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La Buona Novella di Satana

 di Marco G. Corsini

4. Il protovangelo? L'Odissea, scritta da Omero fra primo e terzo quarto del VII secolo a. C.

Novembre 2005. Tutti i diritti riservati.

 

Riepilogando, il cristianesimo evangelizzato dallo 007 Paolo al servizio di Nerone non ha nulla a che fare con Gerusalemme né col tempio né con l'ebraismo, ma con i pagani zeloti (zelanti della legge, è un modo per aggiungere al danno la beffa, perché costoro sono di fatto i distruttori della legge ebraica e difatti alla fin fine i vangeli esprimono un'altra religione, quella cristiana, che premia i cattivi, i peccatori, i violatori della legge) del nord pagano (Galilea e Samaria; dunque zelanti di cosa, se provengono dal nord, dall'ex Israele pagano?) guidati dai superbriganti Giovanni di Giscala e Simone di Ghiora (preceduti dal tentativo di un tale non meglio identificato che da due soprannomi, Gieshu l'Egiziano, dileguatosi o crocifisso sotto Nerone) scesi al sud per conquistare Gerusalemme, fatti prigionieri da Tito alla caduta della città e portati a Roma dove il primo fu relegato a Patmos e il secondo ucciso nel Tullianum nel 70 d. C. A costoro si ispireranno dei furbacchioni greci asiatici che nella seconda metà del II secolo, attraverso i sinottici (che ben poco hanno a che vedere col vangelo del protagonista Giovanni) e il rimaneggiamento di Atti e lettere di Paolo più il falso delle sette lettere di Pietro, Giovanni, Giuda (Taddeo) e Giacomo, fonderanno realmente il cristianesimo raccattasoldi e potere che conosciamo. Fine del caso, dunque. Niente affatto. Ci sono elementi per affermare che il cristianesimo in nuce è una dottrina assai più antica della Siria-Palestina e sarebbe affiorato comunque alla ribalta della storia, anche se tutti i personaggi di cui abbiamo detto non fossero mai esistiti.

L'"Apoteosi di Radamanto" impressa con punzoni sul Disco di Festo (vedi su questo sito) suggerisce l'esistenza del culto del dio solare Radamanto ("Il Sole/Ra è Potente") che sulla barca del mattino del sole Ra, coi due nocchieri antenati dei Dioscuri, percorre il cielo da oriente a occidente, da Ascalona in Filistea (dov'è il tempio suo e di sua madre Afrodite Urania/Elena/Europa) a Pyrgi in Etruria (dov'è il santuario di Leucothea/Aurora/Afrodite Urania/Derketo paredra di Dagan/Poseidone Uranio dio dell'Occidente e Adone/Apollo suo figlio, identificabile con Radamanto e nel tempio di Ascalona rappresentato da Token, greco Semeion, un dio senza personalità che si prestava al limite ad essere "il dio ignoto"; è interessante notare che con riferimento a questo dio e alla colomba che portava in testa i Samaritani celebravano il battesimo del neonato con l'offerta di una colomba del monte Garizim – secondo una glossa al Talmud: "Samaritanus circumcidit in nomine imaginis columbam referentis quam inventam in vertice monti Garizim certo quodam ritu colunt" – ed ho il sospetto che Luca nasconda e cumuli dietro alla purificazione della madre dopo il parto, e cioè l'offerta delle due tortore o colombi secondo la legge mosaica del tempio di Gerusalemme, anche l'offerta per il battesimo del samaritano Gesù – ovviamente al tempio del monte Garizim – menzionato poco prima) che evidentemente nell'antichità fu considerato il luogo dove il Sole tramontando va a immergersi nel mare per proseguire il suo viaggio con la barca solare notturna e visitare il mondo dei morti (Radamanto è dio degli inferi e così anche Adone in Omero) per poi risorgere a oriente ed iniziare un nuovo ciclo. Per quanto Odisseo passi attraverso l'inferno di Circe e il purgatorio di Calipso, l'ultima tappa presso il paradiso di Arete a Pyrgi è quella significativa, dopo di che, congedatosi dalla regina e compiuto nella notte dell'ultimo dell'anno (qualcosa come Halloween che cade oggi l'ultimo di ottobre) il viaggio sulla nave magica dei Feaci, allo spuntare del giorno si trova bello che incarnato a Itaca. Dunque la penisola italica era considerata il paradiso, l'isola dei Beati e, insieme alla Sardegna/purgatorio e alla Sicilia con le sue vacche del Sole Iperione costituiva le isole sacre. Omero pubblica intorno al 675 a. C. su commissione del corinzio Demarato il Viaggio d'Odisseo per celebrare l'inaugurazione o comunque il passaggio in mano a Tarquinia del porto e del santuario di Leucothea prima in mano agli euboico-calcidesi. Più importante di Leucothea/Aurora/Afrodite Urania/etr. Thesan, nel santuario pirgense è venerato suo figlio Adone/Tammuz (lo attestano gli scavi archeologici e le lamine punico-etrusche accennano ad un " giorno della sepoltura " del Sole ovvero Adone/Apollo. L'area sacra nella quale sorgono i templi diventò, intorno al 500 a. C. un centro di pellegrinaggio e la strada tra Cere e Pyrgi fu trasformata in via sacra. La tradizione accenna al culto di Apollo, e anche nel vicino centro portuale di Gravisca, dipendente da Tarquinia, troviamo il culto di Apollo nonché un sacello di Afrodite con annesso cortile lastricato con al centro una cassa di nenfro destinata al culto di Adone) che Omero celebra dietro le vicende di Odisseo (/Romolo/Osto Ostilio, nonno di Tullo Ostilio committente dell'Ira d'Achille e del completamento dell'Odissea) che, morto combattendo a Troia o naufragato sulla via del ritorno, per decreto di Zeus e del concilio degli dèi si era reincarnato a Itaca/Laurolavinio (per uccidere gli usurpatori del suo legittimo trono e liberare moglie e figlio sequestrati in casa) dopo essere passato per  il paradiso di Arete e Alcinoo sovrani di Pyrgi e aver partecipato ad un banchetto della resurrezione con tanto di sacrificio del toro e pane e brindisi col calice del vino. Gli esseni su cui ci informa Guerra giudaica « ...prima che si levi il sole... gli rivolgono certe tradizionali preghiere, come supplicandolo di sorgere... [L'adepto] ... prima di toccare il cibo comune, egli presta a loro terribili giuramenti... [di venerare dio e di astenersi da vari reati e peccati] ... Inoltre egli giura di non trasmettere ad alcuno le regole in forma diversa da come le ha ricevute, di astenersi dal brigantaggio e di custodire i libri della loro setta con la stessa cura che i nomi degli angeli... » (II, 8, 5-8) e i primi cristiani condannati a morte da Plinio il giovane sotto Traiano avevano « ...l'abitudine di riunirsi in un determinato giorno [la domenica], avanti l'alba, di cantare fra loro alternativamente un inno a  Cristo, come a un dio, e di obbligarsi, con giuramento... a non commettere ... [vari reati e peccati, fra cui i brigantaggi] Compiuti i quali riti, avevano l'abitudine di separarsi e di riunirsi ancora per prendere il cibo, ordinario peraltro e innocente...» (Carteggio con Traiano = Lettere, X, 96,7) Poiché gli esseni parteciparono attivamente alla resistenza antiromana, cioè al brigantaggio, ne deriva che il rituale esteriore era un camuffamento di quello reale, un codice depistante e contrario ai fini che gli esseni-cristiani si prefiggevano realmente. Una religione falsa e bugiarda. La cosa da ridere, denunciata da quel « ...prima che si levi il sole... gli rivolgono certe tradizionali preghiere, come supplicandolo di sorgere... », è che i popoli primitivi e pagani facevano dall'alba dell'uomo ricorso agli incantesimi per evocare la luce del sole al solstizio d'inverno, quando accendevano delle torce o dei falò con lo sfregamento di una ruota "del cielo" su di un palo (Frazer, Il ramo d'oro, Grandi tascabili economici Newton, pp. 709-714) e celebravano la natività del Sole il 25 dicembre, quando venivano accese delle candele (Frazer, op. cit., pp. 409ss), per rafforzare il vigore del Sole. Fuochi venivano accesi anche alla festa Parilia (della dea Pale) il 21 aprile, festa della fondazione di Roma. La stessa cosa ovviamente si poteva ripetere giorno per giorno. Ancora qualcosa si può dire a proposito del brigantaggio, latrocinium. Sotto Marco Aurelio diversi cristiani furono condannati a morte. Infatti Marco Aurelio emanò nuovi decreti in base ai quali la ricerca d'ufficio, l'arresto e l'interrogatorio del latrones, riservato fino ad Antonino Pio ai magistrati municipali, erano affidati direttamente ai governatori delle province ed estesi anche ai sacrilegi, ai plagiarii e ai fures, come attestano Ulpiano (Dig. I, 18,13) nel settimo libro de officio proconsulis e Marciano (Dig. XLVIII, 13,4,2). I briganti zeloti continuavano a dare fastidio anche sotto gli Antonini, dunque.

