Esci

 

Marco G. Corsini

San Colomba, il Mostro del Loch Ness, 

 re Artù, il Graal

 

 

Ho iniziato il 2003 con il Mostro del Loch Ness e lo voglio finire anche occupandomi di questo drago  di un angolo di  medioevo sopravvissuto fino ai nostri giorni purtroppo più per il desiderio che moltissimi hanno - me compreso -  di resuscitarlo dall'estinzione suo destino più probabile che per l'effettiva  sopravvivenza della sua specie nel lago forse più famoso del mondo.  

L’incontro di San Colomba (521-597) col Mostro del Loch Ness riferito da Adamnan (625-704) abate del monastero di Iona è attendibile perché è fondato prima di tutto sulla testimonianza della gente del posto che stava seppellendo un  poveretto appena dilaniato dal mostro - che quanto meno si cibava di pesci  -  visto poi anche da San Colomba  e dai suoi discepoli. Nessuno può dirsi più felice di me per questo dato di fatto. Mi dispiacerebbe se il Mostro del Lago   non fosse mai esistito.  Bisogna però rilevare che: 1º, il mostro non viene descritto fisicamente, il che costituisce un'inizio troppo generico per fondare una ricerca, mentre, se è da credere almeno ad alcuni degli avvistamenti del XX  secolo, sembra che l'animale, per lo più immaginato come un plesiosauro, sia capace anche  di uscire e muoversi fuori dal lago, 2º i Romani, che pure conquistarono la Britannia dal tempo di Cesare e fino ai valli di Adriano e Antonino Pio e vi rimasero fino al V secolo, nonostante la loro curiosità scientifica non ci hanno lasciato alcuna notizia sul mostro, che quindi forse  non aveva ancora preso dimora nel lago,  3º, non si rilevano resti fossili e comunque da allora ad oggi il mostro, se c'era, s'è estinto perché non si trova nonostante le intense e sofisticate ricerche, a meno che non sia estremamente furbo, ma allora potrebbe trattarsi di batiscafi militari sperimentali o meno o ancora di fenomeni naturali della specie più diversa. Sono  dell'idea che se qualche ultimo  esemplare della specie è sopravvissuto si  debba cercare eventualmente  nelle caverne sottomarine, che ci sono, a nord e a sud della via d'acqua che taglia la Scozia obliquamente in due. Ciò sperando che  il mostro si sia adattato all'ambiente marino (del resto Adamnan descrive  il  Ness come un fiume e non come un lago)  per sfuggire la fame.  

 

Cominciamo la nostra caccia puramente intellettuale a Eioch Uisge (il Cavallo Acquatico, come lo chiamano i locali nella loro lingua gaelica) partendo dalla testimonianza basilare di Adamnan, abate del monastero di Iona.

 

Dalla Vita di San Colomba, fondatore del monastero di Iona, scritta da Adamnan, cap. 28 del libro 2

