Esci

 

Marco G. Corsini

L'ultimo giorno della Bestia

 

Ho sempre sentito dire che per comprendere il presente occorre studiare il passato. Per la verità io sono sempre stato contraddittorio, diviso fra passato e presente, fra l'impegno eroico di comprendere e dirigere il presente e la fuga nel passato per evadere dallo squallore  del presente. Quelli come me sono rari e se si rivolgono al passato lo scelgono definitivamente incuranti di trarne lezioni per il presente. Inoltre la più parte di coloro che hanno una cattedra di una qualsiasi disciplina dell'antichità non è capace nemmeno di capire ciò che ricerca, figuriamoci trarne lezioni per il presente. Tutti gli altri, quelli che ci capiscono un poco sono prezzolati da qualcuno e scrivono la storia ad uso e consumo di chi li paga, per cui anche l'argomento più apparentemente innocuo viene visto alla luce dell'interesse angloamericano e giudeocristiano o d'altro genere. Quelli come me che ci capiscono, e in tutti i settori delle antichità, che sono indipendenti e laici, si conteranno sulle dita di una mano  e più rari quelli che sono anche interessati a trarre dal passato la lezione per il presente e il futuro. Ecco perché è attraverso il passato più antico che ho potuto davvero capire chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.      Ma chi avrebbe potuto immaginare che questo passato debba corrispondere non alla storia moderna, non alla storia medievale, bensì alla storia antica? Eppure tutto diventa chiaro se si considera che la storia medievale è storia del predominio della chiesa e dunque del sonno della ragione che genera mostri; che in realtà il medioevo termina con la Rivoluzione francese e dalla Rivoluzione francese, salvo i paesi che identificano la loro guida in Francia e Germania e comunque nei paesi laici di ogni credo politico e religioso,   tutto il resto dell'umanità sta ancora con difficoltà liberandosi dagli ultimi incubi del medioevo, mentre alcuni paesi Italia compresa sono nella via di un nuovo ritorno al medioevo causa il declino economico inarrestabile e nessuno sforzo per uscirne, che esigerebbe il riconoscimento della laicità dello Stato cui non si rinuncia per opportunismo politico, per i forti legami con la massoneria angloamericana e il potere che ora si coalizza  giudeo-cristiano.  

Ecco perché per capire chi siamo realmente occorre andare piuttosto alle origini di tutto, là dove ragione e religione, ordine e caos,  si scontrarono in una lotta titanica da cui uscì vincente la folle menzogna del giudeo-cristianesimo. Oggi, a duemila anni di distanza (la profezia vera o falsa che sia, costruita o meno su altre menzogne e false verità, del mille e non più mille, cioè del quasi duemila, abbia o meno e stia con Bush influenzando la situazione reale poco importa) viviamo, soprattutto in Italia,  nel clima apocalittico di una seconda controriforma generata dalla consapevolezza che la Bestia giudeo-cristiana ha della sua prossima fine. Viviamo nell'era in cui un nuovo scontro fra i due titani avrà luogo. L'esito non è scontato,  perché se dovesse vincere sempre la ragione il cristianesimo non avrebbe mai trionfato. Direi che vedendo le cose dall'Italia si ha l'immagine falsata di una possibile vittoria della Bestia, mentre se ci si pone fuori, da un'antenna parabolica che ci informa sulle sensazioni che si respirano fuori, allora è la Ragione che è pronosticabile come vincente. Ma  la Bestia, in un clima millenaristico di fine del mondo e di fanatismo religioso esasperato potrebbe voler morire in bellezza, come Sansone,  portandosi dietro tutta la Terra in una grande esplosione fantasmagorica  di " fuochi d'artificio " che metterebbero fine alla vita sulla Terra e alla Terra stessa. Questa è la sintesi  dei miei lavori più importanti ed è rivolta soprattutto  agli Italiani, affinché abbiano il coraggio di abbandonare la politica italiana al suo destino fallimentare rivolgendosi al faro di civiltà di Francia, Germania, Belgio l'unica via di salvezza per l'Italia e l'Europa.  Senza  i miei lunghi studi sull’antichità, le mie notti insonni, ora non avrei le idee così chiare come le ho per illustrare agli Italiani il futuro che hanno davanti a loro.

Siamo figli della menzogna. Questo va tenuto presente al massimo grado. Siamo figli della menzogna politica, culturale, accademica, giudeo-cristiana, perché la storia la scrive il vincitore e colui che è prezzolato dal vincitore, da colui che ha le mani in pasta nel  potere che si dice democratico ma non lo è affatto. E un bel giorno colui che trama sotto ed ha un progetto e lo tesse giorno per giorno all’insaputa degli altri  spiattella questo progetto davanti a tutti ma senza grancassa e tutti lo vedono ma ancora non hanno capito  e lo prendono per vero e si abituano a ritenerlo vero per distrazione, per indifferenza, per mancanza di cultura e di strumenti critici. Noi Italiani, noi occidentali, siamo soliti ripetere che la nostra civiltà deriva da quelle greca, romana ed ebraica. E’ falso. Sarebbe semmai più esatto dire  che le altre culture, greca ed ebraica, derivano dalla nostra, dall'etrusco-romana.  La cultura ebraica prima di tutto, una falsa cultura, si può addirittura affermare  inesistente, sicuramente tarda, perfino più tarda di Platone, altrettanto sicuramente scopiazzata qua e là da altre culture disparate, una civiltà senza storia, una civiltà del male, non entra direttamente nella nostra cultura, né tramite il cristianesimo, che nasce del tutto autonomamente. Si obietterà che poiché il cristianesimo accetta come testo sacro l'Antico Testamento è attraverso l'Antico Testamento che la cultura ebrea entra nella nostra occidentale. Certo, è solo così che vi entra, ma solo per chi si prende la briga   di studiare l'Antico Testamento, e sono pochi, sicuramente meno di quelli che si sono presi la briga di leggersi l'Iliade e l'Odissea, probabilmente più di quelli che sono riusciti a digerire per intero la Divina commedia di Dante. (Io non ci sono mai riuscito, con tutta la buona volontà) E se lo fanno per bene capiscono che è Male assoluto e ne parlano contro, altro che accoglierlo come cultura propria. E in più ci sono gli Ebrei, che vivono dappertutto e come serpi in  seno tramano contro il paese in cui vivono a vantaggio di  Israele, di cui solo si sentono cittadini. Non mi occupo qui dell'influenza della cultura celtica, germanica, araba nella formazione dell'Europa moderna. Dico solo: per fortuna che ci sono state e ci sono.

Fin dalle origini abbiamo assorbito le menzogne della civiltà romana, di quella greca e da ultimo di quella giudeo-cristiana. I primi a mentire furono gli Etrusco-Romani, prima ancora di Omero, il quale mentì a sua volta, che scriveva in greco per i Greci, ma pagato dagli etrusco-romani, per servire interessi etrusco-romani. I Romani erano già grandi, e Omero lo sapeva, e prevedevano nel VII secolo a. C. che un giorno sarebbero stati ancora più grandi, i signori del mondo. Le loro menzogne, che esistessero i due gemelli Romolo e Remo fondatori di Roma erano delle pie menzogne, servivano a pacificare l’elemento romano (cioè etrusco facente capo al vero unico mitico fondatore di Roma, Romolo) con quello latino (facente capo al nemico della fondazione di Roma, il mitico Remo), assorbito violentemente nella cittadinanza romana. I cristiani conoscevano tanto bene Omero da fare lo stesso con Pietro e Paolo, i due nemici  fatti morire praticamente insieme  creando la coppia di fondatori del cristianesimo che tutti sanno, e cioè la guida di Pietro con le idee di Paolo. Gli italiani è dal tempo di Tullo Ostilio e anche prima che hanno inventato la politica e la diplomazia, cioè l'arte di essere falsi e ambigui, accomodanti, pur di tenersi attaccate le poltrone.   Omero, che scrisse per Tarquinia e per Roma raccontò delle favole (cioè delle menzogne) che però i contemporanei sapevano essere tali. Dunque Omero in realtà – come gli etrusco-romani – non ingannò nessuno. Volle pacificare l’elemento latino a quello romano attraverso l’amore di Paride troiano-romano con Elena spartana-latina (perché i Latini di Alba Longa amavano vantarsi, senza fondamento, di avere origini greche e di aver fondato Roma); volle istituire un antico rapporto di amicizia fra greci ed etruschi attraverso l’ospitalità offerta a Odisseo di ritorno da Troia da parte del re Alcinoo capo della lega etrusca con capitale o quanto meno con centro preminente Tarquinia. Omero era un poeta e la sua unica colpa fu di scrivere così bene che i posteri credettero alla lettera tutto ciò che scrisse, alla realtà della guerra di Troia, alla realtà del ritorno di Odisseo dopo venti anni a Itaca. Si può affermare senza pericolo di smentita che Omero pur  celebrandola di fronte agli ellenofoni non fu utile alla grandezza degli Etrusco-Romani, mentre divenne il padre della civiltà greca, come i Greci riconoscono. Sui Greci figli di Omero greco-etrusco ritorneremo più avanti. Anche gli Ebrei mentirono, assai dopo Omero, per darsi un passato antico, più antico dello stesso Egitto (alcuni giorni fa alla televisione ho sentito un rabbino vantare che questo – 2004 – è per loro il 5764 della loro nazione, 564 anni di più del quasi mitico regno di Menes, fondatore della Ia dinastia egizia nel 3200 a. C. ca.), perché seguirono il consiglio del filosofo greco Platone nella Repubblica, e cioè che bisogna mentire alla casta dirigente facendole credere che lo stato è antichissimo e gloriosissimo. Tutto ciò renderà i soldati assai più valorosi e invincibili. Ma la pecca degli Ebrei è che le raccontano troppo grosse per strafare e perciò vengono sgamati. In realtà, ascoltate attentamente, non esiste alcuna storia di Israele né nel IV né nel III né nel II né starei per dire nel I millennio. In realtà direi che lo stato di Giuda ha i suoi lontani prodromi nelle distruzioni provocate da alieni (qualcuno riderà e faccia pure, ma i credo che lo studioso serio non deve  partire per partito preso e scartare delle ipotesi quando non si possono e finché non si possono spiegare altrimenti) intorno al 1700 a. C. nella valle dell'Indo e poi nella follia dell'altro alieno Amenofi IV adoratore del dio Aton, e questi germi del male raccolgono attorno a sé tutta la feccia umana del Medio Oriente, gli habiru. E' da costoro, impiegati quando tutto va bene come manovalanza edile, che -   dopo cinquant'anni di esilio non come popolo ma come schiavi manovali di una delle tante città-stato cananee di nome Gerusalemme, al ritorno grazie ai Persiani questa volta come popolo di Gerusalemme per ricostruirla - nacque lo stato di Giuda dopo la lettura della Repubblica di Platone e con le idee acquistate in Persia (dove era in vigore lo Zoroastrismo che perciò influenzerà del tutto naturalmente non solo l'ebraismo ma anche il cristianesimo) di dominio del clero che si dedica solo al culto (a differenza delle altre religioni dove il clero faceva anche altre cose e si manteneva con queste) e viene mantenuto totalmente a spese della comunità. E' con queste idee aliene malvage di sovvertimento della storia dell'umanità più la pigrizia e la sete di potere del clero ebraico di Aton/Jahvè che nasce la redazione dell'Antico Testamento (scopiazzando qua e là dalle tradizioni degli altri popoli, soprattutto assiro-babilonesi) come apologia del male assoluto che è l'ascesa al potere sulla terra dei Giudei figli del male (venuto fino a prova contraria da fuori del sistema solare), che teorizzano che il solo stato di Israele ha legittimità di esistere perché l'unico dio privilegia Isralele e gli consente impunemente, legalmente di distruggere (olocausto) tutti gli altri stati e popoli adoratori di altri dèi. E' così teorizzata la razza pura, santa, che non deve contaminarsi con alcun'altra razza pena l'abbandono della protezione da parte dell'unico dio. Sappiamo benissimo che gli Ebrei sono dei cretini a credere che dio se esiste appoggi solo loro, ma cretini o no, vero o no, l'ideologia è questa e da i suoi frutti del male. Scopo dell'Antico Testamento è il primato di Jahvè, del clero di Jahvè e del popolo eletto da Jahvè e lo sterminio di tutti gli altri popoli adoratori di altri dèi che perciò sono falsi e bugiardi che osino porsi in mezzo fra Israele e i suoi obiettivi.

Per approfondire e trovare ulteriori spunti di ricerca nella direzione da me indicata vedi i seguenti articoli:   

Babylon Nurtures the Jewish Priesthood

First invent your Jew, then invent your Christ

Egypt and the Patriarchs: palpable nonsense

Solomon and the Assyrians Facts & Fable

King David The Boy Wonder

Israelites and the Assyrians On the Margins of Empire

Greek & Roman
World Culture Confounds the Jews

L’imbelle Amenofi IV Ekhnaton  preoccupato solo del suo dio Aton lascia l’impero senza controllo specie in Siria dove imperversano gli habiru, genti che hanno in comune solo la violenza e lo stupro. Uno studioso acuto ritiene che proprio qui origini il chiodo fisso biblico dell’allontanamento degli habiru dal loro dio Aton (perché s’erano impegnati con Ekhnaton ad adorare Aton e a sottomettersi all’Egitto, mentre invece avevano fatto di tutto per conquistare la Siria – campagna di Giosuè – togliendola ai vari principi quisling appuntati dai faraoni egizi, dietro al loro vero dio Seth/Tifne/Caos; gli Ebrei ritennero poi di trarre le loro origini in questi fatti documentati dalle lettere di Amarna

Egypt's Hebrew/Habiru/Aperu "Slaves" and their "Covenantal" Conquest of Canaan

Gli habiru furono sempre delle teste calde, dei tagliagole, dei rinnegati, dei banditi che assalivano i convogli lungo le strade, dei fomentatori di discordie e di tumulti in nome del loro dio Tifone/Caos/Asino. Senz’arte né parte si prestavano a fare di tutto ed eccellevano evidentemente come mercenari o come manovali per le grandi opere. Fu solo durante la prigionia sotto gli Assiro-Babilonesi e poi i Persiani che dietro il paravento di Aton gli habiru rifondarono come muratori (da cui i massoni) Gerusalemme a partire dal VI secolo a. C., quando tornarono dall’esilio. Ma è evidente che il dio degli Ebrei non fu mai e non è oggi Aton, bensì Seth(l’assassino del buon Osiride)/Tifone/Caos/Asino. Perciò quando gli Ebrei stipulavano un patto sacrificavano tagliandolo a pezzi il figlio di un’asina, tanto che kerat berit significa in ebraico " tagliare l’alleanza " (cioè stringere un’alleanza, un contratto, un trattato). Coerentemente Gesù entra a Gerusalemme sul figlio di un’asina (cf. Marco XI, 2, Luca XIX, 30 e Matteo XXI, 1-7), cioè un asino.

Sepoltura sacrificale di asino e pecora davanti a una tomba dello strato G ad Avaris/Tell el-Daba, cortesia dell’Istituto d’Egittologia di Vienna, da David M. Rohl, JACF5, A Test of Time: Rediscovering Ancient Israel, di cui ho già dato altrove le coordinate.

« According to the bible, God makes a covenant with Abraham, he promises his descendants all the land of Canaan. To confirm to Abraham his committment, God is portrayed as a "flaming torch" that passes between the cut-up bodies of several animals (Ge 15:7-18). According to Professor Stager, the village-pastoralist Amorites of Trans-Euphrates  concluded covenants by cutting up the foal of an ass, or killing a puppy or a goat. Stager noted that the Hebrew phrase kerat berit means "to cut a covenant."  According to biblical traditions Israel's ancestors were from Trans-Euphrates (Haran and Damascus, Ge 12:4;15:2), and the "cutting of a covenant" seems to parallel the Trans-Euphrates customs recorded at Mari on the Euphrates in the 18th century BCE.

Stager :

"A second major discovery in the courtyard of the Canaanite tripartite temple at Avaris, in Egypt, highlights another important role these temples played : They served as the sites for covenant and treaty ratification ceremonies. In front of the Avaris temple, near the altar, pairs of sacrified donkeys were buried in pits. This temple may have been dedicated to Baal Saphon, the Canaanite storm god and protector of sailors. He is later identified with the Egyptian god Seth. A cylinder seal found in the 18th century BCE palace at Avaris shows Baal Saphon striding from mountain to mountain (just as Yahweh does in the Bible) with Sea (the god Yam, represented by a snake) below, a bull and a lion on one side and a ship and a dolphin on the other. In the temple courtyard at Tel Haror [in south Canaan] many sacred pits (called favissae) were filled with ritually slaughtered animals, such as birds, puppies and donkeys. Finding the remains of animals in temples is no surprise, but the animals were not only used as sacrifices to the gods. They were also played an esential role in treaties between various peoples. One well-known tablet form 18th century BCE Mari reads:

"I went...in order to kill a donkey foal between the Haneans and Idamaraz. They brought me a puppy and a goat, but out of respect for my lord I would not allow a puppy or a goat, so I insisted on sacrificing a donkey foal, the offpspring of a female donkey. Thus I made peace between the Haneans and Idamaraz."

"The notion of killing a donkey foal (or some lesser sacrifice) in order to seal a treaty between two parties gave rise to the Hebrew phrase kerat berit (literally, "to cut a covenant"), meaning "to make a treaty." Frank M. Cross has shown that the divne name El-berith,"God of the Covenant," is  attested already in a Hurrian hymn from the 2d millennium BCE." (p.66. Lawrence Stager. "The Shechem Temple, Where Abimelech Massacred a Thousand." Biblical Archaelogy Review. July/August 2003. pp.26-35,66-68)

Perhaps God's request of Abraham to circumcise himself and all males in his household, reflects a type of "cutting a covenant" ? That is, Abraham's descendants bind themselves to God by a "cutting" of the foreskin. » [da

Israel's  Iron IA  "Aramaean" Origins (The Archaeological Evidence For)

di Walter Reinhold Warttig Mattfeld y de la Torre, M.A. Ed.]

