Nel 1854 André Adolphe Eugene Disderi depositò il brevetto per una tecnica di riproduzione dell’immagine basata sul collodio e quindi simile all’ambrotipo ed alla sua rielaborazione Americana, il tintype, chiamata carte-de-visite. Si trattava di fotografia riportata su piccoli cartoncini (10x6 cm); da qui il nome che richiama il comune biglietto da visita. La tecnica prevedeva l’esposizione di lastre umide in un’apparecchiatura dotata di quattro obiettivi e di un portalastre scorrevole. Questi accorgimenti permettevano di ottenere otto stampe da ciascun negativo. Il processo non richiedeva particolari specializzanioni né abilità e risultava molto produttivo, vista la quantità di immagini che si otteneva. L’incredibile successo di questo prodotto si deve in gran parte ad un illustre "testimonial"; nel 1859 Napoleone III prima di partire per una spedizione militare contro l’Austria si fermò nello studio di Disderi, ed ordinò che le sue cartes vengano distribuite tra il popolo. La notizia si diffuse in tempi brevissimi e lo studio del fotografo Parigino divenne:

…"un tempio della fotografia, unico per il suo lusso ed eleganza. Egli vende giornalmente ritratti per tre, quattromila franchi"

Il successo commerciale dei ritratti, nonostante il loro scarso valore artistico e spesso scadente qualità fu impressionante anche in Inghilterra e negli Stati Uniti. Basti pensare che una settimana dopo la morte del principe consorte inglese ne furono venduti oltre 70.000 ritratti.