6 Agosto 2004

Finalmente il giorno della partenza e’ arrivato!
Il viaggio inizia all’insegna dell’avventura…il volo Milano-Roma e’ annunciato con due ore di ritardo (solita efficienza di Alitalia e ovviamente consueta cafonaggine del personale)…io sono l’unico dei partenti da Milano ad avere fatto il visto per mio conto e quindi ho gia’ il passaporto disponibile, il resto del gruppo lo ritirera’ soltanto a Roma, decido quindi di spedire il mio bagaglio direttamente su Delhi, mentre gli altri dovranno ritirare il bagaglio a Roma e fare nuovamente il check-in, cosa che risultera’ decisiva...
Arrivati a Roma mi fiondo al banco “Emirates”, ritiro la carta d’imbarco e riesco a prendere il volo per Dubai, nonostante il volo venga ritardato appositamente di 30 minuti, il resto del gruppo rimane a terra, visto che alle 2 ore di ritardo del volo (grazie Alitalia!)si aggiunge l’attesa del bagaglio!!.
Al gate incontro le due persone che fanno parte del gruppo e partono da Roma (Barbara e Alberto)...alla fine si parte in 3 (su 15!!!).


7 Agosto 2004

Si arriva a Dubai all’1,30 di notte, nelle 3 ore di attesa giriamo tra il lusso dell’aeroporto e del suo ricco Duty Free...chili d’oro!!!
Si riparte per New Delhi dove arriviamo al mattino (9,30 ora locale)...incontriamo il corrispondente e, avvisatolo che il gruppo e’ decimato, ci facciamo portare all’albergo (Hotel Metro City, 13$ pax, con aria condizionata (condizionatore rumorosissimo), appena sufficiente).
Il caldo e’ allucinante, ci sono 34 gradi e umidita’ mostruosa, sudano le braccia solo a star fermi!
Prendiamo un tuc-tc e andiamo al Forte Rosso, il traffico e’ indescrivibile, suonano tutti il clacson per ogni motivo, tutti cercano di infilarsi in ogni piccolo spiraglio tra i veicoli, lo smog e’ insopportabile! Tantissime persone sono sdraiate sui maciapiedi abbandonate a loro stesse...molti vedendo i nostri volti occidentali ci salutano (la cosa mi sembra strana visto che di turisti stranieri da queste parti ne dovrebbero vedere parecchi), degli studenti, approfittando del tuc-tuc bloccato dal traffico infernale, vengono addirittura a stringerci la mano e ci chiedono i nomi...molti altri chiedono elemosina...troppi...le condizioni di vita qui son veramente difficili...quanta povera gente che vive letteralmente in mezzo ai rifiuti o in delle baracche...stanno veramente male...e sono tanti, troppi a vivere in queste condizioni...la cosa che mi colpira’ di piu’ di questa situazione e’ lo spirito con cui affrontano la vita, la vivono come normalita’, ho l’impressione che considerino tale situazione come quella che dio ha previsto per loro e quindi la accettano...forse cio’ e’ dovuto alla loro religione... (ma non conoscendo l’induismo la mia e’ solo un’ipotesi). Ci sarebbe molto da riflettere sul modo in cui viviamo noi e sul perche’ ci arrabbiamo o ci lamentiamo e farne il confronto con le situazioni che si vedono qui (e non solo purtroppo)...

Ovviamente le mucche vagano per strada indisturbate e contribuiscono ad aumentare il caos! Altra cosa che mi colpisce e’ il groviglio di fili elettrici che si trovano nei pali della luce, sembra quasi che chiunque voglia collegarsi possa attaccare un filo elettrico e il gioco e’ fatto!(magari e’ veramente cosi’!)

