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DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, DR. JOAQUÍN NAVARRO-VALLS Martedì, 18 marzo 2003 In merito agli ultimi sviluppi della situazione internazionale, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dr. Joaquín Navarro-Valls, ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione: Chi decide che sono esauriti tutti i mezzi pacifici che il Diritto Internazionale mette a disposizione, si assume una grave responsabilità di fronte a Dio, alla sua coscienza e alla storia.
Annan pledges UN help and support to Iraqi people
In a videotaped message,
the Secretary-General said he regretted that, despite the best efforts of the
international community and the UN, war has come to Iraq for the third time in a
quarter of a century. He also stressed that the peoples of the world had made
clear that they wanted their leaders to solve their problems within the UN
framework.
“Perhaps if we had persevered a little longer, Iraq could yet have been
disarmed peacefully, or – if not – the world could have taken action to
solve this problem by a collective decision, endowing it with greater legitimacy,
and therefore commanding wider support, than is the case now,” he said.
“But let us not dwell on the divisions of the past. Let us confront the
realities of the present, however harsh, and look for ways to forge stronger
unity in the future.”
The Secretary-General said his thoughts today were with the Iraqi people, who
face yet another ordeal. “I hope that all parties will scrupulously observe
the requirements of international humanitarian law, and will do everything in
their power to shield the civilian population from the grim consequences of war.
The United Nations, for its part, will do whatever it can to bring them
assistance and support,” he said.
“Let us hope the future will be much brighter for the Iraqi people than the
recent past, and that they will soon have the chance to rebuild their country in
peace and freedom, under the rule of law,” he added.
Looking sombre, Mr. Annan concluded: “Over the past weeks, the peoples of
the world have shown what great importance they attach to the legitimacy
conveyed by the authority of the United Nations. They have made clear that, in
confronting uncertainty and danger, they want to see power harnessed to
legitimacy. They want their leaders to come together, in the United Nations, to
tackle the problems shared by all humanity.
“I will do my utmost to ensure that the United Nations rises to this
challenge.” http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=6519&Cr=iraq&Cr1=relief http://www.augustea.it/dgabriele/italiano/isl_iraq.htm
IRAQ L’islam è la religione di
Stato. L’articolo 25 della Costituzione garantisce la libertà religiosa delle
minoranze. Il moderno Iraq ha ereditato una
terra di antichissime civiltà e grandi imperi, dove da sempre hanno convissuto
fedi, culture ed etnie diverse.
La sua storia recente, dopo la decadenza seguita
alla dominazione ottomana è un susseguirsi di colpi di Stato, di insurrezioni e
tensioni etniche, alle quali hanno ampiamente contribuito i paesi sviluppati nel
quadro della contesa tra Occidente e blocco sovietico.
L’attuale presidente
della repubblica, Saddam Hussein (al governo del Paese dal 1979), è espressione
del partito Baath, una forza politica che affonda le sue radici nel panarabismo
di ispirazione laica e nazional-socialista; con il passare del tempo, tuttavia,
Saddam Hussein ha progressivamente accentuato richiami e riferimenti
all’islam, proponendosi nella nuova veste di difensore della “vera fede”.
L’Iraq è costituito da un
mosaico di popoli ed etnie, i cui rapporti non sono sempre facili: la divisione
più evidente è quella che separa gli Arabi che vivono al sud dai curdi,
stanziati al nord. Tra questi ultimi vive una minoranza di cristiani, conosciuti
come assiro-caldei, che rappresenta una delle più antiche comunità cristiane
di oriente e che ha conservato l’uso della lingua siriaca, variante dell’aramaica,
quella che abitualmente è conosciuta come la lingua originaria di Cristo.
La
presenza di antiche comunità cristiane, testimoniata da conventi e monasteri
risalenti al V o al VI secolo, rimonta al II secolo, quando il cristianesimo
fece il suo ingresso nelle regioni di Edessa, di Ctesifone e di Nisibe.
Attualmente in Iraq i cristiani
godono di una tolleranza reale; nel governo vi sono anche ministri cristiani,
come il caldeo Tarek Aziz, il noto vice primo ministro.
Le difficoltà comunque
non mancano: secondo la testimonianza di padre Timothy Radcliffe (Superiore
generale dei Domenicani), intervistato da “Fides” del 24 aprile ’98 al
rientro da un recente viaggio in Iraq “i cristiani - soprattutto i giovani -
vivono nel Paese un momento di grande difficoltà, che sta provocando un
preoccupante fenomeno di emigrazione.