LIBER II

 DE VIRTUTUM MIRACULIS

   
Caput 28: De Cujusdam Aquatilis Bestiae Virtute Orationis Beati Viri Repulsione

ALIO quoque in tempore, cum vir beatus in Pictorum provincia per aliquot moraretur dies, necesse habuit fluvium transire Nesam: ad cujus cum accessisset ripam, alios ex accolis aspicit misellum humantes homunculum; quem, ut ipsi sepultores ferebant, quaedam paulo ante natantem aquatilis praeripiens bestia morsu momordit saevissimo: cujus miserum cadaver, sero licet, quidam in alno subvenientes porrectis praeripuere uncinis. Vir e contra beatus, haec audiens, praecipit ut aliquis ex comitibus enatans, caupallum, in altera stantem ripa, ad se navigando reducat. Quo sancti audito praedicabilis viri praecepto, Lugneus Mocumin, nihil moratus, obsecundans, depositis excepta vestimentis tunica, immittit se in aquas. Sed bellua, quae prius non tam satiata, quam in praedam accensa, in profundo fluminis latitabat, sentiens eo natante turbatam supra aquam, subito emergens, natatilis ad hominem in medio natantem alveo, cum ingenti fremitu, aperto cucurrit ore. Vir tum beatus videns, omnibus qui inerant, tam barbaris quam etiam fratribus, nimio terrore perculsis, cum salutare, sancta elevata manu, in vacuo aere crucis pinxisset signum, invocato Dei nomine, feroci imperavit bestiae dicens, Noles ultra progrdi, nec hominem tangas; retro citius revertere. Tum vero bestia, hac Sancti audita voce, retrorsum, ac si funibus retraheretur, velociori recursu fugit tremefacta: quae prius Lugneo natanti eo usque appropinquavit, ut hominem inter et bestiam non amplius esset quam unius contuli longitudo. Fratres tum, recessisse videntes bestiam, Lugneumque commilitonem ad eos intactum et incolumem in navicula reversum, cum ingenti admiratione glorificaverunt Deum in beato viro. Sed et gentiles barbari, qui ad praesens inerant, ejusdem miraculi magnitudine, quod et ipsi viderant, compulsi, Deum magnificaverunt Christianorum.

Fonte:

http://www.fordham.edu/halsall/basis/columba-l.html

 

Lo stesso testo in inglese:

BOOK II
ON HIS MIRACULOUS POWERS
CHAPTER XXVIII

How an Aquatic Monster was driven off by virtue of the blessed man's prayer

On another occasion also, when the blessed man was living for some days in the province of the Picts, he was obliged to cross the river Nesa (the Ness); and when he reached the bank of the river, he saw some of the inhabitants burying an unfortunate man, who, according to the account of those who were burying him, was a short time before seized, as he was swimming, and bitten most severely by a monster that lived in the water; his wretched body was, though too late, taken out with a hook, by those who came to his assistance in a boat. The blessed man, on hearing this, was so far from being dismayed, that he directed one of his companions to swim over and row across the coble that was moored at the farther bank. And Lugne Mocumin hearing the command of the excellent man, obeyed without the least delay, taking off all his clothes, except his tunic, and leaping into the water. But the monster, which, so far from being satiated, was only roused for more prey, was lying at the bottom of the stream, and when it felt the water disturbed above by the man swimming, suddenly rushed out, and, giving an awful roar, darted after him, with its mouth wide open, as the man swam in the middle of the stream. Then the blessed man observing this, raised his holy hand, while all the rest, brethren as well as strangers, were stupefied with terror, and, invoking the name of God, formed the saving sign of the cross in the air, and commanded the ferocious monster, saying, "Thou shalt go no further, nor touch the man; go back with all speed." Then at the voice of the saint, the monster was terrified, and fled more quickly than if it had been pulled back with ropes, though it had just got so near to Lugne, as he swam, that there was not more than the length of a spear-staff between the man and the beast. Then the brethren seeing that the monster had gone back, and that their comrade Lugne returned to them in the boat safe and sound, were struck with admiration, and gave glory to God in the blessed man. And even the barbarous heathens, who were present, were forced by the greatness of this miracle, which they themselves had seen, to magnify the God of the Christians.

Fonte:

http://www.fordham.edu/halsall/basis/columba-e.html

Il castello di Urquhart

Ricapitolando, il mostro del Loch Ness è carnivoro perché nel racconto di Adamnan uccide un uomo a morsi probabilmente mangiandone anche le carni. Poiché gli avvistamenti moderni del mostro non ne forniscono un identikit preciso e univoco,  ed è meglio  farne a meno per sospetto falso, come è meglio fare a meno degli avvistamenti moderni di dischi volanti,  noi dobbiamo attenerci alla testimonianza di Adamnan e ripartire da questa facendo piazza pulita, almeno in una fase iniziale, di tutti gli avvistamenti moderni. La verità è che da parte di Adamnan non abbiamo una descrizione fisica  del mosto del Loch Ness ma sappiamo solo che vive nel lago (e probabilmente anche in quelli con esso comunicanti) ed è un carnivoro. Potremmo pensare genericamente ad un coccodrillo che nell’acqua si muove rapidamente e attacca l’uomo con estrema facilità.  

