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La Buona Novella di Satana

di Marco G. Corsini

5. I Banchieri di Cristo

Novembre 2005. Tutti i diritti riservati.

 

All'origine del percorso abbiamo l'impero romano e il suo più temibile nemico, l'impero partico. Sul mio sito ho già trattato della creazione dell'ebraismo da parte di Ciro II e dei persiani in genere. Questo legame della creatura col creatore non venne mai meno e ancora quando Traiano invase la Partia una estesa ribellione di ebrei (dall'Egitto a Cipro) che si estendeva agli ebrei di Mesopotamia e dunque ai territori di recente conquista, costrinse i Romani a tornare indietro. Cesare fu assassinato che preparava l'invasione della Partia e Antonio si propose come obiettivo primario l'esecuzione del programma cesariano ma non vi riuscì per colpa dell'ostilità di Ottaviano, erede designato di Cesare. Ottaviano vinse Antonio e rimase signore unico dell'impero. Dal suo trionfo dell'agosto 29 a. C. iniziava negli auspici di tutti l'era nuova della pace. Ma l'ombra dell'impero partico va sempre tenuta presente nell'ascesa del cristianesimo (mentre è evidente che se la Partia fosse stata annessa all'impero forse scriveremmo una storia diversa). Nel clima della guerra civile da più parti si reclamava un salvatore, in greco sotér, in iranico saosjant. Questo fu Augusto. Ma prima ancora del successo finale di Augusto abbiamo una serie di personaggi in cui i poeti del tempo vedono incarnarsi il sogno del salvatore. E' interessante quello della hierogamia celebrata nel 41 a. C. in Tarso di Cilicia fra i due amanti divinizzati Antonio (nuovo Dioniso) e Cleopatra (Afrodite) e cantata da Boethos. Dall'unione dei due era nato Alessandro Helios che secondo l'auspicio della IV ecloga Virgilio, nel 40 a. C., vedeva reggitore dell'Oriente pacificato da Antonio, in una nuova era del mondo ormai governato da Apollo. Il giorno natale di Augusto (23 sett. 63 a. C.; introdotto come principio del nuovo anno giuliano-asiatico) è considerato il principio del mondo e il principio degli evangeli (annunci di felicità). Viene introdotto il culto statale degli onori al Genio di Augusto e il culto della dea Roma e di Augusto in oriente e occidente. Gran parte delle città greche e italiche d'Italia hanno il culto di Augusto vivente. Abbandonato da Tiberio, il culto dell'imperatore vivente fu ripreso da Caligola e poi richiamato da altri imperatori come il dominus et deus Domiziano (ucciso fra gli altri dal procuratore della cristiana Domitilla),  Traiano con il culto per l'imago imperatoris e pei deorum simulacra, dall'Ercole di Roma  Commodo (ucciso da Marcia, la sua concubina cristiana) (Caracalla concede la cittadinanza a tutti i liberi dell'impero al fine di estendere a tutti il culto degli dèi romani), Elagabalo con l'adoratio  (sotto Elagabalo si preannuncia il culto del dio Sole (di Emesa) come divinità che in modo sincretistico possa rappresentare tutte le divinità orientali che si fanno concorrenza; è il momento del dominio delle donne – esiste ora anche un « senatino delle donne » spregiudicate e sensuali, anche cristiane, ricchissime donne di rango senatorio, clarissimae feminae, che sostengono, insieme agli affaristi di vario genere e alle elemosine, la vita economica della chiesa romana – che convivono al di fuori delle iustae nuptiae coi loro amanti liberti o schiavi e trovano in Callisto, il papa ex schiavo banchiere bancarottiere fraudolento, colui che salva loro la faccia, in quanto consente loro le pratiche antifecondatrici tipiche di tali unioni arrivando a concedere gli ordini sacerdotali perfino ai bigami e trigami; mentre trovano in Ippolito il rigorista antipapa; è questa l'età del Satyricon),  Massimino il Trace con il Sole-Mithra dei soldati illiriciani e il giuramento per la Fortuna Maximini. I generali imperatori da Gallieno alla tetrarchia adorano il Sol invictus Mithra e unificano la politica monetaria e sociale a favore degli humiliores. E' evidente che l'impero, nella sua parte greca, orientale, ha una mentalità piramidale e vuole essere governata da un uomo-dio da un imperatore come Augusto lo ha definito fin dall'inizio, e alla fine questa impostazione prevarrà da Costantino in poi quando secondo il principio paolino interpolato ogni potestà viene da dio e dunque lo stesso Costantino sarà soggetto al papa, ai vescovi tutti e se ne andrà a Costantinopoli per avere più autonomia (e vivere da despota su un mondo di schiavi), abbandonando l'occidente al papa e a se stesso. E' comunque evidente che l'oriente ha davvero rovinato Roma come alcuni sapienti romani avevano predetto, perché l'oriente è nato schiavo, mentre l'occidente libero, e oggi l'Europa occidentale deve stare attenta a non concedere troppo potere nelle mani dell'oriente per non fare la fine dell'impero romano.

