Esci 

 Marco G. Corsini  

Vaso con guerrieri sul carro, alt. cm 32, TMIIIa, dalla Casa dello scudo, fuori dell’Acropoli di Micene

Gli Hurriti-Mitanni,

Il popolo di carristi che rivoluzionò il mondo

(Studi sull’Apoteosi di Radamanto, 2)

 

La scoperta di Ahmed Osman che Yuia, il visir di Amenofi III e Amenofi IV – l’Osarsef, il visir Sef, di   Manetone in Contro Apione –  è Giuseppe biblico, consente di avviare un lavoro molto interessante sulla origine e sulle caratteristiche etniche dei popoli che come i Micenei delle tavolette in lineare B, gli Achei e Troiani  omerici e i più antichi antenati di questi regnanti sul Peloponneso e a Boghazköy/Hattusas, dal XIV secolo fanno la loro comparsa in modo evidente nella storia documentata archeologicamente cui corrisponde la tradizione greca. I Micenei coi loro carri da guerra sono documentati  a Creta e nel mondo miceneo non prima del  XIV secolo.

Giuseppe, come dice Genesi 41, 43, montava sul secondo carro del faraone, e Yuia infatti (suocero di Amenofi III) fra i suoi tanti titoli ha quello di ‘sovrintendente ai cavalli’. Il suo discendente Ay, tutore e poi successore di Tutankhamon, fu pure ‘sovrintendente a tutti i cavalli di Sua Maestà’. Ahmed Osman per la verità traduce  ‘carristi’ invece di 'cavalli', mentre io mi sono attenuto a quanto scrive il Gardiner. Le dinastie achee che in Grecia si sovrappongono da poche generazioni prima della guerra di Troia (immaginata come avvenuta intorno al 1200 a. C.) agli indigeni Argivi eccellono nel condurre il carro da guerra (basti pensare a Pelope –  padre di Atreo a sua volta padre di Agamennone duce della spedizione a Troia – che, con l’inganno, vince nella corsa del carro Enomao e ne sposa la figlia Ippodamia), e la corsa coi carri è la prima gara atletica (forse anche  l’unica  nel piano originale del libro XXIII dell’Ira d’Achille poi Iliade, comunque quella più prestigiosa) ai funerali di Patroclo.

 

Il carro da guerra arriva in Anatolia,  in Egitto  e  Siria portato dagli Hurriti, che si espandono anche in India, come deduciamo dal Testo di Kikkuli, il più antico trattato  di addestramento dei cavalli da carro leggero, di Kikkuli hurrita, scritto in indiano, proveniente dall’archivio di Hattusas/Boghazköy. Gli Ittiti  sotto Hattusilis I (ca. 1650/1600) conquistano una serie di città nella Siria settentrionale   fino ad Alalakh sull’Oronte. Tra la fine dell’Antico Regno e l’Impero sorge il regno hurrita, nord-mesopotamico, di Mitanni. Orbene, Hurri-Mitanni, è praticamente l’Harran biblico – l’Alta Siria –  dove  i patriarchi andavano a prendere moglie, ciò  implicando: 1° la preminenza dell’Alta Siria sulla Palestina; 2° il matriarcato presso i proto-ebrei, in quanto era la donna a trasferire la regalità a quelli che dall’età postesilica furono detti patriarchi.  Con  Tudhaliyas I (ca. 1540 a. C.) avviene la completa hurrizzazione del pantheon ittita. Il latino currus ha buone probabilità di derivare dall’arma innovativa  caratterizzante i Churriti.

Il percorso degli Hurriti portatori del carro da guerra ha molti punti in comune con quello   degli Hyksos (ad esempio è a guida indeuropea). Sostanzialmente sono tutti Hurriti, che formano stati e imperi differenti, come quello degli Hyksos, comprendente la Siria, l’Egitto e Creta, nonché parte del continente greco, o come quello di Mitanni, che fa parlare di se già nel XVI secolo, nella Naharina di cui abbiamo notizia successiva a quello degli Hyksos, al tempo di Amenofi III e Ekhnaton, specie dalle lettere di Amarna. Poiché Tuthmosis IV, Amenofi III, e Amenofi IV sposarono – sia pure solo come concubine dell’harem –  le figlie  dei re di Mitanni, e cioè Artatama I (Mutemuya), Shuttarna II (Gilukhipa) e Tushratta (Tadukhipa), dobbiamo ritenere la grande importanza di questo regno hurrita e l’espansione dell’influenza hurrita da Creta alla Grecia, all’Egitto, ad Hatti, alla Siria.