  

Nella cartina sono segnati gli avvistamenti del mostro, particolarmente in coincidenza con la confluenza di fiumi « in un periodo che corrisponde alla risalita dei salmoni verso i luoghi in cui depongono le uova » come si legge nel sito

http://web.genie.it/utenti/m/mysteryworld/index.html

nel settore riguardante gli animali misteriosi: mostro di Loch Ness. Qui si fa una disamina delle varie possibilità e non è improbabile che il nostro animale simile al coccodrillo sia - o meglio sia stato - non un rettile bensì un anfibio:  « Non è certamente un invertebrato, ma si può affermare con altrettanta sicurezza che non è un anfibio? In effetti, gli anfibi non hanno la necessità di uscire spesso in superfice, vanno in letargo e si riproducono sott' acqua. » 

Ho trovato conferma su internet dalla viva testimonianza dei locali che pescano nel  Ness che il lago ospita i salmoni. Ho letto da qualche parte su internet una specie di relazione scientifica secondo cui nelle condizioni biologiche attuali del lago il mostro non potrebbe superare i 300 chili e ve ne dovrebbero essere una decina di esemplari per garantire la sopravvivenza della specie.   Potrebbero esistere anche delle grotte in fondo al lago, che è molto profondo, dove il mostro potrebbe trascorrere - meglio, aver trascorso - il suo letargo, ad esempio in corrispondenza dell'Edwards' Deep (la Fossa di Edwards, segnalata dal sonar a 812 piedi nei pressi del castello di Urquhart laddove la profondità media del lago è di  750 piedi), scoperta in occasione di una esercitazione di salvataggio il 30 novembre 1989 da George Edwards, allora comandante del battello turistico sul  Loch Ness, il Nessie Hunter, e volontario della guardia costiera ausiliaria. I suoi articoli in proposito si possono leggere su internet.

Registrazione delle rilevazioni sonar effettuate da G. Edwards. Da sinistra a destra: sezione ripida del contorno del lago; fondo piatto del lago; la presunta o probabile caverna di Edwards. 

Per identificare il mostro del Loch Ness non bisogna pensare alle condizioni attuali di avvistamento e cioè magari escludere il coccodrillo perché depone le uova sulla terraferma e proprio per questo sarebbe visibile. Dobbiamo partire dalla cruda realtà che l'animale s'è estinto da un pezzo, durante il medioevo, per cui è evidente che noi non lo vediamo, come è evidente che i medioevali lo vedevano ma non si curarono di farci sapere se fosse un animale esotico oppure no.   E’ evidente che qualunque animale sia stato il mostro, la sua specie se non è estinta è in estinzione e quei già pochi esemplari sono di difficile avvistamento a causa delle acque buie del lago sia perché sovrastate da alte montagne, sia perché l’acqua è resa scura da particelle di torba  in sospensione. La nostra ipotesi deve cercare conferme, prima di tutto archeologiche locali.

   

Su internet circola questa immagine del mostro come raffigurata dagli antichi del luogo e che raffigura appunto una specie di coccodrillo ovviamente raffigurato in modo fantastico tipicamente medioevale (ha un muso molto lungo e - almeno di profilo - sembrerebbe assai più affilato di quello dell'ordinario coccodrillo; per il resto sembrerebbe un cane se non fosse per le zampe che palesemente accennano ad un adattamento acquatico, e per un'appendice che gli spunta dalla nuca), ma forse anche perché un vero e proprio avvistamento totale non fu mai possibile nemmeno agli antichi.