Cercheremo qui di comprendere come fu possibile che il cristianesimo riuscì a divenire religione di stato da Costantino in poi e in breve tempo a distruggere l'impero romano d'occidente piombando il paradiso terrestre dell'impero romano nel buio e barbaro medioevo. Con gli Antonini l'impero è saldamente fondato su una cultura umanistica e anche i poveri, le masse, godono di benefici pubblici (teatri coperti, servi che vengono trattati in modo sempre più umano, succedono ai loro padroni ereditandone la classe sociale, hanno un proprio patrimonio e possono acquistarsi l'argenteria, vestono allo stesso modo dei padroni e delle padrone, in modo elegante e raffinato fino a dare scandalo ai bacchettoni che non sanno godere dei doni della vita e si augurano l'Apocalissi come Tertulliano) e assistenza. La filosofia e il diritto dominano in una società ideale realizzata in terra. Io finora non sono riuscito a spiegarmi razionalmente come potesse esistere gente, nella parte orientale dell'impero, fin dal tempo di Alessandro Magno, stanca di vivere e che si augurava un'imminente fine del mondo. So solo che era gente orientale, di lingua greca. Facendo un paragone con l'Europa di oggi, sarebbe come se i paesi dell'est, dell'ex blocco comunista (che fra l'altro sono anche gli eredi dell'impero romano orientale di lingua e cultura greca), con un'economia non certo florida e sicuramente assai dietro a quella del ricco occidente europeo (erede dell'impero di lingua e cultura latina), si mettessero a invocare la fine del mondo, essendo stanchi di questa vita dove non trovano alcuna motivazione. Al contrario, se esiste un'attaccamento alla vita e progetti di vita migliore nel futuro europeo (dunque all'impero romano odierno) questo lo si trova oggi assai più nell'Europa orientale che non in quella occidentale. Ed è una corsa ad acquistare i beni di consumo spesso assolutamente inutili che però costituiscono la manifestazione del benessere, dello standard della civiltà occidentale. Sicuramente nella parte orientale esistono oggi prospettive ottimistiche sul decollo dell'Unione europea al contrario di quanto avveniva al tempo dell'impero romano. Se l'Europa orientale ci guadagnerà dall'appartenenza all'Unione quella occidentale non ci perderà certo, eppure Francia e Olanda hanno detto no alla costituzione bloccando il sogno europeo. Il futuro ci dirà se hanno avuto ragione. Tutti oggi vogliono vivere bene e sempre meglio, godere di tutto ciò che la scienza e la tecnologia, la raffinatezza e il gusto ci mettono a disposizione. Se si potesse vivere nel lusso tutti vorrebbero vivere nel lusso. Se uno mi venisse a dire oggi (penso ad una persona colta, ad un filosofo, ad uno che preferisce vivere di libri e di cultura piuttosto che di cose materiali, uno come me, insomma) che preferirebbe cingersi i fianchi di una pelle di capra e andarsene a vivere nel deserto come eremita lo prenderei per matto e vedrei di chiamare un dottore, uno psichiatra per cercare di curarlo. Eppure il cristiano Tertulliano fu capace di scrivere contro il lusso bestialità di questo tipo: « Vedo infatti che sono chiamati "pranzi centenari" quelli per cui si spendono centomila sesterzi, e che d'argento delle miniere sono fatti i piatti, non dico soltanto dei senatori, ma dei liberti e perfino di gente avvezza alla sferza. Vedo anche che in una città non basta più un teatro solo, e che i teatri non sono più allo scoperto. E perché, nella stagione invernale, l'allegra