Ora, contrariamente a ciò che tutti credono, a Gerusalemme, fino alla deportazione a Babilonia, fu venerato lo stesso identico dio di Ascalona filistea e Pyrgi etrusca. Il presunto tempio di Salomone non è mai stato trovato e mi sorge il sospetto che fosse situato sotto una tenda beduina, come è suggerito dai seguenti passi biblici: i figli del giudice o sommo sacerdote di Silo, Eli, « si univano alle donne che prestavano servizio all’ingresso della tenda del convegno » (1 Samuele, 2,22), Mosè « Fece la conca di rame e il suo piedestallo di rame, impiegandovi gli specchi delle donne, che nei tempi stabiliti venivano a prestar servizio all’ingresso della tenda del convegno » (Esodo 38,8) Che ci facevano con gli specchi delle tessitrici? Diciamo piuttosto che erano delle etère assegnate fra l'altro alla tessitura, « Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e nelle quali le donne tessevano tende per Asera » (2 Re 23, 7). Questo passo dev'essere di età ellenistica. Le donne di Gerusalemme prima della cattività babilonese agli inizi del VI secolo a. C. piangevano – sedute all'ingresso del portico settentrionale del tempio, che noi dopo quanto abbiamo detto dobbiamo immaginare sotto un tendone –  la morte di Tammuz/Adone, il dio pastore che scendeva agli inferi ogni anno per poi risorgerne (Ezechiele 8,14). Il tempio di Gerusalemme, in tutto e per tutto dedicato esteriormente ad Apollo (che anche in Omero è sovrapposto all'immagine infera di Adone o a quella di Proteo che anticipa il dio ebraico) con tanto di quadriga solare, fu "costruito" da Salomone (sempre che sia stato davvero Salomone e sempre che Salomone sia esistito davvero) per Adone ("Signore") e per la sua madre e sposa Astarte, la Regina del Cielo. Stando all’Antico Testamento il Sole era venerato a Gerusalemme prima dell’esilio a Babilonia. Giosia alla fine del regno di Giuda « fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al sole all’ingresso del tempio » (2 Re 23,11) e Ezechiele ha visto « nell’atrio interno del tempio… all’ingresso del tempio, fra il vestibolo e l’altare, circa venticinque uomini, con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente che, prostrati, adoravano il sole… Eccoli, vedi, che si portano il ramoscello sacro alle narici » (8,16-17). Anche il Tofet o crematorio in cui gli ebrei bruciavano i figli in onore di Moloch richiama il fuoco, l’olocausto e dunque ancora una volta il Sole nel suo aspetto distruttivo, estivo. Abbiamo detto che al Sole di Gerusalemme erano sacri i cavalli ma, certo poiché a Seth era sacro l’asino, nel tempio di Gerusalemme era adorata ancora in età ellenistico-romana una testa d’asino d’oro (Giuseppe Flavio in Contro Apione II,7), e del resto l’asino in oriente è la cavalcatura regale da millenni. Oltre al Sole-pesce o serpente nel tempio di Gerusalemme preesilica si venerava la sua paredra, la dea Astarte verisimilmente nel consimile aspetto di Atargatis/Derketo (Afrodite Urania), cioè in forma di Sirena o dea-serpente come la Delfina di Delfi, con le sue prostitute, poi i suoi prostituti sacri che alloggiavano nel tempio stesso. Questa era la coppia divina delle città filistee, almeno quelle di Ascalona e Gaza.

