Esci

 

Marco G. Corsini

 

 

Gli amori d’Ares e d’Afrodite bella corona,

 

(Odissea, VIII, 267-366:  poemetto – o riassunto di poema –  omerico o comunque d’origine siro-cipriota)

 

 

quando la prima volta s’unirono nella casa d’Efesto

furtivi, e molti doni le diede e il letto disonorò

del sire Efesto; ma a lui fece la spia

il Sole, perché li vide abbracciati in amore.

E come Efesto udì la parola strazio del cuore,

andò alla fucina, nel cuore profondo meditando vendetta,

e sul sostegno pose la grande incudine e batteva catene

da non poter sciogliere o infrangere, perché restassero presi.

Poi com’ebbe finito la trappola, sdegnato contro Ares,

andò nella stanza, dov’era il suo letto,

e ai sostegni del letto attaccò le catene in cerchio, da tutte le parti,

sottili come fili di ragno, e nessuno avrebbe potuto vederle,

neppure dei numi beati: con grande astuzia eran fatte.

Quando tutta la trappola intorno al letto ebbe stesa,

finse d’andare a Lemno, rocca ben costruita,

che gli è carissima sopra tutte le terre.

Non da cieco spiava Ares dalle redini d’oro,

e come vide Efesto, l’inclito artefice, andarsene,

corse alla casa d’Efesto glorioso,

bramando l’amore di Citerea bella corona.

Lei, dalla casa del padre Cronide somma potenza

Tornata da poco, sedeva; egli entrò nella casa

E le prese la mano e disse parola, diceva:

“ Qui cara, andiamo a letto e stendiamoci.

Non è più Efesto fra noi, ma forse a qest’ora

È già a Lemno, fra i Sentii dal rozzo linguaggio. ”

Così disse, e a lei sembrò caro stendersi.

E nella trappola entrati, si stesero; e intorno ricaddero

Le ingegnose catene dell’abilissimo Efesto:

non potevan più muovere né alzare le membra,

ma lo capirono solo quando non c’era più scampo.

E fu loro addosso lo Zoppo glorioso,

tornato sbito indietro, prima di raggiungere Lemno,

ché il Sole montava la guardia e gli fece la spia:

e lui corse a casa, afflitto nel cuore,

e si fermò sotto il portico: l’ira lo dominava, selvaggia.

Paurosamente gridò, e tutti i numi raggiunse:

“ Zeus padre, e voi altri, o dèi beati sempre viventi,

qui a veder cose vergognose e ridicole,

come la figlia di Zeus, Afrodite, me che son zoppo,

disprezza sempre, ama Ares crudele,

perché è bello  e sano di gambe; e io invece

son nato sciancato: e nessun altro ne ha colpa,

tranne i due genitori: ho non m’avessero mai generato!

Ma guardate dove fanno all’amore quei due,

saliti sopra il mio letto… Scoppio di rabbia a vederli.

Ora però non vorrebbero, penso, più neppure un minuto

giacere insieme, per molto che s’amino: sì, non vorranno

dormir più insieme, ma li terrà la catena, la trappola,

finché tutti mi renda il padre i doni di nozze

quanti ho dovuto pagare per questa sposa senza pudore.

Certo, ha una figlia bella, ma incontinente! ”

Diceva così, e i numi s’adunarono sulla soglia di bronzo;

venne Poseidone che cinge la terra, venne il benefico

Ermete; venne il sovrano preservatore Apollo;

le dee, per pudore, rimasero nella sua casa ciascuna.

Stavano ritti nel portico i nmi datori di beni,

e inestinguibile riso scoppiò fra i numi beati

a vedere la trappola dell’abilissimo Efesto.

Così qalcuno guardando diceva a un altro vicino:  

Non fruttan bene le male azioni: il lento acchiappa il veloce.

Come appunto ora Efesto, che è lento, acchiappò Ares,

il più veloce fra i numi che hanno l’Olimpo,

lui, lo zoppo, con l’arte sua; e pagherà l’adulterio! ”

Così dicevano queste cose fra loro.

E il sire Apollo figlio di Zeus diceva a Ermete:

“ Ermete figlio di Zeus, messaggero, datore di beni,

vorresti, premuto così sotto gagliarde catene,

dormire in letto con l’aurea Afrodite? ”

E gli rispose il messaggero Argheifonte:

“ Potesse questo avvenire, sovrano lungisaettante Apollo,

e tutti veniste a vedermi, voi dèi, e poi anche le dee:

io dormirei volentieri con  la dorata Afrodite! ”

Così diceva, e una risata scoppiò fra i nmi immortali.

Ma Poseidone non rise: continuamente pregava

Efesto l’artefice illustre, di sciogliere Ares,

e a lui rivolto parole fugaci diceva:

“ Scioglilo: ti prometto che come vorrai

ti pagherà tutto il giusto davanti ai numi immortali. ”

E gli rispose lo Zoppo glorioso:

“ No, Poseidone che cingi la terra, non chiedermi questo:

misera garanzia garantir per i vili.

Come potrei obbligarti davanti ai numi immortali,

se Ares ci scappa, eludendo la catena e la pena? ”

E Poseidone che scuote la terra, diceva:

“ Efesto, se Ares, eludendo il dovuto,

se la squaglia e ci sfugge, pagherò tutto io. ”

E allora rispose lo Zoppo glorioso:

“ Non si può e non sta bene opporsi al tuo detto. ”

Così dicendo la forza d’Efesto scioglieva la trappola;

e i due, come furon liberi dalle catene, quantunque gagliarde,

d’un balzo l’uno se ne andò subito in Tracia,

e l’altra andò a Cipro, Afrodite ch’ama il sorriso,

a Pafo, dov’ella ha un tempio e un altare odoroso;

qui la lavaron le Càriti e l’unsero d’olio

immortale, come s’ungono i numi sempre viventi,

e le vestirono vesti amabili, meraviglia a vederle. ”

 

 

 

 

 

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