licenziosità della folla non tremasse dal freddo, per primi gli Spartani introdussero l'odiosa abitudine di un pesante mantello per assistere alle rappresentazioni teatrali. E m'accorgo anche che tra matrone e prostitute non c'è più alcuna differenza nel vestire. » (Apologetico, 6, 3) A gente come Tertulliano non andava giù che tutti, giù giù fino allo schiavo e alla prostituta, si potessero permettere piatti d'argento o di vestire come le ricche signore bene. Volevano la distruzione del mondo perché a loro la vita non piaceva e volevano toglierla anche agli altri che non la pensavano come loro. Al tempo dell'impero romano era l'oriente greco quello con una civiltà (apparentemente, solo apparentemente) superiore, ricca di lussi e raffinatezze, anche se l'occidente non era certo barbaro grazie alla diffusione della civiltà da Roma. Eppure il tarlo della religiosa supersizione si diffuse dall'oriente apparentemente più civile e la filosofia di cui l'oriente andava fiero non servì a fare da grande muraglia anzi evidentemente costituì il veicolo per una migliore diffusione della peste distruttrice. Roma, con il suo diritto, la sua tradizione culturale, la capacità di rendere più concreta e utile la filosofia greca, non riuscì a civilizzare l'oriente bensì ne fu danneggiata. Io continuerei a pensare prima di tutto agli astuti e infidi persiani che già sotto Alessandro Magno che osò conquistare l'impero persiano ordirono la loro guerra religiosa contro l'occidente. L'astrologia dei magi inizia la sua perfida guerra sotterranea contro l'occidente al tempo di Alessandro Magno, minando la razionalità dell'uomo occidentale che diventa un bamboccio senza punti di riferimento, pauroso e attaccato all'oroscopo. (L'oroscopo e i maghi di qualsiasi genere andrebbero banditi dall'Unione europea subito, senza indugio alcuno, come la peggiore delle pesti.) Oggi con la scienza in grado di provare che i miracoli sono a disposizione dell'uomo ogni giorno di più in base, non al volere di dio che non esiste, ma all'intelligenza e alla cultura, agli investimenti nella ricerca, l'Europa non potrà essere minacciata da nessuna religione, da nessuna superstizione, sempre che superi la tempesta della guerra crociata indetta dagli angloamericani contro l'islam a copertura della razzia di petrolio per la conquista del mondo. Bisognerebbe poi approfondire il quadro clinico della popolazione dell'impero specie orientale. Adriano, seguendo la legislazione soloniana, ha proibito l'esportazione da Atene dell'olio, nocivo alle classi inferiori. Perché l'olio faceva male alle classi inferiori? La gente era preda di crisi neuropsichiche che davano luogo a superstizione e demonismo, i famosi "demoni" che Gesù scacciava a legioni dai corpi dei poveri ebrei e che i moderni preti esorcisti ci fanno credere di cacciare dai corpi dei moderni nevrastenici o epilettici e roba del genere. Si noti che secondo Giuseppe Flavio Simone di Ghiora era nativo di Gerasa (Gg IV ,9,3) e secondo Lc e Mc Gesù guarisce un indemoniato nel paese dei Geraseni (che Mt chiama dei Gadareni), mentre i tre evangelisti sono concordi nell'asserire che i Geraseni gli domandarono « di allontanarsi dalla loro terra ». Ciò sembra alludere al fatto che lo conoscono perché vi è nato e per questo lo cacciano. Gadara è nella Dodecapoli, di rimpetto alla Samaria e perciò rinvia all'origine samaritana sia di Simone che di Gesù l'Egiziano. I farisei accusano Gesù di essere un samaritano indemoniato.