Forma per dolce per la Regina del Cielo, da Mari  

Manasse, negli ultimi tempi del regno di Giuda: « Collocò l’immagine di Asera, da lui fatta fare, nel tempio... Manasse li spinse ad agire peggio delle popolazioni sterminate dal Signore alla venuta degli Israeliti » (2 Re, 21, 7-9) Ancora al tempo di Geremia, prima della deportazione in Babilonia, le donne della colonia ebraica in Egitto bruciano incenso alla Regina del Cielo,  le offrono libagioni e preparano per lei focacce con la sua immagine asserendo che finché lo hanno fatto le cose sono andate bene, mentre quando hanno smesso per venerare Jahvè, cioè Geova/Giove, le peggiori calamità si sono riversate su di loro (Geremia 44, 15-19; nell'Odissea prima e in Erodoto poi, e più ampiamente, Proteo è venerato in un santuario di Memphi con tempio dedicato ad Afrodite “ Straniera ” intorno a cui abitano dei Fenici di Tiro e tutta la località è chiamata Campo dei Tiri, II, 112; ritengo che questa Afrodite, l'Elena della tradizione omerica, sia l’Afrodite Urania di Ascalona di Erodoto I, 105) La divinità di Adone che spiega la morte e rinascita della natura, muore in inverno e rinasce a marzo-aprile, all'equinozio di primavera. Non a caso qui cade la celebrazione della Pasqua, la morte e resurrezione di Gesù. A Gaza, dov'è il tempio di Dagan che Sansone il danita ovvero danao, cioè greco, si fa crollare addosso, è venerato Zeus Cretagene, "Nato a Creta", ma sappiamo che a Creta Zeus è detto Velkhanos e un dio del fuoco e delle eruzioni vulcaniche, tifoniche, ci pare rispecchiare meglio il lato catactonio rappresentato da Reshef e Adone. La presenza di querce oracolari e di profetesse sia pure tenute molto nello sfondo nella “ storia ” veterotestamentaria di Israele richiamano alla mente il santuario pelasgico oracolare dello Zeus di Dodona e la Pizia di Delfi. Astarte/Afrodite Urania è la dea che presiede al matrimonio e alle unioni fra tribù e nazioni attraverso un cerimoniale che mima il ratto della o delle donne, per cui Elena, incarnazione di Afrodite Urania, rapita da Paride per celebrare l'unione fra Troiani/Romani e Greci/Albani, serve ad Omero per rievocare il centenario della fondazione di Roma e pacificare l'elemento albano entrato a formare nuove tribù all'interno di Roma dopo la distruzione di Albalonga/Troia ideale, quando nei giochi celebrativi della fondazione (Consualia da condere, fondare) tenuti quattro anni dopo, i Romani rapirono consensualmente le donne delle tribù vicine per dare vita alla Città Eterna. Nel santuario di Silo degli invasori popoli del mare (dove esercitò l'aruspice Calcante meglio che non nell'improbabile piana di Troia) era venerata un'analoga Afrodite Urania/Astarte/Elena che presiedette alla fusione fra i popoli occidentali antenati dei crociati di ieri e di oggi (Achei, Danai, Pelasgi, Tirreni, Sardi, Siculi, ecc.) e i Beniaminiti (i “figli della destra”, così detti perché nel secondo millennio a. C. erano stanziati sulla riva destra dell’Eufrate), la tribù locale guerriera per eccellenza con cui Saul identifica gli Ebrei. Romani e Beniaminiti oltre ad essere indubbiamente popoli guerrieri adoravano il lupo come animale totemico e praticavano il rito del ratto delle donne. Le città di asilo mosaiche non hanno la stessa funzione di quelle istituite da Romolo, che servono a creare letteralmente la popolazione di Roma. Entrando in una città d'asilo si acquisisce la cittadinanza romana. Forse non a caso l'arabo asìl (con la s enfatica) significa di razza nobile, puro, conservando dunque l'originario significato della città d'asilo, dove si creava la razza ad esempio romana. Dunque è altresì evidente che questi luoghi d'asilo erano collocati al confine fra i popoli da unire e che una volta entrati in essi si godeva appunto del diritto d'asilo (Silo ebraica conserva il nome da Asìlo?) garantito prima di tutto dalla protezione degli dèi e se del caso dalla forza, ad esempio dei romani. Evidentemente istituivano luoghi di asilo gli invasori che intendevano fondersi con le popolazioni indigene. Riterrei dunque che nella versione ebraica del ratto delle danzatrici di Silo da parte dei Beniaminiti ci sia qualcosa che non va. Ad esempio Asìlo/Silo (che in quanto "puro" va bene anche per indicare il santuario) dev'essere stato istituito dagli invasori popoli del mare e furono le comuni donne cananee ad essere rapite. Probabilmente a popoli orgogliosi come i Beniaminiti la cosa non andò giù e vi furono delle rappresaglie, con tentativo di riprendersi le donne. Da ciò deriva anche, se non si tratta di coincidenza, che Mosè o chi per lui derivò l'idea delle città d'asilo dai popoli del mare e, stando ai dati, probabilmente dai Tirreni (si tenga anche presente la tradizione del rapimento delle donne di Braurone in Attica da parte dei Tirreni di Lemno, erroneamente confusi coi Pelasgi, che sono di lingua greca, in concomitanza con la festa di Artemide Taurica – cf. Erodoto 6, 137-138; Euripide, Iigenia in Tauride, 1435-1474 – che tramite il sacrificio di Ifigenia è connessa all'Iliade e dunque alla tradizione etrusco-romana e può in qualche modo essere stata affine ad Afrodite Urania/Europa), e i Beniaminiti derivarono il culto del lupo dai Tirreni, anche perché altrimenti avrebbero venerato più plausibilmente lo sciacallo.