 

I colossi di Memnone, monoliti di granito alti 20 m davanti al primo pilone (di cui oggi non rimane nulla) del tempio funerario di Amenofi III sulla riva occidentale del Nilo  Tebe; a destra e sinistra di ciascun monolite sono raffigurate la madre e la moglie del faraone.  Sotto: pianta del tempio.  

 

Mutemuya fu la madre di Amenofi III, identificato dai Greci con Memnone figlio dell’Aurora (l’etiope; dunque Thia/Tiye, che in realtà era la moglie di Amenofi III) moglie del Sole  Iperione (l’ittito Titono: per Memnone vedi Apollodoro, Biblioteca, III, 12; dunque è probabile che in realtà i greci confondessero questo faraone e i suoi Colossi con Amenofi IV figlio del Sole/Aton/extraterrestre e dell’Aurora/Tiye nubiana),   e dunque già da questa regina le divinità arie come  Surya, il Sole, ebbero grande considerazione, venerate dietro il culto di Aton, che Ekhnaton tentò di rendere dio unico dell’Egitto. Anche l'antichissimo culto della sfinge, con carattere solare, ebbe una nuova fioritura sotto gli Hyksos e poi sotto la XVIII dinastia evidentemente influenzata dalla cultura hurrito-mitannica, più che genericamente  siriana (che potrebbe teoricamente ricomprendere - e non è vero - quella  ebrea). La regina Tiye fu raffigurata nell'aspetto di sfinge femminile sui bassorilievi  della tomba di Kheruef a Tebe.  E' possibile ma non documentato che già al tempo dello scontro campale fra Apopi e Seqenenra si sia fatto uso dei carri da guerra perché nel Disco di Festo (vedi su questo sito) sono presenti dietro una cultura asiatica  nomi (proto-)greci e tracce di nomi indiani  (si pensi ai nomi hurrito-mitanni della  dea Sfinge e Nave per i Campi Elisi Taragna e della regina  Mā(n)-ya-pūrtí,  in egizio Ahhotep, la Luna è contenta), ciò che fa supporre che a Creta sotto gli Egizi vi fosse una casta dominante di origine hurrita (ciò che torna a dire che gli Hyksos erano Hurriti), ciò che è indizio dell’influenza sull’Egitto della fine della XVII-inizio della XVIII dinastia tebana (e dunque su Creta loro dominio strappato alle mani degli Hyksos) degli Hurriti-Mitanni. Sono dunque già presenti in Egitto i  futuri ebrei sedicenti discendenti di Abramo, l’hurrita (non come dice Genesi l’originario di  Ur in Sumer). Si potrà  indagare sull’eventuale origine  hurrita di Giuseppe/Yuya giudicando dai tratti somatici che potrebbero essere indeuropei (mi colpiscono soprattutto i capelli  biondi – tinti? sottoposti a doratura? – e lunghi, da quanto posso giudicare dalle foto sotto; e da quel che mi sembra un accenno di barba e baffi) se spiegheremo che il colore nero della pelle (foto in basso a sinistra) fu provocato (e ci credo molto poco; ma Yuya potrebbe aver avuto un genitore hurrita, di pelle chiara) dall’alterazione chimica della mummificazione; ma non è necessario per giustificare la sua abilità di condottiero dei carristi reali, in quanto è sufficiente pensare che fu addestrato alla scuola dei carristi da istruttori hurriti e  più probabilmente mitanni, con cui l’Egitto della XVIII dinastia era in  strettissimi rapporti di amicizia e collaborazione almeno dal tempo di Tuthmosis IV.  Anche sua moglie Tuya ha i capelli lunghi e biondi, ma i suoi tratti somatici mi paiono più compatibili con quelli egizi. Certo i capelli biondi potrebbero corrispondere ad una moda e dunque essere tinti.

 

La mummia di Yuya

 

 

  La mummia di Tuya moglie di Yuya e madre di Teye ha pure i capelli lunghi e biondi

   

Come ho dimostrato con la mia decifrazione e interpretazione dell'Apoteosi di Radamanto,  il greco era parlato a Creta e verisimilmente  in alcune regioni della Grecia come probabilmente la Beozia, già nel XVI secolo a. C. Nel mio lavoro fondamentale   ho evidenziato la presenza nell’Egitto del XVI secolo di asiatici che portano gli stessi nomi di eroi che la tradizione greca collega con Tebe di Beozia (Cadmo, Sfinge, dunque Edipo) mentre in realtà essi sono collegati col delta e anche con Tebe d’Egitto. Poiché è solo in relazione a questi asiatici che portano nomi greci che è stato scritto il Disco di Festo, in greco, ricordo  dei funerali di un faraone e di sua moglie (avvenuti ovviamente nella Valle dei Re, sulla riva orientale del Nilo a Tebe), è evidente che questi personaggi sono  gli antenati dei Greci prima ancora che stabiliscano (o quando hanno da poco stabilito) in  Grecia  la loro sede storica, e infatti  il loro aspetto culturale attuale li mostra come più simili ai Siriani. E nel Disco di Festo il pittogramma più frequente è quello del SE(i)rios, del guerriero sirio con copricapo piumato.