Torniamo all'impero romano e agli Antonini che avevano creato una civiltà divina in terra dove finalmente si intravvedeva che l'uomo non era più un lupo per gli altri uomini ma un dio. E' vero che il veleno del cristianesimo era già inoculato nel corpo vivo dell'impero, ma non è detto che se le cose fossero continuate ad andare bene sulla via del benessere garantito a tutti il cristianesimo avrebbe vinto. Gli schiavi (si nasceva col concetto della schiavitù come cosa del tutto naturale, non dimentichiamolo mai, e non dimentichiamo che i greci, gli orientali, erano schiavisti, mentre l'emancipazione dalla schiavitù, i liberti che diventano senatori o cavalieri come i loro padroni e ne ereditano i beni, sono invenzione e pratica dei romani, degli occidentali) e le masse erano avvantaggiati dall'impero e Caracalla aveva concesso a tutti i liberi dell'impero la cittadinanza romana. Purtroppo in questa situazione di pericolo qualsiasi fatto accidentale avrebbe potuto mettere irrimediabilmente in crisi il sistema facendo pendere la bilancia dalla parte della superstizione greca distruttrice. Io comincio a credere che questo punto di rottura, di crisi da cui non si sarebbe potuti tornare più indietro avvenne al tempo di Marco Aurelio con la peste scoppiata nel 166 in seguito alla ribellione e al saccheggio di Seleucia, la prima vera peste bubbonica mai scoppiata, che ridusse alla metà se non ancor meno la popolazione dell'impero romano. Questa peste che, da cattivo quale sono, sono portato ad attribuire ai soliti persiani (arma batteriologica), se non anche ai giudei e ai cristiani, "dimostrò" che il regno di dio era vicino, il regno della fine del mondo, della distruzione della terra. Per completare il quadro apocalittico ci si misero pure le invasioni barbariche dal Danubio. Marcomanni e Quadi nel 168-169 arrivarono fino ad Aquileia e Verona, nel 170 i Bastarni toccarono l'Asia Minore, i Costoboci l'Ellade. Tertulliano, che scrive (200 circa) non troppo dopo la peste può affermare giustamente che i cristiani hanno già vinto. Caracalla e i Severi con la loro politica umanistica (antischiavista, filantropica, di elargizione ecumenica della cittadinanza e di garanzia dei diritti umani) arrivarono dunque troppo tardi perché il veleno aveva ormai irrimediabilmente raggiunto le parti vitali dell'impero, del giardino terrestre pagano. Con ciò si dimostra anche che è più facile distruggere che costruire, più facile comportarsi da bestie che da uomini, e via dicendo.

I Romani sono stati sempre assai tolleranti nei confronti di tutte le religioni, anche le più stravaganti. Non hanno mai considerato religione illecita l'ebraismo, eppure gli ebrei a causa del loro dio unico davano tanti problemi ai Romani, in quanto si rifiutavano di prestare il servizio militare (ovviamente fra gli ausiliari), di fare sacrifici all'imperatore come ad un dio, e così via. Anche i cristiani adoravano un dio unico e creavano ai Romani gli stessi problemi degli ebrei. Ma i Romani non considerarono mai la religione ebraica illecita e non la misero mai al bando. Poiché i Romani non facevano imparzialità anche la religione cristiana non fu mai perseguitata in quanto tale. (Eppure la religione cristiana venerava un brigante terrorista zelota, macchiatosi di efferati delitti, morto in croce perché si voleva fare re di Gerusalemme, venerava un nemico dell'impero di Roma. Non a caso Gesù il nemico di Roma dice ai suoi adepti dell'impero di Roma: « Amate i vostri nemici. » Ovviamente mai e poi mai un imperatore romano, ammesso che lo fosse davvero, avrebbe potuto dichiararsi cristiano.) Ma una differenza c'era fra ebraismo e cristianesimo, il proselitismo. La religione ebraica essendo solo la religione degli ebrei era predicata nelle sinagoghe ai nuovi adepti figli di ebrei. Il cristianesimo, essendo una religione aperta a tutti non si accontentava di adesioni spontanee, bensì cercava con tutti i mezzi di trovare nuove adesioni. Il proselitismo non basta a spiegare l'assalto del cristianesimo all'impero romano e bisogna aggiungervi la volontà dei cristiani di fare della loro religione l'unica dell'impero e anche di porsi essi stessi come unici governanti dell'impero