Quelli che non vanno all’estero -
continua padre Radcliffe - subiscono forti pressioni per sposarsi con
musulmani”.
I dati risalenti al periodo seguente la Guerra del Golfo parlano
di un flusso migratorio di cristiani dall’Iraq pari a 150.000 persone.
Analogo il quadro che emerge
dalle parole di Cyrille Emmanuel Benni di Mosul, il quale ha descritto con
preoccupazione il caso della regione di Karakosch, dove vivono 22mila cristiani.
Il controllo del governo sull’istruzione pubblica è molto severo, cosicché
non è facile introdurre testi religiosi non islamici, le scuole dirette dalla
Chiesa sono state chiuse da tempo. Secondo la legge si dovrebbe insegnare anche
la religione cristiana dove i cristiani sono superiori al 25 per cento, anche se
nelle città questa regola non è rispettata, al contrario di quanto accade nei
villaggi.
La sera del 12 maggio
1996, nella località di Ankaoua (nel Kurdistan iracheno) alcuni assiro-caldei
dell’Unione degli studenti e dei giovani assiro-caldei sono stati assassinati
o feriti da un gruppo di curdi che ha aperto il fuoco su di loro senza alcuna
ragione. Samir Mouché e Peres Mirza Sliwo sono stati uccisi, mentre altri due
giovani sono stati feriti. Queste due uccisioni sono le ultime di una trentina
provocate, dopo l’aprile del 1991, nei confronti della comunità assiro-Caldea,
di religione cristiana, nel nord dell’Iraq.
Il 10 febbraio 1997 Lazar Matta e
suo figlio Aval sono stati selvaggiamente massacrati nelle strade di Chaklawa,
nel nord del Paese, da una folla di centinaia di curdi. Gli atti di persecuzione
anticristiana di cui sono vittima gli assiro-caldei sono citati anche nel Report
on Religious Freedom del Dipartimento di Stato americano e in rapporti ufficiali
delle Nazioni Unite. Si sottolinea in questi ultimi una “discriminazione e
persecuzione continuate contro gli assiro-caldei durante tutto il 1996”.
Non
è possibile esprimere opinioni, quello che la Chiesa può dire a due persone,
detto in pubblico diventa motivo di condanna a morte. I cristiani subiscono
numerose discriminazioni. Gli istituti di istruzione religiosi sono stati
nazionalizzati, ma Saddam Hussein è riuscito a mantenere un buon rapporto anche
attraverso dei finanziamenti.
All’osservatore esterno la Chiesa può apparire
vicina al regime ma per i cristiani il regime del terrore è ancora un male
minore. Non si possono attendere nulla di buono né dalla caduta dello Stato né
da una rivoluzione islamica.
È difficile pensare ad un dopo Saddam. Il
presidente ha appoggiato la costruzione di edifici cristiani.
A Karakosh esiste
un vasto centro parrocchiale costruito attraverso l’intervento di Aiuto alla
Chiesa che Soffre.
Ventimila anime popolano questo raro esempio di luogo
cristiano.