Dunque il cristianesimo non fa che germogliare del tutto naturalmente dalla religione occidentale che s'incontra con quella cananea (Afrodite Urania/Europa madre di Radamanto divinità occidentale ed infera). E da questa religione di Adone e Astarte di Gerusalemme e non solo di Gerusalemme il cristianesimo ricava due elementi fondamentali, il concetto di resurrezione (proprio anche del Geova/Dagan/Reshef dei sei secoli ebraici) e il determinante proselitismo femminile. La forza della storia! I Magi persiani credettero di destabilizzare l'impero romano in Giudea con la presunta stella del re neonato, agenti infiltrati come Paolo, terroristi disumani come Giovanni di Giscala e Simone di Ghiora si sono illusi di fare altrettanto in direzioni diverse, e invece, dopo la distruzione del tempio jahvista da parte di Tito e la morte della religione ebraica in vigore da sei secoli, il cristianesimo altro non è che il revival della religione cananea e cretese della Grande Madre e del figlio sposo che annualmente muore e risorge e con lui tutta la natura: « I Greci erano coscienti di questo aspetto... Il che non significa, tuttavia, che per i Greci Adone fosse divinità connessa con la vegetazione, perché la loro interpretazione globale del mito di Adone è chiaramente fondata sul fattore sessuale... Il culto greco di Adone... era un culto piuttosto privato che pubblico, praticato dalle donne di ogni classe, comprese straniere e prostitute, e veniva considerato un momento di turbamento femminile. I « giardini di Adone » venivano coltivati artificialmente in vasi poco profondi, che erano esposti in cima ai tetti e poi gettati in mare... pratica... collegata alla morte e al rinnovamento della vegetazione. In Grecia tuttavia Platone, forse con altri, interpretava il rituale come simbolo di una coltivazione contro natura, in contrapposizione alle modalità normali (Fedro 176 b). Momento principale del culto presso i Greci era il lamento rituale per la morte di Adone... Gli inni cantati dalle donne compiangono in Adone piuttosto il frutto proibito; quell'amante fantastico di cui la società le ha private, quelle frontiere del desiderio che sarebbero rimaste sempre a loro ignote: è questo aspetto di Adone come il giovane amante, che è entrato a far parte della mitologia dell'amore in Occidente. Saffo fornisce in termini esatti la prima testimonianza sul culto di Adone presso i Greci, in un rito in onore di Afrodite presso le donne di Lesbo: " il dolcissimo Adone è morto. Citerea: che fare? Fanciulle mie, battetevi, strappatevi le vesti (Framm. 140 Voigt = 107D) Anche questo rituale è orientale: " guarda là le donne sedute che piangono per Tammuz " (Ezechiele 8,14) » (Oswin Murray, La Grecia delle origini, Il Mulino, Le vie della civiltà, pp. 111-112). Non credo di comprendere fino in fondo quanto dice il Murray. In ogni caso il culto orientale di Adone, il più occidentalizzato di tutti, era più pubblico che privato e il compianto per la morte di Adone era legato alla prostituzione sacra originariamente connessa coi templi in tutta l'area fenicia e occidentale legata alle vie commerciali marittime e dunque ai porti. Sappiamo che tutte le donne, sposate e non, erano chiamate almeno una volta nella loro vita al servizio di prostituzione nel tempio a favore degli stranieri di passaggio che lo chiedessero, e in cambio di denaro, parte del quale andava al dio del santuario, che era una banca (i santuari e tempi dell'antichità erano banche). Questo rapporto da vera e propria mignotta (che impersonava Astarte/Afrodite) con lo sconosciuto (che impersonava Adone) era gradito alle donne, che facevano il "sacrificio" per la dea. Omero ha sublimato questa istituzione mediterranea nell'incontro fra il marinaio Odisseo e la figlia del re locale Nausicaa e ci ha spiegato che proporre il matrimonio (il rapporto sessuale fine a se stesso, senza generazione; evidentemente i figli nati da queste unioni, se c'erano, erano uno sbaglio, e un rischio in quanto in un certo senso divini davvero, come Romolo, e dunque pericolosi per il tempio e per il re, e nella migliore delle ipotesi, cioè se non erano tolti di mezzo, finivano a fare i servi del tempio) fra la donna indigena e lo straniero per quanto male in arnese come Odisseo rientrava nel diritto internazionale di allora al fine di allacciare relazioni di ospitalità diplomatiche e commerciali. Potremmo parlare della massima prova di fiducia da parte della classe dirigente locale, offrire le proprie mogli e figlie allo straniero, sotto l'occhio vigile e rassicurante (dal punto di vista della liceità religiosa; anche per gli dèi pecunia non olet) del dio o della dea, naturalmente aspettandosi il reciproco al momento dell'impianto all'estero di un proprio santuario-banca. Comunque il moralissimo Odisseo ha rinunciato al matrimonio con Nausicaa figlia di Alcinoo con la scusa non offensiva che aveva una moglie ad aspettarlo a Itaca. Ma ha accettato il pensiero, il che è ciò che conta. La religione cristiana dunque in origine è sostanzialmente la religione femminile orgiastica orientale che si prende la rivincita sulla divinità ariana maschile castrata e castrante di Jahvè/Geova/Giove/Zeus pelasgo-filisteo. E' la religione della prolifica ragazza madre Maria figlia di Cleofa, madre del folle Gesù che segue da lontano per scusarlo di fronte a tutti ed evitare che lo riempiano di botte, ma spesso non ci riesce, della Samaritana assetata dell'acqua della vita eterna, della prostituta indemoniata Maria di Magdala che si innamora di lui, delle riccone che lo seguono con la borsa sperando di fare ancora più soldi, Giovanna di Cusa, Susanna e molte altre, della Cananea che si accontenta delle briciole come i cani, della moglie di Pilato, che ha avuto un sogno e dice al marito di astenersi dal versare il sangue di un innocente. Sono le donne che gli credono, quelle che lo seguono al Calvario e al sepolcro, che per prime lo vedono risorto e credono nella resurrezione cui gli apostoli non credono e, se vi credono, solo alla fine e perché capiscono che credere è l'unico modo per impiantare una chiesa e far soldi. Da ultimo Elena, la madre del feroce assassino e baro Costantino, alla ricerca affannosa dei luoghi più falsi che veri – della nascita di Cristo da una Vergine a Betlemme, antico centro del culto di Adone e Astarte, e poi della morte, appeso al legno sterile di una croce, troppo diversa dall'albero della vita originario – da costruire nel cemento per affidarli insieme ad altre mille false reliquie alle future generazioni di furbi conquistatori del mondo. Se le donne siano non meno stupide degli uomini o non meno violente non so. So solo che nel ciclo della vita hanno il primo posto e di conseguenza dovrebbero avere il primo posto anche nella vita politica dopo che gli uomini hanno usurpato questo primato per molti millenni svolgendo il ruolo di guide con troppo poco onore. Che gli uomini abbiano minacciato e minaccino di scatenare una guerra nucleare che annienterebbe la terra ci sono prove abbondanti da cinquant'anni a questa parte. Non vedo perché non si debba accordare alle donne, che oltretutto sono assai più numerose degli uomini, un tale diritto, che poi lo esercitino o meno, più o meno bene. Io credo che nel III millennio se vorremo vedere ancora il sole sorgere e tramontare sul nostro oscuro punto del male dovremo affidare la grande politica in mano alle donne e abolire tutte le religioni tranne quella della natura, che appare così perfetta non perché un dio l'abbia creata di punto in bianco, ma solo perché è passata attraverso miliardi e miliardi di anni di trasformazioni, di errori, conflitti interni, che l'hanno resa quale è. Non pretenda l'uomo, che la calpesta da qualche milione d'anni, se non di imitarla, religiosamente.

Dal cristianesimo occorre tenere ben distinto l'ebraismo fondato da Ciro II. L'ebraismo jahavista non data prima (semmai abbastanza dopo) dell'editto del 538 a. C. di Ciro II che dispone il ritorno degli "ebrei" a Gerusalemme dopo l'esilio babilonese, e muore con la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d. C., dunque dura al massimo sei secoli, proseguendo nella diaspora con le sinagoghe. Il dio del tempio di Gerusalemme è sempre stato Dagan/Poseidone/Proteo/Conso/ Vertumno il "Mutevole", raffigurato nel segno 50° del sillabario festio da me identificato, metà pesce o anche serpente (Apep, Nehustan, il serpente di bronzo eretto da Mosè) e metà essere umano con la corona solare in testa.