stesso, portando al potere un imperatore cristiano. Anche gli ebrei ritenevano unico il loro dio ma non intendevano certo farlo diventare dio dell'impero perché questo era sì l'unico dio ma solo degli ebrei, né gli ebrei intendevano dare l'assalto all'impero romano. Dunque alla fin fine la religione cristiana era illecita e fin dall'inizio nemica dell'impero romano perché voleva sostituire il proprio dio a quelli tradizionali dello stato romano. Dunque la religione cristiana era illecita per il suo proselitismo e per il fatto che si proponeva come religione unica dell'impero. I romani in fatto di religione erano estremamente liberali e garantivano a chiunque la propria fede. Perfino agli ebrei che non volevano fare sacrifici in pubblico all'imperatore come ad un dio consentivano una eccezione. I cristiani invece, poiché erano aggressivi dell'impero anche in ciò si differenziavano dagli ebrei perché facevano notare la loro assenza a queste manifestazioni imperiali, utilizzavano anche queste circostanze per propagandare la loro fede. Insomma la loro religione apparentemente illecita era anche imposta con metodi illeciti e per il fine illiberale, illecito, di togliere a tutti il diritto di professare liberamente la propria religione ed imporre come religione di stato quella cristiana. Ecco perché inizialmente furono condannati solo coloro che denunciati privatamente non sacrificarono all'imperatore e agli dèi. Quando il cristianesimo cominciò a mettere in pericolo la stabilità e la pace dell'impero Settimio Severo nel 202 emanò un dogma contro ogni proselitismo giudaico e cristiano. Di entrambe le religioni, perché gli zeloti erano quelli che alimentavano il cristianesimo. E solo per questo motivo furono poi a più riprese scatenate delle persecuzioni controproducenti quando ormai dal 200 circa i cristiani, come ci informa Tertulliano, avevano raggiunto il controllo dell'impero. Ci dispiace constatare che Plinio il Giovane scrisse a Traiano che « non venni a scoprire altro che una superstizione irragionevole, smisurata... L'affare mi è parso degno di una consultazione, soprattutto per il gran numero dei denunciati: son molti, infatti, di ogni età, di ogni ceto, di ambedue i sessi, coloro che sono o saranno posti in pericolo. Non è soltanto nelle città, ma anche nelle borgate e nelle campagne, che si è propagato il contagio di questa superstizione. Mi sembra però che si possa contenerla e farla cessare. » (Carteggio con Traiano 96,8-9) e che l'imperatore non gli abbia dato carta bianca per risolvere subito e alla radice il problema. E' evidente che quando questa società nemica della società come un cancro rovinò tutto l'impero, una persecuzione lanciata apposta creava dei problemi in quanto era facile denunciare tutti i propri nemici cristiani e non cristiani che fossero e questa della delazione era una pratica che gli imperatori migliori non amarono mai. I cristiani furono dei veri e propri terroristi che miravano e riuscirono a prendere il potere con ogni mezzo, lecito e illecito. E gli imperatori ebbero le mani legate perché per sconfiggerli avrebbero dovuto mettere davvero a ferro e fuoco l'impero. L'astuta violenza totalitaria ebbe ragione della civile società governata dal diritto e dalla filosofia liberali.

Che al di là delle prediche a effetto illusionistico i cristiani da subito abbiano mirato alla cassa e al potere lo dimostra il fatto che Gesù mangiava e beveva coi pubblicani, cioè cogli esattori delle tasse (soldi che andavano a Roma) che venivano date in appalto ai cavalieri (a Cafarnao trova il suo apostolo e pseudoevangelista Matteo e a Gerico si ferma a casa dell'esattore Zaccheo) e, sempre soggetti all'ordine equestre, contatta i soldati, i centurioni italici (a Cafarnao). Dunque Gesù ha compreso che per conquistare Roma occorreva infiltrarsi nei due ordini superiori, dei senatori e dei cavalieri. A lui non poteva riuscire ovviamente di attaccare l'ordine senatorio e dunque si attaccò a quello equestre. E già nelle parabole di Gesù, a fianco e più dei denari e delle mine, è importante il latifondo dei senatori (e a riprova che i vangeli sono tardi non vi si parla di schiavi come sarebbe il caso anche in Palestina nel