espressioni e linguaggio proprio, corrispondeva una riflessione colta su Maria, per un verso attenta al rigore teologico e per l'altro sospettosa che la devozione mariana potesse scadere in deviazioni, banalità, enfatizzazioni.
Non mancarono le polemiche tra gli stessi cattolici, che finirono per provocare una crisi mariana (esagerazioni da una parte e critiche dall'altra), che portò nel secolo XVIII a un riequilibrio nel sentire e nell'esprimere la devozione a Maria. In tale contesto è da ricordare, tra altri, san Luigi Maria Grignion da Montfort ( 1716), il cui Trattato della vera devozione a Maria (rinvenuto nel 1842 e pubblicato l'anno seguente) traccia le linee per una devozione mariana teologicamente fondata, saldamente centrata nel mistero di Cristo, libera dai sospetti della superstizione, capace di incidere sulla qualità dell'adesione vitale a Gesù Cristo e sull'impegno dell'apostolato.
In Italia, nel secolo XVIII, nacque e si diffuse con successo la pratica del mese di maggio, che favorì lungo i secoli la venerazione della gente per la Madre del Signore. Al radicarsi nel popolo cristiano dell'amore alla Madre della grazia e della misericordia, contribuì l'opera di sapienti predicatori, tra cui sant'Alfonso Maria de' Liguori (t 1787).
Col secolo XIX si veniva preparando un nuovo secolo mariano, compreso tra la definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, compiuta da Pio IX nel 1854, e quella dell'Assunzione di Maria, pronunciata da Pio XII nel 1950. Nel rinnovamento religioso del tempo, il consenso intorno a Maria, nella riflessione teologica come nella pietà del popolo, aprì la strada a riconoscimenti che per secoli erano stati motivo di scontro e di confronto. La pietà mariana rifiorì, sostenuta anche dalle apparizioni della Vergine: Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), e soprattutto Lourdes (1858).
La devozione mariana si fece sempre più manifesta nel vissuto ecclesiale, come dimostrano le denominazioni di numerosi istituti maschili e femminili, intitolati all'Immacolata, all'Assunzione, alla Sacra Famiglia, al Rosario, al Nome e al Cuore di Maria: le opere di evangelizzazione, l'educazione, l'insegnamento, la stampa, la spiritualità, la cura dei malati e dei poveri, sono poste sotto lo sguardo della Santissima Vergine, riconoscendole un posto eminente nel percorrere la via della santità come nell'azione apostolico-caritativa.
La dimensione mariana si è ulteriormente approfondita, in questo secolo, mantenendo in costante sintonia la pietà popolare e la riflessione dogmatica. Particolare rilevanza hanno avuto le apparizioni mariane, tra cui le più note sono quelle di Fatima (1917), anche in vista degli sviluppi relativi alla diffusione della precedente devozione al Cuore di Maria: nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, nel 25° anniversario delle apparizioni di Fatima, Pio XII consacrava la Chiesa e il genere umano al Cuore immacolato di Maria.


Il Concilio Vaticano II  
Il Concilio Vaticano Il si aprì l' 11 ottobre 1962, sotto la protezione della Madre di Dio, festeggiata allora in tale giorno, e si concluse 1'8 dicembre 1965, festa dell'Immacolata Concezione. In questa solennità si chiuse anche il primo periodo del Concilio, proprio nella data anniversaria dell'inizio del Concilio Vaticano I convocato da Pio IX, il papa che aveva proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione. Tali coincidenze non sfuggirono a papa Giovanni XXIII, che nel discorso conclusivo del primo periodo conciliare osservava:"è bello cogliere queste serene coincidenze, che, nella luce della storia, fanno comprendere come molti grandi eventi della Chiesa si svolgano nella luce di Maria, a testimonianza e garanzia di materna protezione» (8 dicembre 1962).
Papa Giovanni aveva voluto che la preghiera allo Spirito Santo, suggerita a tutti i fedeli in preparazione al Concilio, terminasse con il ricordo del mistero che suscitò la vitalità della comunità apostolica riunita con Maria: «Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste; e concedi che la Chiesa Santa, riunita in unanime, più intensa preghiera attorno a Maria Madre di Gesù e guidata da Pietro, diffonda il regno del Salvatore divino, che è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace». Non è difficile cogliere che il richiamo a Maria non è di contorno, ma illuminante per percepire la sua perenne missione nella Chiesa. Lo stesso Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, una settimana prima dell'apertura del Concilio, volle farsi pellegrino al santuario di Loreto, per affidare a Maria il buon esito dell'evento conciliare: «O Maria, o Maria, madre di Gesù e madre nostra, qui siamo venuti stamane ad invocarvi come prima stella del Concilio che sta per avviarsi; come luce propizia al nostro cammino che si volge fiducioso verso la grande assise ecumenica, che è universale aspettazione... Oggi, ancora una volta ed in nome di tutto l'episcopato, a voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium episcoporum, chiediamo per noi, vescovo di Roma e per tutti i vescovi dell'universo, di ottenerci la grazia di entrare nell'aula conciliare della basilica di San Pietro, come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù».