Il Sole-Fuoco da cui tutto nasce e dove tutto ritorna, Apollo/Dioniso. Ciro II ne ha accentuato l'aspetto cattivo di Reshef ma nello stesso tempo ne ha adottato il nome pelasgo-filisteo, cioè greco di Geova/Giove/Yahvè. La più antica testimonianza della presenza di Giudei a Roma risale al 139 a. C., quando il pretore peregrino Cornelio Ispano insieme ai Caldei espulse i Giudei, accusati di pervertire i cittadini romani col culto di Giove Sabazio (Yahvè Sabahot), il dio degli eserciti (cf. Valerio Massimo, I,3,3: Iudaeos qui Sabazi Iovis cultu Romanos inficere mores conati erant repetere domos domos suas coëgit). Non sappiamo nulla dei Gebusei fondatori di Gerusalemme ("Fondazione di Salem"), mentre Yahvè tzeba'ot "dio degli eserciti" portato in battaglia dentro un sarcofago (ritengo che essendo un dio defunto alla Osiride, cui venivano fra l'altro offerti dei prototipi dei « giardini di Adone », come questo doveva essere trasportato dentro un sarcofago umanoide piuttosto che dentro un'arca e che inizialmente il clima di terrore diffuso da questo sarcofago fu generato dalla sindrome di Tutankhamon piuttosto che dalla scossa elettrica, accorgimento che i furbi sacerdoti poterono adattarvi dopo la permanenza in Persia, dove erano note le pile e dunque la possibilità di generare una scossa elettrica) è assai simile a Rshp tzb', Reshef il combattente, dotato di arco e frecce con cui diffonde la peste come Apollo all'inizio dell'Iliade. Alla metà dell'VIII secolo in iscrizioni del Sinai Yahvè è chiaramente associato ad Ashera. Il culto di Reshef in Siria risale almeno al III millennio. E' il dio della guerra, della pestilenza, dell'oltretomba, della morte e della resurrezione. Venerato in Egitto in ambiente militare, è "Colui che esaudisce le preghiere" paredro di Anthat/Anhat di cui esiste una "festa di Anhat di Gaza". I bacini lustrali di Ebla con scene del banchetto della resurrezione sono connessi con Reshef. Dunque l'antico dio siriano dell'Occidente per sei secoli si trasforma in geloso dio ebraico della tempesta e signore degli eserciti. Ma Ciro II ha creato anche il messianismo, all'origine del cristianesimo. Ciro II fu il primo e unico Messia annunciato dal primo e unico vero "profeta" al soldo di Ciro II stesso, Isaia, che lo precede e lo annuncia: « la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele » (Is 7,14) « un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti » (Is 9,5-6) « Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato » (Is 1,19-20) « Ora cessate di agire con arroganza perché non si stringano di più le vostre catene, perché un decreto di rovina io ho udito, da parte del Signore, Dio degli eserciti, riguardo a tutta la terra » (Is 28,22) « Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide… Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore… così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata. Voi dunque partirete con gioia, sarete condotti in pace » (Is 55,3-12) a Gerusalemme perché dio stesso, il Signore degli eserciti, ha suscitato il liberatore degli Ebrei (« Io, io ho parlato; io l’ho chiamato, l’ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese » Is 48,15; « Io dico a Ciro: Mio pastore; ed egli soddisferà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata; e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta » Is 44,28), Ciro il pastore di dio, il Messia (Is 45, 1: « Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: “ Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso »). La salita al trono di Ciro II il Grande è stata preannunciata da una stella avvistata dai Magi e la sua vita, che ricorda quella di Romolo (anche i Romani di Romolo due secoli prima dei Persiani di Ciro II adoravano il fuoco della dea Vesta e la madre di Romolo era vergine sacerdotessa della dea Vesta; ci ritorneremo), è servita da modello a quella di Gesù secondo Matteo. In particolare troviamo i Magi che predicono che il nascituro regnerà al posto del re in carica e questo ordina di eliminarlo. Per quanto riguarda Ciro il re in carica è il medo Astiage e la partoriente è sua figlia Mandane, madre di Ciro che appunto regnerà dopo Astiage (Erodoto, I, 108ss). Nella storia abbastanza copiata da quella di Romolo e Remo non manca l'allevamento del bimbo da parte di una cagna (I, 122). E tuttavia da Sargon a Mosè a Ciro, nessuno s'è mai detto, né poteva dirsi, figlio di un dio. Solo Romolo nella leggenda è figlio di Marte e una vergine vestale di stirpe regale, quella locale latino-sabina. Ciro è stato il primo e unico messia autentico (in quanto questa del re inviato da dio è una sua truffa cui si è prestato il "profeta" prezzolato Isaia, antesignano di tutti i falsi profeti ebrei che hanno reso permanente la "profezia" consentendo a dio di inviare nel tempo altri messia quando necessario) degli Ebrei fondando Gerusalemme e il tempio come centro destabilizzante dell'occidente da conquistare e inserire nell'impero globale persiano, ma anche il prototipo di Gesù, il Messia dei cristiani, il cui simbolo della vite (per i greci connesso a Dioniso) è già presente nel sogno di Astiage, dove la vite si sviluppa dal sesso di sua figlia fino a coprire l’Asia intera indicando che Ciro avrebbe avuto un tale regno. Già che ci siamo citiamo un altro passo in cui si parla di una profezia in base alla quale le mura di una città (Babilonia) sarebbero cadute quando una mula avesse partorito (Erodoto, III, 153), ciò che richiama l’entrata a Gerusalemme (che il Giosuè/Gesù di Giuseppe Flavio aveva profetizzato che avrebbe fatto crollare come a suo tempo Giosuè di Mosè aveva fatto crollare le mura di Gerico) di Gesù su un’asina coll’asinello (Mt XXI, 1-3). Ed è probabile che Matteo non abbia seguito fino in fondo la profezia in Erodoto per non smascherare il vero Gesù, l'Egiziano, dileguatosi o crocifisso sotto Nerone.