Gli Ebrei sono un popolo malvagio non in quanto tale, geneticamente (perché geneticamente non esiste un popolo malvagio, nemmeno, per ipotesi, gli alieni malvagi scesi nella valle dell'Indo nel 1700 o nella valle del Nilo nel 1400 a. C.), bensì a causa della sua Legge, della sua eredità culturale raccolta nell’Antico Testamento (il Libro del Male assoluto), il che alla fine è lo stesso, perché il condizionamento culturale fin dalla nascita di un popolo che si identifica con un Libro equivale ad una tara ereditaria. Gli Ebrei sono i sovvertitori dell’ordine razionale e morale (e con loro i cristiani e gli angloamericani, il popolo dell’unico libro, la Bibbia). Per creare un popolo malvagio e terrorista occorre inculcare in esso la mortificazione della ragione umana, ciò che appunto distingue l’uomo dagli animali, e l’esaltazione della fede cieca in un comando esterno che si dice venire da dio ma è mediato dal sacerdozio (dai politici esaltati alla Bush e alla Blair), da individui che si dichiarano in contatto con dio, Gesù o la Madonna controllati dai sacerdoti, dai politici di orientamento religioso o che irresponsabilmente cavalcano la bestia della religione per opportunismo. Così l’originario dio serpente a guardia dell’albero dell’immortalità e della conoscenza, che dispensa all’uomo la razionalità e la conoscenza che rende immortali viene ribaltato nel Diavolo che tenta l’uomo contro Dio e lo spinge a rubare l’immortalità di dio e la sua sapienza. Solo dio deve essere immortale e onnisciente, cioè il clero, cioè i politici che sognano un mondo di pecorelle o di porci in un regno di Circe da portare dove vogliono ad un semplice cenno, ciuchi come asini e poveri in canna, così è più facile comprarli, soprattutto coll'immoralità che regna in occidente.  Bush, Blair, Aznar e Berlusconi  sarebbero piaciuti a quell'individuo inutile di Rousseau e agli accademici di Digione che nel 1750 gli diedero il premio per aver risposto negativamente alla domanda: " Le arti e le scienze hanno conferito dei benefici all'umanità? " Anche il dio della Bibbia creato dai sacerdoti leviti di Gerusalemme è un criminale assoluto cui piace, come a Rousseau, il buon selvaggio.   E Adamo ed Eva vengono appunto puniti esemplarmente per far comprendere a tutti gli ebrei (e poi a tutti i cristiani) che è peccato ragionare con la propria testa e che nonostante gli uomini nascano con un cervello (che l’avrebbe creato a fare il cervello, dio, all’uomo? Proprio stupido è il dio dei giudeocristiani, soprattutto se si pensa che ha creato i giudeocristiani) è bene che non lo usino come è bene che non usino tanti altri attributi che pure capita di trovarsi disponibili al momento della nascita. Il serpente in origine non è altro che l'attributo, il dio minore maschile della riproduzione annuale dell'immortale Dea Madre cretese nel suo giardino dei meli cidonii. Creta fu davvero un Paradiso terrestre, l'Isola dei Beati, e non c'è dubbio che a Creta la donna aveva un ruolo di primo piano nella società, una società moderna ante litteram. Tutte le società più evolute, come la cretese e l'etrusca, danno  grande spazio alla donna. E' per questo che sono state distrutte.  Sulla Dea Madre, il giardino, il Serpente, vedi Studi 3 su questo sito. 

Gli antichi (mesopotamici, egizi, ecc., Omero compreso) sono fondamentalmente irriverenti verso gli dèi cui attribuiscono il ruolo di marionette attraverso cui si manifesta all’uomo semplice, da istruire con una didattica appropriata, un mondo che funziona secondo leggi naturali, fisiche. Gli Ebrei, che sono stati dispersi tutta la vita presso mesopotamici ed egizi, fino al tempo in cui furono sotto l'occupazione macedone-romana, non hanno potuto acculturarsi che indirettamente, rubando con gli occhi, come si dice, ecco perché forse interpretarono come realtà vera le favole che questi popoli civilissimi raccontavano agli ignoranti per educarli divertendo.

Ora per fortuna si da il caso che la filosofia (fino alla chiusura dell’Accademia di Atene nel 529 da parte del cristiano Giustiniano e, dopo il buio del medioevo-cristianesimo, dagli illuministi e dalla Rivoluzione Francese in poi) e la scienza di cui non credo che mai più l’umanità potrà fare (per nostra fortuna) a meno, si reggono sulla Ragione e sul beneficio del Dubbio del serpente guardiano dell’Albero, e non sulla Fede cieca del dio degli eserciti, dei razzismi, dei nazionalismi, degli statalismi, dei nazismi, dei totalitarismi, dei fascismi, della negazione della donna, dell’uomo e dell’umanità.

La vita degli Ebrei a Gerusalemme durò poco perché Tito e Vespasiano nel 70 d. C. distrussero Gerusalemme e deportarono ancora una volta gli Ebrei come schiavi a Roma e nel resto dell’Impero. Da allora furono dispersi per il mondo fino a quando tornarono in Palestina dopo la seconda guerra mondiale. Se la storia insegna qualcosa, insegna soprattutto che gli Ebrei sono un popolo migratorio e non stanziale. Possono tornare dispersi prima o poi. Non c’è per loro sicurezza di patria, tanto più che non danno ai Palestinesi, da cui la Palestina trae il suo nome perché vi risiedono da sempre, diritto di patria. 

Veniamo ora ai  cristiani. Come nasce una religione? Si risponderà che nasce dal bisogno di ricercare dio perché le menti non addestrate alla filosofia (quella di Epicuro perché tutto il resto, alla fin fine, sono fregnacce) o  alla scienza, cioè al ragionamento e alla conoscenza,  credono di percepire nel buio della loro ignoranza abissale (i governi di destra e sinistra hanno prodotto in Italia 22 milioni di semianalfabeti, e  Ciampi ha il coraggio di invitarci ad  attaccarci alla croce e alla bandiera! Siamo già crocifissi, Ciampi! Quanto alla bandiera, già che siamo in tema, può solo servire a coprire le nostre nudità di crocifissi) la presenza di una forza che tutto sovrasta (fenomeni naturali di a volte spaventose dimensioni, la morte destino comune a tutti, ecc.)  e che cercano superstiziosamente di conoscere e farsi amica. La religione cristiana nasce circa 400 anni dopo Epicuro (342-270 a. C.) e dunque in un momento storico in cui chi aveva orecchie da intendere aveva inteso che non bisogna avere paura della morte perché non ci colpisce realmente (quando ci siamo noi non c'è la morte e viceversa) né  degli dèi o di dio, perché costoro se esistono (e per Epicuro esistono solo perché non vuole essere bruciato sul rogo come ateo dai credenti bestie feroci) non si curano di noi. In realtà dio o dèi non esistono. Esiste solo la materia in movimento (perché tutti sanno che la materia è fatta di atomi con tanto di elettroni che ruotano attorno ad un nucleo, un sistema solare in piccolo) e il tempo, e ancora un fattore di casualità cioè di indeterminatezza da cui la variazione e il salto di legge naturale, l'evoluzione. Questa è la realtà. Se vogliamo  parlare di miracolo della vita e dell'intelligenza umana facciamolo pure, ma è un miracolo del caso e dell'evoluzione di una materia stupida, non cattiva, solo stupida, che nemmeno sa di esistere, la Natura matrigna di Leopardi. Io credo (faccio una breve parentesi), e  parlo per esperienza personale, perché ovviamente non sono nato ateo, bensì ignorante,  che la religione nasca anche dal desiderio che l'uomo ha di vivere in un paese di Cuccagna dove si mangia e si beve senza far nulla da mattina a sera se non divertirsi. In realtà il Paradiso cristiano è più moscio, più simile all'Olimpo dei beati omerici. Purtroppo la vita degli uomini sulla Terra è invece più simile al viaggio  del peregrino Odisseo. In altre parole l'uomo non è artefice della sua vita, a meno che non si chiami Berlusconi. Tutte le frustrazioni, i dolori che da bambino venivano alleviate da una caramella o da una buona parola di mamma da grandi non si dovrebbero più ricercare da altro se non dalla filosofia e dalla scienza che sono il patrimonio universale dei più grandi geni nati sulla terra. Solo i geni, le grandi menti  della terra attraverso i loro libri le loro scoperte dovrebbero essere eletti a mamma e papà di tutti i maggiorenni della terra. Costoro ci insegnano ad agire, che il mondo lo forgiamo noi, nel bene e nel male, e che se deleghiamo questo potere ad altri deleghiamo delle scelte che possono essere più errate di quelle che noi non abbiamo avuto il coraggio di fare. E' una mentalità da schiavi, mentre i grandi ci consigliano una mentalità da sovrani. Coloro che hanno mentalità da schiavi sono purtroppo tanti,  si rifugiano nella religione, nel mago, nella fantasia, nella droga rinunciando a battersi in prima persona e delegando tutto a ciò che non esiste, peggio, a ciò che rappresenta il male e lo aggrava e rende l'uomo sempre più dipendente dal male. Le cose false rimangono tali e da una falsità non viene nulla di buono. Mi si potrà dire che Gesù potrà pure essere stato tutto quello che si vuole o anche non essere mai stato ma che la chiesa ha una funzione positiva nella società, nella psicologia individuale, e dunque, pragmaticamente, bisognerebbe lasciarla stare. Risponderò che la chiesa nella storia è davanti a tutti nel bene e nel tanto male. Quanto alla sua funzione di alleviamento della paura della morte, è meglio farsi curare da Epicuro, che faceva il filosofo di professione, e gratis, piuttosto che da uno Stato dentro lo Stato che con una mano da e con cento prende, pure la tua anima. Quanto all'attività di assistenza e cura dei bisognosi e dei malati, bisognerebbe chiedere allo Stato di fare meglio il suo dovere, anzi di farlo e basta. Anche i morti dovrebbero essere sepolti a cura dello Stato. La chiesa non dovrebbe avere il minimo appiglio per entrare nelle cose del cittadino.  Sono del parere che è diseducativo raccontare le bugie ai bambini. Babbo Natale e la Befana, come Gesù Bambino, sono menzogne. Se proprio vogliamo raccontare delle favole raccontiamo quelle inventate di sana pianta e che i bambini riconoscano come tali, frutto della fantasia dei genitori e basta.   Le fantasie le ammetto solo nella fiction, nella poesia sublime di Omero, ma che sia ben chiaro che finito il film, il romanzo, si torna alla realtà, che è ben diversa. I politici si decidano una buona volta a dichiarare illegali e perseguire gli oroscopi sui media, gli astrologi e maghi e guaritori. Non lo fanno, e sapete perché? Perché automaticamente la gente si dirotterebbe magari sulle letture scientifiche per trarre conforto dalla filosofia, e magari passerebbe ad occuparsi di storia, di economia, di politica, insomma la gente comincerebbe a istruirsi di più e, quando  i 22 milioni di semianalfabeti culturali italiani (per fare un esempio) si fossero  alfabetizzati, chi darebbe più il suo credito alla religione cristiana coi suoi esorcisti, ai politicastri  di qualsiasi colore da cui l'Italia è condannata irrimediabilmente,  lo stiamo sperimentando di persona? Se gli Italiani fossero veramente colti esporrebbero dappertutto la bandiera, come dice Ciampi, si, la bandiera della laicissima Francia, la patria ideale di tutti noi, dove con la rivoluzione del 14 luglio 1789 è iniziata l'era moderna e il faro della ragione è tornato a risplendere ovunque dopo il buio del medioevo, il buio della supremazia della chiesa cattolica romana, mentre noi in Italia stiamo vivendo una seconda controriforma in cui la bestia morente, complice perfino  Bonolis, si attacca agli angeli, ai colloqui coi defunti, al diavolo, alla croce, alla bandiera di un paese - non lo dico io, lo ha detto Fazio il governatore della Banca d'Italia  - in declino!    Ma nessuno fra chi conta sembra fare nulla (eccetto Striscia la notizia!) se non attaccarsi anche lui alla croce e alla bandiera! Sì, alla croce, l'ancora, il peso che ci porterà a fondo prima!  Chiusa parentesi.

Che i fondatori del cristianesimo abbiano solo esternamente fatto finta di credere in qualcosa mentre miravano alla cassa e al potere, come dimostrerò, può essere un modo per comprendere la nascita di tante altre, tutte le religioni, dall'inizio dei tempi. Le colonne del cristianesimo erano dei collettori di beni mobili e immobili come  Pietro, colui che  presiedeva alla divisione dei profitti delle proprietà comuni e  maledisse (e fece far fuori col veleno?) Anania e Saffira che morirono immediatamente (e furono immediatamente sepolti, senza che un pubblico ufficiale ne registrasse la morte, senza nemmeno la pietà di un funerale, per far sparire le tracce?) per non aver conferito nella cassa comune tutto il ricavato della vendita di un loro podere (ma come sempre accade, quello che è mio è mio e quello che è tuo è pure mio, i capi della macchina per far soldi tenevano ben strette le loro proprietà come la madre di Giovanni detto Marco tenne la sua bella e grande casa per sé, Atti 12, 12,  mentre il cugino di Giovanni detto Marco, Barnaba, vendette solo un campo di sua proprietà: bisogna pure dare l'esempio) e fondò il Patrimonio di Pietro e lo Stato del Vaticano, e come Saulo, corrotto sacerdote del corrottissimo Tempio di Gerusalemme che, ci dice Giuseppe Flavio (1), coi suoi bravi malmenava e derubava altri sacerdoti più deboli e il popolo inerme nonché, ci dicono gli Atti, perseguitava i nascenti ladri cristiani, fino a che,  illuminato sulla via di Damasco da una  idea geniale, sì, quella di fare soldi, divenne col nome di Paolo il più grande collettore di denaro di tutta la cristianità (cf. Atti 11, 27-30; Rm 15, 26; 1 Cor 16, 1-4; Gal 2, 10), il fondatore delle banche vaticane. Gli ignoranti credono che il cristianesimo attecchì fra i poveri e gli schiavi. Ebbene si disilludano, perché fin dai vangeli e dagli Atti è evidente che coloro che crearono la macchina per fare soldi erano ricchi e potenti (Secondo R. Brownrigg la ditta Zebedeo & Figli di Galilea aveva l'appalto della fornitura di pesce al palazzo del gran sacerdote in Gerusalemme), che si portavano dietro donne mogli di ricchi e potenti, che gli pagavano le spese (Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Luca, 8, 3), e quelli che per primi si associarono alla macchina per fare soldi furono ancora dei ricchi e potenti, l'Etiope sovrintendente ai tesori della regina Candace (Atti 8, 26-39), Erasto, il tesoriere della città di Corinto (Rm 16, 23), Teofilo, il potente e facoltoso cui  Luca dedica vangelo e Atti,  i senatori romani contattati da Pietro a Roma,  « Aquila e Priscilla, ... ricchi proprietari di un'attività internazionale di costruzione di tende, con filiali a Roma, Corinto ed Efeso, presso cui Paolo aveva in precedenza lavorato (At 18, 2-4). Se possiamo giudicare dal loro posto in cima all'elenco di Paolo, essi erano probabilmente i cristiani romani più importanti durante l'assenza di Pietro. Paolo, come sappiamo dagli Atti e dalla 1 Corinzi, li aveva incontrati a Corinto e fu in seguito con loro a Efeso, dove avevano fondato ancora una volta una casa-chiesa. » (C. P. Thiede, Simon Pietro, Dalla Galilea a Roma, Ed. Massimo, Milano, p. 260) Leggendo le vite dei santi si scoprirà quanti ricchi e potenti si associarono in seguito alla macchina per far soldi e potere. A Gesù, a Pietro, a Paolo, a tutti, degli schiavi e dei poveri non importava un fico secco, tant'è vero che addirittura costoro non fecero nulla per abolire la schiavitù, almeno fra i ricchi e potenti cristiani. Al contrario sostennero la schiavitù ed ebbero schiavi essi stessi (chiamandoli servi, cosa che colpisce di meno; mi viene in mente Rodha, Rosa, la serva, trattata pure da scema, portinaia nel Cenacolo, la casa  della madre di Giovanni detto Marco, Atti, 12, 13) e invitarono gli schiavi ad essere soggetti con profondo rispetto ai padroni, anche a quelli difficili  (1 Pietro 2, 18). Tertulliano nell'Apologetico ci conferma infatti che ancora alla fine del II sec. d. C. (quando ormai i cristiani avevano raggiunto il picco del potere da cui non sarebbero più tornati indietro) i peggiori nemici dei cristiani erano i poveri (che profanavano le tombe dei cristiani e li lapidavano) e gli schiavi, che denunciavano i propri padroni cristiani (a riprova che non accettavano gli inviti di Pietro). Ho già parlato ampiamente di ciò nel Satyricon cui rimando, su questo sito. E' facile che il falso profeta egizio se è morto da guerrigliero per l'indipendenza della Palestina o comunque si è allontanato dall'impero romano prima del successo della rivolta cristiana sia stato di gran lunga meno rivoltante dei suoi seguaci. Questi, specie Pietro, si appropriarono certamente della figura del loro leader o comunque del capo militare che presero a protagonista della loro impostura, attribuendogli sicuramente delle affermazioni che non può avere mai fatto e che invece gettano una luce sinistra su Pietro e i capi cristiani. Quando molti discepoli abbandonano Gesù dopo averlo frequentato e aver capito nella migliore delle ipotesi che valeva ben poco, solo i dodici rimangono perché sono degli sbandati (dei veri e propri rifiuti della società) e se non seguissero Gesù che è la loro ultima risorsa non saprebbero che fare e dove andare  («  Signore, da chi andremo? » Gv 6, 68). Quelli che entrano nella banda gli viene chiesto di abbandonare le ricchezze e darle ai poveri, ma è falso perché le ricchezze devono metterle nella cassa comune della banda, che si considera povera, e se non entrano nella banda perché non riescono a rinunciare alle loro ricchezze allora sono dei ricchi che non entreranno nel regno di dio a maggior ragione di un cammello che non passa attraverso la cruna dell'ago. A udire ciò i discepoli stupiti si dicevano l'un l'altro: « " Chi può allora salvarsi? " Gesù, fissando su loro il suo sguardo, disse: " Ciò è impossibile agli uomini, ma non a dio, perché a dio tutto è possibile " » (testo dei sinottici) C'è dunque la possibilità, dando una bustarella a Pietro e agli altri capi della chiesa, di trovare una scappatoia per andare in Paradiso anche agli individui più abbietti della società (che non sono certo i ricchi solo perché ricchi, ma Pietro per la sua fame di denaro e ricchezze e potere apre una via d'uscita a chiunque sia in grado di pagarsi il biglietto del Paradiso, ed è perciò che la nostra società cristianizzata ricca di delinquenti che rubano a tutti i livelli e a tutto spiano è una società in declino, inarrestabile, perché costoro ritengono esser lecito rubare a patto di mettere da parte la " bustarella " per il Paradiso).

Chiarirò meglio alla fine di questo lavoro chi erano in realtà questi loschi individui Pietro, Paolo, Giovanni detto Marco, Barnaba, ed altri. Ora vediamo quale religione si inventarono  Pietro, Paolo (che comunque alla fine è il meno disonesto di tutti) e gli altri collettori per chiedere denaro e terreni in nome di un dio ai relativi associati all'affare. 

Il  profeta Ezechiele (8,14)   rimproverava le donne di Gerusalemme che prima dell'esodo a Babilonia nel 597 o 587 a. C. piangevano - sedute all'ingresso del portico settentrionale del Tempio -  la morte di Tammuz, cioè Adone, il dio-pastore, che scendeva agli inferi per poi risorgerne. Jahvè era stato tanto assimilato ad Adone che non solo i due culti erano fusi insieme ma gli stessi nomi, essendo ciò reso facile dal fatto che Adon, che oltretutto è simile ad Aton, il dio dell'eresia di Ekhnaton, significa Signore. (Ma la verità è che fin dall'inizio il tempio di Geruslemme fu costruito da Salomone per Jahvè/Adone e per sua madre la Regina del Cielo. Le colonne Jachim e Boaz rappresentavano il sole e la luna. Davanti stava l'ashera, l'albero simbolico associato all'aspetto femminile dalla divinità. Il figlio di Salomone inserì nel tempio l'immagine della dea. Ancora al tempo di Geremia prima della deportazione in Babilonia le donne della colonia ebraica in Egitto bruciano incenso alla Regina del Cielo,  le offrono libagioni e preparano per lei focacce con la sua immagine asserendo che finché lo

Forma per dolce per la Regina del Cielo, da Mari  

hanno fatto le cose sono andate bene mentre quando hanno smesso per venerare Jahvè le peggiori calamità si sono riversate su di loro (Geremia 44, 15-19). 