Disperata rimane la situazione nell’Iraq del nord dove i curdi
combattono ancora, centinaia i villaggi, dove vivevano anche cristiani, messi a
ferro e fuoco, 150 chiese e chiostri distrutti, e il numero dei cristiani che
oggi si riduce sempre di più. Url di questa pagina http://www.augustea.it/dgabriele/italiano/isl_iraq.htm Come probabilmente sappiamo la civiltà islamica reputa la
donna come una cittadina di classe inferiore, sottomessa alla volontà
dell'uomo. In alcuni paesi di cultura islamica non c'è un profondo livello di
discriminazione, come ad esempio in Tunisia, dove le donne sono libere di
vestire come vogliono e hanno ottenuto molti diritti che le rendono quasi pari
all'uomo, e in Turchia, dove un sostanzioso numero di donne sale al potere. I vari paesi islamici (Iran, Turchia, Iraq, Pakistan,
Tunisia), una volta ottenuta l'indipendenza, attuarono varie strategie di
modernizzazione per legittimare il potere della classe dirigente. I diritti
della donna sono quindi legati a questa legittimazione. Negli anni trenta, ad
esempio, si fece promulgare una legge che proibiva l'uso del velo in Turchia e
in Iraq. La modernizzazione e i movimenti femministi non sono però
riusciti a far crollare un regime totalmente patriarcale e maschilista,
comune a tutti i paesi islamici. Ci sono molte donne che rivestono un ruolo importante in
politica e altre che svolgono lavori eseguiti principalmente da uomini (autista
d'autobus, giornalista sportivo). Le leggi non riescono però a garantire la
parità, perché la mentalità popolare è ancora molto legata alle antiche
tradizioni, spesso infatti una donna deve mantenere anche i fratelli e i parenti
del marito. In Algeria la condizione della donna è molto precaria. In
questo paese è stata infatti applicata la svaria, la legge islamica che
relega la donna in una condizione di totale inferiorità. Contro questa legge si
schierarono numerose associazioni femminili tuttavia alcune di loro pagarono con
la vita la loro presa di posizione. La discriminazione attuata dall'Iran è piuttosto forte, anche
se questo è l'unico paese in cui viene celebrata la "settimana della
donna", che in sostanza consiste in una settimana di trasmissioni
radiofoniche e televisive. In questa settimana si celebra anche la festa della mamma, che
coincide con il compleanno di Fatima, la figlia più giovane di Maometto. Si
dice che dai figli di Fatima prese il via la corrente islamica sciita, la
religione ufficiale dell'Iran. Fatima ha sempre rappresentato un modello femminile da
seguire; all'inizio essa conteneva i valori di disprezzo e di protesta contro
l'ingiustizia, dopo la rivoluzione del '79 Fatima rappresentò gli ideali di
castità e di sottomissione. Alcune leggi che discriminavano la donna sono comunque
state abrogate e forse la condizione della donna migliorerà. All'inizio l'Islam
non era molto discriminante nei confronti della donna: le mogli di Maometto lo
accompagnavano spesso in guerra e lo consigliavano riguardo le strategie da
seguire. Era permessa anche la poliandria, quindi una donna poteva
contrarre più matrimoni contemporaneamente. La legge del corano rappresenta in
alcuni casi un progresso: essa vieta l'infanticidio delle bambine e stabilisce
alcuni diritti che permettono alla donna di ottenere l'eredità. Le norme di Maometto diedero molta più libertà alle donne
rispetto alle loro contemporanee europee, esse infatti potevano mantenere il
loro cognome dopo il matrimonio. Oggi le donne musulmane di alcuni paesi mantengono la loro
cittadinanza anche dopo aver contratto matrimonio con un uomo straniero. Questi
diritti potevano rappresentare un privilegio nel settimo secolo d.C., ma non
alle soglie del duemila. La religione islamica ammette la poligamia, infatti un uomo può
sposarsi con quattro donne contemporaneamente, a patto che egli sia in grado di
trattarle tutte allo stesso modo. Proprio per questo motivo la poligamia non
viene più accettata in alcuni paesi, perché il "trattare allo stesso
modo" non significa dare ad ognuna la stessa quantità di ricchezze, ma
significa anche dedicare ad ognuna lo stesso affetto e le stesse attenzioni,
equità che non potrebbe essere garantita da nessun essere umano. L'islam è però sempre basato su un antico sistema
patriarcale, le donne devono quindi riuscire a farlo crollare. Per questo
obiettivo le donne hanno molte più "armi" di quanto credono. Per prima cosa occorre dare una nuova educazione alle donne:
sono infatti le madri che allevano le figlie nella subordinazione e che abituano
i figli maschi ad essere sempre serviti. Spesso le stesse madri costringono le
loro figlie a subire pratiche molto più violente come, ad esempio, la
mutilazione genitale femminile (clitoridectomia e labiodectomia). La mutilazione genitale femminile viene praticata sia dai
musulmani, sia dai cristiani, sia dagli animisti, tuttavia questa pratica non
viene prescritta né dalla Bibbia né dal Corano. Url di questa pagina http://www.skuola.net/storia/donna.asp Islam http://www.areacom.it/hp/teologia/islam.htm 1. Dio ha dettato a Muhammad (suo profeta) il
Corano, libro della verità sull'unico Dio, clemente e misericordioso, grande
e potente. Esso è la parola di Dio dettata direttamente
e corrispondente al Corano che c'è nella mente di Dio. "Nel Corano
ogni singola parola è ispirata e sacra in quanto è l'esatta traduzione del
Libro sacro che è in cielo presso Dio. IN questo il Corano è parola di Dio
intesa come verbum mentis Dei " (Scaranari 22). Si è diffidenti verso
le traduzioni. Che il Corano sia parola increata è accettata dala
maggioranza dei teologi. Solo nel 1976 è stato vietato di sequestrare
il Corano dalla mano degli infedeli. "Non è mai esistita nell'Islam
una critica coranica vera e propria perché neanche i più razionalisti
mettono in dubbio il fatto che il Libro fosse presente ab aeterno nella
sostanza divina, e che quindi sia stato dettato da Dio letteralmente al
Profeta attraverso la voce dell'arcangelo Gabriele" (Ib.