Dunque io attualmente propenderei per l'ipotesi del coccodrillo, magari di taglia più grande del normale. Se le condizioni ambientali del lago, che non ghiaccia mai, vanno bene per il fantomatico plesiosauro possono andare altrettanto bene per il coccodrillo o per un eventuale fossile vivente con questo imparentato.    Ma si deve prendere atto dell'eventualità, più che probabile, che un esemplare del mostro non verrà mai recuperato (se non eventualmente come fossile, ed è questa la ricerca che io se potessi mi metterei pazientemente a fare sui fondali  del lago) per il semplice fatto che  qualche tempo dopo Colomba il mostro si estinse o c'è la  buona probabilità che si sia estinto, mentre gli avvistamenti di età moderna sembrano piuttosto dettati dal desiderio di risuscitarlo (interessi turistici a parte).     

Con questo non voglio contraddire soprattutto le testimonianze della gente del luogo che racconta di aver visto qualcosa di dimensioni anche molto più grandi del coccodrillo, ma voglio mettere bene in rilievo che se nel  lago hanno luogo fenomeni del tutto naturali identificati o meno  l'unico  che merita di essere definito   mostro del Loch Ness è quello che risale alla descrizione di Adamnan in collegamento con le testimonianze sempre medioevali come quella sopra raffigurata. E' una ricerca che inizio qui e se ne troverò aggiungerò altre prove  archeologiche.    

Stanti così le cose posso riciclare quanto ho scritto nel mio primo lavoro sull'argomento all'inizio di quest'anno e chiudere per il momento alla fine dello stesso anno il file Mostro del Loch Ness sostenendo che si tratta di un tipo di coccodrillo di cui uno scavo nel fondo del lago ci restituirà prima o poi i resti fossili. Più esattamente potrà trattarsi di un fossile vivente anfibio o rettile oggi estinto, oppure di un discendente estinto  di quei coccodrilli che più di un facoltoso  romano (perché non anche in Caledonia?) si fece portare dal Nilo per il parco della sua villa che riproduceva in piccolo l'ambiente del Nilo. L'esotismo che conosciamo anche ai nostri giorni. Col decadere e la fine della dominazione romana, queste ville vennero abbandonate al loro destino con  gli animali esotici che contenevano, cosicché questi rettili raggiunsero i vicini laghi ambientandovisi.     Poiché il coccodrillo è il Leviathan dell'Antico Testamento e dunque il drago medioevale, è l'animale più indicato a vivere nel Loch Ness e nelle nebbie della cristianità che per definizione è medioevale.

I draghi medioevali ovviamente non sono mai esistiti realmente se non nelle menti malate dei cristiani medioevali, provate da digiuni, epidemie, preghiere estenuanti e ripetitive, poca o punta cultura, dalla paura inflittagli dai propri pastori che, se ne erano capaci, si vantavano di leggere un solo Libro e di dare alle fiamme tutti gli altri. In particolare nascono dal Leviathan, un mostro di cui parlano vari libri dell’Antico Testamento ognuno adattandone l’aspetto e l’essenza ad uso e consumo dell’argomento toccato ma che è fondamentalmente un serpente marino derivato dal coccodrillo, come emerge dalla descrizione data in Giobbe, 41: « Chi mai lo ha assalito e si è salvato? … nella sua doppia corazza chi può penetrare? … Intorno ai suoi denti è il terrore! … Dalla sua bocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco. Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco. Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono  fiamme... egli è il re su tutte le fiere più superbe. » Qui c’è tutto il drago medioevale!  E nascono anche dal fatto che dovunque gli evangelizzatori cristiani andavano a imporre brutalmente la loro fede  impiantando le loro sedi di culto e il simbolo della croce, distruggevano fedeli, edifici e icone delle preesistenti aree sacre pagane infestate, a loro giudizio, dal Maligno, che si manifestava regolarmente in un animale feroce, come l’orso, che veniva esorcizzato dal monaco evangelizzatore di turno liberando l’area dalle influenze negative e dunque consentendo di dedicarla all’unico vero Dio. Quando l’edificio sacro da costruire si trovava nella prossimità di un lago allora l’orso era sostituito da un serpente marino, come nel caso dell’abbazia di Iona fondata da san Colomba presso il Lago (Loch) Ness.