Bisogna capire perché in questo momento sorgono tanti creatori di religioni (sottolineo che si tratta di religioni create e non rivelate; anche la religione ebraica è creata e non rivelata) come Zarathustra, Esiodo, Omero, ecc. Il fatto è che al crollo delle monarchie che avevano anche il controllo della religione e della scrittura non si è sostituita la consapevolezza del nuovo regime che è fondato sulle assemblee (che dispongono della facile scrittura alfabetica inventata a Ugarit come semplificazione della stessa scrittura egizia che conosceva segni monoconsonantici) e dunque sul potere di molti, di uomini che ragionano con la propria testa e agiscono per far valere i propri fini e interessi. Il problema è il controllo morale della società e tutti, tranne l’occidentale Omero, continuano a fondarlo sulla paura, la paura degli dèi (Esiodo, Giobbe) subentrata a quella per il despota orientale. A Roma e Tarquinia dove le assemblee funzionano (diversamente da Itaca e dall’esercito acheo a Troia) ancora si pongono le banche sotto la protezione degli dèi per inerzia mentale ma Omero prende a modello cui tutti sono chiamati a ispirarsi gli eroi laici Ettore e Odisseo, assai migliori degli abbastanza spregevoli Zeus, Era, Atena. Omero. Ma Omero è più antico di Ciro II, e anche più antico di Esiodo e di Zarathustra. Omero scrive il Viaggio d'Odisseo nel 675 a. C. (per il corinzio Demarato primo cittadino di Tarquinia) e l'Ira d'Achille nel 649 a. C., per il centenario della fondazione di Roma da parte di Romolo, il figlio della vergine vestale custode del fuoco sacro e di un dio, Marte, il dio romano per eccellenza, quello della guerra. E Romolo, come un dio che si rispetti, fu figlio unico (Remo gli fu associato più o meno come Paolo fu associato a Pietro dai cristiani) e non ebbe discententi e fu rapito al cielo durante un'improvisa tempesta (in realtà pare più probabile che sia stato fatto letteralmente a pezzi dai senatori che si portarono via i pezzetti del corpo per celare il misfatto; ma anche ciò poteva interpretarsi come assunzione del corpo del dio come avviene per l'ostia dell'eucarestia) non fu più visto, e da quel giorno protesse i Romani dall'alto dei cieli col nome di Quirino, che io reputo significhi "Signore, Padre", dal greco koíranos (kûros e kyrios), signore, pater (nel senso di indeuropeo poter, colui che ha il potere supremo, il padre-padrone), da cui lat. curia, la riunione dei patres, dei senatori.

Rovescio di denario emesso dal magistrato monetale Sex(tus) Po(mpeius Fostlus) nel 124 a. C. ca. con da sinistra a destra Faustolo la lupa con Romolo e Remo e nello sfondo il fico ruminale, su cui è appollaiato un picchio (G. G. Belloni, Le Monete Romane dell’Età Repubblicana. Catalogo delle Raccolte Numismatiche del Civico Museo Archeologico di Milano, Milano 1960, n. 532, p. 55)

Omero scrive l'Ira d'Achille e completa l'Odissea (la cacciata degli usurpatori di Itaca/Laurolavinio da parte di Odisseo/Hostilius/Romolo vissuto in clandestinità fra i boscaioli e i porcai del Palatino insieme a suo padre di stirpe regale che si nasconde sotto il nome di Faustolo facendo il porcaio, collega dell'itacese Eumeo) su commissione di Tullo Ostilio, terzo re di Roma e nipote di Osto Ostilio, il vero nome di Romolo fondatore di Roma nel 753 a. C.

Dunque la tradizione di Romolo, sia autonomamente, sia a maggior ragione attraverso Omero, raggiunge e civilizza l'oriente e soprattutto i persiani e Ciro fondatore dell'ebraismo ma anche del cristianesimo attraverso il messianismo. In ogni caso il cristianesimo è fin dall'inizio imbevuto di dottrine iraniche. Alla fine il mitraismo persiano diffuso secondo Erodoto in Europa dai corsari della Cilicia, sconfitti e fatti prigionieri da Pompeo, conquista l'esercito (analogamente al cristianesimo che i vangeli e gli Atti ci dicono diffuso in ambienti militari di basso livello: i centurioni di Cafarnao e Cesarea e verisimilmente i veterani della guerra giudaica di Emmaus, ma che nel II secolo è già vincente ai vertici dell'impero e nel III secolo sembra diventare religione di stato col Sol Invictus di Aureliano la cui data di nascita, come Mitra, è il 25 dicembre). I cristiani vincitori da Costantino in poi hanno letteralmente soppresso i rivali attraverso i pogrom e la distruzione col ferro e col fuoco dei luoghi sacri, hanno scopiazzato o avuto in comune coi mitraici dalle acquasantiere al banchetto col pane e il vino, alla santificazione della domenica, alla resurrezione dai morti, alla fine del mondo per conflagrazione, alla scala "sognata" da Pietro, alla nascita del dio tra i pastori, in una grotta, da una vergine perseguitata. Quanto al messaggio mitraico nulla sappiamo perché i cristiani hanno distrutto tutto. Comunque si potrà scommettere sul fatto che nessuna delle due religioni era più profonda dell'altra e soprattutto alle belle prediche seguiva costantemente il razzolar male degli adepti soprattutto da parte cristiana. La religione cristiana è una religione da schiavi, lassista, appiattita sulla malvagità e ignoranza delle masse che l'élite vuole dominare senza troppi sforzi, e non richiede grandi spese per il rituale, consentendo di risparmiare e accumulare grandi fortune da far pesare sulla bilancia della politica. La religione cristiana poi a differenza di quella mitraica e delle altre in generale ha un sacerdozio di professione che lavora per sostituirsi alla gerarchia dell'impero. Il mitraismo fu sconfitto perché non aveva le donne, le donne del potere, le mogli e le figlie dei potenti della corte, del senato, dell'esercito, e così via. Il cristianesimo, più che una religione da schiavi è una religione da donne. Inizialmente. Poi queste che hanno portato il cristianesimo alla vittoria vengono zittite e messe da parte, nel gineceo, come le ebree e le greche.

Dunque è Roma la Città Santa (e non Gerusalemme, né Betlemme) dove non a caso s'è insediato il successore di Pietro. E Roma nacque proprio come centro santuariale (dove chiunque poteva rifugiarsi ed ottenere l'immunità e la cittadinanza romana) internazionale fra mondo etrusco da una parte e greco dall'altra per regolare col diritto (il diritto romano) ogni questione controversa senza ricorrere alle armi cui i Greci invasori del Tirreno (ma acusavano gli Etruschi di pirateria!) erano assai propensi.