L'opinine delle donne (e dei mariti d'accordo con esse) ebree d'Egitto è confermata dal fatto che le prove storiche (come questo particolare dell'obelisco del re Salmanassar d'Assiria, 828-814 a. C., che riceve il servile omaggio del re Jehu - il feroce assassino monoteista sostenuto dal clero ebraico - inginocchiato a baciargli i piedi) dimostrano che Israele è prosperata quando gli ebrei erano idolatri ed è precipitata quando s'è affermato il culto esclusivo di Jahvè.

E fino al tempo di Ezechia ca. 720 a. C. fu venerato il serpente Nehustan fatto forgiare in bronzo da Mosè; in  Edom continua la venerazione della dea e  del suo consorte specie sugli alti luoghi come  Khirbet Tannur.  Con l'apparizione dei Nabatei il culto della Regina del Cielo e del suo consorte Duchares divenne preminente a oriente del Giordano in linea con il quadro giudaico) Intorno al 680 d. C.  Omero aveva celebrato nella lingua greca (che al tempo di Gesù era la lingua della parte orientale dell'impero romano, comune a tutti, anche ai territori dell'ex regno settentrionale di Israele - da distinguere da quello meridionale di Giuda - che dopo l'esilio era stato ripopolato con popolazioni pagane non ebree, 2 Re, 17, 23-41, tanto che Matteo, 4, 12-15, parla di Galilea dei Gentili richiamando un'analoga espressione di Isaia, e Simone Pietro, Andrea e Filippo di Betsaida sul lago di Tiberiade primi apostoli portano nomi greci; solo in questo caso e in altri specificati  parlo di Israele e Giuda distintamente, altrimenti i termini sono utilizzati indistintamente per riferirsi agli ebrei in generale) il santuario pirgense di Ino Leucothea  cantando il mito di Adone/Tammuz ivi venerato dietro le vicende di Odisseo che, morto combattendo a Troia o naufragato sulla via del ritorno, aveva avuto la concessione da parte di Zeus e del concilio degli dèi di reincarnarsi a Itaca (e così salvare la sua famiglia dalle vessazioni dei Proci) passando per  il paradiso di Arete e Alcinoo sovrani di Pyrgi e un banchetto della resurrezione  con tanto di pane e brindisi col calice di vino. Nel testo sia etrusco che punico delle lamine di Pyrgi (Santa Severa) si accenna ad un  " giorno della sepoltura " di carattere rituale:  « La festa del seppellimento della divinità ha sicuramente origine nel Vicino Oriente. La si conosceva a Tiro, dove, a partire dal X secolo secondo un testo di Menandro, si celebrava annualmente un rito con ogni probabilità di morte e di risurrezione. La liturgia cui allude il testo di Pyrgi commemorava molto verisimilmente la morte di Melqart o di Adone...  » (M. Grass, P. Rouillard, J. Teixidor, L'universo fenicio, Einaudi tascabili, p. 133) Si trattava di un culto che nulla aveva da invidiare a quello cristiano di cui fu indubitabilmente il precursore:  « L'area sacra nella quale sorgono i templi diventò, intorno al 500 avanti la nostra era, un centro di pellegrinaggio, il che trasformò la strada tra Cere e Pyrgi in una vera e propria via sacra...  » (M. Grass, P. Rouillard, J. Teixidor, L'universo fenicio, Einaudi tascabili, p. 132) Sull'argomento vedi i miei lavori sull'Odissea e sulle lamine di Pyrgi in questo sito. Il culto di Adone - che significa "Signore", intendendo  " Dio ",  e perciò  si presta ad essere adattato a qualsiasi nome proprio come Gesù - diffuso in lingua greca per mezzo dell'Odissea  (vangelo di Giovanni, e Luca, che riprende da Giovanni)  in ambiente giudeo ellenizzato trova terreno fertile perché gli ebrei ellenizzati hanno una cultura completamente diversa dagli ebrei ortodossi, una cultura fondamentalmente ellenizzata marcata dal pensiero filosofico di  Platone, Socrate, ecc.,  soprattutto dal Logos, il Verbo (vangelo di Luca), che si incarna e coincide col Messia, in greco il Cristo, Figlio di Dio incarnatosi e  sacrificatosi una volta per tutte per riscattare l'umanità (Paolo e poi Pietro " illuminato" da Paolo) dal peccato, mentre nella visione ebraica ortodossa - anche di Pietro prima di essere evangelizzato da Paolo - Jahvè ha mandato, manda e manderà a suo piacere i messia, in greco i cristi, gli unti,  capi guerrieri, per liberare esclusivamente Israele dai suoi guai. Su questo canovaccio i vangeli, tanto più quanto sono rivolti ai giudei ortodssi, affiancano i concetti e le frasi tratte da Omero e  dalla filosofia greca, coi concetti e le frasi tratte  dai profeti e da altri libri dell'Antico Testamento (apparendo dopo la resurrezione ai discepoli di Emmaus, Gesù « cominciando da Mosé e da tutti profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. » Luca 24,27; e ancora la sera dello stesso giorno Gesù apparendo agli apostoli nel cenacolo, ovvero la casa di Giovanni detto Marco, dice loro: « " bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi. " Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture...  » Lc 24, 44-45). Paul Carlson (lo ricavo da un sito internet in inglese di cui più avanti do l'accesso) scrive che gli evangelisti cercarono di dimostrare che Gesù era il Messia facendogli avverare le   " profezie " dell'Antico Testamento, a volte con risultati assurdi come nel caso dei due asini. Perché Matteo fa cavalcare a Gesù (quando fa il suo ingresso a Gerusalemme la domenica delle Palme) due asini contemporaneamente? Perché ha frainteso Zaccaria 9, 9 che dice: « Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile,  cavalca  un asino, e  un puledro figlio d'asina. » Chi ha familiarità con l'Antico Testamento ebreo, dice P. Carlson, sa che la " e "  è enfatica e significa " perfino ", non indica un animale distinto. Matteo non era certamente un ebreo addentro alle scritture che leggeva a caso dandogli un significato profetico, al momento in cui la " profezia " s'era " realizzata ",  secondo le esigenze del momento.

Si può dunque affermare che la religione cristiana nasce come  del tutto estranea alla religione ebraica il cui unico elemento in comune è i messia che  diventano un/il Messia (da costoro, dopo  il 58 d. C.,  prenderanno il nome i cristiani seguaci di Gesù; prima di questa data sono dei messianisti turbolenti e violenti che  si fanno  espellere da Roma/Babilonia tre volte, nel 139 a. C. e nel 19 e 49 d. C., fino a che con Pietro riescono ad incendiarla nel 64 d. C.), come religione sincretistica che raccoglie i frutti del sincretismo che già era emerso nelle religioni misteriche più antiche, addirittura millenarie, specie il culto di Dioniso (ancora una volta il nome " Dio " che poteva adattarsi ad altri nomi propri come Gesù), dove erano già presenti elementi come il battesimo, l'omofagia, e cioè l'unione mistica col dio attraverso la consumazione della carne e del sangue di un animale identificato col dio, affine alla consumazione dell'agnello pasquale e all'ostia consacrata dei cristiani, la resurrezione dopo tre giorni.  Formalmente la vicenda della passione e morte di Gesù sembra invece ricalcare quella di Bel-Marduk, la principale divinità di Babilonia, creatore del mondo, dio della saggezza, dell'arte medica e dell'esorcismo, redentore inviato dal Padre, suscitatore dei defunti, signore dei signori, re dei re e buon pastore. Come Gesù, Bel-Marduk fu arrestato, processato, condannato a morte, fustigato e giustiziato insieme a un malfattore, mentre un altro delinquente viene lasciato libero. Una donna asciugò il sangue del dio, fluito da una ferita inferta da un colpo di lancia e anche lui discese negli inferi per liberarne i prigionieri, la sua tomba fu ben nota agli antichi. Queste  divinità  di origine astronomica, circostanza che ne permetteva il sincretismo,  erano  divinità della vegetazione che muore e risorge, dunque dipendente da fenomeni  astronomici, come la nascita al solstizio d'inverno (25 dicembre, data di nascita di Gesù fissata dalla Chiesa per vincere la concorrenza del babilonese   Tammuz - "Unico figlio" della dea Ishtar, rappresentata col figlio divino tra le braccia e con, intorno al capo, un'aureola di dodici stelle - del persiano Mithra - noto anche con l’appellativo di Salvatore - e soprattutto del siriano Sol Invictus, divinità solare di Emesa  introdotta dall’imperatore Aureliano, 270-275, che aveva costruito anche un tempio in suo onore nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro) e la morte all'equinozio di primavera (Pasqua), collegate magari alla stella Venere, Lucifero, simboleggiata dal gallo, quel gallo che canta tre volte e alla terza, sul fare dell'alba, a Pietro appare Gesù (Lc 22, 60-61; cf.   « Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino  », Apocalisse di Giovanni, 22, 16).  Gesù ha ereditato tutta la tradizione del re buffone di carnevale (la corona di spine, la canna come scettro, il mantello di porpora) che viene sbeffeggiato e  ammazzato come dio della vegetazione che muore per favorire la nascita della nuova vegetazione. Possiamo sinceramente nel III millennio ammettere la sopravvivenza di un culto del ciclo della natura sia pure più sofisticato? Assolutamente no!

La religione cristiana come la conosciamo nasce essenzialmente dallo scontro tra gli ebrei messianisti, letteralmente: " cristiani ", zeloti rappresentati da Pietro (fino a che non preferì montare il cavallo della predicazione di  Paolo, buttando giù Paolo dal cavallo medesimo) e  gli ebrei ellenizzati della diaspora, ecumenici, filantropi, in una parola civili. Anche se entrambi erano stupidi: i primi perché ebrei credenti nell'Antico Testamento, che è una raccolta di favole ispirate in gran parte ai poemi omerici e alle letterature del vicino oriente; i secondi perché rincretiniti  dalla stupida filosofia greca (stupida e inutile, eccettuato l'immenso Epicuro). I migliori dei due, i civili ebrei della diaspora   - si pensi a Filone d'Alessandria, d'Egitto, dov'era una comunità di ebrei greci che aveva prodotto dal III sec. a. C. la traduzione biblica dei Settanta in greco perché non più capace di comprendere l'ebraico -  avevano già tentato l'armonizzazione fra ebraismo e filosofia greca. Paolo (che io credo fosse il sacerdote ebreo di cui ci informa Flavio Giuseppe e che allora eventualmente avrà acquisito la cittadinanza romana - e il nome Paolo - dopo l'adesione al cristianesimo  e non per nascita come da lui asserito)  dev'essere stato di famiglia  ellenizzata se come credo Saulos, il nome originario,  è   greco,  attestato come Saulios in Erodoto e come aggettivo saulos in Anacreonte, VI sec., e nell'Inno Omerico IV a Ermes, sempre del VI secolo. Ecco perché Giuseppe Flavio lo ha potuto chiamare in ebraico  Saul come il primo fantomatico re ebreo di una storia che gli ebrei si inventarono dopo la lettura della Repubblica di Platone. Paolo   (che ci tiene a sottolineare che il suo vangelo lo ha ricevuto direttamente da dio e non dagli apostoli: Galati 1, 11-12 e in particolare l'ultima cena: 1 Corinzi 11, 23ss)  pensò di dare più corpo al Logos filosofico incarnando  il Figlio  di Dio redentore  nel   mistico e antico culto orientale di Tammuz/Adone come adombrato nell'Odissea di Omero. Paolo di Tarso in Cilicia era erede della civiltà del Disco di Festo e soprattutto di Omero e di Ebla. Qui la comunione col dio e la resurrezione del re (che diveniva dio) attraverso il calice del vino e il pane (di Adone, adorato a Betlehem, ‘Casa del Pane’, assai prima di Gesù) era nota dal terzo millennio almeno come possiamo giudicare dai  rilievi sui bacini di lustrazione o acquasantiere (raffiguranti il re - defunto divinizzato  come antenato della stirpe regale che l'A. T. e Odissea  chiamano dei Giganti - che liba davanti ad una tavola offertoria ricolma di pani azimi) trovati ad esempio a Ebla (ma certamente anche altrove nell’area Cipro-Cilicia-Alta Siria). Qui a Ebla c’è tutto Gesù, la sua ultima cena e resurrezione, e Paolo recepiva ciò anche da quel personaggio del rasennio Omero (le cui  origini culturali erano in Cilicia/Cipro/Alta Siria),  Odisseo/Adone (il dio che muore e risorge, come Odisseo che scende agli inferi e ne viene fuori) che  nel Paradiso dei Feaci (gli Etruschi originari della Siria)  partecipava al banchetto della resurrezione (Od. VIII, 469-470; XIII, 24-26) accomiatandosi levando il calice del vino insieme alla regina Arete (XIII, 56-62) per poi reincarnarsi a Itaca dopo il divino volo delle magiche navi feacie che  « l'abisso del mare velocissime passano, di nebbia e nube fasciate  ». Per divulgare ciò Paolo ebbe il suo scrivano Giovanni detto anche Marco che scrisse il suo vangelo di Giovanni inventandolo sulla base di Omero, sia Iliade che Odissea ma soprattutto Odissea dove Odisseo, che era stato agli inferi e ne era tornato vivo, era una incarnazione di Adone del santuario etrusco di Pyrgi, al centro della creazione dell’Odissea. Così ritroviamo nei vangeli un Gesù figlio unico o con fratelli e sorelle come Odisseo nel racconto contraddittorio omerico; la caverna del ciclope Polifemo trasformata nel sepolcro apprestato per Gesù da Giuseppe d’Arimatea; lo stupore affranto della nutrice Euriclea che tasta la ferita del cinghiale sulla coscia di Odisseo/Adone trasformato nello scetticismo di Tommaso che mette la mano nelle ferite dei chiodi e del costato di Gesù risorto; l’umiliazione di Ettore spogliato sputato sbeffeggiato e trascinato, da Achille sul carro, nella polvere della la pianura  di Troia, legato  con una cinghia attraverso fori praticati nei piedi, trasformata nella crocifissione umiliante di Gesù; le tre donne che piangono sulla pira di Ettore, Andromaca la madre, Ecuba la moglie, Elena la cognata, trasformate nelle tre Marie (la madre, la zia, Maria Salomè, la fidanzata, Maria Maddalena) al sepolcro;  perfino gli angeli che si manifestano spesso agli uomini sono penetrati nei vangeli più dalla Scheria dei Feaci omerici (« sempre, infatti, gli dèi ci si mostran visibili, quando per loro facciamo elette ecatombi, banchettano in mezzo a noi, sedendo dove noi siamo; e se un viandante, anche solo, li incontra, non si nascondono, perché siamo prossimi a loro, come i Ciclopi e le selvagge tribù dei Giganti. » Od. VII, 201-207) che non dai racconti dell’Antico Testamento (Genesi, Esodo, Elia, ecc. ecc.). E potrei continuare ma rinvio ai precedenti lavori su questo sito. Voglio aggiungere qui un'altra mia scoperta riguardo alla scopiazzatura di Omero da parte degli evangelisti. Ma questa è talmente esemplare che chi continuerà a credere nella divinità di Gesù lo potrà fare solo perché in mala fede. Vi chiederò se l'esperienza del divino in teoria l'abbia potuta fare Omero oppure i discepoli di Gesù che si diceva figlio di dio. Risponderete giustamente che, in teoria, i discepoli di Gesù possono aver fatto questa esperienza, non certo Omero che mai ha dichiarato direttamente o indirettamente ciò e oltretutto era epicureo, ateo, ante litteram e si beffava degli dèi utilizzandoli solo come pupazzi di una favola, compresi quelli di carattere più elevato come un Apollo o un Odisseo/Adone. E allora come mai Omero sembra aver compreso meglio dei sui scopiazzatori il concetto di relazione trascendentale fra due anime? Ricordate il caso esemplare di Telemaco? Egli desidera così fortemente l'arrivo del padre lontano da venti anni che in questo suo stato di forte concentrazione mentale che quasi lo sdoppia e lo fa uscire da sé, in questo stato di trance,  riesce a percepire con l'occhio dell'anima ciò che altrimenti non potrebbe percepire affatto, cioè l'apparizione della dea Atena (sotto le vesti di Mente re dei Tafi), per ipotesi invisibile,  richiamata dalla sua " preghiera ". Casi analoghi ve ne sono nell'Odissea ma meno esemplari di questo e corrispondono alla fase di trapasso dalla notte al giorno nel momento preciso in cui i vivi e i morti possono avere un rapido rapporto extrasensoriale fra loro, ma sempre in uno stato di veglia dell'anima analogo a quello di Telemaco. Si dirà che Omero è più colto e capace di esprimere le sue esperienze di quanto non potessero fare dei terroristi sia pure alfabetizzati. Ora io credo che chiunque, anche analfabeta, se avesse davvero l'esperienza del soprannaturale, 1° non sopravviverebbe nemmeno e morrebbe di un colpo al cuore per lo spavento che gli arrecherebbe l'esperienza, e 2°, se sopravvivesse saprebbe eccome raccontare l'accaduto e gli crederemmo se non altro per come lo spiegherebbe impappinandosi nel tentare di descriverlo. I cialtroni evangelisti  utilizzarono l'esperienza extrasensoriale di Telemaco che era un sogno, ma non avendo alcuna esperienza del soprannaturale la trasformarono in un materialistico e degradante sonno e gli apostoli della triade privilegiata, la cricca di Giovanni detto Marco, Pietro e Giacomo,  se la dormirono della grossa  durante la Trasfigurazione che è quell'esperienza che più si avvicinava alla Resurrezione cui essi non poterono assistere (dunque essi sproloquiavano di divinità di Gesù senza averne mai avuto uno straccio di prova), tanto che Carsten Peter Thiede è costretto a concludere: « ... Luca aggiunge altri dettagli omessi dagli altri due evangelisti: « Pietro e i suoi compagni erano presi da un sonno profondo », e soltanto  « svegliatisi, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui ». Se erano veramente addormentati (o  « avevano il sonno pesante », Authorized Version e Revised Standard Version), come poterono poi riferire la conversazione? Marco e Matteo tacciono al riguardo, forse perché è un'invenzione di Luca? ... il riassunto di Luca è abbastanza vago da autorizzare la congettura che, quando l'evangelista ebbe letto il racconto di Marco, desiderando saperne di più, andò da quest'ultimo (o dai tre protagonisti dell'episodio) per chiedere loro se sapessero qualcosa  riguardo alla conversazione in particolare, ed essi gli risposero che in quel momento erano piuttosto assonnati, ma erano sicuri di aver sentito parlare di  « dipartita » e di « Gerusalemme ». E non possiamo dimenticare che Gesù stesso deve aver senz'altro spiegato ai discepoli quello che era successo. » (Simon Pietro, pp. 69-70) No comment! Inutile dire che la Trasfigurazione ha scopiazzato anche dalle esperienze veterotestamentarie, ufologiche, di Jahvè, Mosè ed Elia. 

