SECONDA GUERRA MONDIALE IN VALCAMONICA

Breve commento. fascismo nella storia della Valcamonica; resistenza nella storia della Valcamonica; brigate partigiane nella storia della Valcamonica.

 

(PUBBLICATO IL 30/03/02)

 

 

In Valcamonica la seconda guerra mondiale fu vissuta attivamente dalla popolazione che aderì nella quasi totalità alle ragioni dell'antifascismo anche perché la valle <<esce dalla prima guerra mondiale più povera di prima, depauperata di giovani braccia per il lavoro, con una situazione industriale ferma allo stadio artigianale, con una economia prevalentemente agricola in una terra magra ed avara.

Fin dall'inizio del potere fascista si viene perciò manifestando una incompatibilità fra lo sfarzo retorico del regime e l'animo concreto del popolo camuno. Nonostante la pressante propaganda, il fascismo non riesce a permeare il costume e la mentalità del popolo. Trova spesso lo scetticismo e la freddezza dello spettatore irritato e attonito davanti a uno spettacolo inconsueto, di cui non riesce a cogliere che un valore negativo, abituato da sempre alla concretezza della lotta per la sopravvivenza, contro la povertà della terra e l'avversa natura dei monti.

L'antifascismo trova ancora un motivo ispiratore nello spirito di libertà e di indipendenza, radicatissimo nell'animo del popolo camuno. Vi pesa tutta la tradizione di autonomia di cui il popolo si vede ora completamente privato, e ancora tutti i motivi e i ricordi del Risorgimento. I rappresentanti del popolo erano sempre stati scelti liberamente fra le persone più stimate, conosciute, degne, come il cattolico Tovini o il socialista Ghislandi. La dittatura fascista toglie la possibilità della libera scelta e impone nuove cariche, nuovi funzionari, spesso sconosciuti o reclutati ancora fra i più faziosi e poco stimati e che comunque non sapranno mai conquistarsi le simpatie della gente>> [PAOLO FRANCO COMENSOLI., La resistenza in Valle Camonica, in La resistenza in Valcamonica 1945-1985, Litipografia MATTIA QUETTI - Artogne (BS), p. 44].

La Resistenza in Valcamonica fu organizzata dal tenente Romolo Ragnoli che dal 25 novembre 1943 comandò la Brigata Tito Speri.

Nel '44 si distaccò dal Comando unitario di Cividate la 54° Brigata Garibaldi che operò soprattutto in Valle di Saviore

Tale Brigata combatté eroicamente nel luglio del '44 allorché <<i nazifascisti con una forza di circa duemila uomini salgono in Valsaviore per un gigantesco rastrellamento. Difende Cevo un reparto di soli 23 partigiani, ma sostenuti da tutta la popolazione.

Il 3 luglio i fascisti hanno il sopravvento sulle forze esigue dei difensori che si sganciano faticosamente con gran parte della popolazione. Rimasti padroni del paese lo incendiano, commettendo ruberie e saccheggi. Al termine di quella triste giornata restano sul campo cinque vittime inermi, 151 sono le case totalmente distrutte, 48 rovinate per esplosioni, 12 saccheggiate, 800 gli abitanti senza tetto e 165 le famiglie sinistrate>> (Ibid, p. 55).

Altre Brigate importanti , soprattutto in Alta Valle Camonica furono la "A. Schivardi" e "L. Tosetti" che indivduarono nella località Mortirolo la zona strategica della Resistenza partigiana. Tale zona fu teatro di due cruente battaglie fra partigiani e fascisti della Legione M>> d'assalto <<Tagliamento>> del colonello Merico Zuccari, appoggiati dai tedeschi. La prima battaglia si tenne tra il 25 e il 26 febbraio del '45 e la seconda tra il 10 e il 13 aprile del '45.

I partigiani vinsero in entrambe le occasioni, costringendo i nazifascisti a ritirarsi dall'Alta Valle. Sebbene la guerra sia terminata ufficialmente il 25 aprile del '45, i partigiani entrarono il 28 aprile in Breno ponendovi <<il comando che si trasforma in governo politico e militare di tutta la Valle Camonica. Ragnoli rivolge lo stesso giorno ai cittadini camuni il proclama della liberazione>> (Ibid, p. 59).

 

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