Per Omero Tarquinia fu a capo della lega dei dodici popoli d'Etruria al tempo di Odisseo e della guerra di Troia (Od. VIII,390-391) ma certo si tratta di licenza poetica, tanto più che Alcinoo (che poi incarna il corinzio Demarato proiettato indietro nel tempo) rappresenta piuttosto l'orientalizzante siro-cipriota di provenienza feacia ovvero rasenna. E allora semmai possiamo discutere se questa istituzione del Fanum Voltumne possa essere nata all'inizio del villanoviano (IX secolo) nella città-madre dell'Etruria oppure a Roma con Romolo. E' questo l'orizzonte dei giganti esperti nella guerra (Baruc) che emergono a capo delle città etrusche come Romolo a Roma. Questo dei ludi secolari con l'affissione del chiodo è un indizio di nascita di una nazione e dunque sarebbe un motivo in più per distinguere i Rasenna dai Tirreni, anche se per il nostro modo di vedere le cose dall'esterno è difficile concepire due popoli distinti che si succedono sullo stesso territorio parlando la medesima lingua. Sarei portato a scommettere su Roma, mentre Tarquinia ereditò certo la tradizione da subito, dal momento in cui Roma mostrò di agire da sola e per i suoi interessi imperialistici anche contro l'Etruria tutto sommato pacifista ma soprattutto incapace di difendere con la forza la pacifica convivenza delle sue città-stato. Ciò fu rafforzato dal fatto che Tarquinia fu la più importante città etrusca e promotrice delle attività al Fanum in età tarda quando la lega cominciò a funzionare. Qui i sacerdoti etruschi elaborarono a posteriori la teoria decennale della vita della nazione etrusca, portandola e portando i ludi secolari etruschi anche più indietro del 749 a. C. all'inizio nel villanoviano tarquiniate, variando la durata dei saecula per farli coincidere con la propria storia e spingendosi ben oltre il 265 a. C. che è la vera fine della nazione etrusca nel tentativo di allontanare la fine. Del resto dalla mia interpretazione delle Lamine di Pyrgi (vedi su questo sito) risulta che Tiberio della Velia (regione etrusca di Roma) nominato re di Cere dopo la caduta di Tarquinio il Superbo (509) istituì nel santuario di Pyrgi l'affissione del chiodo annuale già praticamente istituita a Roma nel tempio di Giove Capitolino costruito da Tarquinio il Superbo e inaugurato all'inizio dell'età repubblicana ma sempre nel 509 a. C. E questo istituto appare legato da tanti indizi anche archeologici (primo fra tutti le venti cellette affiancate al tempio B di Pyrgi e costituenti il tesoro) alla legge serviana sul censimento della popolazione (operante anteriormente al tempio capitolino di Roma) attraverso l'imposta sulle nascite da versare al tesoro di Ilithia ovvero Hera Phosphoros ovvero Juno Lucina come ci informa Dionisio (IV,15,5). Se l'istituto fosse stato di Tarquinia, Cere e soprattutto Pyrgi lo avrebbero già conosciuto. E' così confermata l'ipotesi dell'istituzione dell'affissione del chiodo a Volsinii solo dalla fine del VI secolo (come giustamente sostiene Pallottino), dopo l'uscita di Roma dalla confederazione etrusca. Dunque ancora una volta la storia di Roma a partire da Romolo sarebbe strettamente legata alle sorti della storia etrusca della fase rasenna. Ma ipotizzare che i ludi secolari etruschi siano nati a Roma porta a sospettare seriamente che i Consualia fondati da Romolo non fossero i festeggiamenti della fondazione di Roma in quanto città autonoma, bensì in quanto centro della confederazione etrusca. In sostanza Roma sarebbe nata come città ospite del Fanum ma con amministrazione autonoma, ciò che poi sarà Volsinii. I Sabini e i Latini che avevano rifiutato il connubio su livello di parità coi Romani e li avevano offesi proponendogli di ricorrere anche per le donne ai luoghi d'asilo che avevano aperti (e poi cosa significa aprire dei luoghi d'asilo? I luoghi d'asilo sorgono sempre presso dei santuari e dunque Romolo avrebbe dovuto costruire dei santuari coi rispettivi luoghi d'asilo, e la storia monarchica di Roma è ricca di tali riferimenti a santuari coi rispettivi luoghi d'asilo) mai e poi mai avrebbero accettato di convenire alle celebrazioni della fondazione di Roma, sia per disprezzo, sia per sospetto di tranelli. Viceversa ciò è logico se il centro cui si accorre è stato fondato in comune da tutti i popoli dei dintorni, ciò che si ricava dal fatto che nel mundus al centro di Roma, in una trentina di fosse (che all'inizio saranno state assai meno e aumentarono via via che nuovi popoli si associavano) furono sepolti gli oggetti sacri di altrettante curie fondatrici, che portavano guarda caso i gentilizi delle donne sabine rapite, il che vuol dire, leggendo fra le righe, dei popoli e delle genti che avevano concorso alla confederazione. Il nome di Quiriti degli stessi Romani deriva dunque dalla Curia Hostilia (così si chiamava ancora ai tempi di Livio; secondo me curia ha la stessa radice del greco kyrios e koFíranos, signore, capo, è la sede del potere, del governo, dei capi tribali che nominano il re) dove avveniva l'assemblea dei rappresentanti dei populi e poi dei senatori romani. Dunque o Romolo istituì i Consualia solo per celebrare Roma, e le donne furono rapite altrove e con altra connessione, oppure li istituì nell'ambito di un centro politico-religioso di tutta l'Etruria fino al Lazio e alla Campania etrusca (che ovviamente era interesse etrusco tenere saldamente collegata via terra all'Etruria propria), dei Sabini, dei Latini, di tutti i popoli dell'area, e allora il ratto delle donne può aver interessato tanto delle etrusche quanto delle latine e sabine consenzienti, perché questa era una cerimonia fatta sotto la forma di un ratto ma del tutto pacifica. Del resto, come ho già scritto, il Fanum Voltumnae doveva essere connesso al Tevere, anticamente detto Volturnum da Vortumno, la divinità che non a caso fu venerata nel Vicus Tuscus e cioè il luogo santo sul Tevere, diciamo la Città del Vaticano, la città santa nella città politica di quel tempo. Del resto non si riesce a capire come mai gli Etruschi avrebbero consentito ad un Romolo qualsiasi di venire a fondare la sua città proprio sul confine meridionale e su un fiume navigabile che delimitava un lato del Triangolo se non ci fosse stato un vantaggio per l'Etruria. Io credo che il Tevere fu la prima mira di tutti i popoli che si affacciarono sul Tirreno. Evidentemente la città santa, in una terra di tutti e di nessuno, che si proponeva come centro politico-religioso di risoluzione pacifica delle controversie economiche fra Etruschi anche campani e Greci ben radicati nel Lazio con la loro tradizione di Enea e di Albalonga (dunque ora si spiega perfettamente l'idea propagandata dai poemi omerici in greco lingua internazionale, di un diritto internazionale, una legalità dei commerci da rispettare da parte di tutti, specie dai Greci) funzionò poco a causa dell'ambiente ostile latino-sabino pompato da dietro le quinte dai Greci, ma sempre Roma si propose come centro di tutte le leghe per regolare il diritto fra le genti. Solo con la caduta della monarchia Roma prende definitivamente la via di città autonoma e distinta, dividendo i suoi destini da quella religiosa che a distanza di tempo e di civiltà successive rispunterà come Città del Vaticano (Estratto da: Appunti di storia etrusco-romana, sul mio sito Rasenna), ovvero come serpe giudea ad insidiare il calcagno di Roma.

