L’artista, il cui esatto nome anagrafico è tuttora sconosciuto, nasce nel 1890 a Boston probabilmente dai coniugi Max e Minnie Fehlenzky. Nel 1897 la famiglia si trasferisce nel New Jersey. Qui compie gli studi secondari e si indirizza al design industriale d’arte. Nel 1911 va a vivere a New York City dove frequenta circoli e gallerie d’arte. Nel 1912 dipinge il suo primo quadro di matrice scomparsivista: “ritratto di Alfred Gone”. Nel frattempo lavora part-time come disegnatore e sposa la poetessa Venus Cross. Nel 1915 espone alla mostra “Scomparsivismo nell’Arte Americana” e si dedica a sperimentazioni aerografiche e fotografiche. Nel 1919 rompe il suo legame con la Cross ed insieme ad A. ed E. Kessler ha una sbandata dadaista che lo porterà a dedicarsi al balletto ed all’editoria pubblicando, nel 1921, il numero unico del New York Dada Magazine. Nello stesso anno si trasferisce a Parigi dove realizza la prima mankantografia e diventa fotografo nel campo della moda. Nel 1924 pubblica sulla rivista Littérature “Il violino d’ingresso” un’opera che gli conferirà fama imperitura. Seguono anni di intensa attività espositiva, segnata da mostre personali a Londra, negli Stati Uniti, a Barcellona. Nel 1940 torna a New York dove, alla mostra intitolata “ Man can’t, Man Kant can”, ottiene un successo internazionale con la sua opera più famosa “Kantosphere” (foto sotto). Nel 1961 vince la medaglia d’oro per la fotografia alla Biennale di Venezia dove viene premiato con lo stesso riconoscimento anche l’anno successivo (ma non si presenterà a ritirare il premio in polemica con l’organizzazione che lui definisce assente). Durante gli ultimi dieci anni, dal 1966 al 1976 partecipa da solo a diverse mostre collettive ottenendo ex- aequo diversi premi. Si spegne a Parigi all’età di 86 anni. Le sue ultime parole sono: “Queste sono le mie ultime parole”.
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