 

 

  Prigionieri con copricapo piumati della confederazione dei popoli del nord sconfitti nell’anno 8 di Ramesses III

 

Il personaggio n° 3 da sinistra è un Tjekker con elmo piumato da Dōr in Palestina

 

Prigionieri presentati da Ramesses III ad Amon e Mut, dal primo cortile del tempio di Medinet Habu. Dall’alto in basso: capi di ogni paese; Denen; Peleset. E’ evidente che i tre gruppi non sono distinguibili.

In Amos 9, 7 l’uscita degli Israeliti dall’Egitto, dei Filistei da Creta e dei Siri (Aramei) da Qir sono messe insieme e potrebbero essere originate dalla stessa causa o contemporanee. In ogni caso non è vero che i guerrieri con elmo piumato raffigurati dagli Egizi siano dei Filistei. I Filistei, quando è specificato  singolarmente, sono riprodotti in modo diverso. Quando si riproducono in gruppo i guerrieri con elmo piumato rappresentano sia pure genericamente dei Palestinesi, e cioè i Tjekker di Dōr, nella Palestina settentrionale, i Danuna o Danai della Palestina settentrionale (tribù che gli ebrei consideravano propria di Dan o Daniti) fino alla Cilicia e Peleset cioè Palestinesi o Siriani  che dir si voglia. Io credo che più correttamente i guerrieri con elmo piumato e la  rispettiva confederazione debbano attribuirsi ai  Siriani del nord.

Da tempo degli indeuropei erano giunti in Egitto attraverso la Siria e possiamo considerarli i primi Greci.  Creonte può essere stato il governatore di Giza (liberata dalla dominazione degli Hyksos dall’esercito tebano) recatosi a Wast (Tebe) per i funerali. Sarà più logico che i funerali siano celebrati da egizi, anche greci egittizzati,  in Egitto, fra cui Edipo e poi Creonte e i suoi familiari. Anche dalla parte degli Hyksos c’erano greci immigrati, come Adrasto e i Sette (fra cui, nel Disco, Tideo). In quest’ottica l’impresa di Teseo contro il Labirinto (il Labirinto egizio di Hawwara, nel Faiyum) potrebbe anche essere la trasfigurazione dell’assalto di uno dei  popoli del mare al delta,  una tarda replica dell’impresa dei Sette contro Tebe egizia. Nel Disco e altrove ho fatto un discorso circa l’origine caucasica degli indeuropei portatori del carro da guerra, tradizione che ritroviamo nel libro dei morti egizio, nel Genesi, nello stesso Disco che supporta l’origine siriana di Minosse e Radamanto (non in quanto faraoni ma) in quanto sovrani cretesi di una civiltà scrittoria che deriva dall’alta Siria e in quanto tale potrebbe avere origine hurrita (il che potrebbe magari spiegare certe rimembranze indiane che i pittogrammi del Disco di Festo  hanno suggerito a qualcuno) più che ittita. Ho anche accennato a parole di evidente origine indiana (in realtà hurrita) nel testo dell’Apoteosi di Radamanto, il che conferma il filo rosso che unisce la Valle dell’Indo a Creta di lingua greca e all’Egitto degli Hyksos e dei futuri emigranti adoratori di Aton e habiru sotto Amenofi IV verso la Terra Promessa.     Se gli Hyksos e gli Hurriti fanno parlare di sé già nel XVII secolo a. C. non ci sono tracce  sicure dell’uso da parte loro del carro da guerra prima del XIV secolo cioè dell’età micenea. Potrebbe trattarsi allora di un’ondata successiva di indeuropei (di medesime origini di quella precedente) quella di Mitanni che nel XIV secolo esplode come civiltà del cavallo e del carro.  Gli Asiatici hanno spesso varcato le frontiere dell’Egitto, e prima degli Hyksos lo hanno fatto già intorno al 2200 a. C. (all’inizio della VII dinastia, con cui s’apre il primo periodo intermedio), e lo hanno fatto ancora almeno in una quarta ondata, al tempo dei popoli del mare, a cavallo del 1200 a. C., quando sono raffigurati nel tempio di Medinet Habu sconfitti dal faraone Ramesses III. Sono raffigurati come siriani col cappello piumato e secondo John J. Bimson (JACF4: The Philistines: Their Origins and Chronology Reassessed) non provengono da Creta quanto piuttosto da Cipro    e dalla Siria stessa (cioè da quella che chiamo la terra della civiltà del Disco, e della letteratura omerica).