Arrivati al Forte Rosso, ci infiliamo nella ressa per entrare, sono tutti indiani ammassati uno addosso all’altro, sembrano divertiti dalla nostra presenza, e’ probabile che le nostre faccie sconvolte nel mezzo della calca siano davvero buffe!Prima dell’ingresso ci fanno passare sotto metal-detector e controllano scrupolosamente piu’ volte il contenuto dei nostri zaini, tasche e perfino del portafogli! Il ridicolo e’ che dopo che ti ha perquisito uno, appena 10 metri piu’ avanti un altro effettua la stessa identica perquisizione...un po’ snervante...soprattutto visto il gran caldo...
Il 15 Agosto sara’ la festa dell’Indipendenza, a cio’ sono dovuti i maniacali controlli presenti all’ingresso.
Una volta superati tutti i controlli, arriviamo nel primo cortile del forte e finalmente troviamo un po’ di pace, sembra quasi incredibile che esista un angolo in cui non si sentono clacson e non ci sia il casino presente in tutta Delhi! Il Forte e’ a mio parere molto bello ed e’ piacevole passeggiare per i suoi giardini...scattano le prime foto...
Usciti dal Forte fermiamo un tuc-tuc e, una volta contrattato a dovere il prezzo, ci dirigiamo alla “Jama Mashid” la grande moschea che s trova nelle vicinanze.
Arrivati alla meta, vediamo una sfilza di negozietti/bancarelle che vendono ogni sorta di cose, dalla ferraglia al cibo, le condizioni igeniche delle bancarelle di alimentari sono ovviamente disastrose...carne appesa assalita da mosche e negozio immerso nella sporcizia...s’intravedono vicoli che si addentrano nel quartiere mussulmano, sono pieni di immondizia...
Ci togliamo le scarpe ed entriamo nella moschea che merita assolutamente la visita, ci sono molti fedeli, molta gente dorme sdraiata sotto le arcate della moschea...il caldo si fa insopportabile e la stanchezza del viaggio aereo (non si e’ dormito) comincia a farsi sentire....
Decidiamo di andare alla tomba di Gandhi, con il solito tuc-tuc ci arriviamo in una ventina di minuti...anche questo e’ un posto che merita sicuramente una visita, e’ un’oasi di pace e tranquillita’..peccato ci sia pochissima ombra e quindi non ci si possa fermare a rilassarsi un pochino...molti sono gli indiani che vi si recano per fare omaggio al leader indiano...
Sono ormai le 17 e siamo stanchi, decidiamo di andare in albergo a fare una doccia per riprenderci un po’...
In albergo incontriamo un altro gruppo di Avventure che fa il nostro stesso giro in Ladakh e a cui ci aggregheremo per il resto del viaggio. Ceniamo in un ristorantino assurdo situato di fronte all’albergo, non abbiamo molta fame e il caldo terrificante che c’e’ fa passare la poca voglia di mangiare...piu’ che altro bevo un sacco...
Andiamo a cercare di dormire...condizionatore a manetta e via a letto, siamo in tre in una stanza, sarebbe una doppia con letto aggiunto....ma il letto aggiunto e’ in realta’ un materasso sporco messo sul pavimenmento sopra cui e’ steso un lenzuolo...quindi decidiamo di unire i 2 letti e dormirci in 3. Domani si vola in Ladakh!


8 Agosto 2004

Sveglia alle 3 del mattino, dobbiamo andare in aeroporto per prendere il volo per il Ladakh alle 5,40! Fuori e’ buio, non ci sono automobili in giro e quindi non si sentono clacson strombazzare...
Cominciamo a dirigerci con il pulmino verso l’aeroporto...lungo la strada i marciapiedi sono letteralmente ricoperti di gente sdraiata che dorme per terra o al massimo sopra dei carretti di legno... qui c’e’ veramente tantissima povera gente che sta male...
Arriviamo in aeroporto e, dopo controlli di sicurezza minuziosi, ci imbarchiamo sul volo Indian Airlines che ci portera’ a Leh, la capitale del Ladakh.
Il volo dura 1 ora e 40 circa e l’ultima parte e’ spettacolare, si vola sopra la catena Himalayana e si gode di un paesaggio stupendo...l’atterraggio e’ da brividi visto che l’aeroporto e’ circondato dalle montagne...solo ora capisco perche’ spesso i voli vengono cancellati se si alza molto il vento...fino a pochi secondi prima di toccare terra l’aereo sta ancora virando e l’ala sembra sfiorare il terreno....
Subito scesi dall’aereo i 3600 metri di altitudine si fanno sentire, il cuore accelera per compensare la minor quantita’ di ossigeno e il minimo sforzo fa venire il fiatone...la gente del posto ci guarda ridacchiando...
Attendiamo il bagaglio che pero’ non arriva...in qualche modo riusciamo a capire che arrivera’ con il volo successivo e per fortuna cosi’ e’... Usciti dall’aeroporto troviamo le nostre jeep ad attenderci e cosi’ andiamo in albergo (Hotel Horzey, 8 euro pax, discreto (considerando di essere in Ladakh!)).
Stiamo in camera fino alle 13 per riposare e favorire l’acclimatamento e poi stufi e vogliosi di vedere Leh, cominciamo ad esplorare la citta’...(io, Alberto, Barbara e Luca) Raggiungiamo la strada principale e subito ci accorgiamo di essere in un altro mondo...fantastico...le signore anziane vestite in abiti tradizionali vendono i loro ortaggi sedute sui marciapiedi della strada e fanno roteare le ruote delle preghiere “portatili”(non so com si chiamino in realta’!)
Ci addentriamo per i vicoli alla scoperta di questa simpatica citta’, ci sono molti “figli dei fiori”, per questo aspetto, a detta di chi ci e’ stato, sembra una Katmandu in piccolo...i negozianti fanno a gara per portarti nei loro negozi, soprattutto i Kashmiri e i Pachistani sono molto insistenti...
Arriviamo nella zona mussulmana dove si trova anche una piccola moschea e, visto che finora non abbiamo avuto problemi dovuti all’alta montagna, decidiamo di andare al palazzo di Leh che sovrasta la citta’...ma nemmeno a meta’ percorso lo sforzo si fa sentire e il fiatone la fa da padrone, affiorano i primi mal di testa quindi decidiamo di non forzare e non sfidare l’altitudine rimandando la visita ai prossimi giorni...
Continuiamo a girare la citta’...ci addentriamo tra le bancarelle dei vari mercatini tibetani per vedere i possibili acquisti da fare nei prossimi giorni...e’ pieno di “cazzatine”...i prezzi non sono cosi’ economici come ci si potrebbe attendere, in India sono molto meno cari che qui (anche trattando come dei matti), forse cio’ e’ dovuto al fatto che devono guadagnare il piu’ possibile nei 3-4 mesi estivi in cui c’e’ turismo.
Continuiamo in tutto relax la giornata e ci concediamo un panino/aperitivo in uno dei bar con terrazzino presenti nei pressi della moschea...

