Marco
G. Corsini
Il
Papiro Tulli
(Un contatto ufologico ravvicinato avvenuto in Palestina e registrato negli Annali Reali di Ramesses II, nell’anno 1257 a. C. al tempo dell’Esodo degli Ebrei dall’Egitto)
Traduzione
mia del Papiro Tulli sulla base della trascrizione geroglifica edita dal
Prof. Boris De Rachewiltz:
«
(lacuna 1) Anno ventidue, terzo mese dell’inverno,
sesto giorno (lacuna 2).
Gli scribi della Casa della Vita si accorsero che era un cerchio di
fuoco quello che veniva giù dal cielo. Pur non avendo testa, la sua bocca
emetteva un soffio dall’odore sgradevole.
Il
suo corpo misurava
una
pertica
di lunghezza per una pertica di larghezza [50 m ca. di diametro] e non
faceva rumore. Batté
forte
il
loro cuore, smarrito, a causa
di ciò, e allora
si
gettarono pancia a terra (lacuna 3).
Dopo
che gli fu
riferita la cosa, Sua Maestà ordinò (lacuna 4)
che fosse
esaminato (lacuna 5) quanto era scritto nei
rotoli
di papiro
della
Casa
della
Vita. Sua
Maestà
era
pensieroso a proposito di quanto era accaduto. Ora,
dopo
che
furono trascorsi alcuni
giorni
da
questi fatti,
ecco che essi [i cerchi di fuoco] erano
numerosissimi e brillavano
in
cielo come il sole fino ai
confini
dei
quattro sostegni del cielo (lacuna 6). Possente era la
formazione
dei cerchi
di fuoco. L’esercito del re guardava e Sua Maestà era
in mezzo ad esso. Fu
dopo
cena che [i cerchi di fuoco], in
processione,
si diressero in alto [lett. fu una processione verso l’alto, ciò che
fecero]
verso
sud,
e
pesci
e
uccelli
cadevano
dal
cielo, meraviglia questa mai accaduta dalla fondazione di questa terra.
Sua Maestà
ordinò che fosse portato l’incenso
per
placare con
esso la Terra [lett. il cuore di
Amon-Ra,
signore delle due Terre] (lacuna 7 e 8). Sua
Maestà
ordinò
(lacuna 9) di
scrivere
e
conservare quanto
veduto negli annali della Casa della Vita
(lacuna 10) affinché fosse ricordato in eterno. »
Le
lacune non sono in genere vere e proprie lacune in quanto rappresentano per l’egiziano
ciò che per noi sarebbe una lettera o una parola
riconoscibile e pur tuttavia parzialmente cancellata, e comunque sono
di talmente lieve entità che il testo è ricostruibile integralmente.
Si tratta di vero e proprio avvistamento ufologico in quanto le sfere o
i dischi luminosi, oltre a scendere a terra e a mandare un cattivo odore erano
palesemente diretti da menti intelligenti.
Il
frammento del Papiro Tulli fu ricopiato da Alberto Tulli, Direttore del
Pontificio Museo Egizio Vaticano dall’originale per gentile concessione dell’antiquario
Tano del Cairo, durante un suo viaggio in Egitto nel 1934. A detta di A. Tulli
il frammento, scritto in ieratico, doveva appartenere agli Annali Reali del
faraone Tuthmosis III, ma poiché nel frattempo è andato disperso non è
possibile verificare, e Tulli avrebbe potuto anche essersi sbagliato sulla
datazione.
Nel trascrivere il testo dallo ieratico al geroglifico Tulli fu aiutato
dall’Abate É. Drioton, Direttore del Museo del Cairo ed egittologo degno di
stima, tanto che i suoi lavori sono citati dal Gardiner, colui cui fu affidata
la traduzione dei testi trovati all’interno della tomba di Tutankhamon.
Secondo la prassi il testo ieratico fu trascritto in geroglifica. Quanto alla
datazione propendo
per l’epoca dell’Esodo sotto la guida di Mosè. Anche Ramesses II
regnò oltre 22 anni e il suo 22° anno di regno corrisponde a circa il 1257
a. C., epoca più che plausibile dell’Esodo (ricordiamoci che l’Esodo
menziona le due città di Pitom e Ramses, che corrispondono alla città
di Pi-Ramses iniziata a costruire da Seti I, padre di Ramesses II. La campagna
siriana in questione cadrebbe proprio a ridosso del celebre trattato di pace
col re ittita Muwattalis, che altrimenti non si spiegherebbe se fosse avvenuto
quindici anni dopo la famosa battaglia di Qadeš. Che il Papiro Tulli faccia
riferimento ad avvenimenti accaduti durante la campagna di Siria non c’è
alcun dubbio, riferendosi al 22° anno di regno e al faraone che si trova con
il suo esercito.