25). E' un miracolo inimitabile. E' l'ultimo testo sacro e non potrà subire
modifiche.. Per i passi contrastanti è usata la regola dell'abrogazione:
"Allah cancella quello che vuole e conferma quello che vuole: una
rivelazione posteriore può abrogarne una anteriore.
La "rivelazione" islamica si
configura come una voce che parla in modo sempre distinto "in una
lingua perfetta", accompagnata da sensazioni di presenza , sotto forma
di rintocchi di campane o rumori confusi, inn uno stato fisico al di là del
normale (Boz,48): esse sono senza testimoni. Sono rivelate alla moglie
Cadigia, taciute per tre anni, accompagnate da dubbi, scoraggiamento,
tentazioni suicide, angoscia di poter essere considerato falso profeta. Fu
il cugino Waraqa ibn Nawafal, cristiano di tradizione hunafa' a riconoscere
l'autenticità della sua profezia: un altro monaco cristiano Bahira
riconobbe in Muhammad una continuità con Mosè e lo identificò con il
Paraclito promesso da Gesù (Boz 50)
Quran vuol dire lettura, predicazione o
recitazione. Le Sure sono 114.
La sua interpretazione non è affidata a
nessun intermediario magisteriale: gli ulema sono opinioni autorevoli (il più
seguito è quello del Cairo) ma non normative (la condanna a Rushdie non è
di tutto l'Islam ma di un solo ulema).
La teologia è ridotta al minimo ed è più
importante la sharia cioè il diritto canonico, che normativizza i singoli
aspetti della vita quotidiana.
Oltre al Corano esiste anche la Sunna, cioè
tradizione, costituita dagli "hadit", cioè racconti e episodi
della vita del profeta. Tra le varie raccolte le due più autorevoli furono
quella di Muslim e di Al Buhari. "Secondo un hadit Muhammad avrebbe
detto: la mia comunità non si accorderà mai su un errore: secondo
Alessandro Bausani questa fonte potrebbe, in teoria, anche abrogare il
Corano!" (Scar. 27) .
Di Muhammad vengono menzionati anche altri
nomi (Scar. 16) .
2. In esso è contenuta l'unica via per
costruire una società efficiente e giusta e per ottenere la salvezza eterna: La salvezza eterna è comunque solo sperata:
vedi l'aneddoto dei tre bambini: uno nato musulmano e morto subito, che si
salva, uno nato non musulmano e divenuto musulmano e si salva, uno nato
musulmano e divenuto non musulmano che dall'inferno protesta a Dio di non
averlo fatto morire subito. 3. Questa via è l'islàm, è la completa
sottomissione (sincera e convinta) a lui, ai suoi progetti sull'umanità, alla
sua volontà e ai suoi precetti. Il senso della rassegnazione è molto vivo
nell'Islam
Dio è più un sovrano che un padre: la sua
misericordia non è affetto per l'uomo ma elargimento di favori a chi dimostra
sottomissione.
Egli salva e travia chi vuole, sa già tutto,
può cambiare idea, è causa prima di tutto, non agisce attraverso le cause
seconde.