E’ ora di cena, ci si trova con il resto del gruppo...mangiamo in un ristorantino indiano, buono...Alberto, che non ama il cibo speziato, non la pensa pero’ come me...

La luce per le strade va e viene, notero’ nei prossimi giorni che la corrente elettrica salta spesso e quindi di notte e’ necessario girare con una torcia elettrica...purtroppo per le strade ci sono tantissimi cani randagi anche in branco...non e’ simpatico incontrarli al buio di notte...
Telefono a casa da uno dei tanti posti telefonici e noto che si spende poco (circa 1 euro per quasi 2 minuti di conversazione).
Domani andremo a visitare i primi monasteri buddisti e dovremmo assistere anche alla “Puja” mattutina dei monaci....vedremo...


9 Agosto

Sveglia all’alba, ci attende la visita del monastero di Thiksey...dobbiamo essere li per la puja del mattino. Saliamo sulle jeep e via, si parte; io salgo sulla jeep di Skarma con cui instaurero’ un bel rapporto nel corso dei tanti chilometri che percorreremo (...e della tanta polvere che mangieremo).
Cominciamo ad attraversare la valle di Leh, il paesaggio e’ fantastico, la strada corre tra le catene dell’Himalaya e del Karakorum, per brevi tratti costeggiamo l’Indo e nei suoi pressi si nota una larga lingua di verde che interrompe il roccioso e arido territorio, il cielo e’ azzurrissimo e non c’e’ ombra ne dell’insopportabile umidita’di Delhi, ne del terrificante caldo, non fa comunque freddo, solo al mattino e alla sera e’ necessario coprirsi con una giacchettina.
Dopo 30 minuti circa di strada arriviamo al monastero di Thiksey. E’ il primo di una lunga serie di monasteri che visiteremo e l’emozione e’ molta...
Il monastero e’ situato in cima ad una “collinetta” rocciosa e sovrasta le case che costituiscono il villaggio...ovviamente nulla a che vedere con le abitazioni e i paesini a cui siamo abituati noi, sempra alla base sono presenti numerosi “stupa”.
Thiksey e’ molto bello e anche ben tenuto, lungo le scale d’accesso al cortile principale c’e’ una lunga fila di rutote di preghiera che faccio girare con la mano destra e rigorosamente in senso orario in modo da far arrivare una preghiera a Budda...giunto nel cortile ho come la sensazione di trovarmi in un film, non mi sembra vero di essere in un autentico monastero buddista sull’Himalaya.