Come
ho detto, del frammento di papiro non se ne sa più nulla, ma Boris De
Rachewiltz, che poté accedere alle carte del Prof. Tulli conservate dal di
lui fratello Mons. Gustavo Tulli, scrive che « la trascrizione del Prof.
Tulli includeva anche altri passaggi, del tutto incomprensibili se si eccettua
qualche frase che sembrava fare allusione ad altri eventi « meravigliosi ».
Io mi limitai alla traduzione del pezzo più organico e comprensibile »
(lettera del 21 Luglio 1971 al direttore del Giornale dei Misteri, p. 24 del
GdM, Corrado Tedeschi Editore, Firenze, dell’Agosto 1989, n° 214). Mi
piacerebbe poter esaminare l’originale del Papiro Tulli anche nelle sue
parti rimanenti. Data la natura di avvistamento ufologico è evidente che a
questo punto anche il recupero di parole isolate potrebbe rivestire un’importanza
eccezionale al fine di chiarire la portata degli eventi menzionati nel papiro
degli Annali Reali di Ramesses II.
Questo
è uno dei pochi documenti ufologici a me noti in cui ripongo fiducia di
veridicità. A questo lavoro seguiranno altri su cui mi accingo a studiare. Il
Papiro Tulli, essendo in relazione con la Palestina, rafforza la veridicità
della tradizione mosaica riguardante il passaggio del Mar Rosso da parte degli
Ebrei protetti dall’alto da una qualche presenza che Mosè chiamava dio coi
suoi angeli e io più semplicemente chiamo extraterrestri.
In
concomitanza con l’esodo degli Ebrei
si verificarono
fenomeni simili a quelli del Papiro Tulli, quali il ritirarsi delle
acque del Mar Rosso (per effetto del volo radente di qualche grossa astronave
o formazione di UFO?), con conseguente ricaduta di pesci, e anche di uccelli
(le quaglie), e formazione della manna (Esodo 16). A proposito delle quaglie
maggiori dettagli si apprendono da Numeri 11, 31ss: « Intanto si era alzato
un vento, per ordine del Signore, e portò quaglie dalla parte del mare e le
fece cadere presso l’accampamento sulla distesa di circa una giornata di
cammino da un lato e una giornata di cammino dall’altro, intorno all’accampamento
e a un’altezza di circa due cubiti (quasi un metro) sulla superficie del
suolo… ma Avevano ancora la carne fra i denti e non l’avevano
ancora masticata, quando lo sdegno del Signore si accese contro il popolo e il
Signore percosse il popolo con una gravissima piaga. Quel luogo fu chiamato
Kibrot-Taava, perché qui fu sepolta la gente che si era lasciata dominare
dalla ingordigia. »
La storia della morte per annegamento del faraone e del suo esercito fu
ovviamente una esagerazione (di Ramesses II abbiamo la mummia e inoltre
sappiamo che morì solo nel 1212 a. C.) nel racconto epico degli Ebrei di un
episodio che se non avesse avuto connotazioni ufologiche sarebbe stato del
tutto ignorato dagli Egizi.
Successivamente a questa data abbiamo notizia della sconfitta di Israele da parte del faraone Merenptah, figlio di Ramesses II, nella penultima riga della sua stele da Karnak, che riporto in disegno.
Dalla riga 25 in poi leggiamo:
« I principi sono prostrati, e dicono 'Pace!', nessuno solleva la testa fra i Nove Archi, una desolazione è Tehenu, Hatti è un deserto, saccheggiata è Canaan con ogni male, vinta è Ascalona, presa è Gezer, Yanoam è come se non esistesse.
Israele giace devastata, il suo seme non è più, Hurru è diventata vedova a causa di Egitto.
Tutte le terre sono pacificate, chiunque fosse agitato è stato legato. »
L-E-I-R-S-Y
riporto in perfetta corrispondenza sotto i geroglifici nel rettangolo a destra il loro valore consonantico approssimativo, da leggere dall'alto in basso e da destra a sinistra a partire dalle due 'piume', i-i, che valgono qui Y, e terminando con la 'bocca', r, che vale qui L, che precede l'omino inginocchiato
Fine