Nessun Concilio ha riflettuto su Maria come il Vaticano II: tredici documenti conciliari su sedici parlano di lei. L'insegnamento è condensato nel capitolo VIII della Lumen gentium, intitolato La beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Questa felice espressione supera una comprensione autonoma di Maria, vista in se stessa nello splendore dei suoi privilegi, per presentarla dinamicamente congiunta a Cristo e al suo corpo, che è la Chiesa. L'inserimento di Maria nella storia della salvezza, negli eventi di Cristo e nell'attuale pellegrinaggio della Chiesa - di cui è madre, immagine e modello perfetto - fino alla beata speranza della comunione eterna con Dio, ha favorito la ricomprensione della presenza e missione di Maria nell'economia della salvezza e dell'atteggiamento di venerazione per la Madre di Dio da parte dei fedeli. Il testo conciliare mette in luce i fondamenti evangelici su Maria, le ricchezze del pensiero mariologico sviluppato dai Padri, l'apporto della liturgia delle Chiese, la devozione mariana del popolo di Dio.
L'importanza dell'insegnamento del Concilio fu illustrata dal discorso tenuto da Paolo VI per la promulgazione della Lumen gentium (21 novembre 1964), nel quale proclamò solennemente Maria «Madre della Chiesa». Ecco alcuni passaggi: «È la prima volta che un Concilio Ecumenico presenta una sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria Santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa. Ciò corrisponde allo scopo che si è prefisso questo Concilio di manifestare il volto della santa Chiesa, alla quale Maria è intimamente congiunta, e della quale, come è stato egregiamente affermato, essa è "portio maxima, portio optima, portio praecipua, portio electissima"... La conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria costituirà sempre una chiave per l'esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa. ... Ognuno di voi s'impegni a tener alto fra il popolo cristiano il nome e l'onore di Maria, additi in lei il modello della fede e della piena rispondenza ad ogni invito di Dio, il modello della piena assimilazione all'insegnamento di Cristo e della sua carità, affinché tutti i fedeli, uniti nel nome della comune Madre, si sentano sempre più fermi nella fede e nell'adesione a Gesù Cristo, e insieme fervorosi nella carità verso i fratelli, promuovendo l'amore ai poveri, l'attaccamento alla giustizia, la difesa della pace».
Sono parole che tracciano, per gli anni seguenti, la strada di una rinnovata devozione a Maria, che non rinchiuda nell'intimismo ma dilati al vissuto quotidiano. In quell'occasione il Papa annunciò l'invio della Rosa d'Oro al santuario della Madonna di Fatima, intendendo in tal modo «affidare alle cure della celeste Madre l'intera famiglia umana con i suoi problemi e i suoi affanni, con le sue legittime aspirazioni e ardenti speranze».
A distanza di dieci anni, Paolo VI pubblicò l'importante Esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974), volta a richiamare, con straordinaria e luminosa sapienza, la preziosità del culto mariano, inserito nell'alveo della celebrazione dei misteri di Cristo nell'anno liturgico, e prolungato attraverso i pii esercizi, in particolare il Rosario.


I Giubilei del 1975 e 1983  
Nella bolla con cui Paolo VI indisse l'Anno Santo del 1975, tra le pratiche che i pellegrini dovevano compiere in una delle basiliche patriarcali di Roma, veniva esplicitamente indicato il Rosario mariano. Il papa chiedeva poi che, nel visitare una delle quattro basiliche, la pia meditazione dei pellegrini fosse conclusa «col Padre nostro, con la professione di fede in qualsiasi legittima forma e con l'invocazione della beatissima Vergine Maria». La bolla terminava, infine, con questo accento mariano: «Noi preghiamo la beatissima Vergine Maria, alma Madre del Redentore e della Chiesa, Madre della grazia e della misericordia, ministra della riconciliazione, fulgidissimo modello di vita nuova, di intercedere presso il suo Figlio, perché sia concessa a tutti i nostri fratelli e figli la grazia rinnovatrice e salvatrice dell'Anno Santo, il cui inizio, svolgimento e compimento perfetto affidiamo alle sue mani e al suo cuore di Madre». I titoli attribuiti a Maria rischiarano da soli il senso mariano dell'Anno Santo.