Anche e soprattutto  i Micenei con le loro tavolette in lineare B non è necessario che fossero greci, è anzi più probabile che fossero semplicemente asiatici o quanto meno indeuropei  costretti ad imparare il greco e a scriverlo con la lineare B adattata dalla lineare A. Il fatto che non adottarono la scrittura del Disco di Festo si puo’ spiegare da una parte col fatto che questa si era sviluppata insieme alla casta degli scribi che l’usavano. Soprattutto per dei nuovi arrivati era importante distinguersi anche per la scrittura impiegata e la lineare A si connotava come  più asiatica (come asiatici erano i nuovi arrivati) e di una semplicità matematica essendo il sillabario per lo più costituito da consonante + vocale.     Gli Achei/Micenei cominciano dunque a dominare Creta, dal palazzo di Cnosso, nel XIV secolo a. C.    La loro espansione in Grecia è la stessa che in Egitto ed ha il suo massimo durante il regno dell’imbelle Amenofi IV, il faraone eretico. La loro egemonia in Egitto si conclude col disfavore che circonda questo faraone e che si coalizza intorno al vecchio culto di Amon, il dio che aveva cacciato gli Hyksos, gli Asiatici, fra la fine della XVII e l’inizio della XVIII dinastia. Con la fine della XVIII dinastia la cacciata degli ultimi adoratori di Aton dall’Egitto crea non poco movimento    in Oriente e tuttavia nuova immigrazione di asiatici sulla frontiera orientale dell’Egitto ne determinerà il definitivo crollo così come più a nord determinerà il crollo dell’impero ittita, dalle cui ceneri sorgerà molto più a occidente una potenza ben maggiore quella di Roma, nata da quello spicchio d’oriente trapiantato a occidente che fu la civiltà etrusca.  

Omero ed Esiodo furono contemporanei e un loro "certamen" è confermato dai botta e risposta nelle loro opere. A Omero che scrive il Viaggio d'Odisseo ridicolizzando (nemmeno tanto) gli dèi risponde Esiodo con l'opera più bigotta dell'antichità, la Teogonia, che pare scritta da un sacerdote ebreo dell'ortodossia estrema; a Esiodo che nelle Opere se la prende coi basilees (che non sono tanto i re quanto i giudici:  ricordate i giudici ebrei di cui Giobbe è un esempio?) divoratori di doni, risponde Omero con l'Ira d'Achille mettendo questa condanna in bocca ad Achille che parla, ora, più propriamente di re.    Ho già scritto che Esiodo risente della cultura ebraica assai più di Omero che ha la propria civiltà rasenna, cioè della casta dominante etrusca d'origine siriana costiera. Scrivevo questo quando come tutti ritenevo antica la civiltà ebrea, ma prima ho scoperto che Omero è servito per confezionare i vangeli, poi ho dubitato ma non ho avuto il coraggio di sostenere che Omero fosse servito anche per confezionare l'Antico Testamento. Oggi ritengo che come è servito Platone è servito a maggior ragione Omero. Ma bisogna più che altro sostenere l'indipendenza delle tradizioni - da una fonte comune -  che comunque Esiodo e soprattutto Omero misero per iscritto prima. Le tradizioni sono le stesse e sono tradizioni ugualmente indeuropee (si pensi al Tigri e all'Eufrate che nascono dll'Armenia e dal Paradiso terrestre o a Noè capostipite dell'umanità dopo il Diluvio che riprende a nascere dal monte Ararat; e questi elementi sotto gli Hyksos raggiungono anche l'Egitto) e semitiche. Dunque sono gli Hurriti il denominatore comune      di tutte queste civiltà, della civiltà Nostratica. Gli Hurriti, che risalgono al tremila a. C., proprio per originare dal Caucaso,  sono gli autori di queste tradizioni sull'origine dell'umanità, in realtà solo sull'origine degli indeuropei dai semiti. Infatti gli Hurriti, come anche gli Hyksos, più recenti, sono un misto di semiti e indeuropei dominanti. Essi spiegano così anche gli stretti rapporti originari fra indeuropeo e semitico.     

 

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