I secolo d. C., ma di operai, in quanto nel III secolo si ricorre anche e soprattutto alla manodopera di servi retribuiti). Inoltre Gesù e gli apostoli erano seguiti da « alcune donne... che li assistevano con i loro beni », come « Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode » (Lc 8, 1ss). In realtà fra queste donne danarose c'è anche Maria di Magdala figlia di Simone di Ghiora detto Pietro, brigante galileo (che secondo Giuseppe Flavio era seguito dalle donne), ricco alla Alì Babà e i quaranta ladroni. Le colonne del cristianesimo erano dei collettori di beni mobili e ma soprattutto immobili (i latifondi senatorii) come  Pietro (o meglio il vescovo cristiano o la serie di vescovi cristiani il cui attaccamento al denaro viene cristallizzato intorno al Pietro ladrone), colui che  presiedeva alla divisione dei profitti delle proprietà comuni e  maledisse (e fece far fuori col veleno?) Anania e Saffira che morirono immediatamente (e furono immediatamente sepolti, senza che un pubblico ufficiale ne registrasse la morte, senza nemmeno la pietà di un funerale, per far sparire le tracce?) per non aver conferito nella cassa comune tutto il ricavato della vendita di un loro podere (ma come sempre accade, quello che è mio è mio e quello che è tuo è pure mio, i capi della macchina per far soldi tenevano ben strette le loro proprietà come la madre di Giovanni detto Marco tenne la sua bella e grande casa del Cenacolo per sé, Atti 12, 12,  mentre il cugino di Giovanni detto Marco, Barnaba, vendette solo un campo di sua proprietà: bisogna pure dare l'esempio) e fondò il Patrimonio di Pietro e lo Stato del Vaticano. Quelli che per primi si associarono alla macchina per fare soldi di Pietro furono dei ricchi e potenti primo fra tutti il senatore Pudente all'Esquilino. A Pietro, ovvero all'epoca in cui i proto-cristiani zeloti messianisti iniziavano la scalata a Roma da Roma, risale l'attacco al senato romano. Leggendo le vite di papi, santi e martiri, si scoprirà quanti ricchi e potenti si associarono in seguito alla macchina per far soldi e potere. A Gesù, a Pietro, a Paolo filoromano, a tutti, degli schiavi e dei poveri non importava un fico secco, tant'è vero che Gesù mentre la Magdalena lo unge re sul capo prima di entrare a morire a Gerusalemme come re e dio della distruzione, a chi la rimprovera dicendo che quei soldi meglio sarebbero andati ai poveri egli risponde: « i poveri li avete sempre con voi » (Mt, Mc, Gv), implicando delle due l'una, un suo disinteressamento totale al problema o l'incapacità del cristianesimo di risolvere il problema. Ma allora, a che ci serve il cristianesimo? Analogamente i seguaci di Gesù sostennero il mantenimento della schiavitù come voluta da dio. Ebbero schiavi essi stessi (mi viene in mente Rodha, Rosa, la schiava, trattata pure da scema, portinaia nel Cenacolo, la casa  della madre di Giovanni detto Marco, At 12, 13) e invitarono gli schiavi ad essere soggetti con profondo rispetto ai padroni, anche a quelli cristiani, anche a quelli cristiani e che menavano duro (1 Pietro 2, 18). E' esemplare il caso di papa Callisto che da schiavo preposto a una banca, essendo questa fallita, il suo padrone cristiano Carpoforo non ci pensò due secondi a gettarlo nel pistrinum, un inferno dei vivi dove gli schiavi girano le mole a produrre farina. Certo i cristiani miravano ad allacciare proficue relazioni con le classi alte dell'impero, cavalieri dapprima e poi senatori e casa imperiale, a creare essi stessi dal loro seno i loro cavalieri, senatori e imperatori, ma anche a far tanti soldi per comprare il consenso di tutti. Nel giuramento cui i cristiani si sottoponevano secondo Plinio c'era quello di non commettere furti o brigantaggi, non mancare alla paola data, restituire, se invitati, un deposito (Carteggio con Traiano 96,7). Sono le premesse dell'affidabilità di un buon banchiere e dunque i cristiani si proponevano come banchieri di assoluta fiducia, anche se poi le loro banche, anche quelle imperiali (Carpoforo era un liberto imperiale) fallivano. Tertulliano nell'Apologetico ci conferma che ancora alla fine del II sec. d. C. (quando ormai i cristiani avevano raggiunto il picco del potere da cui