Per allora la vittoria dei Greci e la caduta della monarchia pose fine all'impero etrusco-romano (che alle origini andava fino allo Stretto dei Dardanelli e al Mar Nero e al Caucaso, mentre dall'VIII secolo la Grecia aveva iniziato lei la sua espansione anche verso occidente). Dunque quella dei poemi omerici non era da parte di Roma una previsione di grandezza futura ma la constatazione di una grandezza passata il cui declino era iniziato con l'eruzione del Thera, il crollo dell'impero egizio, l’invasione della Palestina/caduta di Troia. Dunque, l'italo popolo è all'origine della civiltà moderna (da distinguere da quella millenaria che l'ha preceduta e che è morta con le sue piramidi di Giza e le sue torri a gradini di Babilonia). Tutto nasce in Italia in bene e in male. Omero, probabimente nato come me alle pendici di Monte Cavo, lui ad Albalonga (da padre greco discendente dagli usurpatori di Laurolavinio), io a Rocca di Papa, scrisse in greco, la lingua più diffusa al tempo, perché gli orientali conoscessero la grande civiltà etrusco-romana e facessero affluire i loro denari alle banche etrusco-romane vestite da santuari. Se avesse scritto in latino, per quanto lingua assai modesta a dire degli stessi latini, il mondo sarebbe andato diversamente. Ma è inutile piangere sul latte versato. L'importante è aver capito che alla fin fine è tutta una favola, la favola del più grande genio letterario di tutti i tempi che gli orientali non presero per favola bensì per vera realtà (tutti credono all'esistenza della guerra di Troia così come la racconta Omero e cercano sulla carta geografica i luoghi del viaggio di ritorno d'Odisseo) e ci imbastirono sopra una colossale menzogna culturale e religiosa che poi ci hanno rifilato e noi l'abbiamo bevuta come tanti scemi, come se mai Omero fosse esistito e come se non avesse scritto fra noi e per esaltare di fronte agli altri la nostra elevatissima civiltà che insieme a Demarato e Tullo Ostilio intendeva rendere guida della civiltà globale dell'universo di allora, i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo. Possiamo andare oltre seguendo questo ragionamento dicendo che i Romani, consapevoli già al tempo di Omero della loro grandezza, miravano al dominio sul Mediterraneo e fondarono l'Impero Romano. Fin qui tutto bene, se non fosse che questo grande e civilissimo impero doveva crollare soprattutto per causa di due religioni, la persiano-mitraica e l'ebreo-cristiana derivate in un modo o nell'altro da Romolo figlio di una vergine di stirpe regale e del dio della guerra, complici i poemi omerici voluti dal re di Roma Tullo Ostilio e Paolo, spia sotto copertura di Nerone imperatore di Roma. Oggi l'Unione Europea è a distanza di molti secoli e in circostanze assai differenti una speranza di nuovo Impero Romano faro di civiltà, la civiltà che riemerge dalla barbarie della cristianità medievale, che speriamo vada in soffitta per sempre con la fine del papato e della Città del Vaticano che opprime Roma come l'ortica da sradicare e gettare nel fuoco.

Dunque, a partire dalla seconda metà del VII secolo e prima di Ciro II che fonda l'ebraismo e il messianismo, quelli che poi vivranno nella parte orientale di lingua greca dell'impero romano conoscono l'Odissea (e l'Iliade), una specie di proto-vangelo esposto in modo ermetico (ma non troppo, nel senso che essendo rivolto agli ellenofoni era appunto concepito in modo che essi lo comprendessero appieno), con al centro Romolo il pastore (non troppo buono stando a Dionisio d'Alicarnasso, in quanto fra pastori di Amulio e pastori di Numitore, del Palatino e dell'Aventino, si rubavano il bestiame e allora seguivano le rappresaglie con botte da orbi, e i due gemelli naturalmente in tutto questo ci godevano come Bud Spencer e Terence Hill), il protagonista divino di una forma anticipata di cristianesimo (Romolo, in quanto figlio di una vergine vestale e del dio Marte è dio/Messia, figlio di dio). Nonostante Paolo, intorno alla seconda metà del II d. C. dei truffaldini non so se definibili più israeliti o più di lingua greca (al momento propenderei per la seconda), intenzionati a creare una religione accattasoldi, immaginarono di fondere insieme l'eroe della rivolta giudaica Gesù l'Egiziano con Romolo dei poemi omerici, e così, per rendere appetibile alla cultura occidentale una corrente zelotica influenzata da elementi iranici (Qumran), fu creata la religione cristiana incentrata sul buon pastore (Gesù ex Romolo) figlio del dio (Padre ex Marte/Reshef) e della vergine perseguitata (Maria di Cleofa ex Rea Silvia) asceso al cielo da dove protegge tutti come "Signore" (ex Quirino) ponendo l'accento sul lato agricolo (pane e vino) dell'antica religione cananeo-filistea di Adone e Astarte e scegliendo come luogo di nascita Betlemme ("Casa del pane") un antico luogo di culto di Adone vicino Gerusalemme. (Certo fu Romolo a suggerire la coppia degli ex nemici Pietro e Paolo come gli ex nemici Romolo e Remo erano diventati una coppia di fratelli gemelli) Dunque il volto dell'assassino zelota Gesù l'Egiziano viene sovrapposta a quella di Romolo fondatore di Roma e capostipite dell'impero. Il falso giudeo ha usurpato l'impero e il discendente del feroce Simone Pietro di Ghiora giustiziato nel Tullianum si sostituirà fra non molto all'imperatore, il Vaticano al Campidoglio. Satana ha vinto con la sua sottile astuzia. E il regno dell'Anticristo è stato non di mille, bensì di duemila anni. E' giunto il momento che sia sradicato e gettato nell'inferno con tutti i suoi complici a bruciare in eterno. Ce lo ha promesso Platone nella sua profezia su Atlantide, e Apocalisse, proprio perché ne è una scopiazzatura, concorda per filo e per segno. Questa della fine degli USA/Babilonia e dei suoi complici anglosassoni protestanti, ovvero giudei riformati, è la sola buona novella che esce dagli scrittori cristiani, dal più satanico di tutti, Giovanni di Giscala. Amen.

Il lupo cattivo è entrato nell'ovile. Si salvi chi può!

 

Fine 4a parte

 

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