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Da LA REPUBBLICA 17 agosto 2003

Bossi sta azzannando alla rinfusa alleati, avversari "come un pitbull senza guinzaglio"

L'autogol di ferragosto

di Curzio Maltese

L'unico miracolo prodotto in due anni dal governo Berlusconi è il balzo del centrosinistra nei sondaggi oltre il 50%, un record storico. Poiché l'Ulivo di suo ha fatto pochino e gode di pessima televisione, la spiegazione del mistero è da cercare altrove: per esempio ieri a Ponte di Legno, dove Umberto Bossi ha tenuto il solito (e "insolito") comizio estivo alle camicie verdi da diporto.

Azzannando alla rinfusa alleati, avversari "come un pitbull senza guinzaglio", la definizione di Mastella, il senatùr s'è esibito nelle sue paradossali specialità. Che consistono da un lato nell'arringare le plebi padane come se non fosse un membro importante del governo ma ancora oggi un capo dell'opposizione populista alla Dc; dall'altro nel cavalcare l'estremismo più isterico per trarne un modesto ma strategico vantaggio a danno della coalizione. Nel senso che con le sue sparate xenofobe e ora anche eurofobe, il senatore si procura qualche centinaio di migliaia di voti ma ne fa perdere qualche milione alla Cdl, come certificano le ricerche di questi mesi. E siccome l'uomo non è stupido né ingenuo, probabilmente è questo il suo calcolo.

Negli ultimi 15 anni Bossi s'è mostrato abile a curare gli interessi della propria bottega elettorale, la Lega sopravvissuta a cento fallimenti e mille giravolte politiche, quasi quanto Berlusconi è stato furbo nel mettere in salvo le aziende. Non si spiega altrimenti l'apparente follia ciarlatana dell'esternazione di Ponte di Legno, nella quale Bossi ha battuto ogni record di rodomontismo e ignoranza.
Ha cominciato col paragonare l'Ulivo alla sinistra cilena, con alla testa un Allende "democristiano", ovvero Prodi. Parallelo che voleva essere offensivo e minaccioso e risulta invece nobilitante, non fosse che perché implica il suo contrario e cioè un Berlusconi-Pinochet, laddove neppure l'Economist o l'Unità si sarebbero spinti. Non era certo questa l'intenzione del ministro ma si vede che in lui, inconsciamente, agiscono ancora il Bossi del ribaltone e quello che per quattro anni evitava di nominare Berlusconi, preferendo il sinonimo di "mafioso di Arcore". È un boomerang per il presidente del Consiglio anche la sorprendente difesa di Bossi: "Nell'alleanza bisogna capire che non esistono alternative a Berlusconi". Segno che qualcuno ci sta pensando. È ancora più allarmante per gli alleati e incoraggiante per l'opposizione l'annuncio della "nuova e grande battaglia leghista", per cui "torneranno presto i gazebo in piazza". Nientemeno che il ritorno delle barriere doganali, una cosa della quale in Europa non si sentiva parlare da un paio di decenni. Servirà soprattutto a difendersi dalla Cina, terzo nemico storico della Padania dopo il Barbarossa e Roma ladrona. Ora a parte che siamo in Europa e il protezionismo in un paese solo non è possibile, se questi sono i progetti dell'asse Bossi-Tremonti per uscire dalla crisi è meglio preparare le valigie.

È probabile che il falco di Gemonio abbia orecchiato la moda della destra americana, che è diventata protezionista ma a ragion veduta. Gli Usa accumulano da anni un mostruoso deficit della bilancia commerciale, qualcosa come un miliardo d'euro al giorno. Ma per l'Europa e in particolare per il mitico Nordest, che esportano assai più di quanto non importino, il protezionismo sarebbe il più clamoroso e imbecille autogol nella storia dell'economia moderna.
In tema d'autogol è da segnalare infine l'inattesa e inspiegabile attacco al Perugia e all'Udinese, colpevoli secondo Bossi d'aggirare la legge sull'immigrazione per ingaggiare calciatori stranieri. Una strana crociata contro due simpatiche società di pallone che si limitano nel loro settore, al pari di tante piccole e medie imprese, a impiegare extracomunitari per lavori che gli italiani non vogliono più fare: la raccolta dei pomodori, il muratore, la badante e il cursore di fascia.

Queste trovate ferragostane di Bossi, in una zona per giunta risparmiata dall'afa, oltre ai numerosi attacchi servili alla magistratura, significano un paio di cose: la prima è che le sbandierate Riforme della destra con un ministro così, non si faranno mai; l'altra è che in un'Europa sempre più grande, potente e consapevole dei propri valori, l'impazzimento autarchico dell'Italia, con il suo strascico quotidiano di buffonate, diviene sempre più improbabile ed effimero. Forse l'ha capito persino Bossi e si prepara per primo al dopo Berlusconi che finge di negare.




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