non sarebbero più tornati indietro) i peggiori nemici dei cristiani erano la massa costituita da poveri (che profanavano le tombe dei cristiani e li lapidavano) e gli schiavi, che denunciavano i propri padroni cristiani (a riprova che non accettavano gli inviti di Pietro). Ho già parlato ampiamente di ciò nel Satyricon cui rimando, su questo sito. E' facile che il falso profeta egizio se è morto da guerrigliero per l'indipendenza della Palestina o comunque si è allontanato dall'impero romano prima del successo della rivolta cristiana sia stato di gran lunga meno rivoltante dei suoi seguaci. Questi, a partire da Giovanni, si appropriarono certamente della sua figura e la misero in cima a tutto come origine della loro impostura, attribuendogli sicuramente delle affermazioni che non può avere mai fatto e che invece gettano una luce sinistra sui primi caporioni cristiani. Quando molti discepoli abbandonano Gesù dopo averlo frequentato e aver capito che, nella migliore delle ipotesi, valeva ben poco, solo i dodici rimangono perché sono degli sbandati (dei veri e propri rifiuti della società) e se non seguissero Gesù che è la loro ultima risorsa non saprebbero che fare e dove andare  («  Signore, da chi andremo? » Gv 6, 68). A quelli che entrano nella banda viene chiesto di abbandonare le ricchezze e darle ai poveri, ma è falso perché le ricchezze devono metterle nella cassa comune della banda, che si considera povera, e se non entrano nella banda perché non riescono a rinunciare alle loro ricchezze allora sono dei ricchi che non entreranno nel regno di dio a maggior ragione di un cammello che non passa attraverso la cruna dell'ago. A udire ciò i discepoli stupiti si dicevano l'un l'altro: « " Chi può allora salvarsi? " Gesù (e per lui il vescovo di turno), fissando su loro il suo sguardo, disse: " Ciò è impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché a Dio tutto è possibile " » (testo dei sinottici) C'è dunque la possibilità, dando una bustarella a Pietro e agli altri capi della chiesa, di trovare una scappatoia per andare in Paradiso anche agli individui più abbietti della società, che non sono certo i ricchi solo perché ricchi, ma Pietro per la sua fame di denaro e ricchezze e potere apre una via d'uscita a chiunque sia in grado di pagarsi il biglietto del Paradiso, ed è perciò che la nostra società cristianizzata ricca di delinquenti che rubano a tutti i livelli e a tutto spiano è una società in declino, inarrestabile, perché costoro ritengono esser lecito rubare a patto di mettere da parte la " bustarella " per il Paradiso. E c'è una parabola che fa il paio con questo messaggio iniquo, la parabola dell'economo infedele (Lc 16, 1-13) che, richiestogli dal padrone di rendergli conto della gestione dopo di che sarà licenziato, si fa buoni i debitori da cui andrà a lavorare quando resterà disoccupato, e gli abbuona fino a metà del debito. Voi pensate che il padrone lo abbia rimproverato? Al contrario. Analogamente Gesù afferma: « Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la iniqua ricchezza, perché quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella iniqua ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? » Prosegue affermando che non si possono servire due padroni e dunque bisogna scegliere fra dio e mammona, ma a questo punto, seppure certo mi sbaglierò, mammona è il meno disonesto fra i due. Saulo/Paolo non fa testo perché lavora sotto copertura al servizio di Nerone, si mette a far soldi perché tutti questi zeloti che lo circondano solo di soldi vogliono sentir parlare, e diventa il più grande collettore di denaro di tutta la cristianità (cf. Atti 11, 27-30; Rm 15, 26; 1 Cor 16, 1-4; Gal 2, 10), il fondatore delle banche vaticane, tanto i soldi glie li garantisce sottobanco Nerone insieme al supporto logistico per i suoi viaggi. Anche lui riesce a evangelizzare i ricchi e potenti: l'Etiope sovrintendente ai tesori della regina Candace (At 8, 26-39), Erasto, il tesoriere della città di Corinto (Rm 16, 23), Aquila e Priscilla, ricchi proprietari di un'attività internazionale di costruzione di tende, con filiali a Roma, Corinto ed Efeso, presso cui Paolo aveva in precedenza lavorato (At 18, 2-4).