L'inizio del Giubileo straordinario della Redenzione fu fissato da Giovanni Paolo II per il 25 marzo del 1983, solennità dell'Annunciazione del Signore, in cui si ricorda il grande mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio, per opera dello Spirito Santo, nel grembo della Vergine Maria. Nella bolla di indizione il papa si soffermava, con ispirate parole, a porre in risalto la luce mariana che deve illuminare il passo della Chiesa pellegrina nel tempo. Meritano di essere ancora riascoltate e meditate:
«La Chiesa intera, dai vescovi ai più piccoli ed umili fra i fedeli, si senta chiamata a vivere l'ultimo scorcio di questo XX secolo della redenzione in un rinnovato e approfondito spirito d'avvento, che la prepari al terzo millennio ormai vicino, con gli stessi sentimenti con i quali la Vergine Maria attendeva la nascita del Signore nell'umiltà della nostra natura umana. Come Maria ha preceduto la Chiesa nella fede e nell'amore all'alba dell'era della redenzione, così oggi la preceda mentre, in questo Giubileo, si avvia verso il nuovo millennio della redenzione.
Mai come in questa nuova stagione della sua storia, in Maria la Chiesa "ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere" (SC 103); in Maria riconosce, venera ed invoca la "prima redenta" e, al tempo stesso, la prima ad essere stata associata più da vicino all'opera della redenzione.
La Chiesa intera dovrà, dunque, cercare di concentrarsi, come Maria, con indiviso amore, in Gesù Cristo suo Signore, testimoniando con l'insegnamento e con la vita che niente si può fare senza di lui, giacché in nessun altro può esserci salvezza.
E come Maria, acconsentendo alla Parola divina, diventò Madre di Gesù e consacrò totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo il mistero della redenzione (cfr. LG 56), così la Chiesa deve proclamare oggi e sempre di non conoscere, in mezzo agli uomini, se non Gesù Cristo crocefisso, che per noi è diventato sapienza, giustificazione, santificazione e redenzione (cfr. 1Cor 1,30; 2,2). Con questa testimonianza a Cristo redentore anche la Chiesa, come Maria, potrà accendere la fiamma di una nuova speranza per il mondo intero» (APR 9).


Una straordinaria stagione mariana
Fin dal suo primo discorso dalla loggia della basilica Vaticana, Giovanni Paolo II richiamò la comune attenzione sulla sua personale devozione alla Madre del Signore, sigillata visivamente nel suo stemma episcopale e poi papale, illustrato dal motto «totus tuus». In questi anni abbiamo potuto, in mille modi, toccare con mano l'impronta mariana del cuore di Giovanni Paolo II. E tutti siamo testimoni dell'accresciuto interesse ecclesiale per la Vergine Maria, promosso dall'esempio e dalla parola del papa. Cessate le polemiche agitatesi immediatamente dopo il Concilio Vaticano II, che fu tempo di conversione e rinnovamento anche per la pietà mariana, il papa, educato ai piedi della Madonna di Czestochowa, ha aiutato singoli e comunità a volgersi con amore a Colei che non cessa di mostrare ad ogni generazione umana il frutto benedetto del suo grembo.
Alla Chiesa incamminata verso il 2000 ha voluto pertanto indicare la «via mariana», disponendola convenientemente a una più grande accoglienza dell'avvento di Cristo, Signore del tempo. Così infatti tracciava la strada, in occasione dell'anno mariano del 1987, nell'Enciclica Redemptoris Mater: «Se gli anni, che ci avvicinano alla conclusione del secondo millennio dopo Cristo e all'inizio del terzo, vengono rapportati a quell'antica attesa storica del Salvatore, diventa pienamente comprensibile che in questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a Colei che nella notte dell'attesa dell'avvento cominciò a splendere come una vera stella del mattino. Infatti, come questa stella insieme con l'aurora precede il sorgere del sole, così Maria fin dalla sua Concezione Immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del sole di giustizia nella storia del genere umano. (...) A ragione dunque, al termine di questo millennio, noi cristiani, che sappiamo come il piano provvidenziale della Santissima Trinità sia la realtà centrale della rivelazione e della fede, sentiamo il bisogno di mettere in rilievo la singolare presenza della Madre di Cristo nella storia, specialmente durante questi anni anteriori al duemila» (RM 3).
Il papa ha ribadito lo stesso convincimento nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, con l'esortazione a vivere il triennio preparatorio al 2000 contemplando la Vergine Maria nell'opera salvifica del Figlio, dello Spirito Santo e del Padre, imparando da lei a comportarsi da figli di Dio. Le tradizioni cristiane d'Oriente e d'Occidente concordano nell'attestare il posto da riservare alla Madre del Signore approfondendo la conoscenza e l'esperienza spirituale di Gesù Cristo. L'importanza di Maria nell'esserci di Cristo deve affermarsi anche nell'esserci della Chiesa, nella vita di ogni comunità cristiana e di ciascun fedele.
Non c'è dubbio che la «via mariana» per giungere a meglio conoscere, amare, servire Gesù Cristo sia una realtà interiorizzata dalla Chiesa cattolica e vivamente sentita dalle Chiese d'Oriente. Le stesse Chiese della Riforma e la Chiesa anglicana si stanno reinterrogando sul significato della figura evangelica di Maria. (Corrado Maggioni in "La via mariana alla Porta Santa", ed. S. Paolo, 1999).
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