Incontro i primi monaci, accenno un timido “Jullay” di saluto...si stanno dirigendo verso la sala delle preghiere per la puja (la preghiera del mattino) e li mi dirigo anche io...tolte le scarpe prendo posto seduto per terra e la cerimonia ha inizio.
Ai primi cori intonati dai monaci mi vengono letteralmente i brividi, ho la pelle d’oca dall’emozione, riaffiora la strana sensazione di essere in un film...o forse sto sognando...tutto e’ come lo avevo immaginato...la preghiera va avanti, ha inizio una parte “suonata” con trombone tibetano, campanelli, tamburo e piatti...altri brividi...dei piccolissimi “monachelli” portano delle grandi brocche di ferro contenenti te’ al burro di yak e lo versano ai monaci riuniti in preghiera, questi lo mescolano alla “Tsampa” e quindi mangiano il tutto.
Dopo una quarantina di minuti decido di uscire (la preghiera dura anche piu’ di due ore) e gironzolo per il monastero...vado sul tetto del monastero da dove si gode una splendida veduta sulla vallata, il cielo e’ di un azzurro incredibile, qualche nuvoletta bianca aumenta ulteriormente lo spettacolo...
Successivamente un monaco ci apre una sala dove e’ presente una statua del Buddha Maitreja alta 15 metri, che colori!

Soddisfattissimi risaliamo sulle jeep e ci dirigiamo verso il monastero di Hemis, il piu’ grande dei monasteri ladakhi, famoso anche per il festival che vi si tiene a luglio.
Entrati nell’ampio cortile rimango subito colpito dalla maestosita’ dell’intero complesso. Visito le sale interne, la puja e’ gia’ finita, ci sono 6 vecchi monaci che stanno mangiando, ci scambiamo dei sorrisi...inutile dire che l’ambiente e’ assolutamente affascinante e caratteristico...non c’e’ tanta luce in generale, alcune finestrelle permettono il passaggio di un fascio di luce che illumina alcune colonne e il tamburo di preghiera contribuendo ad aumentare la suggestivita’ del luogo.
Incontro un giovane monaco che parla discretamente inglese, mi dice che e’ da 13 anni che vive li e si trova bene, continuiamo a chiacchierare di tante cose per una ventina di minuti, veramente piacevole.
Mi siedo un po’ sotto i porticati del cortile e mi godo il posto, immagino che bello deve essere il trovarsi qui durante il Festival...

Ci attende ora il piccolo monastero di Stakna, piccolo ma carino, al suo interno vivono pochi monaci e uno di questi ci accoglie e ci fa visitare il monastero. Altri due monaci sono intenti a ridipingere le coloratissime travi della sala della preghiera. Chiedo al monaco se posso fargli una foto, lui ride ma respinge la richiesta, poi ogni volta che mi vede fotografare l’ambiente scherza con me facendo finta di scappare per non essere inquadrato...simpatico...alla fine della visita mi si avvicina, si mette in posa e vuol esser fotografato!...e non solo, mi lascia l’indirizzo in modo che possa mandargli una foto! Che tipo!

Si riparte alla volta di Matho, piccolo monastero anch’esso arroccato su un piccolo e roccioso picco. Appena arrivati un giovane monaco si precipita ad aprirci il portone e ci fa entrare.
Molto carina e’ la biblioteca del monastero, nulla a che vedere con l’immagine di biblioteca che abbiamo in mente noi, qui sono custoditi libri delle preghiere anche molto antichi, pure i libri non sono fatti come i nostri, tutti sono avvolti in stoffe colorate...non riesco a descrivere come sono fatti, mi verrebbe da definirli a fisarmonica per come sono unite tra loro le pagine che si trovano tra le due copertine di legno. Il resto del monastero non dice molto, forse anche perche’ ora il termine di paragone e’ elevato avendo gia’ visitato tre bellissimi posti.

Concludiamo le visite della giornata con i palazzi di Shey e di Stock entrambi molto belli, soprattutto il primo che e’ anche assai ricco di bandierine colorate di preghiera (chiamate Tung-la, cavalli del vento); continuo a sentirmi fuori dal mondo, come se mi avessero proiettato indietro nel tempo in un posto lontano da casa.

Torniamo a Leh dove andiamo a cena in un ristorante tibetano, prendo un piatto chiamato “mutton sizzler” un piatto di carne di montone servito con verdure e noodles, buonissimo...e poi gli immancabili Momo, i ravioloni tipici di queste parti.
Durante il ritorno verso l’albergo, salta la corrente elettrica, per fortuna ho con me la torcia...si va a dormire...