Tutte queste religioni del ciclo della natura e sincretisticamente affini attraverso quella di Adone immortalata in greco e per gli ellenofoni nel sommo ed eterno poema dell'Odissea  da Omero il sommo pubblicitario, il sommo venditore, venditore di ideologia, sono state capaci di commuovere e accalappiare tutti gli ignoranti psicolabili  gonzi dell'impero romano, perché tutti conoscevano l'Odissea, anche quelli che l'avevano appresa a modo loro fra una frustata e l'altra, come il piccolo schiavo Trimalchione, che non a caso per l'anticristiano ed epicureo Petronio raffigura cripticamente un giudeo.   Per verificare che la dottrina cristiana è rivolta agli ellenizzati, ai pagani, ai gentili, basti constatare che i vangeli e gli Atti degli apostoli sono scritti fin dall'inizio in greco (certo anche quello di Matteo che, come abbiamo detto, non conosce affatto l'ebraico e l'aramaico) e i primi e maggiori proseliti vengono fatti nella parte ellenizzata dell'impero, non solo, ma nell'ambito dell'esercito romano, come i due centurioni evangelizzati da Gesù, quello di Cafarnao,  e da Pietro, Cornelio di Cesarea, e soprattutto la comunità di Emmaus, che per prima, prima degli stessi apostoli,  ha il privilegio di assistere alla 'resurrezione' di Gesù. Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C. (che Gesù preannuncia solo perché gli evangelisti l'hanno sperimentata sulla propria pelle; quanto a Gesù non assistette personalmente alla distruzione di Gerusalemme perché stando a Giuseppe Flavio - «  l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi » Guerra giudaica II, 13, 5, e «  l'Egiziano si dileguò dalla battaglia e non riapparve mai più » Antichità giudaica  XX, 8, 6 - fece perdere le sue tracce nel 58 d. C. in occasione del suo fallito assalto a Gerusalemme dal monte degli Ulivi e stando ai vangeli fu liberato dai giudei che fra i due assassini Gesù Figlio di Dio e Barabba, bar Abbà, Figlio del Padre, cioè di Dio, liberarono indovinate un po'? Ma certo, Figlio di Dio,  Gesù; 

Il Roza Bal, la sedicente tomba di Gesù,  Yuz Asaf, a Srinagar nel Kashmir.

Gabbia di legno all'interno del Roza Bal contenente il sarcofago di Yuz Asaf, a destra.

è astrattamente possibile che  l'uomo sepolto nel Roza Bal di Srinagar nel Kashmir sia Gesù, ovvero il falso profeta egizio, ma non credo che se fossero autorizzate delle analisi medico-legali ci direbbero qualcosa di utile; piuttosto qualche eventuale oggetto appartenuto al defunto e con lui sepolto potrebbe dirci qualcosa di più), i Romani trasferirono la " tassa giudea ", di uno shekel, dal Tempio, distrutto, al tempio di Giove Capitolino a Roma. E' interessante quanto scrive in proposito Giuseppe Flavio: « All'incirca in quel tempo [il tempo della caduta di Macherunte e dello sterminio dei tremila superstiti nella foresta di Iardes] l'imperatore ordinò a Basso e a Laberio Massimo, che era il procuratore, di assoggettare tutto il territorio della Giudea al regime della locazione in affitto. Egli infatti non vi costituì alcuna città, riservandosi quella regione come sua proprietà privata, e soltanto a ottocento soldati inviati in congedo fece la concessione di costituire una colonia nella località che si chiama Emmaus e dista trenta stadi da Gerusalemme. Egli poi impose a tutti i giudei, dovunque risiedessero, una tassa di due dracme a testa da versare annualmente al Campidoglio. Tale, dunque, fu la sistemazione data allora alla Giudea. »   (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, VII, 6, 6) Questo passo serve a chiarire  che non solo la tassa al Tempio (ora dirottata sul tempio di Giove Capitolino a Roma)  di cui parla il solo Matteo ma lo stesso  tributo a Cesare (al tempio di Giove Capitolino a Roma)  di cui parlano i vangeli sinottici sono la stessa cosa e implicano un'età successiva alla distruzione di Gerusalemme e cioè che Gesù storicamente si identifica col falso profeta egizio di cui parla Giuseppe Flavio. Per quanto riguarda  Emmaus, una colonia di veterani dell'esercito romano a 11 chilometri da Gerusalemme (lo stadio ha misure diverse ma di poco fra Roma e le città ellenizzate, probabilmente G. F. avrà fatto riferimento allo stadio di m. 184,85 di Alessandria d'Egitto che è prossimo  ai m. 184,72 di Roma), non può trattarsi di altro se non dell'Emmaus evangelica, sulla via per Ioppe, in quanto Luca, l'unico che ne parli, la colloca esattamente a sette miglia (un miglio romano = m. 1478) da Gerusalemme (24, 13).   Cosa ci facevano - ci vivevano? - o andavano a fare a Emmaus i due discepoli uno dei quali si chiamava Cleopa? (lo stesso, Cleofa, patronimico di Maria madre di Giacomo e Simone sommi sacerdoti, pseudo zia di Gesù per via di Giuseppe)  Quale il motivo di nominare questa colonia romana in occasione della prima apparizione di Gesù, prima ancora che ai suoi apostoli, da cui a ben leggere i vangeli Gesù non fu riconosciuto o, ad essere ottimisti, lo fu in modo non certo immediato né caloroso?  

Ho scoperto  assai presto (contro il convincimento universale) che il vangelo di Giovanni è stato scritto per primo e ora posso cominciare a farne la genesi. Il vangelo di Giovanni forse non prese il nome da colui che lo scrisse ma dal messia, Giovanni, di cui erano narrate le vicende. E' evidente che poi questo vangelo, che ispirò tutti gli altri, fu riscritto, come furono riscritti gli altri, mettendo al centro la figura del messia definitivo, Gesù/Giosuè (il nome gli deriva certamente dal fatto che il falso profeta egiziano s'era vantato « che avrebbe mostrato da lì [monte degli Ulivi] come, al suo cenno, le mura di Gerusalemme sarebbero crollate; e promise loro che avrebbe procurato loro un ingresso nella città attraverso quelle mura, quando fossero cadute. » Giuseppe Flavio,  Antichità giudaiche XX, 8, 6, come Giosuè successore di Mosè - e Giosuè e Gesù sono rese diverse del medesimo nome - aveva fatto crollare le mura e preso Gerico), il falso profeta egizio vissuto a cavallo della distruzione di Gerusalemme e del Tempio, ma è significativo che il nuovo messia Gesù fu spostato cronologicamente al tempo del messia Giovanni, ed è per questo motivo che validissimi studiosi come Davide Donnini e Luigi Cascioli ritengono che Gesù debba identificarsi con Giovanni il  primogenito di Giuda il galileo e aspirante al trono di Gerusalemme come Messia cioè Re dei Giudei, morto nel 30 d. C. senza mai raggiungere lo scopo. In realtà non c'è dubbio che fu alla fine il falso profeta egizio a catalizzare tutte le aspettative di liberazione del popolo palestinese dall'occupazione romana, a far si che nella cornice temporale degli anni trenta dei vangeli fossero inseriti episodi del suo tempo, gli anni intorno al 58,   e a inculcare negli ebrei delusi l'idea del secondo ritorno nella stessa generazione,  promessa mantenuta perché con la rivolta del 66-70 su Israele scese davvero l'Inferno. Io credo che ovviamente questa seconda venuta era contraddittoria con quanto effettivamente promesso, il ritorno di Gesù che invece se l'era telata all'estero o, chissà, era poi stato crocifisso all'insaputa di Giuseppe Flavio. Ma è poi lo stesso che è accaduto con i Profeti e l'Apocalisse che, scritta per profetizzare per tempi recenti (Domiziano) finisce per calzare bene anche ai tempi successivi  e mai così perfettamente come quello in cui viviamo, divenendo - sempre che non sia stata fatta per i nostri tempi - profezia perpetua. Così la seconda venuta di Gesù è ancora attesa e, se vogliamo accettare il 6 d. C. (censimento di Quirinio) come nascita del Messia Giovanni poi Gesù, allora il 2000º anno cade nel 2006. Staremo a vedere. Intanto Berlusconi celebra i suoi dieci anni al potere col tono di un Redentore incarnato nella sua Chiesa di Forza Italia. Che prima o poi si metta anche a far miracoli? Speriamo di no.

Giovanni il messia, come si ricostruisce dai vangeli, era  un pagano israelita del nord (da distinguere da un ebreo sudista  di Giuda) che si riteneva, si doveva ritenere, discendente di Davide - tramite l'appartenenza ad una famiglia levita, cioè sacerdotale, cioè legata al Tempio - per essere  legittimato al regno su Gerusalemme (perciò infatti fu o si riconosce che avrebbe dovuto essere condannato alla crocefissione dai Romani, perché era un ribelle e si proclamava re dei Giudei).

Come si può osservare nella cartina, Gamala, da cui  provenivano i ribelli di Giuda il Galileo, è a nord-est del lago di Tiberiade o Genezaret o Lago di Galilea, scenario della predicazione settentrionale di Gesù. Secondo Luca  2  Giuseppe e Maria provenivano da Nazareth in Galilea e dopo la parentesi del censimento  (o della fuga in Egitto secondo Matteo, per spiegare perché Gesù fosse detto l'Egiziano) ritornarono  a Nazareth in Galilea, secondo Matteo 2, come volevasi dimostrare. Gesù fu poi fatto nascere a Betlemme perché questa era la sede del culto di Adone e perché si trovava in Giudea, la regione con Gerusalemme e il Tempio, obiettivo della scalata al potere di questi pagani israeliti del nord. La verità è che Giovanni il messia veniva dal Golan, dunque semmai dalla Galilea, di cui lui come gli altri apostoli avevano secondo i vangeli l'accento inconfondibile (non da Giuda e da Gerusalemme, la città di Davide;  la qua e là ventilata appartenenza al sacerdozio levita viene troncata da quanto ho scritto a proposito della nessuna parentela fra i sommi sacerdoti di Gerusalemme  e Gesù; quanto al Battista, cugino di secondo grado dalla parte di Maria, non è un levita del tempio ma un eremita alla Qumran, che fino a poco prima di morire decapitato chiede inutilmente agli apostoli di Gesù se  suo cugino è davvero il Messia; Quanto a Giacomo Maggiore e Giovanni detto Marco essi sono due briganti zeloti che nulla mai possono avere  avuto a che fare col tempio, e ne riparlerò). Tutto ciò che si può affermare è che per pretendere al trono di Gerusalemme, costoro dovevano presentarsi come famiglia divina con diritti sul Tempio e cioè come famiglia di leviti.

Però i vangeli non  mentono quando fanno discendere Pietro da Betsaida, vicinissima a Gamala, nel senso che collegano in qualche modo la ribellione del messia Giovanni a questa regione. Giuseppe Flavio in Antichità giudica  ci descrive la città del rabbi Ezechia (ucciso nel 44 a. C. in uno scontro contro le truppe di Erode il Grande), padre di Giuda il Golanitide e nonno di Giovanni il Galileo, detto il Nazoreo. 

(Questa famiglia di rivoluzionari zeloti  pretendeva il trono di Gerusalemme come discendente diretta della stirpe degli Asmonei - discendenti diretti della stirpe di David - fondata da Simone, figlio di Mattatia, che si era messo a capo di un movimento rivoluzionario giudaico per la liberazione della Palestina dai greci. Giuda il Galileo morì nella guerra del censimento -  6 d. C. - e lasciò sette figli che proseguirono la lotta armata per la conquista del trono di Gerusalemme: Giovanni, Simone, Giacomo il maggiore, Giuda, Giacomo il minore, Menahem (morto nella guerra giudaica) e Eleazaro, morto a Masada nel 74 d. C. E' immediatamente evidente che alcuni di questi rivoluzionari portano il nome di apostoli - anch'essi fratelli fra loro e fratelli di Gesù - dei vangeli, e ciò deriva dal fatto che come ho detto il messia originariamente preso in considerazione dal protovangelo di Giovanni era appunto Giovanni il primogenito di Giuda il Galileo con i suoi fratelli discepoli,   ma  la lista definitiva degli apostoli  seguaci del falso profeta egizio intorno al 58 d. C. comprende in linea di principio persone differenti, semmai omonime, eccezionalmente anche gli stessi individui accodatisi ad un nuovo leader, come Eleazaro/Lazaro - che cito solo per esempio e non fu un apostolo -  magari anche gli stessi individui inseriti come nomi fantasma - perché morti da un pezzo come Giuda Taddeo/Theudas decapitato  nel 45 d. C. sotto il procuratore Cuspio Fado per aver organizzato una sommossa, Ant. giud. XX, 97-99 - per integrare il numero 12 degli apostoli giudici  delle 12 tribù di Israele)

Ciò deriva probabilmente dal fatto che non possono aver  manomesso tutto nel timore  che qualche testimonio avrebbe potuto smascherarli facilmente. Del resto Celso ci informa che i cristiani aggiornano costantemente  i vangeli tenendo conto degli smascheramenti degli avversari. A  duemila anni di distanza hanno avuto tutto il tempo di correggere. Ora continuano a farlo coi commenti che si arrampicano sugli specchi o con le omissioni di commenti, dove un silenzio d'oro è meglio di una parola che susciterebbe delle risate.   Poi Pietro si stabilì a Cafarnao, sempre sul lago di Tiberiade o di Genezaret o Mare di Galilea (i giudeo-cristiani amano, e lo vedremo ampiamente, chiamare le cose e le persone con tanti nomi, anche alternativi, per confondere le idee dei distratti e far passare le loro menzogne con facilità; ma hanno fatto i conti ignorando che un giorno le loro menzogne sarebbero state smascherate, anche abbastanza facilmente, in particolare  da chi scrive). I vangeli sinottici si trovano in disaccordo col vangelo di Giovanni secondo cui Gesù incontrò i primi discepoli a Betania in Transgiordania, cioè a nord del Mar Morto (dove notoriamente non si pesca) ma abbiamo già detto che Gesù non aveva bisogno di incontrare a Betania i propri discepoli che erano poi anche i suoi parenti. I parenti non si incontrano, ci vengono a trovare o li andiamo a trovare perché sappiamo dove trovarci. Il fatto è che a Betania c'era Giovanni Battista ed è plausibile che essendo stato battezzato in quei giorni Gesù abbia ideato la sua filiazione divina attirando l'attenzione, indovinate un po'?... dei sui parenti che appunto s'erano recati a farsi battezzare anche loro ed erano discepoli, come Andrea (Gv 1, 35-40), del Battista. Del Battista parlano anche  gli altri evangelisti senza citare Betania, dunque  se questo  passo di Giovanni (il fatto che Gesù incontrò i suoi primi discepoli a Betania - la distinzione fra Betania vicino Gerusalemme e Betania di Transgiordania può essere artificialmente voluta o sfruttata per mascherare gli avvenimenti - ovviamente quella vicino Gerusalemme) è stato evidentemente ispirato da Paolo (avversato fino all'ultimo da Pietro e perciò cautelatosi sgamando con frasi illuminanti gettate qua e là le menzogne dei più vicini seguaci del falso  Gesù retrodatato al primo trentennio del I sec. d. C.; Paolo, ricordiamolo, non è seguace di Gesù, non lo è mai stato veramente, ha solo accettato di riferirsi, del tutto esteriormente, a questa figura di bandito -   quello vero, che ha fatto perdere le sue tracce  nel 58 d. C., quello stesso dei superapostoli che però se ne sono creato uno di comodo, un angioletto perseguitato ingiustamente  -  per far accettare ad ogni costo la sua religione sincretistica agli ebrei ellenizzati e ai pagani in genere) ed è passato inosservato a Pietro vincitore (che ha determinato  la redazione finale della letteratura cristiana delle origini),  serve a segnalarci che qui  vivevano gli altri compari di vita e di truffe di Gesù, quel lazzarone di Lazzaro, che si presta alla finta resurrezione, e quella prostituta indemoniata  di sua sorella, la fidanzata di Gesù, Maria di Magdala da cui Maddalena, che Gesù aveva conosciuta quando ella viveva appunto a Magdala sul lago di Tiberiade, prima che la medesima si trasferisse col fratello a Betania,  meno di due miglia a nord-ovest di Gerusalemme, sulle pendici orientali del monte degli Olivi, lo scenario dell'ultima rappresentazione di quel  bandito illusionista che fu Gesù/Giosuè falso profeta egiziano.   Già da questo particolare possiamo cominciare a sostenere che il vangelo di Giovanni fu scritto indipendentemente da quelli sinottici, così detti perché sono stati scopiazzati l'uno dall'altro. I vangeli furono scritti dopo la distruzione di Gerusalemme del 70 d. C., quello di Giovanni (quello riscritto sul canovaccio del vangelo del messia Giovanni) per se stesso e per Paolo, forse ad Efeso, quello sempre di Giovanni, che però qui si fa chiamare Marco, per Pietro ecumenico, a Roma. Poi furono scritti, perché per la prima volta menzionano la verginità di Maria, quello di Matteo (che se è vero che è l'unico dei quattro ad aver avuto una prima redazione in aramaico questa è stata fatta non da Matteo ma da uno scriba cui Matteo, che non conosce l'ebraico, dunque nemmeno l'aramaico, dettava) forse ispirato da Pietro per  gli ebrei ortodossi (che inserisce nella genealogia di Gesù quattro donne dalla sessualità discutibile: le prostitute Tamar e Rahab, nonché  la praticamente prostituta Ruth e Betsabea sposata legalmente a Uria l'ittito quando Davide la rese incinta facendone poi uccidere il marito, quattro donne sessualmente  impure affinché nessuno poi potesse lamentarsi che anche Gesù era figlio di Maria non attraverso lo sposo legittimo Giuseppe), scritto forse  a Gerusalemme,   e infine quello di Luca che per ordine di Pietro scrisse il suo vangelo (ma evidentemente deve averlo finito dopo la morte di Pietro, ciò che torna a dire che  Pietro deve essere  morto un congruo tempo dopo il 70 d. C.), forse ad Antiochia, come supervangelo che mettesse d'accordo i vangeli  precedenti.

Un sito in inglese dove approfondire le contraddizioni bibliche  è

Biblical Errancy

che non ho avuto il tempo di visionare ma che riporta il lavoro di Paul Carlson 

New Testament Contradictions

sulle contraddizioni nei vangeli.

Luca non era stato un apostolo e dunque  scrive: «  ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te  un resoconto ordinato, illustre Teofilo...    » (1, 3) Questo Teofilo non può essere  il sommo sacerdote figlio di Anano da cui Saulo persecutore ricevette le lettere per la sinagoga di Damasco (Atti 9, 1-14). Non  è difficile, è anzi facile, ritenere  che se si trattasse di lui Luca gli avrebbe dedicato il vangelo e gli Atti  quando non era più sommo sacerdote - è ovvio perché ciò accade assai più tardi -  e nemmeno più sacerdote ebreo bensì adepto cristiano. E' invece impossibile, proprio perché Teofilo  fu sommo sacerdote, dunque qualcosina su dio doveva pur saperne - mentre Luca, un neofita,  dovette fare ricerche - che Luca si sia potuto rivolgere a Teofilo aggiungendo: « perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. » (Atti, 9, 4) Gli insegnamenti su Dio e sul Messia (per quanto riguarda Gesù Luca avrebbe semmai dovuto  parlare di informazioni)   li può ricevere chi parte da zero nella religione, non un sommo sacerdote, e per di più da un ultimo arrivato.