I cristiani danno la scalata al potere sposando la causa dei senatori latifondisti e improduttivi e cioè il contrario di quanto facevano gli imperatori illuminati che stavano dalla parte progressista dell'economia produttiva, quella dei cavalieri e dei liberti. Dunque la politica imperiale fu in genere quella di far diminuire il peso del denarius riducendolo in maniera da aumentare il potere d'acquisto dell'argento a svantaggio dell'oro. Fu proprio Nerone, il persecutore dei cristiani/messianisti zeloti (che avevano dato fuoco a Roma/Gerusalemme per tirare la giacchetta a dio ed anticipare quella che le loro menti allucinate attendevano come fine dei tempi e rigenerazione del mondo), a diminuire il piede dell'aureus da 1/40 libbra (d'oro) a 1/45 e del denarius da 1/84 libbra (d'argento) a 1/96. Così il denarius neroniano, la moneta della piccola e media borghesia, dominava l'economia all'interno dell'impero. Ci guadagnava lo stato e al contempo le classi sociali economicamente più povere ma più attive. Settimio Severo riduce il denario al 50% di fino. Massimino ha emesso moneta aurea in quantità assai inferiore a quella dei suoi predecessori intendendo difendere la moneta divisionale dei soldati. Gordiano III coniò nuovi aurei in misura notevolmente maggiore che sotto Massimino. Gallieno toglie al senato l'emissione della moneta di rame e i comandi militari e il controllo sull'esercito. Il latifondo senatorio (Italia e Africa Proconsolare) s'è finora sviluppato a detrimento della città e anche in Italia è più facile per le città resistere al latifondo imperiale piuttosto che a quello senatorio. Il legame perverso fra senato (senatori prevalentemente orientali) e cristiani che ha raggiunto il suo acme intorno al 200 al tempo di Tertulliano costringe via via gli imperatori per salvare l'impero a limitare il potere del senato e della sua moneta e dell'Italia a vantaggio dell'esercito, della classe equestre e della sua moneta e delle provincie. L'Italia non è solo la sede del senato ma anche della chiesa di Roma che per evidenti motivi politici di accentramento gli imperatori favoriscono rispetto alle altre sedi vescovili. Ad esempio Aureliano toglie a Paolo samosateno la casa vescovile di Antiochia dandola a Domno appoggiato dai vescovi d'Italia e di Roma. Aureliano crea un doppio denario equivalente a 5 denarii (20 sesterzi) anzichè a 2 soltanto. La vittoria finale dei cristiani era garantita dal loro attaccamento alle banche e alle monete auree e dunque anche senza Costantino prima o poi la loro vittoria era assicurata. Costantino la rese più sicura. Costantino si arrende alla realtà e sancisce la vittoria dei primi con una riforma monetaria che ancorerà tutto alla moneta aurea che è la moneta dei cristiani banchieri vittoriosi. I detentori di moneta di rame sono rovinati. Lo stato vuole moneta d'oro o contribuzioni in natura. Siamo all'economia feudale, cioè crisi dell'economia. Conseguentemente Costantino riconosce solo la chiesa di Roma e le concede esenzioni fiscali, capacità di ricevere legati, il tribunale dove attore e convenuto siano daccordo. Sarà una vittoria di Pirro, perché l'impero d'occidente è già praticamente sparito con la sua economia dei servi della gleba chiusa in se stessa, medievale, e sparirà presto dopo essere consistito praticamente nella sola Italia. Costantino lascia l'occidente a se stesso e ripara ad Istambul nella parte orientale dell'impero che vivrà un millennio in più di quella occidentale. Dunque, cerchiamo di comprendere. I cristiani hanno sempre detto che il loro mondo è del cielo e sulla terra ci sono solo di passaggio. Che è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli. Tuttavia al contrario si sono immersi nella vita terrena raccogliendo ricchezze dal più modesto prete su su fino al più grande vescovo, cardinale e papa. Io chiamo tutto ciò demagogia e non vedo in cosa i politici o i sindacalisti si possano dire più sporchi e interessati di quanto non si siano dimostrati gli uomini della chiesa cattolica. Con la differenza che i secondi sono sottoposti al giudizio degli uomini che li possono premiare col voto o bocciare negandoglielo, mentre gli uomini corrotti della chiesa, che sono tutti quelli che si ammantano di ricchezze alla faccia del loro precursore morto nudo in croce, sono al di fuori delle leggi e del controllo del popolo eppure si azzardano continuamente a minacciare questo o quello, per imporre la loro legge che nessun cittadino ha mai votato. Sarebbe ora di farla finita col potere antistatale e mafioso della chiesa cattolica. La storia non è un'opinione, come moltissimi vandali odierni vorrebbero accreditare. La storia è più esatta della stessa matematica, vorrei dire, e chi non la studia diventa un vandalo, come Bush, Blair e Berlusconi. Dunque è importante coltivare le scienze storiche dell'antichità e poiché uno storico dell'antichità che non conosca le lingue antiche non può nemmeno definirsi uno storico dell'antichità (né uno storico dell'età moderna e contemporanea che non conosca le lingue moderne può definirsi storico dell'età moderna e contemporanea), è necessario coltivare anche le scritture e le lingue antiche.

 

Fine 5a parte

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