Michele Angioletti


Michele Angioletti è sicuramente lo scultore Scomparsivista più rappresentativo del Cinquecento, prova ne sia che il suo nome è completamente assente in tutti i registri e le cronache dell'epoca (di lui non si conoscono nemmeno il luogo e la data di nascita, sebbene i natali toscani non siano mai stati messi in discussione) segno che il suo lavoro destò invidia e fu causa di persecuzione sia dai colleghi artisti del suo tempo, sia dalle istituzioni e dalla Santa Sede.
Malgrado ciò il suo percorso artistico e le sue opere hanno segnato un'epoca ed ancor oggi sono un riferimento assoluto nel campo delle arti plastiche.
Angioletti, nonostante sia un riconosciuto maestro della Scultura Scomparsivista, ha comunque iniziato il suo percorso formativo con molte contraddizioni.
I suoi primi lavori, infatti, erano improntati al più bieco classicismo imitativo.
Nei primi anni di apprendistato nella bottega di Domenico Garlandini, scolpì opere didascaliche quali L'Anziano Arciere, Bacco Brillo, Lo Schiavo Liberato, La Pelle di Apollo e Il Fauno Decapitato.
Poi, all'improvviso, la geniale intuizione che lo consacrò artista di livello eccelso.
Dopo anni di prove, riflessioni, sofferenze e tentativi falliti, passati a macerarsi sul reale significato della scultura e dell'arte in generale, partorì una geniale idea che ancor oggi lascia sgomenti e stupefatti.
Illuminato dal profondo studio della forma e dello spazio-ambiente, dalla necessità di percezione della materia in un modo nuovo e più completo, totale, assoluto, senza compromesso alcuno con le miserie della vita, cominciò a riprendere tutte le sue opere, riplasmandole.
Ad una ad una, ridusse tutte le sue precedenti sculture ad un perfetto cubo di marmo esattamente un metro per un metro, levigato alla perfezione.
La sensazione che suscitò fu senza precedenti.
Tra l'altro risolse brillantemente il problema dello spazio nel suo studio, potendo sistemare tutti i lavori ordinatamente uno sull'altro.
Sempre più convinto della bontà della sua visione artistica ma avendo esaurito tutte le sue sculture ed anche le scorte di marmo di Carrara, Michele Angioletti uscì brillantemente dall'impasse creativo cominciando a migliorare le opere degli altri scultori meno dotati di lui.
Grazie ad un'autorizzazione di Papa Clemente VII (di cui peraltro non sono mai stati trovati riscontri negli Archivi Vaticani) poté ridurre a eleganti cubi di marmo, opere che altrimenti sarebbero state presto dimenticate come la Vera Venere di Milo (quella con le braccia), Laocoonte e Famiglia (tre cubi), Mosè Prima delle Acque (e prima di un secondo Mosè scolpito peggio), il Divo David (la copia meno riuscita purtroppo è ancora visibile a Firenze) e soprattutto il suo ultimo e più grande capolavoro.
Con una ancor oggi ineguagliata intuizione artistica, prese l'opera di uno scultore minore, Michelangiolo Buonarroti (o Michelangelo Bonarroti), che lui stesso, definendola pietosa, aveva chiamato Pietà e la innalzò all'immortalità trasformandola in un perfetto cubo di un metro di lato e di algida bellezza. Dell'immane sforzo, al contempo mentale e fisico, possiamo ancor oggi renderci conto osservando nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, una copia peggio riuscita che il Buonarroti (o Bonarroti) aveva fatto anni prima e che mostra quale sia stata l'enorme difficoltà nel ricavare un cubo di grande perfezione formale da un tale accozzaglia di marmoreo classicismo didascalico.
Quando la cubica opera d'arte fu terminata e presentata al pubblico, tutti rimasero a bocca aperta, a Roma come a Firenze.
Di lì a poco Michele Angioletti scomparve e, sebbene non vi siano testimonianze certe, non si fa certo fatica a comprenderne le ragioni.
Fortunatamente in questa mostra curata dal Prof. Odo Marconi possiamo oggi ammirare alcune opere recentemente ritrovate (grazie anche all'intervento di facoltosi collezionisti russi e giapponesi) che mostrano come l'artista italiano fosse un precursore dei tempi ed una delle figure più significative dello Scomparsivismo.

(dalla prefazione del catalogo della mostra "Michele Angioletti, La Scultura Elevata Al Cubo"- curatore prof. Odo Marconi- ErasElecta Edizioni)

In basso alcuni dei più significativi capolavori di Michele Angioletti.








L'Anziano Arciere





Bacco Brillo





Lo Schiavo Liberato





Il Fauno Decapitato





La Vera Venere di Milo





Il Divo David





Mosè





La Pietà












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