In questo modo Pietro l'ispiratore finale che c'è dentro fino al collo viene messo al riparo - così credeva -  da critiche, ma è evidente che la critica colpisce gravemente Pietro perché non si può mentire affidando questo lavoro ad un estraneo fingendo che si documenti da solo quando è evidente che dietro è Pietro a dettare. Io sono convinto che Pietro non si fermò a questo punto ma manipolò anche i singoli vangeli, specie quelli di Matteo (che egli stesso aveva ispirato) e Giovanni, per adattarli ancora meglio alla sua visione. Altresì Luca per ordine di Pietro ritoccò e portò allo stadio attuale gli Atti degli Apostoli iniziati a scrivere da Giovanni per Paolo, al fine di contemperare la visione paolina con quella petrina e giustificare il cambiamento di rotta di Pietro da giudaizzante a ecumenico secondo la visione paolina fino ad allora  contrastata dalla comunità ebraica e da Pietro (poi Pietro non contrasterà più la visione paolina, ma continuerà a contrastare Paolo). Gli Atti degli Apostoli nella versione attuale non ci danno la giustificazione della sua attività da parte di Paolo, bensì la giustificazione dell'attività di Pietro da parte di Pietro stesso che però non si giustifica in prima persona ma si giustifica con le parole, vere o finte che siano, attribuite a Paolo, che così appare (ma non è) l'ispiratore degli Atti. 

Analizziamo il vangelo di Giovanni immaginando che proprio Giovanni di Gamala fosse il messia originario. E' evidente che secondo tutti i vangeli Gesù visse nel primo trentennio del I sec. d. C.   Giovanni è considerato (anche dopo la reimpostazione dei vangeli) il successore ideale di Gesù (in concorrenza con  Pietro) in quanto al Golgota c'è solo Giovanni fra tutti gli apostoli e non per pietà nei confronti di Gesù che Giovanni il prediletto non mostra mai, assolutamente, ma per suo interesse, per ricevere da  Gesù in croce la legittimazione alla successione per via femminile: « Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: " Donna, ecco il tuo figlio! " Poi disse al discepolo: " Ecco la tua madre! " E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.  » (Gv 19, 26-27; e la prese davvero nella sua casa, la casa, il cenacolo di Marco, infatti Giovanni apostolo ed evangelista, il prediletto di Gesù, era lo stesso  Giovanni detto Marco, alias Marco evangelista, un evangelista per due vangeli!) Giovanni si suppone non debba mai morire come è tipico della divinità («  Pietro dunque, vedutolo [Giovanni], disse a Gesù: " Signore, e lui? " Gesù gli rispose: " Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? " Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. » Gv 21, 21-22) E' evidente che il vangelo di Giovanni fu scritto o rivisto da Giovanni detto Marco che giocando sul suo nome poté scrivere due vangeli, come Giovanni e come Marco, e nel primo cercare di portare acqua al suo mulino (giocando sulla sua omonimia con Giovanni il messia) nella lotta per la successione a Gesù (falso profeta egizio), ma non c'è dubbio che originariamente il messia al centro del vangelo fosse Giovanni di Giuda il galileo, quel Giuda galileo che aveva fatto parlare di sé con una ribellione al tempo del censimento di Quirinio, nel 6 d. C. al tempo di Augusto, e lo dimostra il fatto che i vangeli concordano nel proporci un Gesù (e i suoi più stretti apostoli) galileo, che vive a  Cafarnao e opera nei dintorni del lago di Genezaret o di Tiberiade o Mare di Galilea.  

Pietro   stava maturando le proprie dottrine... " teologiche " in una Gerusalemme sempre più corrotta e asservita ai romani e prossima a cadere, quando  all'improvviso compare,   miracolosamente,  quel deus ex machina di Gesù l'Egiziano che in qualche anno raccoglie intorno a sé le aspettative dei messianisti  di liberare Gerusalemme dall'occupazione romana. Fu da questo momento che la setta zelota di Pietro divenne eretica  ritenendo questo Gesù l'Egiziano (falso profeta secondo Giuseppe Flavio ebreo) 'il' Messia (contro il giudizio del sinedrio) e venerandolo in sé. Dunque il  Messia fu ora identificato col « falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese. »  II, 13, 5; vedi anche Antichità giudaica XX, 8, 6) Se la cronologia dei vangeli rimase quella del primo trentennio del I sec. d. C. ciò fu dovuto all'interesse di collocare indietro nel tempo fatti in tal modo più difficilmente accertabili e che potevano mantenere un'aureola di leggenda e anche alla possibilità di presentare la caduta di Gerusalemme e del Tempio nel 70 d. C. come una profezia avveratasi per controbilanciare la non avveratasi - né allora né mai - promessa della seconda venuta di Gesù, che fece perdere le sue tracce e oggi è forse sepolto in un tempio di Srinagar nel Kashmir. Per quanto gli evangelisti abbiano inserito gli avvenimenti reali nel letto di Procuste di  una cornice storica più antica di  trent'anni, i vangeli  attuali ci danno nonostante tutto il clima di Gerusalemme a cavallo del 58-70 d. C. Prima della distruzione della città  si respira l'enorme corruzione  raggiunta dalla famiglia sacerdotale che aveva come capostipite  Anna, che traeva profitti dal mercato del Tempio (negli scritti rabbinici si parla dei mercati dei figli di Anna, chanujoth benei Chanan)  e che tre anni prima della distruzione di Gerusalemme  portò ad una sollevazione popolare che spazzò via i banchi della famiglia di Anna a  causa della peccaminosa ingordigia che caratterizzava i loro affari (Antichità giudaica, XX, 8, 5-6), sulla quale sarà modellato Gesù che caccia i venditori dal Tempio (Gv II, 13ss, Lc XIX, 45ss, Mc XI, 15bss, Mt XXI, 12ss) Per l'esposizione più dettagliata e diffusa e per  la collocazione all'inizio del suo vangelo di un  fatto che diede certamente avvio alla rivolta  tre anni prima della distruzione di Gerusalemme,  Giovanni si riconferma come proto evangelista.

Gerusalemme al tempo del falso profeta egizio detto Giosuè 

Il vangelo di Luca si riconferma come derivazione da Giovanni e come ricerca autonoma perché fa precedere l'episodio da una notizia narrata anche da Giuseppe Flavio circa un Gesù  figlio di Anania, un rozzo contadino  che, quattro anni prima che scoppiasse la guerra, durante la festa dei tabernacoli, « all’improvviso cominciò a gridare nel tempio: " Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero! " …  Allora i capi… lo trascinarono dinanzi al governatore romano. Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa… a ogni battitura rispondeva: " Povera Gerusalemme! " … finché Albino [il governatore] sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare… Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo… e smise solo all’inizio dell’assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio. Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola… una pietra scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all’istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole. »  (Guerra giudaica VI, 5, 3) L'episodio è così raccontato nel vangelo di Luca in occasione dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme la domenica delle palme: « Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: " Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. »   (19, 41ss) Deve essere chiaro che seppure i personaggi centrali ispiratori dei vangeli sono i due messia prima Giovanni e definitivamente Giosuè, poco o nulla della vita e delle parole di costoro c'è nei vangeli, perché i vangeli sono stati costruiti come collage da tanti episodi, da tanti personaggi distinti alcuni di nome Gesù,  avvenuti al tempo dei messia Giovanni e  Giosuè/Gesù, da detti che rimontano su su fino alla civiltà aramaica, che finalmente ci spiega - interpreto ciò che trovo scritto su Genesis of Eden -  il significato altrimenti incomprensibile di Figlio dell'Uomo, ebraico  ben adam, che noi  intendiamo Figlio di Dio, perché in aramaico  bar enas significa, più comprensibilmente 'figlio  in forma umana', ciò che rende l'idea del dio incarnato. Tutto  questo minestrone è stato bollito intorno alle età e ai personaggi di Giovanni e Giosuè non come personaggi storici ma come incarnazione del dio della vegetazione che muore e risorge per dare la prosperità al popolo, il figlio divino della Grande Madre cretese, nato in una grotta. Queste sono le origini più antiche della religione giudeo-cristiana e ne ho scritto in Studi 3 cui rimando. E' questo re di carnevale, sputato, fustigato, coronato di spine, vestito con un mantello di porpora e con una canna in mano,  che viene sacrificato con la crocefissione  (successivamente sarà sostituito da un fantoccio da dare alle fiamme) annualmente per propiziare la raccolta dell'anno che viene.  E' tutta una favola dunque, la favola del ciclo della natura, natura matrigna, il Caos, la  stupida materia che nemmeno sa di esistere cui tutti noi dobbiamo la vita, e la nostra vita  intelligente, l'unica divinità che esiste nell'universo, l'uomo, fatta salva la possibilità che nell'Universo esistano altre forme di vita intelligente, non necessariamente  più evolute della nostra, a giudicare da quelle all'origine dello Jahvè ebreo, e degli ebrei, i più stupidi e razzisti (l'olocausto lo hanno inventato e teorizzato e messo in pratica metodicamente loro, assai prima degli americani con gli indiani d'america e i tedeschi nella seconda guerra mondiale, i tedeschi, strumento di una giustizia cosmica che ha reso agli ebrei ciò che essi si sono gloriati nell'Antico Testamento di aver fatto alle popolazioni cananee delle cui terre si appropriarono; che questa giustizia cosmica renda altrettanto agli americani!) fra tutti i terrestri.  Mentre la civiltà greco-romana dalla quale noi occidentali della 'vecchia Europa' a guida franco-tedesca traiamo le nostre radici ha messo il centro di tutto nella civiltà frutto della ragione e del diritto, la cultura giudeo-cristiana, con una continuità sorprendente (anche di elementi che fino a prova contraria io sono costretto a denunciare come alieni: il passo di Giuseppe Flavio in Guerra Giudaica in cui accenna al Gesù che piangeva su Gerusalemme, VI, 5, 3, contiene fenomeni strani che avvengono in Gerusalemme e sul cielo di Gerusalemme al momento  della conquista romana che giustificheranno la presenza di elementi angelici forse addirittura ufologici  negli stessi Atti degli apostoli)   ha invece messo al centro di tutto il Male assoluto, il Caos, il disordine, ed è questo il motto dei massoni angloamericani e dei loro complici giudeo-cristiani, il motto di Bush padre e figlio: Ordo ab Chao, l'Ordine viene dal Caos. Sono  Bush e Blair  i terroristi da mettere al bando e non a caso proprio loro deviano l'attenzione del mondo lanciando la guerra al terrorismo, paravento delle loro azioni terroristiche. Si apprende in questi giorni che Bush  ha esagerato la portata delle informazioni della Cia sul possesso di armi di distruzione di massa da parte dell'Iraq e ha aperto un'inchiesta per individuare i responsabili. Anche in Inghilterra Blair ha dovuto aprire un'analoga inchiesta. Si apprende che i servizi segreti inglesi hanno spiato per ordine di Blair tutte le conversazioni telefoniche del segretario generale dell'ONU. Era costui il nemico? E perché? Ovviamente perché poteva opporsi e dava l'aria di opporsi ad un conflitto ingiustificato, illegale, senza prove, premeditato, in Iraq. 

Ovviamente si tratta di restituire i fatti come avvennero realmente e cronologicamente. Non è una cosa semplice e dobbiamo iniziare una ricerca tutta da fare partendo da un punto chiave: l'assalto al Tempio in cui vengono coinvolti palesemente quel criminale fanatico religioso di Stefano " protomartire " sic! che su ordine di Pietro voleva dare alle fiamme il Tempio (retrodatato dai cristiani al 34 d. C.) e in modo poi travisato e occultato Pietro, l'assassino o il mandante dell'assassinio di Gionata (retrodatato al 44 d. C. perché non si ripescasse il nesso con Stefano) il sommo sacerdote poi trasformato nel Giacomo vescovo di Gerusalemme fratello di Gesù, una delle colonne del cristianesimo che abbiamo incontrato nei miei precedenti lavori sul Nuovo Testamento.  La verità è che  Gesù voleva porsi sul trono di Gerusalemme e dopo che fallì l'assalto alla città dal monte degli Ulivi, e Gesù fece perdere le sue tracce,  allora la rabbia dei giudei si scatenò e  Pietro, che qualcosa voleva bruciare ad ogni costo, si recò a Babilonia (nome in codice per Roma) per darle fuoco nel 64 d. C. Allora Pietro - messi fuori gioco  gli ebrei ortodossi con l'assassinio di Gionata e denunciato ai Romani Paolo cui  ruba l'idea  -  trasformò la setta dei messianisti in quella degli adoratori  di Gesù il Messia, il Figlio di Dio incarnato (che sostituisce il Tempio  di mattoni che sarà distrutto nel 70 d. C. perché è lui il Tempio risuscitato in carne ed ossa e con lui i suoi seguaci) togliendo a Gerusalemme e agli ebrei il primato in quanto ora la parola di Dio è rivolta a tutti senza distinzione e il Tempio semmai s'è trasferito a Roma, la sede del vicario di Gesù, Pietro, il primo fra i vescovi. E' nato il cristianesimo in nuce, in mano ad ebrei zeloti, cioè criminali puri,  da un'idea di ebrei ellenizzati, relativamente civili, come lo conosciamo oggi. Pietro inventò dunque il fatto che Gesù gli affidò le chiavi del paradiso, dell'inferno  (il purgatorio entrò più tardi per riempire con le indulgenze, e cioè con dei pagamenti assolutori, le casse dello stato pontificio, ma anche il purgatorio, come il paradiso e l'inferno, era stato inventato da Omero, che l'aveva collocato nell'Ogigia/Sardegna di Calipso, mentre aveva collocato l'inferno a occidente, nella Gallia atlantica, sotto il potere di Circe della Colchide - il Fiume Oceano circondava la terra per cui si poteva immaginare di navigare da oriente a occidente e 'rapidamente' percorrere distanze che noi sappiamo veramente grandi -  e il paradiso nella Feacia/Etruria di  Arete moglie di Alcinoo) ma anche della terra, perché è da Pietro che la Chiesa pretende di mettere le mani sul potere civile e purtroppo spesso le è riuscito di mettercele, fino alla breccia di Porta Pia, quando Roma è diventata la capitale d'Italia, nel 1870,   e fino allo spirito da controriforma (esemplificata in questi giorni dall'oscurantista Bonolis di Rai I, cui si contrappone con tutto il mio apprezzamento l'illuminista Ricci di Striscia la notizia) in cui stiamo vivendo  in quel lasso di tempo, speriamo breve, che passa dall'indipendenza dell'Italia (in realtà dipendente per tanti aspetti politici dal Vaticano) all'assorbimento dell'Italia nell'Europa laica. E' questo scontro  che vede da una parte l'asse giudeo-angloamericano della Bibbia con altri paesi medievali fra cui l'Italia giudeo-cristiana agonizzante che da gli ultimi assalti tanto violenti quanto ridicolmente impotenti  contro la vincitrice  ragione dell'Europa che viene, che mi ha suggerito il titolo di questo lavoro: L'ultimo giorno della Bestia. La Bestia è il potere giudeo-cristiano che resiste nella medievale Italia guidata da Ciampi della bandiera e del crocifisso e da quel Cacasenno incarnato della Padania di Berlusconi che in questi giorni non pensa più al fantomatico terrorismo di Saddam e degli islamici quanto ai guai di casa nostra e suoi, il processo che lo riguarderà, spero,  dopo il rigetto del Lodo Maccanico.  Lo scontro finale fra i Mostri tifonici dell'abisso dell'ignoranza da una parte  e della ragione (con la minuscola, perché non si abbiano tentazioni a farne una divinità; la ragione è tale anche senza la maiuscola) dall'altra avrà come esito finale un nuovo Medioevo oppure un'era di progresso indicibile che mai l'umanità ha sperimentato né può prevedere. Ecco perché la Bestia s'è scatenata mettendo in campo tutto quel che può, perché sente la fine vicina e forse vuol morire come Sansone, portandosi dietro tutti. Chi vuole e può la fermi  finché c'è tempo. In ogni caso ogni pronostico dice che sarà lei ad avere la peggio.   

Per questa ricerca avremo bisogno della lista dei sommi sacerdoti da Ananelo/Hananeel alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C. come si ricava dalle opere di Giuseppe Flavio, soprattutto  Antichità giudaica,  e che ho tratto da Jewish Encyclopedia.com sotto la voce high priest. La numerazione l'ho modificata per renderla omogenea con quella di  liste analoghe che circolano su internet e che includono al n° 21 Jonathan, l'uomo chiave che a noi interessa e che, dove noi abbiamo messo un n° 21 in questa lista - per dimenticanza o fair play nei confronti dei cristiani? -  non era stato numerato, per un totale di 28 sommi sacerdoti.

(Under Herod)
01. Hananeel
02. Aristobulus III. (xv. 3, §§ 1, 3)
(Hananeel reappointed; xv. 3, § 3)
03. Jesus, son of Phabet (xv. 9, § 3)
04. Simon, son of Bœthus (perhaps Bœthus himself; xv. 9, § 3; xvii. 4, § 2)
05. Mattathias, son of Theophilus (xvii. 6, § 4)
Joseph, son of Ellem (one day; xvii. 6, § 4; see Grätz in "Monatsschrift," 1881, pp. 51 et seq.)
06. Joazar, son of Bœthus (xvii. 6, § 4)

(Under Archelaus)

07. Eleazar, son of Bœthus (xvii. 13, § 1)
08. Jesus, son of Sie (Σιε; xvii. 13, § 1)
(Joazar reappointed; xviii. 1. § 1; 2, § 1)

(Under Quirinius)

09. Ananus, son of Seth (xviii. 2, § 2; Luke iii. 2)

(Under Valorius Gratus)

10. Ismael, son of Phabi (xviii. 2, § 2)
11. Eleazar, son of Ananus (xviii. 2, § 2)
12. Simon, son of Camithus (xviii. 2, § 2)
13. Joseph (called "Caiaphas" (xviii. 2, § 2; 4, § 3; Matt. xxvi. 3, 57)

(Under Vitellius)

14. Jonathan, son of Ananus (xviii. 4, § 3; "B. J." ii. 12, §§ 5-6; 13, § 3)
15. Theophilus, son of Ananus (xviii. 5, § 3)

(Under Agrippa)

16. Simon, or Cantheras, son of Bœthus (xix. 6, § 2; see Grätz., "Gesch." 4th ed., iii. 739-746)
17. Mattathias, son of Ananus (xix. 6, § 4)
18. Elioneus, son of Cantheras (xix. 8, § 1; Parah iii. 5)

(Under Herod of Chalcis)

19. Joseph, son of Cainus (xx. 1, § 3)
[Perhaps Ishmael (iii. 15, § 13) should be placed here.]
20. Ananias, son of Nebedeus (xx. 5, § 2; Derenbourg, "Hist." p. 233)
21. (Jonathan restored; xx. 8, § 5)

(Under Agrippa II)

22. Ishmael, son of Fabi (xx. 8, §§ 8, 11; Parah iii. 5; Sotah ix. 5; Derenbourg, "Hist." pp. 232-235)
23. Joseph Cabi, son of Simon (xx. 8, § 11)
24. Ananus, son of Ananus (xx. 9, § 1)
25. Jesus, son of Damneus (xx. 9, § 1; "B. J." vi. 2, § 2)
26. Jesus, son of Gamaliel (xx. 9, §§ 4, 7; Yeb. vi. 4; an instance in which a priest betrothed to a widow before his elevation was permitted to marry her afterward; Derenbourg, "Hist." p. 248)
27. Mattathias, son of Theophilus (xx. 9, § 7; "B. J." vi. 2, § 2; Grätz, in "Monatsschrift," 1881, pp. 62-64; idem, "Gesch." 4th ed., iii. 750 et seq.)
28. Phinehas, son of Samuel, appointed by the people during the war (xx. 10, § 1; "B. J." iv. 3, § 8; see Derenbourg, "Hist." p. 269)
[A man altogether unworthy.]
 