4. Il muslìm (mussulmano, cioè sottomesso) se
vuole salvarsi deve credere in certe verità rivelate a Muhammad e contenute
nel Corano (libro che coincide con la Parola stessa di Dio), tra cui Dio, il
giudizio universale, gli angeli, la Scrittura, i profeti, Tra i profeti l'islam riconosce Adamo, Abramo,
Mosè e altri, tra i quali Gesù, di cui si dice che è nato da una vergine
(19,20-22) che ha compiuto miracoli tra cui ridare vita agli uccellini (3,49)
ma del quale non si ammette la morte in croce (4,157) ceh avrebbe significato
una sconfitta di Dio né la risurrezione e la divinità (4,171; 5,72.78) che
comprometterebbero l'unità-unicità di Dio. Gesù è asceso al cielo, vive
oggi sulla terra e ritornerà al momento del giudizio finale. Secondo Giulio
Basetti-Sani nel Corano ci sono i presupposti soprattutto simbolici per un
dialogo su Gesù tra musulmani e cristiani, che possono essere tematizzati
come "semi del Verbo" nascosti nel Corano (165).
Tra gli angeli i più spietati sono Munkar e
Nakir che tormentano il defunto nella tomba per fargli professare la fede.
Credono nei Ginn, elfi e gnomi, buoni o cattivi. E' proibita la devozione dei
santi (sidi) ma le donne la trasgrediscono.
5. Il muslìm deve poi adempiere una serie di
precetti morali e cultuali (tra cui i cinque pilastri: professione di fede,
preghiera rituale, pellegrinaggio alla Mecca, autotassazione, digiuno di
Ramadan). Shahada: ashadu anna la ilaha illa allah wa
ahsadu anna Muhammad rasul Allah: professo che non c'è Dio all'infuori di
Dio e professo che Muhammad è profeta di Dio
Salat: cinque volte al giorno: all'alba, a
mezzogiorno, al pomeriggio, al tramonto e alla sera. Dura 10 minuti.
Descritta in Scar. 53. Il richiamo del muezzin dall'alto del minareto; se è
in gruppo è guidata da un imàm, guida (basta che sia maschio e fedele); al
venerdì viene anche pronunciato un sermone (Khtuba) dossologico e
politico-morale.
Zakat: non è l'elemosina volontaria ma
quella obbligatoria: oggi compresa nelle tasse. I destinatari: poveri,
bisognosi, esattori delle imposte, zelo debole da guadagnare alla causa,
schiavi, debitori per amore di Dio, guerra santa, viaggiatori.
Hajj. Uno dei riti tipici è il giro intorno
alla Kaaba. L'ultimo giorno si sacrifica un agnello per ridistribuirne le
carni alle famiglie povere. Si vestivano uguali. Riti descritti in Scar. 72
Sawm: Ramadan: commemora la discesa del
corano. Ne sono esentati anziani malati e donne incinte. Anche evitare di
litigare, mentire, calunniare e concepire cattivi pensieri. Coltiva la
"pazienza" (virtù di origine beduina: spirito di sopravvivenza,
virilità, volitività, coraggio umano).
Alcuni aggiungono la Jihad, guerra santa. E'
un dovere obbligatorio solo collettivamente: è sufficiente che un gruppo lo
osservi perché gli altri siano esentati. E' oggi guerra di difesa del
territorio islamico degli attacchi di chi non è nella vera fede. Un quinto
del bottino è dello stato. L'attacco agli infedeli deve essere preceduto da
un invito alla conversione: non possono essere uccisi donne bambini, vecchi
, monaci e inermi. "Le scuole spirituali l'hanno resa una guerra
interiore, spirituale per avvicinarsi al volere di Dio.
6. Esistono correnti più mistiche in cui alla
credenza nelle verità e all'adempimento delle regole viene sostituito il
rapporto di comunione e intimità con Dio (soprattutto il sufismo). Il sufismo sposta l'accento dal Corano al Dio
del Corano; al centro di tutto è Dio, e la relazione del credente con il
Corano è risolta nella sua relazione con il Dio del Corano. Nell'Islam
tradizionale "la nomologia precede la teologia" mentre nel sufismo
"la teologia precede la nomologia". L'Islam tradizionale è
sottomissione al Corano, l'Ilsam dei Sufi è sottomissione al Dio del Corano
(Rizzardi,16).
Il sufismo nasce dall'incontro tra le
pratiche ascetiche di devoti (la più grande "santa" fu Rabjah)
della cerchia di Muhammad (lui vivente) e dalle speculazioni teologiche e
gnostiche dovute ai tentativi delle scuole islamiche di roslovere aporie del
Corano circa la relazione tra predeestinazione divina e libero arbitrio
umano (Molè 41.46.60). La fioritura del movimento si ebbe nel X secolo con
Dhu '-Nun, al Muhasibi e Bistami. La maturità del movimento fu raggiunta
con la scuola di Baghdad (Junayd, Hallaj). Gli sviluppi annoverano i nomi di
al Ghazali, al-Arabi, Simnani, Sarhindi e Rumi.