E’ d’altra parte comune, ad esempio presso i Germani,  ritenere che nelle profondità di un lago esista il suo bravo mostro marino: « Nella letteratura come pure in documenti in pietra (quali la Croce di Gosforth in Inghilterra o la pietra di Altuna in Svezia), il dio [Thor], navigando con una barchetta da pesca, getta in acqua la sua rete e tira fuori il mostro dal fondo marino » (Jan de Vries, La religione dei Germani, p. 71, in Le religioni dell’Europa centrale precristiana, a cura di H.-C. Puech, BUL). Una conferma di questa identificazione ci viene dalle raffigurazioni pittoriche delle catacombe dove il mostro marino cui viene gettato in pasto Giona è rappresentato non come una balena o simile, come tutti penserebbero in base alla lettura del libro di Giona, ma come un vero e proprio Leviathan o serpente marino tipo Nessie, come viene chiamato il drago del Loch Ness.

 

 Questo è il  particolare (ricostruito) di un affresco degli inizi del III secolo nel Cubicolo dei Sacramenti A6 nella regione dei Papi e di santa Cecilia delle catacombe di s. Callisto. A sinistra il Mostro marino o “pistrice”, dal latino e greco pístris, prístis e pístrix.

     

Re Artù e il Graal

 

Artù era scozzese, cioè un celta, e viene nominato per la prima volta nella Vita di San Colomba. Se fosse stato inglese non me ne sarei occupato. Christian J. Guyonvarc'h  fa derivare il nome da art, arth, *arto-, orso. Sedicenne fu consacrato re dei Britanni. Secondo Adamnan, che scrive dopo l'avverarsi dei fatti, San Colomba aveva predetto che Artù sarebbe morto prima di succedere al padre come re degli scoti. In ogni caso Artù fu ucciso in battaglia poco dopo la morte di san Colomba nel 597. Successivamente se lo contesero la Cornovaglia grazie alla Historia Regum Britanniae di  Geoffrey of Monmouth (1147 ca.) nonostante  Artù non figuri nella Cronaca Anglo-Sassone; e il Galles, parimenti senza fondamento. Sulla rete c'è un sito bene informato su Artù:

Studi Arturiani, Medioevo Britannico

http://utenti.lycos.it/thefirstknight

Tutte le tradizioni cristiane su Artù, Camelot, il Graal (cioè il calice dell'ultima cena), i cavalieri della tavola rotonda, Avalon (il paradiso terrestre a occidente), sono state costruite, cioè inventate di sana pianta o adattate da altre tradizioni locali celtiche, prima fra tutte quella dal capo guerriero scozzese del VI sec. Artù, io credo soprattutto  per far accettare  ai Britanni il  mistero dell'eucaristia  e  favorire l'incanalamento dei barbari  nella cavalleria al servizio delle mire politiche della chiesa, le crociate prima di tutto, contro l'islam. Il pio intento è evidentemente riuscito. Cristianamente parlando, ovviamente.  Artù, il responsabile del crollo della civiltà celtica in Britannia, fu scelto allo scopo  dalla chiesa romana perché suo esaltato devoto, come si apprende alla voce 'battaglia di Dawston e Camlanna'  nel sito sopracitato.

A proposito del Graal, premessa la non importanza mistica dell'identificazione poichè Gesù non è dio ma un aspirante re della Palestina liberata dai romani,  non si deve credere  all'identificazione già proposta da San Tommaso - S. th. III, q. 83, a. 3; Sent. IV, d. 13, q. 1, a. 2, qlae 5,6; d. 24, q. 2, a. 2, 9um -  e riproposta da qualche moderno come propria scoperta originale, col calice di agata color carne conservato nella cattedrale di Valenza in Spagna; il calice usato da Gesù, messo a sua  disposizione dal ricco Lazzaro col resto dell'argenteria,  sarà stato piuttosto d'oro o argento lavorato con scene di vendemmia come quelli in uso presso i ricchi del tempo in particolare come quello scoperto ad Antiochia e conservato al Metropolitan Museum of Art  di  N. Y.

 

 

 

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