Nella lista ho sottolineato in giallo i nomi che al momento ci interessano.  Il corrottissimo Anania figlio di Nebedeo,  nei vangeli  confuso con l'Anna di una generazione prima (questo Anna aveva regnato per ben 23 anni ed era stato  tanto onnipotente da gettare la sua ombra non solo finché fu in vita sui suoi successori nel sommo sacerdozio, figli e genero, Caifa, ma anche sugli altri  sommi sacerdoti dopo la sua morte), fu  il sommo sacerdote che " processò " Gesù (che in realtà nel 58 d. C., l'anno in cui fece perdere le sue tracce non fu processato da nessuno e tantomeno crocifisso) e ciò è dimostrato dal fatto che (mentre Pietro se la telava a Babilonia/Roma dove avrebbe istigato l'incendio del 64)  fu sempre Anania ad interrogare Paolo nella Pentecoste del 58 d. C. (Atti, 23, 2ss) dopo il suo arresto nel Tempio, tradito dai " fratelli " cristiani e  prima di essere condotto da Felice a Cesarea dove appellerà a Cesare e sarà inviato a Roma (da cui io credo come prima ipotesi di lavoro che non tornerà mai). Paolo, che in realtà si chiamava Saulo, Saul, è menzionato da Giuseppe  insieme a Costabar ed Anania soprattutto, come esempio di tutti i sacerdoti corrotti che a capo di  bravi di manzoniana memoria se le davano tra  loro e le davano soprattutto a chi era più debole di loro, al popolo (Antichità giudaica, XX, 9, 2-4, che riporto alla nota 1). A costoro di dio e della religione non importava un fico secco. Pensavano solo a godersela e a far soldi. Quindi a mio avviso Paolo non è  spregevole quando per motivi religiosi perseguita i cristiani e poi si pente, bensì lo è, veramente e di più, quando è uno dei sacerdoti rapaci del tempio che diventa cristiano quando vede che il tempio è sopraffatto e se vuol continuare ad arraffare deve trasformarsi in cristiano.  

La lista che si ricava da Giuseppe Flavio contiene palesi duplicazioni e anomalie che la rendono non del tutto affidabile. E' per questo motivo che Gionathan deve precedere Anania e non viceversa.

Secondo Giuseppe Flavio non i sacerdoti ebrei del tempio, come raccontano i cristiani, ma un procuratore romano, Felice, « persuase uno dei più fedeli amici di Gionata, un cittadino di Gerusalemme, il cui nome era Doras, a portare i ladroni da  Gionata per ucciderlo; e raggiunse l'obbiettivo   promettendo di dargli per questo lavoro una grande quantità di denaro.  » (Antichità giudaica  XX, 8, 5) Secondo me Doras ha suggerito il personaggio fittizio di Giuda, mentre Gionata ha suggerito il Gesù tradito da Giuda nell'orto del Getsemani e poi da Pietro (accompagnato dal complice Giovanni detto Marco) nel  cortile del palazzo del sommo sacerdote, l'episodio in cui al canto del gallo Gionata rinnegato tre volte appare a Pietro col volto di Gesù. Da questi episodi (nel primo dei quali Pietro taglia con la spada l'orecchio del servo del sommo sacerdote; trasferimento sul servo, che si chiama Malco "Re", dell'azione - taglio dell'orecchio cioè desacralizzazione  - rivolta al sommo sacerdote, che non poteva avere difetti fisici) ricavo il forte sospetto che Pietro sia il mandante dell'assassinio di Gionata nell'assalto al Tempio in cui Stefano, catturato, la pagò per tutti con la lapidazione. Secondo l'apocrifo Vangelo di Pietro Pietro e altri poterono assistere alla crocifissione di Gesù solo in seguito perché erano ricercati come malfattori  « che volevano appiccare il fuoco al tempio » (7, 26). Ciò che ci riporta all'episodio retrodatato di Stefano che dunque andrà collocato al suo posto, nel 58 d. C. Quanto a Gesù Pietro e gli altri seguaci, maschili e femminili in realtà lo abbandonarono  nel 58 d. C. al momento della sua fuga. I veri Giuda  sono Pietro e il suo compare Giovanni detto Marco, che stanno dietro l'assassinio di Gionata e il tradimento di Paolo nel 58 d. C. 

Che Gionata sommo sacerdote e Giacomo vescovo di Gerusalemme siano la stessa persona non lo dico io ma il cristiano Origene (Commento al vangelo di Matteo, X, 17, con riferimento al citato  passo di Antichità:    « E la cosa sorprendente è che egli, pur non ammettendo il nostro Gesù essere il Cristo, ciò nondimeno rese a Giacomo attestazione di tanta giustizia.  »).  L'attestazione resa da Dio a Giacomo per la sua tanta giustizia consiste per Origene nel fatto che Dio avrebbe abbandonato Gerusalemme nelle mani dei Romani a causa di ciò che gli ebrei gli avevano fatto.   In realtà queste cose Giuseppe Flavio non le dice in Antichità giudaica XX, 9, 1, ma in Antichità giudaica XX, 8, 5. Origene identifica il passo in Antichità  giudaica  XX, 8, 5 come integrante quello di Antichità giudaica XX, 9, 1.  Giuseppe Flavio  dice che Gionata (non Giacomo)  fu ucciso col pugnale, dai sicari. Ma è interessante notare che anche Origene come me accusa gli ebrei e non i romani. L'ira di Dio, poi, secondo Giuseppe Flavio, s'è scatenata contro gli ebrei perché hanno osato commettere degli omicidi nel Suo Tempio (compreso quello di Gionata). Di Gionata per se stesso a Dio, secondo Giuseppe Flavio,  non avrebbe potuto fregare di meno. Ne deduciamo  che al tempo di  Origene (185-253 d. C.), che  accetta l'identità Gionata/Giacomo,  il testo flaviano ancora non era stato manipolato dai cristiani. Un fesso (ma forse nemmeno tanto) di cristiano ritenne di inserire pari pari  questo suggerimento di Origene  (« Giacomo il fratello di Gesù chiamato il Cristo ») - che col suo Commento a Matteo aveva però datato e fissato Antichità di Giuseppe Flavio -  in Antichità  XX,  IX, 1,  noto come  secondo  testimonium flavianum:

«  Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto  Cristo (detto Messia), di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione. »

Una delle argomentazioni dei sostenitori dell'autenticità dei due testimonia parte proprio da questo testimonium 2. Secondo costoro Giuseppe Flavio non avrebbe avuto alcun motivo per parlare di punto in bianco di Gesù il Cristo a commento di Giacomo se non ne avesse già parlato  ampiamente in un altro passo precedente. Ecco perché, colta l'argomentazione al balzo, con precognizione telepatica,   i cristiani provvidero, in un'era in cui comandavano loro, a inserire successivamente  il testimonium flavianum 1,  Antichità giudaica XVIII, III, 3,        esagerando per troppo zelo:

«  Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. »

La verità è che  Gesù non se l’è mai filato nessuno dei contemporanei, nemmeno Giuseppe Flavio che ne parla – come  falso profeta egizio,  e perché ha messo in pericolo Gerusalemme e la sua casta sacerdotale ebrea –  senza sapere che di lui si tratta,  della pietra  scartata dai costruttori divenuta testata d'angolo, a fondazione della chiesa cristiana di Dio.

Scopo del primo fondamentale fra i due  taroccamenti cristiani era soprattutto retrodatare (e per forza di cose  duplicare) al 44 d. C. (dopo la morte del loro Gesù ex  Giovanni 1-33 d. C.) i fatti che invece si sono svolti nei dintorni del 58 d. C.  del Gesù storico, e smentire di fatto la onesta identificazione di Origene  trasformando Gionata nel fratello di Giovanni evangelista, ucciso di spada  nel 44 d. C. (Atti, 12, 1-3). Per ulteriore annacquamento della realtà i cristiani faranno morire lapidato nel 62 d. C.  Giacomo fratello di Gesù. Dunque due falsi Giacomo in cambio di un vero  Gionata.  I cristiani speravano di aver cancellato così il rapporto col Tempio dei cristiani assassini del suo Sommo Sacerdote. Knight e Lomas, che mi hanno messo sulla giusta traccia per comprendere che Giacomo e Simone erano in realtà due sommi sacerdoti, scrivono che molti studiosi identificano il nemico di Giacomo con Paolo. Io invece, come ho detto, accuso Pietro, che dopo l'assassinio del sommo sacerdote nel tempio scappa a Roma in un momento in cui ognuno scappa dove può (la dispersione dei seguaci di Gesù, che da inizio all'evangelizzazione fuori della Giudea).

E' evidente che Gesù storico  non aveva alcun rapporto  col sommo sacerdote del tempio Gionata e col suo successore (che i cristiani chiamano Simeone o Simone, anche lui 'fratello' di Gesù: Marco 6, 3, crocifisso nel 106/107; per la verità stando ai vangeli Giacomo e Simone erano cugini di Gesù in quanto  figli di Alfeo fratello di Giuseppe  - padre putativo di Gesù - e marito di Maria di Cleofa; Cleofa sarà verisimilmente il padre della medesima) se non di odio e voglia di distruggerlo, per prenderne il posto come Figlio di Dio nel suo Tempio. Questo spiega tutta la messinscena che vede " Giacomo ", già bell'e assassinato per ordine di Pietro, figurare come suo successore designato, nello stesso momento in cui da parte dei vangeli e degli Atti  c'è una malcelata omertà tutte le volte che si tratta di parlare di Giacomo e dei cristiano-giudei di Gerusalemme, non solo, ma un vero e proprio conflitto di interessi evidente. I cristiani dopo averli messi a morte si  appropriarono di Giacomo e Simone per meglio manipolarne le tracce, camuffandone secondo il loro solito,  opportunamente, il nome, facendoli diventare parenti di Gesù con cui mai ebbero a che fare, nemmeno per affinità di idee  politiche. Ora in una cosa Giuseppe Flavio e i cristiani sembrano concordare e cioè nell'omicidio o nella crocifissione  dei sommi sacerdoti Gionata e successore da parte dei romani. Io qui non posso concordare perché sia per logica il sacerdozio del Tempio si doveva tenere buoni i Romani per quieto vivere e viceversa, sia le stesse fonti cristiane si contraddicono quando affermano che il sinedrio si riunì decidendo la morte di uno solo, Gesù, che creava dissidi coi Romani, per la salute di tutto il popolo ebraico. I romani e i sacerdoti del Tempio amavano il quieto vivere, per cui il sommo sacerdote Gionathan fu ucciso nel Tempio dai sicari o zeloti di Doras/Giuda istigati a ciò dal loro capo Cefa/Pietro, se non fu lui a compiere materialmente il misfatto. L'uccisione del sommo sacerdote  Gionata/Giacomo vescovo di Gerusalemme  pugnalato nel tempio nel 58 d. C. (Antichità giudaica XX, 8, 5) spiega, una volta messi fuori gioco  Giacomo e Paolo (tradito e processato a Roma  dove ne perdiamo le tracce nel 63 d. C.), l'onnipotenza di Pietro col suo compare Giovanni detto Marco  nel dominare sulla cristianità dal Concilio  di  Gerusalemme (Atti 15, 5; Galati 2, 1ss) in poi. Se  Giacomo fratello di Gesù non è mai esistito ne deriva che il vangelo di Matteo che si potrebbe pensare vangelo del  Pietro prepaolino, preconciliare (ma ciò è contraddetto dal fatto che è assai più tardo, di quando era stata accolta la verginità di Maria) è in realtà  un vangelo rivolto da Pietro postpaolino e postconciliare  agli ebrei più osservanti e dunque quelli di Gerusalemme, o di Antiochia. 

M'ero posto il problema dell'incongruenza di un discepolo cassiere, Giuda Sicariota, dal momento che secondo  Luca Gesù e i suoi discepoli erano seguiti da alcune donne facoltose che ne facevano le spese (8, 1-3: sono Maria di Magdala, Giovanna, Susanna e "molte altre"; secondo me sicuramente non mancavano le tre Marie, e cioè la fidanzata di Gesù Maria di Magdala, la madre, la zia per parte di  madre, Maria Salomè). Se erano queste a tenere la cassa, che motivo c'era di avere ulteriormente un discepolo cassiere, Giuda? Era evidente che Giuda serviva solo come personaggio traditore, come simbolo di tutti i nemici di Gesù, per spiegare la sua cattura come cattura di un innocente pacifista, mentre Gesù era, letteralmente, un combattente per la liberazione della Palestina dagli infedeli occupanti stranieri, i Romani. Sono felice che oggi per la legge del contrappasso i cristiani adorino un palestinese (perché Gesù non era ebreo, ma israelita del nord, certo incomparabilmente più assimilabile ad un moderno patriota  palestinese che ad un ebreo). Giuda serve anche per uno scopo più importante e cioè giustificare l'entrata fra i dodici in incognito dello stesso Gesù (falso profeta egizio) latitante, ma questa è un'ipotesi su cui bisogna lavorare, sempre che vi siano altre tracce. Si tratta del fatto che una volta che  Giuda, sempre che sia  esistito, fu " suicidato " dagli altri apostoli, questi sorteggiarono l'ingresso del dodicesimo fra due candidati, un Mattia (che fecero finta di aggregarsi) e un'altro (che io invece credo fu quello sorteggiato realmente), che si chiamava Giuseppe (per i  Samaritani Gesù era " figlio di Giuseppe ") detto Barsabba (Figlio del sabato, camuffamento di Barabba Figlio di Dio; Carsten Peter Thiede si premura, troppo, di assicurarci  che non ci sono prove che egli e il Giuda di Atti 15, 22, cioè il fratello di Gesù, fossero parenti, p. 158) soprannominato il Giusto, soprannome che andrebbe bene solo a Gesù, dopo dio naturalmente. Ora sempre da Carsten Peter Thiede e al luogo citato veniamo a sapere che un'altra persona aveva questo soprannome, Gesù chiamato il Giusto (Colossesi 4, 11), come volevasi dimostrare. 

Gesù s'è dimostrato cattivo  profeta  quando ha affermato (riferendosi a se stesso) che nessuno è profeta in patria e quando ha disprezzato pagani e i samaritani:  « Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani » (Mt 10, 5). La rivolta di Gesù, stando ai vangeli,  proviene dalla Samaria e dopo la sua sparizione non per resurrezione ma per fuga (sempre che a Giuseppe Flavio sia sfuggita una successiva cattura e crocifissione; del resto né i Romani né Giuseppe Flavio avevano tutto questo interesse a seguire le tracce del falso profeta egizio; comunque dal 58 al 60 d. C. Paolo in prigione a Cesarea ci tiene ad informare le autorità che Gesù è vivo, contro gli altri che dandolo per morto  mirano a farne cessare le ricerche)  gli apostoli dispersi nel 58 d. C. evangelizzano guarda caso per prima proprio la Samaria, e ciò perché i fermenti politici della ribellione vengono proprio da lì. Pietro, Giovanni e Filippo, i primi apostoli del lago di Tiberiade o di Genezaret, detto anche  Mare di Galilea sono anche i primi apostoli della Samaria (Atti, 8, 4ss.14.25). 

Gesù figlio di Giuseppe si spiega facilmente (come ho imparato  da Hayyim ben Yehoshua)  col fatto che il movimento nazoreo era molto popolare fra i Samaritani che attendevano un messia che avrebbe restaurato il regno settentrionale di Israele. I Samaritani sottolineavano la loro discendenza parziale dalle tribù di Efraim e Manasse, discese da Giuseppe il patriarca, si dicevano " bnei Ioseph ", " figli di Giuseppe ". Credendo a Gesù come Messia lo chiamarono " figlio di Giuseppe ". Secondo il vangelo di Matteo non a caso il padre di Giuseppe è Giacobbe.  La popolazione ellenofona credette che egli fosse  figlio di un uomo di nome Giuseppe.  Più tardi i cristiani giudei, che credevano che il Messia doveva discendere da Davide, inventarono una genealogia, quella di Luca, che andava da Giuseppe " padre " di Gesù a Davide. Successivamente ancora Gesù divenne il figlio divino che sedeva su un trono celeste e bisognò inventare una biografia divina: nascita dalla vergine Maria, miracoli, risurrezione.  Ma qui è evidente l'impostura perché Gesù avrebbe potuto dirsi discendente di Davide se Giuseppe fosse stato discendente di Davide e avesse inseminato Maria, mentre poiché si fece strada la credenza della verginità di Maria il mitico Giuseppe fu relegato a semplice padre putativo di Gesù. Semmai Gesù avrebbe potuto dirsi discendente di Davide tramite dio o Maria, ma ciò non risultava e non risulta.

Il nord,  Israele in senso stretto (distinta dal regno sudista di Giuda),  in età postesilica fu dagli assiri ripopolato non con gli israeliti deportati ma con altre popolazioni pagane. Gesù che ce l’aveva tanto coi Samaritani era peggio che un samaritano. Nel capitolo 17, 23-41 di 2 Re è spiegato chiaramente che « … Il Signore … fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino a oggi. Il re d’Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Camat e da Sefarvaim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti… Il re d’Assiria ordinò: " Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese. " Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore. Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava… Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele… Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri. » Nel sud, nella Giudea, gli ebrei erano tornati da Babilonia a partire dal persiano Ciro II. Dunque  Gesù Giuseppe e Maria non erano giudei (in senso largo o stretto). Matteo mente,  per legittimare  la pretesa di Gesù al trono e al Tempio di Gerusalemme come discendente di Davide, per giustificare infine ciò che in teoria non ha bisogno di essere giustificato, sempre stando alla politica perseguita dai vangeli, e cioè che il  Giacomo dei vangeli era il vero successore designato da Gesù, che intendeva predicare esclusivamente agli ebrei.

Apprendo da Alateus, su internet, altrove citato, che la ribellione in Samaria si fece sentire   sotto Pilato quando nel 35 d. C. un  presunto messia  eccita gli animi della gente di Samaria, già scismatica nei confronti dell'autorità sacerdotale del Tempio, ed organizza un grande raduno presso il santuario del Monte Garizim, con la scusa di mostrare ai fedeli alcune reliquie appartenute a Mosè. Ponzio Pilato, messo sull'avviso e temendo che la riunione fosse fomentata da intendimenti di ribellione contro l'Impero, ordina l'intervento della cavalleria che fa strage della folla giunta al monte.
Molto elevato, anche se incerto, il numero delle vittime. Nel 36 d. C. a seguito degli eventi accaduti sul Monte Garizim  una delegazione di Samaritani si reca dal Governatore della Siria Vitellio per chiedere giustizia contro l'eccidio ordinato da Pilato. Ritenuto responsabile di un eccesso non giustificato, Ponzio Pilato viene rimosso dal suo incarico e inviato a Roma per essere giudicato. Dopo la sentenza viene confinato a Vienne (Gallia) dove finirà i suoi giorni. Secondo lo storico della chiesa Eusebio si sarebbe suicidato. 

