IL CRISTIANESIMO IN VALCAMONICA INTORNO ALL’ANNO 1000

 

BREVE DECRIZIONE DEL CONTENUTO

 

Benedettini in Valcamonica; Cluniacensi in Valcamonica; pievi nella storia della Valcamonica; San Siro di Valcamonica.

 

<<Nel 972 il patriarca di Aquileia Rodoaldo consegnava l’intera Valcamonica al vescovo di Bergamo, Ambrogio, dando così inizio al periodo della dominazione vescovile>> [G. GOLDANIGA, G. MELOTTI, Monno e Mortirolo nella storia, tipolitografia Lineatografica, Boario Terrne (BS),1999, p. 81].

Le dimensioni temporale e spirituale della Valle divennero due facce di una stessa medaglia. Per il Sina <<il Cristianesimo penetrò nella nostra Valle, apportando alla popolazione d’allora coi beni spirituali anche i più grandi vantaggi materiali sconosciuti né sperati prima d’allora. Infatti già intorno al mille l’agricoltura valligiana è molto progredita, un impulso maggiore è dato al commercio locale, e le sue vie migliorate sono percorse da negozianti che spingonsi per il valico dell’Aprica nella Rezia e per quello del Tonale nel Trentino ed oltre il Brennero; come pure dai passi del nord discendono a visitare con Roma i celebri santuari d’Italia. L’edilizia ha assunto una attività particolare, tanto quella sacra, tanto quella profana; le cappelle sono ampliate e sono sorti quasi in ogni paese dei castelli o torri e aumentate le abitazioni tanto che molti piccoli vici sono diventati dei veri villaggi o borghi. L’istruzione ha anch’essa portato i suoi frutti rendendo più civile una popolazione ch’era dapprima rozza, ignorante e mezzo barbara>> [D. A. SINA., Le origini cristiane della Valle Camonica, in "Memorie storiche della diocesi di Brescia", XIX (1952), p. 59].

Nel corso delle lotte tra guelfi e ghibellini, i monaci Benedettini, che tenevano, tra l’altro, <<la parrocchia di Bienno per certi beni che furono loro confermati nel 1132 dal Papa in Brescia>> (PUTELLI., Intorno al castello di Breno. Storia di Valle Camonica. Lago d’Iseo e Vicinanze, Associazione "Pro Valle Camonica", 1915, p. 77), svolsero un’importante funzione di predicazione e di impulso per una rinnovata pratica religiosa. Furono, inoltre, molti coloro che si ritirarono in solitudine tra i monti per pregare come il barone Glisente.

I Benedettini eressero chiese e ospizi per aiutare i bisognosi e per completare l’opera di evangelizzazione e di conversione al cristianesimo dei camuni. Sembra che l’edificazione di nuove chiese fosse in onore, come si desume dal loro nome, di alcuni Santi dei quali gli stessi Benedettini veneravano le reliquie nella loro basilica di Marmuotier. Si pensi alle chiese dedicate a S. Martino (Lovere, Erbanno, Plemo, Borno, Astrio, Cerveno, Cimbergo, Capo di Ponte, Edolo, Corteno, Vezza d'Oglio, Villa d’Alegno) e S. Brizio, successore di S. Martino dal 397 al 444.

Va ricordata anche l’opera dell’ordine monastico dei Cluniacensi che fondarono il cenobio di S. Salvatore a Cemmo, in un periodo non successivo al 1095, come si desume da una <<bolla di Urbano II° del 1095 nella quale si fa menzione del "Sancti Salvatoris de Valle Camonicha" quale priorato cluniacense>> (A. PRIULI., Monastero di S. Salvatore a Capo di Ponte, Fausto Sardini Editore, 1985, p. 12). Può darsi tuttavia che <<la costruzione non fosse esattamente quella rimastaci, ma parte della costruzione altomedioevale preesistente.

Infatti, la datazione della chiesa attuale agli anni intorno al 1090 è ampiamente discussa dagli specialisti dell’architettura romanica, i quali tendono a vederla di qualche decennio posteriore a tale data>> (Ibid, pp. 12-13).

Furono istituite in Valcamonica <<Sette Pievi, nate molto probabilmente sugli antichi Pagus Romani: Cemmo, Cividate Camuno, Edolo, Sale Marasino, Pisogne, Rogno e Vilminore. Queste pievi avevano giurisdizione su vasti territori che dipendevano ecclesiasticamente e giurisdizionalmente dalle pievi stesse.

Cemmo fu una delle più importanti e dopo quella di Cividate C. la più antica, possedeva un vasto territorio che comprendeva un’area che andava da Breno fino a Malonno, oltre che tutta la Valsaviore>> (A. PRIULI., La Pieve romanica di S. Siro. Cemmo Capo di Ponte, Fausto .Sardini Editore, 1981, pp. 26-27).

Sembra che la chiesa di S. Siro, prima Pieve di Cemmo, sia <<stata eretta tra i secoli XI e XII e da allora si è mantenuta nella struttura esterna, in buona parte inalterata fino ad oggi>> (Ibid, pp. 5-6).

Per le Pievi, I Federici ottennero l’appoggio dei Visconti di Milano, contrastando l'azione politica del Vescovo bresciano, tesa a consolidare i numerosi privilegi ecclesiastici in Valle che furono: a) il Calderatico, ovvero il privilegio di ricevere un determinato numero di mungiture di latte proveniente dalle terre di un determinato territorio; b) il Santuario, cioè l’ulteriore diritto sui prodotti del latte; c) la Caccia, ossia la donazione al vescovo di parti dell’orso e dello sparviero; d) la Pesca (Cfr. DON LINO ERTANI., , La Valle Camonica attraverso la storia, Lineatografia Valgrigna, Esine, 1996., p. 78).

Col sorgere dei Comuni e con l’acquisizione da parte loro di una progressiva indipendenza, venne sempre meno il potere del Vescovo fino a scomparire quasi del tutto nel 1700.

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