7. L'ingresso nella vita eterna non è
assicurato dall'adempimento dei precetti, ma chi si è comportato bene può
confidare in Dio misericordioso e giusto e sperare in un esito positivo del
giudizio. 8. L'islàm si innesta su una religiosità
preislamica, ha una sua storia, legata alla biografia di Muhammad, ha un suo
sviluppo dopo la morte di Muhammad, in cui le vicende religiose e quelle
politiche si intersecano. Muhammad: nato verso il 570 d.C. alla Mecca,
nella penisola arabica: orfano di padre: a sei anni perse la madre: stette
col nonno fino a otto anni, e dopo la morte di questo stette presso uno zio
materno Abu Talib.
Divenne commerciante come questo ed entrò al
servizio di Cadigia, una ricca vedova che in seguito sposò: intraprese per
suo incarico viaggi d'affari e divenne uno stimato mercante.
Crebbe l'interesse per le religioni, ebbe
visioni, ne informò la moglie, si convinse di essere scelto da Dio come suo
profeta, a 40 anni diede inizio (senza molto successo) alla sua predicazione
sulla potenza e misericordia di Dio e sulla necessità di essere
riconoscenti, generosi e timorati. Il suo antipaganesimo e la sua critica
alla società mercantile procurarono l'emarginazione del suo clan (Hascimiti)
da parte degli altri clan meccani, e dopo la morte della moglie e dello zio
il nuovo capo del clan (Abu Lahab) gli si mise contro, costringendolo a
fuggire dalla Mecca.
L'egira, cioè l'emigrazione di Muhammad e
dei suoi seguaci dalla Mecca Medina (Ad-Medinat, cioè città del profeta,
prima si chiamava Yatrib) venerdì 16 luglio 622 segna l'inizio della
stesura della Costituzione di Medina, che sancisce l'unità tra stato e
religione (Scranari 14): l'Islam diventa regola fondamentale sia per il
rapporto religioso sia per il contesto politico. A ciò si aggiunge un patto
di protezione degli ebrei di Medina che poterono così far parte della
"umma". La Costituzione medinese fu composta con grande abilità
politica "guardando esclusivamente alle necessità pratiche del momento
e facendo passare in secondo piano le esigenze religiose" (Di Nola,
64). In un primo tempo tentò di accattivarsi le simpatie ebraiche
introducendo elementi giudaici nel Corano, predicando l'identità delle due
fedi, poi viste le resistenze degli ebrei rivolse verso la kaaba della Mecca
(e non verso Gerusalemme) la direzione della preghiera; poi maturò una
progressiva contrapposizione all'ebraismo della sua nuova fede, che divenne
anche contrapposizione al cristianesimo (Di Nola, 66-67).
Dopo la morte di Cadigia Muhammad ebbe molte
mogli: la sua figlia prediletta si chiamava Fatima, moglie del quarto
califfo Alì.
I successori di Muhammad furono Abu Bakr
(632) Omar (634) Othman (644) Alì (661): Sotto Alì avvenne l'arbitrato di
Siffin, che sancì la divisione del mondo islamico in Sunniti (sostenitori
degli Ommayadi e della scelta del califfo da parte di una commissione di
religiosi: oligarchici) Sciiti (che sostenevano Alì e il principio di
potere ereditario: monarchici: accusano il califfo Othman di aver eliminato
la sura delle due luci inn cui veniva designato Alì come successore di
Muhammad) e Kharijiti (che si separarono da entrambi che sostenevano
l'elezione del califfo da parte della comunità: democratici): poi ci fu la
dinastia Ammayade (Mu'awiya) che sposta la capitale a Damasco e dà il via
all'espansione Araba che si fermò a Poitiers e alla battaglia di Lepanto.
Vi successe la dinastia Abbasside che spostò la capitale a Baghdad.
