Tempo Non Lineare
di Marco Odino
Non lineareee!
il tempo non è lineare!
ma cosa credete, che si possa continuare così
che il tempo passi così, senza fare una grinza, senza una piega, una plica, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno?
Non è vero, non è vero!
Il tempo non è lineare!
Ho passato una vita ad impararlo tale!
Non è una teoria, è una disciplina mentale.
Non volevo, non volevo perdere le mie emozioni nell’esatto momento in cui nascevano.
Non volevo. Non volavo.
Non capivo perché tutto dovesse essere sequenziale, non mi rassegnavo all’idea di procedere in linea retta e a poco a poco ho reimparato a vivere tra le righe del destino.
Per anni mi sono sentito incastrato in questo dvd di vita avvitata, spaesato senza mai essere messo in pausa o riavvolto almeno una volta. La mia vita? Ma non è forse le altre? L’infanzia, la scuola, un lavoro, le amicizie, l’amore, una storia, mille storie tutte uguali ma tutte per noi così importanti da sembrare uniche anche se simili, terribilmente simili. Avremmo spesso voluto cristallizzare il tempo ma tutto passava: la fanciullezza, l’amore, il sentimento e il vento.
I giorni pari e quelli neri, irripetibili misteri… si sbriciolavano in una clessidra di vetro col mondo dentro, in un anno, una vita o forse in un solo momento.
Poi, forse premiato da tanta costanza, ho avuto una visione, un’idea, un aiuto da una dea.
Da sempre ero affascinato dagli stereogrammi, sì, quei disegni geometrici ed astratti che, osservati sfocando la vista, svelano un’immagine tridimensionale nascosta, una vera e propria rivelazione, non tanto per l’effetto ottico in se stesso ma per il fatto di scardinare un’apparente realtà: se noi riusciamo ad osservare in modo diverso una cosa il mondo intorno a questa cambia e con esso anche questa. Ho cominciato a chiedermi cosa sarebbe successo se avessi osservato, anzi percepito, anche il tempo allo stesso modo, guardando dentro, attraverso e oltre questo.
Mica facile, provaci tu!
E mentre il tempo passava, io lo osservavo, e mentre i giorni e le notti, i sorrisi e le lacrime scorrevano, io lo sentivo e mentre i volti apparivano e scomparivano io lo percepivo cercando di uscire dalla sincronia per entrare in sintonia.
E’ complicato? Sì, forse. È difficile spiegare le cose semplici. Come potrei farlo?
Ecco, un esempio potrebbe essere il pendolo di Foucault.
Una non invenzione.
Cioè una cosa che esiste già e che qualcuno, inventandola, ne rivela l’esistenza dimostrando quindi che non è stata inventata.
Quando il fisico francese Jean Bernard Léon Foucault effettuò nel 1851 un esperimento per dimostrare il moto di rotazione della Terra lo presero per pazzo. Dimostrò, infatti, che la Terra girava servendosi di un pendolo, un filo lungo circa 70 metri, al quale era sospesa una sfera di ferro di 30 chili con su un'asticella che sfiorava la sabbia sparsa sul pavimento. E lo fissò sulla cupola del Pantheon di Parigi! Sembrava una stupidaggine eppure, se la Terra fosse stata ferma, l'asticella avrebbe dovuto tracciare sulla sabbia sempre la stessa riga. Invece, dai segni lasciati sul terreno si vide che il suolo ruotava rispetto al piano in cui oscillava il pendolo e le righe tracciate dall'asticella cambiavano creando un disegno. Incredibile ma vero, come quasi tutte le cose incredibili. Ovviamente questo fenomeno non può verificarsi all'equatore, poiché qui il piano di oscillazione è parallelo all’asse terrestre e quindi in questo caso l’assenza del fenomeno è la sublimazione della sua presenza. Riflettete su questo quando non capite come mai non si può “vedere” il tempo e perché non riusciamo ad affrancarci da esso. Quindi, tornando al nostro pendolo, questo mostrava una cosa già esistente usando uno stratagemma semplice e già presente ma mai utilizzato a tal scopo. E’ così che si fanno i passi avanti: guardando di lato.