L'originario messia   Giovanni di Giuda il Galileo  ma anche quello definitivo, il falso profeta egizio (egizio perché era stato in Egitto, non perché fosse egizio; solo un israelita  avrebbe potuto sollevare una ribellione in Giudea), erano terroristi indistinguibili, se non per le armi usate, dai moderni patrioti islamici che combattono per la liberazione dei loro paesi dall'occupante ebreo o dagli americani. Erano   chiamati, come ho imparato da Luigi Cascioli, " figli del tuono " (Giacomo e Giovanni boanerghes), zeloti, cioè rivoluzionari oltranzisti (Simone lo Zelota; Pietro Cananites, dall'ebraico qanana), sicari (Giuda Iscariota, sicariota, dall'ebraico ekariot),  terroristi  (Baryôna, tutto attaccato,  parola accadico-aramaica, soprannome di Pietro che altrove nei vangeli è detto figlio di Giovanni e non figlio di Iona, bar Iona, come si vorrebbe far credere; è sinonimo di ladrone, greco listès, cioè brigante, cf. i due briganti crocifissi insieme al collega Gesù), Theuda " Coraggioso ", figlio di Giuda il Galileo (Giuda Taddeo < Theuda,  fratello di Gesù; e sempre secondo i vangeli fratello di Giacomo minore che però è invece il sommo sacerdote Gionata), decapitato sotto Cuspio Fado (44-46?)  per essersi messo a capo di una rivolta (Ant. Giud. XX,  97-99).

Pietro in un primo tempo si dovette ritenere seguace di Giacomo, cioè di Gionata, cioè del Tempio, ma poi, dopo aver accolto il messaggio ecumenico di Paolo, ritenne di poter fare da solo senza Giacomo né Paolo, ordinando l'assassinio del primo e la consegna ai romani del secondo, tutto nel 58 d. C. Ciò dovette avvenire nel clima di paura, sospetti, vendette, che seguì al fallimento dell'impresa di Gesù e accompagnò la dispersione dei suoi seguaci. Ritengo di poter affermare con sicurezza che Paolo, costantemente e subdolamente avversato da Pietro lo ripagò e ripagò i suoi seguaci e quelli di Gesù con una pari avversione, denunciando anche dal carcere in attesa di essere trasferito a Roma che Gesù (contrariamente a quanto affermavano i discepoli, cioè che era morto, affinché i romani smettessero le ricerche) era vivo, latitante, e dunque si doveva andarlo a trovare per crocifiggerlo.  L'altro personaggio chiave è il factotum, meglio, lo sponsor, di Pietro, Giovanni detto Marco, alias Giovanni l'apostolo  prediletto, alias Giovanni evangelista per se e per Paolo, alias Marco evangelista per Pietro quando capisce che il vento della storia ha abbandonato lui come potenziale successore di Gesù e allora si schiera esclusivamente dalla parte di Pietro. Quando ha scritto il vangelo del messia Giovanni e poi lo ha riscritto tenendo conto del nuovo messia Gesù, Giovanni detto Marco s'è sempre voluto identificare col messia Giovanni proponendosi sul Golgota come figlio di Maria e dunque come Figlio di Dio o quanto meno come successore di Gesù, chiedendo a Gesù insieme al fratello Giacomo « di sedere nella tua gloria  uno alla tua destra e uno alla tua sinistra »  (Mc 10,37). Costoro erano   Figli del Tuono (come dire Figli di Tifone),  due  sicari terroristi energumeni che avevano due ........ così (quando un villaggio di Samaritani li respinse « i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?" » Luca 9, 54),  altro che Giovanni l'angioletto che poneva il capino sulla spalluccia di Gesù e gli parlava da finocchio, da amasio,  come  non avrebbe fatto di meglio Gitone con Encolpio nel  Satyricon. 

I primi discepoli sono presentati camuffati da pescatori. Se erano banditi zeloti non potevano essere pescatori. Inoltre non erano dei rozzi popolani, bensì dei colti terroristi addestrati, dei terroristi intellettuali, come le Brigate rosse, e c'è una bella differenza. Vivevano in una regione ellenizzata e portavano non per niente nomi greci, dunque semmai la pesca era la loro 'copertura'. Essi parlavano e scrivevano anche in greco ed erano istruiti, come appare del resto dai loro scritti. Sono  dunque dei  pagani irreligiosi del nord,  istruiti, dei banditi pericolosi.  Oltre a Tifone/Caos/Asino c’è la personificazione Tifone/Caos/Pesce. E' a questo Pesce del Mare di Galilea che Gesù invia Pietro per ottenere di che pagare agli esattori la tassa per il Tempio, così sottolineando, a chi ha la sua stessa sottigliezza, che il Pesce è il signore del Tempio.  I pescatori che diventano discepoli di Gesù/Pesce e diffusori della sua mala dottrina, pescatori d'uomini, piuttosto di gonzi,  sono un simbolo evidente per i malvagi, meno per gli ignari che sono al di fuori. Leggendo Plutarco si capisce che il Caos ha come regno anche il mare (il lago di Genezaret è detto anche Mare di Galilea) dove si raccoglie la materia residuale, putrida dell’universo. In questa fogna a cielo aperto sguazza il male rappresentato dai pesci, da Leviathan, il Drago marino e cosmico del Caos: «  Tifone è il mare, in cui il Nilo gettandosi svanisce e si disperde... Gli Egizi, infatti, credono che le regioni orientali siano il volto del mondo, le parti settentrionali il braccio destro, le meridionali il sinistro. Ora, il Nilo - che scorre da sud ed è ingoiato dal mare a nord - a buon diritto è detto avere la nascita a sinistra e la morte a destra. Questa è la ragione che fa aborrire il mare dai sacerdoti, i quali chiamano perciò il sale ' spuma di Tifone '; anzi, tra le cose vietate loro, una si è appunto il porre il sale a mensa... E non è questa l'ultima ragione per cui essi schivano il pesce e rappresentano l'odio con la figura del pesce.  » (Plutarco, Iside e Osiride, 32,  Bompiani, Testi a Fronte, p. 61)

Paolo non aveva niente a che fare con Gesù e Giacomo né con Pietro. Era un ebreo della Diaspora di Tarso, in Turchia meridionale. Con la romanizzazione mutò, come facevano tutti, il suo nome ebreo Saulo in quello romano Paolo. Egli era ebreo ma ellenizzato e perseguitò gli ebrei eretici come Gesù, Giacomo e Pietro. Pensò  ad una religione sincretistica che mettesse tutti d'accordo (specie gli ebrei) nei confini dell'impero. L'ipotesi che sia stato un agente al servizio di Roma per lo sgonfiamento della ribellione giudea e la diffusione di una religione sincretistica non è da scartare. Secondo Kenneth Humphreys Paolo in Romani 13, 1-2 afferma: « Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. » Paolo utilizza spesso l'apologo di Menenio Agrippa sulle parti del corpo piccole e grandi che lavorano insieme, una meravigliosa metafora per qualsiasi forma di totalitarismo, dice Kenneth Humphreys. Sempre secondo Kenneth Humphreys  Paolo non era un rivoluzionario (come lo erano i Samaritani e i Golaniti) e a coloro che erano toccati dalla vergogna della schiavitù Paolo proponeva della semplice sofistica. Lo schiavo era " libero in Cristo "; il proprietario dello schiavo era uno " schiavo di Cristo ". A ben vedere la religione di Paolo era realmente confinata nell'insondabile aldilà, mentre nell'aldiquà era garantito il saldo dominio di Roma.  Fosse andato tutto secondo i piani oggi regnerebbe ancora Roma e non avremmo perso duemila anni di storia. Disgraziatamente Pietro e gli altri esautorarono Paolo e utilizzarono la sua religione per i propri fini. La missione di Paolo - se missione segreta vi fu - non solo fallì ma si rivelò deleteria perché il cristianesimo è mille volte peggiore dell'ebraismo. Stanco e deluso  Paolo deve essere stato messo fuori di scena sotto  copertura nel 63 d. C. al tempo del processo a Roma. Ne perdiamo le tracce nel 65 sulla via della Spagna.

Pietro accusava Paolo/Giovanni(-detto-anche-Marco) di narrare favole su Gesù (« Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. » 2 Pietro, 1, 16), mentre Palo replica accusando Pietro e gli altri di essere dei truffatori che spacciano per dio quello che fu solo (anche per come la vedeva lui stesso, Gesù) uno che fallì la rivolta contro Roma per farsi re dei Giudei (« Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi " superapostoli! " » 2 Corinzi 11, 4). Credo che non si possa né ci sia bisogno di credere ad un patto di non belligeranza e spartizione degli evangelizzati fra Pietro (e Giacomo) da una parte e Paolo dall’altra. L’accordo è un’invenzione petrina (nonostante a prima vista possa apparire il contrario). 

Paolo cercò di proporre la sua religione a Giacomo e Pietro e per questo si recò a Gerusalemme per incontrarli, ma questi lo intimidirono, cercarono perfino di ucciderlo, e con le brutte gli consigliarono di tornarsene da dove era venuto, cioè a Tarso (Atti degli Apostoli 9, 26-30; naturalmente bisogna leggere tra le righe, alla luce della verità che abbiamo scoperto, un testo camuffato da Pietro. Il testo autentico è:    «  Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro... come in Damasco aveva  predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando liberamente nel nome del Signore e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarea e lo fecero partire per Tarso. » Chi erano gli Ebrei di lingua greca? Simone (poi detto Cefa/Pietro) e suo fratello Andrea? E  il loro amico Filippo? Tanto per fare qualche esempio. Ma possiamo capirli. Dopo tutto Paolo finora li aveva perseguitati come il miglior segugio della Gestapo.  Nel frattempo quel furbacchione di Pietro cosa ti fa? Naturalmente si immagina di ricevere da Dio lo stesso identico messaggio che gli aveva proposto Paolo, convertire i pagani. Naturalmente in tal modo Pietro non si sente più debitore di Paolo per la folgorante idea che gli ha dato dio stesso:  « ... Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare... fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un  oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: " Alzati, Pietro, uccidi e mangia! " » Ma Pietro rispose: " No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo. " E la voce di nuovo a lui: " Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano. " Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso... Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: " Ecco, tre uomini ti cercano; alzati, scendi e va' con loro senza esitazione perché io li ho mandati. " Pietro scese incontro agli uomini e disse: " Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?  " Risposero: " Il centurione Cornelio... è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare cosa hai da dirgli. " Pietro allora li fece entrare e li ospitò...     arrivò a Cesarea...  entrò e trovate riunite molte persone disse loro: " Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare... " Allora Pietro disse: " Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi? " E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo... » (Atti 10, 9-48) Così al Concilio di Gerusalemme  (nel 48 secondo la cronologia cristiana, fra il 58 e il 70  secondo me) Pietro poté esporre la sua linea ecumenica, facendo vedere di venire incontro all'ingresso dei pagani con ragionevoli adempimenti in particolare circa l'alimentazione (no alla carne di animali strangolati, al cibo offerto nei templi pagani e poi venduto al mercato, al sangue).  Poi quando Paolo si recherà con Barnaba ad Antiochia, la terza città dell'impero romano, da lui evangelizzata, farà la triste esperienza della malafede cristiana, in quanto qui trova, contro l'accordo,  mense distinte per ebrei-cristiani e per pagani-cristiani e (poiché Giacomo qui non c'entra perché era già bello che morto e inoltre non c'è mai entrato) Pietro, nonché Barnaba la spia si mettono a tavola coi cristiani-ebrei di cui sostengono dunque l'alimentazione secondo le norme del culto ebraico (solo strumentalmente, è ovvio, solo per mettere in minoranza Paolo, perché alla fine Pietro aveva più che accettato l'innovazione secondo cui ogni tipo di cibo andava bene, come abbiamo visto, salvo lievi limitazioni) costringendo Paolo e i cristiani-pagani ad aggregarsi a loro oppure andarsene. Uno sgambetto alla democratico-cristiana, al solo scopo di acquisire potere e mettere fuori gioco Paolo visto come puro e semplice avversario politico. Sarà la sconfitta politica di Paolo, poco dopo seguita dalla sua uscita di scena dopo l'ultimo tradimento, quello di Gerusalemme. L'unica speranza di rivincita sarebbe che davvero Paolo sia stato una spia al servizio di Roma. Purtroppo se così è stato né i romani né Paolo sono stati contenti del " successo " di Paolo, senza il cui intervento probabilmente il cristianesimo, enormemente peggiore dell'ebraismo, non sarebbe sorto.   

Ma torniamo agli inizi. Poi Pietro cambia idea e fa richiamare Paolo (che sta a Tarso) da Barnaba (un levita di Cipro cugino di Giovanni detto  Marco, Colossesi 4, 10, anche lui probabilmente di Cipro), e glielo mette alle costole come spia insieme allo stesso Giovanni detto Marco. E' la prima volta che veniamo a sapere che il collaboratore di Pietro, Giovanni l'apostolo prediletto, che accompagna Pietro nel Tempio e al Sepolcro (Giovanni 18, 15 e 20, 3)   è detto anche Marco: « Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia...  » (Atti 11, 25) « Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva. Barnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco.  » (Atti 12, 24-25) « Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme » (Atti 13, 13) « Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì...  » (Atti 15, 37-40) D'ora in poi, finita la sua carriera di spia per conto di Pietro e di evangelista per conto suo e di Paolo, l'ex Giovanni evangelista e apostolo prediletto, ora solo Marco, sarà definitivamente l'evangelista di Pietro, scaricato da questo quando si tratterà di affidare ad un estraneo, a Luca, la redazione del vangelo sincretistico  e della redazione finale degli Atti, che si concludono degnamente (dal punto di vista della condotta mafiosa di Pietro) col tradimento di Paolo da parte della comunità di Gerusalemme e con la partenza di questo per Roma dove sarà messo a morte o prenderà un'altra identità. Non credo che dopo il viaggio a Roma si aprissero ulteriori spiragli per l'evangelizzazione paolina, tant'è vero che gli Atti si concludono evidentemente all'improvviso, con la prigionia di Paolo, altrimenti avrebbero continuato a documentarne le opere.  Una tipica, ipocrita, vigliacca storia cristiana. 

Si noterà che Marco è figlio di Maria, così come Giovanni è figlio di Maria (Maria Salomè). Marco è figlio di Giona mentre Giovanni è figlio di  Zebedeo. Senonché Bariona (lo abbiamo visto a proposito di Simone soprannominato Pietro e  Bariona) non è un nome ma un soprannome e significa terrorista, Zebedeo il Terrorista.   Si può affermare che i cristiani e in particolare Pietro, abbiano messo in cantiere tre evangelisti per tutte le quattro stagioni, per accontentare  le quattro correnti politiche cristiane, quelle giudeocentriche, quelle pagane ellenizzanti di Paolo, quelle opportuniste, veramente cristiane, di Pietro, che per colmo di sicurezza s'è procurato un supervangelo, quello di Luca, buono perfino per... l'evangelizzato ignoto. Ora Giovanni detto Marco è un personaggio da studiare a fondo, in quanto è al centro, lui, non Giacomo, non Paolo, non lo stesso Pietro se non alla fine, di tutta la messa in scena di Gesù e del cristianesimo. E' lo scriba del vangelo del messia Giovanni e poi del vangelo di Paolo,  anche se si tiene sempre stretto a Pietro che lo definisce « Marco, figlio mio »  (1 Pietro, 5, 13), è colui che si trova nel posto giusto al momento giusto coi superapostoli e più degli stessi superapostoli, è colui che organizza, è colui che mette a disposizione la sua grande casa - che poi sarà detta... Cenacolo - come covo dei banditi a Gerusalemme (mentre la casa di Pietro era stato il covo dei banditi a Cafarnao nel nord). Come si fa a non sospettare il peggio da un individuo simile? E' lui, il discepolo prediletto (come Giuseppe Flavio chiama Doras, discepolo di Gionata sommo sacerdote) che introduce Pietro nel cortile del palazzo del sommo sacerdote (Gv. 18, 12ss) E' sempre lui, insieme a Pietro, a recarsi al sepolcro vuoto e a suggerire falsamente nel vangelo di Giovanni una falsa prova evidente della resurrezione di Gesù. Dopo aver provato definitivamente che la sindone di Torino è un falso  fotografico su lino  dell'XI-XII secolo d. C. (vedi su questo sito) ritorniamo sulla fasciatura del corpo di Gesù. Se questa era analoga a quella dell'uomo della sindone nulla è cambiato rispetto alle osservazioni già fatte, perché è ovvio che il fatto che ai due apparvero i lini sfasciati non proverebbe e non può provare la resurrezione. Se poi invece Gesù era fasciato come una mummia egiziana, alla Lazzaro, è evidente che sia entrando sia rimanendo fuori e guardando dentro Pietro e Giovanni, vedendo una mummia apparentemente intatta, dovevano concludere che Gesù, nonostante la pietra rimossa, non era risorto ma era ancora dentro il bozzolo di fasce dentro l'ipogeo. Viceversa se Gesù fosse risorto uscendo dal suo bozzolo di fasce intrecciate, allora Pietro e Giovanni avrebbero dovuto accorgersene entrando e tastando la mummia che per ipotesi avrebbe dovuto afflosciarsi mostrando, se mai, in questo caso il miracolo della resurrezione. Ma le cose ovviamente non stanno così perché sia Luca che Giovanni, gli unici che facciano riferimento all'evento che se fosse vero sarebbe l'unica cosa straordinaria e divina da citare al primo posto in tutti i vangeli e da non omettere in nessuno, sia Luca che Giovanni parlano genericamente di bende, di bende a terra, sfasciate,  non di bozzolo costituito dalle bende tuttora intrecciate, afflosciate o meno. Ma è evidente che i truffaldini non si legano mai con troppe parole e troppo precise, lasciando ai fessi di trarre le conclusioni che essi si aspettano che prima o poi troveranno per la troppo grande voglia di soprannaturale. Perché la pietra era fuori posto? La resurrezione sarebbe avvenuta lo stesso e con maggiore efficacia probatoria con tutti che da di fuori tolgono i sigilli, constatano che non c'è stata nessuna effrazione e poi verificano che la mummia è ancora lì ma vuota e addirittura il sudario che copriva il capo è ripiegato a parte, cioè Gesù resuscitato se lo è portato dietro fuori dall'involucro di bende intrecciate ad ulteriore prova della resurrezione. Sfortunatamente ciò non è avvenuto e se i cristiani si sono preoccupati di lasciarci migliaia di falsi oggetti connessi alla crocefissione e resurrezione, si sono dimenticati di conservare la cosa più preziosa, la mummia di  bende. Ammesso e non concesso che la sindone di Torino sia il lenzuolo in cui fu avvolto Gesù, mancano in esso i segni delle strizzature  delle bende che si suppone avrebbero dovuto stringere il corpo orizzontalmente.