L'impero finisce sotto l'invasione dei mongoli e poi dei mognoli ottomani. 9. Esiste il tentativo islamico di conciliare
la religiosità coranica con il pensiero greco. Fahd (in Puech 126-130) divide questo
movimento in tre vie: · la prima è quella spiccatamente
razionalista (Razi, sec. X) · la seconda è quella della conciliazione
con valore in sé della filosofia (Kindi, sec. IX) · la terza è quella dell'accordo perfetto
tra ragione e religione coranica (Alfarabi, i Fratelli della Purezza,
Avicenna, Averroè). 10. Usi: circoncisione, matrimonio di un
musulmano con una donna del libro, non viceversa, quattro mogli più
concubine, macellazione con taglio deciso alla base del collo dopo aver
rivolto il capo della bestia verso la Mecca e aver pronunciato l'invocazione
basmallah (in nome di Dio). 11. Numeri (Di Liegro-Pittau, 153) segue Borrmans '91.
Arabia 28,5 milioni; medio oriente 31,5 milioni; Africa Nord est 59 milioni;
africa nord 59 milioni; Iran e Afghanistan 60,5 milioni; Ex URSS 31,5 milioni;
Turchia 52,5 milioni; Balcani 4 milioni; India-Pakistan 286 milioni; Sud Est
asiatico 163 milioni; Africa nera 122 milioni Europa 6 milioni; America 3
milioni. Totale 906,5 milioni. Altre stime parlano di 860 milioni (Barret 88),
805 milioni (Dalval 87) 1 miliardo e 79 milioni (Merad 84).
20 March 2003 – Secretary-General Kofi
Annan said today the United Nations will do whatever it can to bring assistance
and support to the Iraqi people and called on all parties in the conflict to
scrupulously observe the requirements of international humanitarian law.
Secretary-General Kofi Annan
POPOLAZIONE: 22.219.000
RELIGIONE: islam 97% (sciita 62.5%, sunnita 34.5%); cristianesimo 2.7%
Cattolici: 261.738
Patriarcato: Baghdad (Babilonia) dei Caldei - 150.000; Alquoch dei Caldei -
15.150; Amadyah, Amadia dei Caldei - 2.371; Aqra, Akra dei Caldei - 110;
Sulaimaniya dei Caldei - 500; Zaku dei Caldei - 6.500; Metropoli: Kerkuk dei
Caldei - 5.236; Arbil dei Caldei - 2.521; Bassorah, Basra dei Caldei -
2.600; Mossul dei Caldei - 18.000;
Diocesi: Baghdad dei Latini - 3.000; Baghdad dei Siri - 24.000; Mossul dei Siri
- 28.450; Baghdad degli Armeni - 2.200;
Esarcato patriarcale di Antiochia dei Siri (Iraq e Kuwait) - 1.100.
La donna nelle civilità islamiche
In altri paesi il livello di discriminazione è ben più forte: in Algeria le
donne vengono violentate e uccise dai fondamentalisti islamici, in Afganistan le
donne sono "sepolte" in un burqah, un abito che non lascia
nemmeno intravedere gli occhi.
Possiamo quindi affermare che la condizione della donna è strettamente legata
sia alla storia del paese in cui vive sia al paese stesso.
Durante la lotta contro il dominio francese le donna algerine avevano ottenuto
la libertà di vestire con abiti occidentali per non farsi notare, in seguito
dovettero tornare a velo per nascondere le varie armi usate per gli attentati.
Le donne sono quindi considerate tuttora cittadini di seconda categoria. La
Tunisia è il paese di cultura islamica che ha la legislazione più avanzata dal
punto di vista dei diritti delle donne. Secondo le leggi tunisine è prevista
infatti la parità fra uomo e donna nel matrimonio, l'uomo è tenuto a pagare
gli alimenti alla moglie in caso di divorzio, la madre deve dare il suo consenso
in caso di matrimonio di una figlia minorenne. Il codice di lavoratori prevede
la stessa paga per le stesse mansioni, la violenza sulle donne viene punita
severamente.
Molto più gravi sono invece le condizioni delle donne che vivono nei paesi
governati dalla teocrazia, come l'Iran, tuttavia le condizioni femminili sono
molto più dure in Afghanistan, dove le donne non possono né uscire di casa né
andare a scuola.
Essa rimase comunque un modello da seguire, infatti, quando una bambina disse
che il suo ideale di vita era quello rappresentato dalla protagonista di un
serial televisivo giapponese, scatenò le ire dell'ayatollah. La dichiarazione
di questa bambina costò comunque alcuni anni di carcere ai redattori del
programma.