Sconcerto

"Wo die Spracne aufhort, fang die Musik an" ("Dove finisce la lingua, inizia la musica") - Ernst Theodor Amadeus Hoffmann


Qualche colpo di tosse qua e là, un leggero brusìo, palchetti e poltrone scricchiolanti, saluti a mezza voce, le luci che si spengono per un attimo, una, due, tre volte: l’invito ad accomodarsi, si va a cominciare.
Il sipario si apre ed uno scrosciante applauso fende il buio ed illumina il palco, i musicisti prendono posto, arriva il direttore d’orchestra e i battimani si fanno più forti; poi, a poco a poco, non resta che il silenzio a far vibrare l’attesa.
Un improvviso movimento di bacchetta e le note iniziali del concerto risuonano nell’aria. Sono trascorsi soltanto pochi secondi quando nelle prime file si avverte che qualcosa non sta andando per il verso giusto.
L’impressione si sparge rapidamente in sala, anche gli addetti al servizio sbucano dai pesanti drappi di velluto rosso per vedere cosa sta succedendo.
La musica sembra stonata, come se una mano invisibile stesse alterando un po’ per volta lo spartito rendendolo sempre più etereo, leggero; come se tutto ciò che sta scritto sui pentagrammi pesasse ora appena cinque grammi.
Una sensazione strana.
Il direttore si muove come un burattino e l’orchestra pare abbia smarrito la chiave di violino.
Anche le note sembrano sconosciute.
Saltano tutti gli accordi. Il pubblico ascolta allibito, ad libitum.
La cacofonia è tale che molti si dirigono verso la toilette.
Eppure le prove per questo attesissimo concerto sono state effettuate con particolare cura. Dopo otto prove in cui tutti hanno suonato senza il benchè minimo errore, è stata fatta la prova del nove e quella del diesis entrambe impeccabili.
Quello che sta succedendo è davvero inspiegabile; l’impresario ha le gam bemolli. Mai e poi mai si sarebbe aspettato un simile disastro. Il caos è ora indescrivibile.
Arrivano i primi fiaschi. Molti fra il pubblico infatti, nella confusione, hanno cominciato a prendere fischi per fiaschi e ora tirano quelli.
I musicisti sono sconcertati.
I primi a rendersi conto dell’incidente sono i percussionisti che, dopo aver sistemato il triangolo, scappano a tamburo battente con un frastuono da far rompere i timpani. Fanno fagotto anche i fagotti insieme ai clarinetti in aperto contralto con i controfagotti ed i contrabbassi che, bastian contrari, tentano a tutti i costi di non rompere l’armonia.
Più cauti i flauti.
Dapprima fanno finta di niente poi fuggono in sette. All’ultimo momento si aggiunge loro un ottavino. I sassofoni restano di sasso.
Le viole e i violoncelli violano le consegne e tagliano la corda con gli archetti. Per una volta i secondi violini la fanno in barba al primo violino e lo precedono nell’arte della fuga.
Anche le trombe riescono a trombare i vecchi tromboni lasciandoli indietro sulle scale maggiori.
I piatti, quatti quatti, si eclissano dietro le quinte diminuite appiattendosi per non essere notati, lo xilofono si imbosca e finisce per pungersi con una spinetta.
Il direttore d’orchestra si rende conto con vivo contrappunto che il panico regna soprano.
Le tube non ci capiscono più un tubo, i corni fanno gli scongiuri e quell’arpia dell’arpa fa un colpo da maestro: vola ai botteghini e fugge con la grancassa senza nemmeno lasciare l’obolo di un oboe.
Il concerto è finito e il direttore sfinito.
Lo portano via mentre, in pieno delirio, cerca di non lasciarsi scappare il pianoforte tenendolo per la coda.
ntanto il pubblico protesta vivacemente, sul palco piovono pomodori ed uova marce ma i veri melomani tirano mele.
Poco dopo però, la tensione si placa e gli spettatori cominciano a sfollare allontanandosi nella notte. Anche i musicisti se ne vanno, completamente suonati.
E’ buio ed alcuni di loro, ancora un po’ confusi, prendono lucciole per lanterne arrivando a casa con un insetto sottobraccio.
Le mogli li accolgono con una romanza seguita da una ramanzina e, irritate per il ritardo, gliene cantano quattro, come se non ne avessero avuto abbastanza.
D’altronde la prima di un concerto nasconde sempre qualche insidia. Domani forse andrà meglio.
E buonanotte ai suonatori.



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