Foucault ebbe la bella idea di appendere questo pendolo e di lasciarlo lì, immobile.
Immobile mica tanto.
Apparentemente immobile, come me.
Vedete è questa apparenza che fa la differenza.
Un pendolo immobile, a poco a poco si muove, mosso da una forza misteriosa che poi misteriosa non è. Ed il tempo segue le stesse regole: è immutabile e lineare solo se lo si guarda da qui (si sposta). Ma se lo si guarda da qui (si sposta ancòra) tutto cambia.
Sono al polo nord, chi sta sotto? (si sposta in punta di piedi) Sono al polo sud, tutti sopra? Direi di no. E’ spostandoci che percepiamo lo spazio ma è fermandoci che percepiamo il tempo. Perdere la bussola al polo nord non è drammatico, muovendoci ci sposteremmo comunque verso sud. Spostarsi nel tempo è semplice, basta oscillare invece che muoversi, ingannare il tempo con un falso movimento (scandendo bene le parole)
Mi sono appeso (si appende al pendolo) ed ho oscillato
Ve l’ho detto prima: sincronia non è sintonia.
*
Aristofane
"Uccelli" 693-702
“Per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'ostinata illusione.”
Albert Einstein
"L'essere umano, compreso nella sua estrema
possibilità d'essere, è il tempo stesso, e non è nel
tempo."
Martin Heidegger
“Il tempo trascorre secondo una sua velocità e una sua misura, non tutti, però, e nemmeno molti, hanno meditato sulle possibilità che il tempo trascorra a una velocità infinita e perfino rovesciandosi su se stesso, che, col passaggio alla velocità infinita, il suo corso prenda il senso inverso. Ma intanto il tempo davvero può essere istantaneo e fluire dal futuro al passato, dagli effetti alle cause, teleologicamente, e ciò avviene appunto quando la nostra vita passa dal visibile all’invisibile, dal reale all’immaginario”.
Pavel Florenskij
“Il
tempo è indispensabile all’uomo perché, incarnandosi, egli possa realizzarsi
come persona. Non alludo al tempo lineare, quello che determina la possibilità
di riuscire a fare qualche cosa, a compiere qualche atto. L’atto è un
risultato, mentre io parlo della causa che rende fecondo l’uomo in senso
morale. La storia non è ancora il tempo. E neppure l’evoluzione: Esse sono
una successione. Il tempo è uno stato”. Andrej Tarkovskij, Scolpire il Tempo.
(mostra il libro)
*
Non sono io che ho detto queste cose, non sono io che ho aperto le porte del tempio del tempo! Altri, probabilmente, lo hanno fatto prima di me, -alza il libro in alto, scuotendolo - il guaio è che oggi abbiamo perso la capacità di vedere oltre il divenire e di vivere attraverso e non attraversando.
Io ho fatto la mia scelta, mi sono aggrappato al tempo e, oscillando, mi sono sganciato. In quella landa mentale che sta tra il sonno e il risveglio, il sogno e la veglia, l’uscita e la soglia del nulla mi sono assopito e destato.
Dapprima pochi istanti, poi attimi, momenti e secondi. Mi vedevo in un punto e poco dopo mi ritrovavo in un poco prima.
Potevo scegliere se stare nel poi, nell’ante o nel ventre del mentre. Dondolando nel tempo.
Una vita da sogno, un sogno reale, che mi rende signore del mio tempo, libero di scegliere l’emozione da rivivere eternamente come fosse sempre la prima volta.
Non lineare, non è il paradiso ma ci si può stare!
Potete farcela anche voi, non fidatevi di quel che vi raccontano, quello che vedete non è tutto quello che c’è. Oscillate, dondolate, le cose non stanno così. Voltatevi, rivoltatevi almeno una volta!
Non può finire così.
Il tempo non va da là a lì.
Non lineare. Guardatemi, vi sembro forse qui?