Mi viene da ridere se penso che tutto ciò ebbe forse, e più che forse verisimilmente, se non probabilmente,  origine da un colpo da maestri dello spionaggio persiano. L'ho già scritto in Nuovo Testamento 1, La stella dei Magi. In breve, al tempo i cui i Romani con Crasso avevano assalito l'impero persiano dopo la conquista della Siria-Palestina da parte di Pompeo, i Persiani, con un'astuzia estremamente raffinata pensarono io credo di far esplodere l'impero romano nel su punto più debole, la turbolenta Gerusalemme, come miccia da cui far divampare l'incendio in tutto l'impero romano. Bastò diffondere la voce autorevole di qualche Mago iranico  che era stata avvistata in cielo la stella del re dei Giudei. Secondo la credenza dei tempi la stella era collegata alla nascita di un re e la annunciava. Automaticamente la voce suscitò dalla terra di Palestina migliaia di messia proclamati e autoproclamatisi. Uno su mille, come dice anche Morandi, ce l'avrebbe sicuramente fatta e ce la fece a catalizzare su di sé la ribellione dei Giudei per l'indipendenza della Giudea sotto un re locale. La ribellione non riuscì a mettere Giovanni o Theuda o Giosuè sul trono di Gerusalemme, ma ai Persiani non interessava ciò. Ai Persiani interessava la distruzione di Gerusalemme e del Tempio e l'ira dei giudei divampante su tutto l'impero romano con l'incendio di Roma nel 64 d. C. di cui fu accusato ingiustamente Nerone, l'imperatore educato da Seneca, il filosofo stoico che rubava sempre nell'orticello di Epicuro, l'imperatore letterato ed artista, ellenizzante, amato dal popolo e odiato dai senatori cristiani che scrivevano la storia. Questo volevano i Persiani e questo accadde oltre ogni più rosea aspettativa, perché da allora in poi Roma non costituì più un pensiero per i Persiani o Parti o Sassanidi, e finì nelle mani dei cristiani che dopo averla fatta a pezzi se ne appropriarono prendendo esattamente il posto dell'imperatore e del senato col suo papa e i suoi vescovi. L'influenza indo-iranica sulla nascente religione cristiana attraverso Paolo e Giovanni protoevangelista spiega certi elementi che si ritrovano nella mitologia di Gesù come la stella, i tre Magi portatori dei doni di oro, incenso e mirra, la nascita il 25 dicembre del Messia da una vergine (Devaki) in una grotta, i pastori, la fuga in Egitto inseguiti da Erode/Kansa, dio del male. Paul Carlscon, nel sito citato, fa derivare l'ultima cena attraverso Tarso in Cilicia e Paolo dal mitraismo, religione che Plutarco menziona in connessione coi pirati della Cilicia al tempo della guerra mossagli da Pompeo nel 67 a. C. e David Ulansey, studioso di mitraismo  in  The Origins of the Mithraic Mysteries, 1989,  dice originaria di Tarso in Cilicia. 

I primi padri della chiesa Giustino martire e Tertulliano furono costretti ad affermare che... i demoni avevano copiato il mitraismo dal cristianesimo anticipando nel mitraismo ciò che poi sarebbe comparso nel cristianesimo! Poiché la religione cristiana è quella paolina concluderemmo che la religione cristiana è una ribollita del mitraismo (e andando un poco indietro nel tempo del culto di Adone, e indietro di millenni del culto degli antenati deificati, i Giganti di Ebla e della Siria in generale, con appendici in Cilicia e Cipro). Se, come appare, l'influenza della religione indoiranica mitraica è stata all'origine immediata della religione cristiana si spiega il successo che ebbero entrambe le religioni  presso le legioni romane tanto da essere le due ultime religioni a  contendersi la supremazia sull'impero romano. E ciò perché erano due religioni derivate l'una dall'altra, di cui il cristianesimo, quella derivata, aveva il vantaggio di una maggiore semplicità e accessibilità a tutti. In particolare era rivolta non ai sani della società bensì ai malati (i peccatori) che erano blanditi come prediletti (tanto più prediletti quanto più peccatori), pecore smarrite,  eredi del regno dei cieli (gli ultimi saranno i primi) e non chiedeva null'altro che la fede, cioè ciò che salvava era semplicemente credere alla divinità di Gesù e niente altro (Paolo), non le opere (ciò che chiedeva il pur malvagio Pietro), non l'astensione in eterno dal peccato, perché dopo un ulteriore peccato c'era l'ulteriore perdono, all'infinito. Una religione dunque che andava bene agli ipocriti e malvagi che compongono la maggior parte di qualsiasi società, col risultato non di elevare la personalità degli individui e dei popoli ma di appiattirla, abbrutirla al livello della massa animalesca. Dai frutti riconoscerete l'albero, disse Gesù. I frutti del suo li lascio ai porci, non mi degno di raccoglierli! 

Sul mitraismo vedi:

Mithraism – First Edition of the Universal Religion

Pietro l’ebreo tipicamente violento, figlio di Tifone/Caos, che da alle fiamme Roma/Babilonia, si mangia tutto, anche la parte dell’Abele, del Romolo, Paolo, e si fa primo Papa Re. Gli Ebrei hanno vinto distruggendo Roma e impossessandosene. Dei due nemici acerrimi Pietro l’ebreo e Paolo l'ellenista fondatore del cristianesimo, i cristiani a guida ebraica fecero due amici fraterni, come Romolo e Remo. Quando la comunità gerosolimitana di Gionathan fu distrutta da Vespasiano e Tito, nel 70 d. C., e quando Paolo fu messo fuori gioco, i cristiani di Pietro, gli eretici dell’ebraismo, inventarono un patto intercorso con Giacomo e Paolo di non belligeranza e divisione del terreno di influenza rispettiva. Altrettanto poterono rinnegare la circoncisione e attribuire agli Ebrei la morte di Gesù.  Anche Gesù si riconosceva nell’Asino (con cui entrò, come tutti i re ebrei entravano, da re a Gerusalemme), in Tifone/Caos che doveva dare alle fiamme il mondo civile di Roma e vi riuscì, portando l'Inferno sulla terra con la distruzione di Gerusalemme e con l'incendio ben più grave dell'impero romano fino alla Rivoluzione Francese, con cui l'umanità ha cominciato a dire basta! e a creare un'argine della società sana di mente contro il cancro dilagante della folle ignoranza. I cristiani  furono un costante tormento per la comunità civile dell’Impero e tanto brigarono che alla fine riuscirono a distruggerlo e a prenderne possesso. Poi, quando sedettero sulle poltrone, dissero che no, non era bello distruggere Roma, era bello goderne delle ricchezze, e così nacque il Papa re, che governò da Pietro a oggi (e speriamo ancora per poco) come un re qualsiasi, facendo tutto quello che fanno i re, perfino i figli, perfino la condanna a morte dei sudditi con la mannaia di Mastro Titta, non prima di averli torturati nei modi più impensabili in nome del Buon Pastore, meglio, del Lupo Cattivo, se si pensa che questi avanzi di galera vestiti di nero non sono altro che figli del Diavolo che li ispira (e li ha ispirati davvero bene fino all’altro ieri con l’Inquisizione, la perquisizione delle coscienze, i roghi, le indicibili torture, l’Index librorum proibitorum, la caccia alle streghe, e oggi vorrebbe tornare ad ispirarli sotto altre facce e illiberalità mascherate e sbandierate dai vessilliferi delle "libertà") come gli Ebrei fin dall’inizio furono ispirati da Tifone/Caos il distruttore. Avrete capito che per me il Diavolo o Tifone non esistono nemmeno come principi astratti della realtà del male. Si tratta solo di un modo di far letteratura anti-giudeo-cristiana usando gli stessi artifici letterari dei loro folli profeti di sciagure. Il bene e il male sono nelle idee che camminano sulle teste di ciascun  singolo uomo capace di pensare e agire (e il giudizio su ciò che è bene o male sarà quasi all'opposto se a farlo sarà un laico come me o un giudeo-cristiano o un massone angloamericano) e una volta per tutte i buoni, i tolleranti, devono farsi cattivi e unirsi in una diga contro la marea dei malvagi che si identificano per un solo principio basilare: l'intolleranza e la sopraffazione dell'altro che non la pensa allo stesso modo. Ognuno di noi deve fare la sua scelta di campo, quale che sia, ma col massimo dell'impegno.  Il Papa oggi, da pochissimo tempo, dalla breccia di Porta Pia ha perso gli artigli e non butta più fiamme dalla bocca perché gli Italiani lo hanno trasformato da Drago cattivo in Lucertola. Ma guai a mollare il sospetto e il controllo, guai a credere che un sistema che si fonda sul Male assoluto (sia ideologicamente che storicamente) possa cambiare dall’oggi al domani (in realtà non cambierà mai fino a che non sparirà, speriamo presto, dalla faccia della Terra) solo perché apparentemente disarmato e vestito da buono scemo. Il Vaticano è potentissimo specie in Italia quanto a legami politici ed economici palesi ed occulti. Io dico agli Italiani di stare attenti perché la Mala pianta non si distrugge mai, purtroppo, ed è sempre pronta a trovare una breccia in cui infilarsi per far crollare il muro. L’inquisizione e la caccia alle streghe non sono delle fantasie da romanzo. Sono fatti dell’altro ieri. I giudeo-cristiani sono il Male. Certo non sto qui a predicare di eliminarli come loro vorrebbero per poter fare le vittime. Certo che no. Dico solo che non bisogna avere alcun rapporto con loro se non è imposto dalle leggi. Non discriminarli, perché la società laica non ha bisogno di essere ingiusta. Laddove siamo liberi di evitarli evitiamoli. Laddove possiamo non favorirli non favoriamoli. Lavorare per la causa giudeo-cristiana significa lavorare per la nostra distruzione come società civile. Vivere col denaro ricevuto dai giudeo-cristiani è quanto di più vile un uomo possa fare. Chi si trova in queste condizioni cambi mestiere. Non è più possibile nemmeno scherzare coi preti, nemmeno con le barzellette e i films comici. Ma in questi giorni sono ottimista, perché l’Italia che non va e che noi Italiani veri non rimpiangeremo certo, l’Italia che si attacca agli ultimi valori che le restano, la croce e la bandiera, sta, proprio per l’attaccamento che mostra a questi… valori, dando gli ultimi sussulti prima della trasfigurazione nell’Europa.

Per quel che mi riguarda, invece di spiegare, come sempre più italiani ormai, perché non mi sento italiano, preferisco ignorare del tutto l’Italia e dire perché mi sento europeo. Mi sento europeo perché l’Europa è a guida franco-tedesca, perché l’Europa si identifica con la Francia (e con la Germania; l’alleanza franco-tedesca, anzi l'integrazione in atto franco-tedesca, è essenziale per la stabilità europea), con la sua storia da Carlo Magno a Napoleone alla Costituzione Europea, con la sua lingua, con la sua civiltà. E’ la Francia la vera erede di Roma già dall’Impero Romano, quando la Gallia era la regione più ricca, e aveva una delle quattro capitali create per Augusti e Cesari da Diocleziano (quando Roma e l’Italia già dal tempo di Adriano non contavano più nulla), Treviri, dove nacque Marx, al confine fra Germania e Francia. E’ la Francia la vera erede della civiltà classica e che coi principi infusi dalla civiltà celto-germanica dissiperà le tenebre della Bestia giudeo-cristiana. E circa 350 anni prima di Gesù detto l’Egiziano svanito nel nulla nel 58  d. C., Epicuro (342-270 a. C.) ha già tracciato la strada. Da una parte non si deve avere paura della morte perché è destino comune di tutti, dal primo uomo all’ultimo che calpesterà la terra. Quando c’è la morte non ci siamo noi e finché siamo la morte non ci tocca. (Ma non ho dubbi che un giorno l’uomo diverrà grazie alla scienza immortale nel vero senso della parola e privo di altri dolori e privazioni, e allora non ci sarà più il bisogno di una religione che con la scusa di consolare l’uomo lo faccia schiavo  anima e corpo del male, nemmeno per quelli che sono refrattari alla filosofia.) Dall’altra tutto è regno della scienza, della scienza che i Greci crearono io credo sulle tracce di etruschi e mezzi etruschi come Omero, irriguardosi verso gli dèi – atei – e attenti a vedere ogni cosa come fenomeno naturale, le cui intuizioni scientifiche passarono alla scuola di Mileto (nella Lidia in stretta relazione con l'Etruria) da Talete in poi. La scienza - chi oserebbe negarlo?- è la sovrana della civiltà futura, guidata dalla morale filosofica precristiana e postmedievale, cioè tracciata dall’illuminismo epicureo e dalla Rivoluzione Francese. Io sono fiero di essere europeo (e per ciò stesso francese, anche se non ho la cittadinanza francese, che un giorno chiederò, o mi sarà offerta come riconoscimento più che un premio Nobel) e voglio salire sulla portaerei della libertà da vincitore e non affondare nella bagnarola italo-vaticana-statunitense, che dai tempi di Dante non è mai riuscita a capire dove andare, guidata da una infinità di politici incompetenti e rissosi come mosche sulla carne putrefatta, che prima o poi la manderanno a fondo. E già francesi e tedeschi ci hanno abbandonato a noi stessi perché inaffidabili. Ce l'avremmo potuta fare se avessimo preso una posizione netta e intransigente a favore di Francia e Germania contro la guerra in Iraq. E' stato l'ultimo dei nostri errori e ora siamo tagliati fuori. Francesi e tedeschi si riuniscono perfino con l'Inghilterra per decidere dove va l'Europa. Perché l'Inghilterra conta più di noi, non c'è dubbio, ma è, pure nel male, affidabile, ciò che noi non siamo. Io voglio stare dalla parte della civiltà laica, sotto l’egida dell’ONU, di un’ONU veramente indipendente, e non serva degli USA, con la stragrande maggioranza dei popoli della terra, a qualsiasi razza e credo politico o religioso appartengano, non dalla parte dei pirati anglo-americani e giudeo-cristiani. Per fortuna posso rimanere in Italia senza affondare perché sono cittadino Europeo. Ma come cittadino europeo voglio poter votare Schirac e non essere costretto a non votare perché i politici italiani fanno schifo.  Gli italiani di oggi possono ancora sperare, nonostante che vivano in un paese che li vuole crocifissi e avvolti nella bandiera. Perché, chi può farlo ai livelli alti, non fa sua la mia proposta? Recarsi in massa alle ambasciate di Francia (o Germania o Belgio) chiedendo la cittadinanza relativa. Forse in tal modo si riuscirebbe a dare una spinta all’ingresso dell’Italia nell’Europa alla prima velocità (alla faccia di quel Cacasenno Incarnato della Padania di Berlusconi, che per fare l’ago della bilancia filo-USA, filo-Vaticano, filo-paesi-di-serie-b di un estremo e dell'altro dell'Europa, Spagna e Polonia, non ha colto l’occasione, vantandosi… di non essersi piegato di fronte a Francia e Germania!?!). E poi, con la cittadinanza francese o tedesca o belga, cioè europea, in tasca, che ci frega più delle stolte in-decisioni dei nostri politici? Perché, se guardiamo bene alle cose, il fine ultimo dell’Europa è essere Francesi, con in più quel tocco di esotismo dato dal paese d’origine. Il vento da controriforma che sento spirare in questi giorni mi induce a valutare che l’Italia non è come dice Fazio un paese in declino, è proprio un paese, medievale, governato dai preti (che scomodano sempre di più la Rai per parlare ossessivamente del Diavolo, tentando un'ultima disperata guerra per far credere agli italiani che esiste davvero, e se esiste il Diavolo, ecco, è indispensabile la Chiesa, coi suoi esorcisti, con la sua protezione trascendentale; perché no Diavolo, no Chiesa!), perciò allo sfascio, senza alcuna speranza. Pertanto, Viva l’Europa e addio Italia, senza rimpianti. A chi  non accetta di entrare in Europa in sintonia con Francia e Germania consiglio vivamente e senza rancore di diventare cittadino degli Usa, sempre meglio che restare in un'Italia che affonda isolata da tutti, immersa con la testa in un mondo di incubi medievali solo a lei visibili. Addio Italia!

Appendice

The Administration of Judaea:

 

 

Lista dei personaggi di nome Gesù nei lavori di Giuseppe Flavio.

1. Jesus son of Naue
2. Jesus son of Saul
3. Jesus, high priest, son of Phineas
4. Jesus son of the high priest Jozadak
5. Jesus son of Joiada
6. Jesus, high priest, son of Simon
7. Jesus, high priest, son of Phabes
8. Jesus, high priest, son of Seee
9. Jesus the Christ
10. Jesus son of Damnaeus, became high priest
11. Jesus son of Gamliel, became high priest
12. Jesus son of Sapphas
13. Jesus, chief priest, probably to be identified with 10 or 11
14. Jesus son of Gamalas, high priest
15. Jesus, brigand chief on borderland of Ptolemais
16. Jesus son of Sapphias
17. Jesus brother of Chares
18. Jesus a Galilean, perhaps to be identified with 15
19. Jesus in ambuscade, perhaps to be identified with 16
20. Jesus, priest, son of Thebuthi
21. Jesus son of Ananias, rude peasant, prophesies the fall of Jerusalem

Note

(1) Antichità giudaica XX, 9, 2-4:

2. Now as soon as Albinus was come to the city of Jerusalem, he used all his endeavors and care that the country might be kept in peace, and this by destroying many of the Sicarii. But as for the high priest, Ananias he increased in glory every day, and this to a great degree, and had obtained the favor and esteem of the citizens in a signal manner; for he was a great hoarder up of money: he therefore cultivated the friendship of Albinus, and of the high priest [Jesus], by making them presents; he also had servants who were very wicked, who joined themselves to the boldest sort of the people, and went to the thrashing-floors, and took away the tithes that belonged to the priests by violence, and did not refrain from beating such as would not give these tithes to them. So the other high priests acted in the like manner, as did those his servants, without any one being able to prohibit them; so that [some of the] priests, that of old were wont to be supported with those tithes, died for want of food.

3. But now the Sicarii went into the city by night, just before the festival, which was now at hand, and took the scribe belonging to the governor of the temple, whose name was Eleazar, who was the son of Ananus [Ananias] the high priest, and bound him, and carried him away with them; after which they sent to Ananias, and said that they would send the scribe to him, if he would persuade Albinus to release ten of those prisoners which he had caught of their party; so Ananias was plainly forced to persuade Albinus, and gained his request of him. This was the beginning of greater calamities; for the robbers perpetually contrived to catch some of Ananias's servants; and when they had taken them alive, they would not let them go, till they thereby recovered some of their own Sicarii. And as they were again become no small number, they grew bold, and were a great affliction to the whole country.

4. About this time it was that king Agrippa built Cesarea Philippi larger than it was before, and, in honor of Nero, named it Neronias. And when he had built a theater at Berytus, with vast expenses, he bestowed on them shows, to be exhibited every year, and spent therein many ten thousand [drachmae]; he also gave the people a largess of corn, and distributed oil among them, and adorned the entire city with statues of his own donation, and with original images made by ancient hands; nay, he almost transferred all that was most ornamental in his own kingdom thither. This made him more than ordinarily hated by his subjects, because he took those things away that belonged to them to adorn a foreign city. And now Jesus, the son of Gamaliel, became the successor of Jesus, the son of Damneus, in the high priesthood, which the king had taken from the other; on which account a sedition arose between the high priests, with regard to one another; for they got together bodies of the boldest sort of the people, and frequently came, from reproaches, to throwing of stones at each other. But Ananias was too hard for the rest, by his riches, which enabled him to gain those that were most ready to receive. Costobarus also, and Saulus, did themselves get together a multitude of wicked wretches, and this because they were of the royal family; and so they obtained favor among them, because of their kindred to Agrippa; but still they used violence with the people, and were very ready to plunder those that were weaker than themselves. And from that time it principally came to pass that our city was greatly disordered, and that all things grew worse and worse among us.

 

 

 

Esci