10 Agosto

Anche oggi sveglia presto, ci attende la Puja di Spituk, il piccolo monastero situato a pochi chilometri dall’aeroporto di Leh.
Appena arrivati vediamo molti piccoli monaci che, dopo aver fatto diligentemente girare la ruota della preghiera, corrono giocosi verso la sala ove si tiene la Puja. Ci guardano incuriositi e divertiti, ogni tanto qualche monaco anziano li “richiama all’ordine”...
Ha inizio la puja, anche qui cori e suoni suscitano molteplici emozioni...giunge poi l’ora del te al burro di yak, due “monachelli” si affrettano a versare la bevanda ai monaci, e’ buffo e tenero osservare questi bimbi che trasportano con piccoli passi veloci le brocche metalliche grandi quasi quanto loro.
Un monaco piu’anziano ci indica e dice al piccolo monaco di servire anche a noi il te, la cosa e’ entusiasmante (almeno per me!), certo il sapore non sara’ il massimo, ma quando mai mi ricapitera’ di bere il te al burro di Yak assieme a dei monaci durante una Puja in un autentico monastero buddista?? Mando giu i primi sorsi, sembra minestra e in bocca restano sia il suo sapore che la consistenza del burro...dire che e’ buono sarebbe troppo, pero’ non e’ malvagio...finisco la mia tazza e subito il monaco me ne versa ancora...questa volta pero’ non lo finiro’...dimenticavo, assieme al te ci viene data anche la “tsampa”, una farina d’orzo tostato, “prodotto” tipicamente tibetano che accompagna sempre il te al burro di Yak.
Esco dalla puja e vado nella cucina dove un moaco sta sbucciando dei piselli, sembra divertito dalla mia intrusione, in qualche modo capisco che vuol sapere da dove vengo e alla mia risposta “Italy” mi dice qualcosa in ladako che io ovviamente non capisco, ci sorridiamo entrambi, saluto ed esco...vedo il curioso attrezzo usato per fare il te’ al burro di yak, che strano oggetto...e che strano essere qui!
Dopo un po’ di girovagare per i vari angoli del monastero, risaliamo sulle jeep e partiamo alla volta di Alchi che raggiungeremo pero’ solo in serata dopo alcune soste la prima delle quali e’ Phyang.

All’ingresso incontriamo un operaio che carica sulla schiena ricurva di una povera anziana signora tre blocchi di pietra, la signora si incammina su per la salita per portare le pietre a destinazione mentre il tizio portera’ su una sola pietra!
Anche questo monastero e’ moto carino anche se la presenza di monaci e’ piuttosto ridotta...

Ci rimettiamo in moto, costeggiamo per lunghi tratti il fiume Indo le cui acque marroni scorrerono nel suo irregolare letto, la strada per alcuni tratti e’ a strapiombo sul fiume che scorre ed erode facilmente le pareti sabbiose...
Percorriamo anche lunghissimi rettilinei nel mezzo del nulla, a causa degli avvallamenti del terreno sembra che la strada finisca nel vuoto, mi ricorda un interminabile rettilineo percorso l’anno scorso sull’altopiano peruviano in direzione di Chivay...
Siamo quasi arrivati a Bagso, prossima nostra tappa...ma prima ci fermiamo in una specie di casa-ristorante avvisando che dopo un’ora e mezza saremmo passati di li per mangiare, in questo modo la signora di casa ha il tempo per preparare il cibo per la non prevista numerosa clientela...
A Bagso si possono osservare delle rovine della fortezza distrutta che sono circondate da formazioni rocciose stupende, sono molto belle da vedere nel suo insieme e nel contesto paesaggistico in cui sono inserite; oltre alle rovine sono presenti due piccoli Gompa custoditi da tre monaci che abitano nei pressi, i gompa non sono ben tenuti e le pitture rovinate dalle infiltrazioni d’acqua, le statue del budda in compenso sono molto belle.
Torniamo giu dal picco su cui poggia Bagso e andiamo a pranzo, la signora ci ha preparato l’immancabile riso con verdure, degli ottimi noodles e dei momo alle verdure altrettanto buoni...invitiamo ad unirsi al pranzo un simpatico (e fotografatissimo!) personaggio presente nel locale...il tutto per l’esorbitante cifra di 120 rupie pax (circa 2 euro)!
Maciniamo altri chilometri, durante il viaggio mi piace chiacchierare con il mio ormai amico Skarma (l’autista), parla discretamente inglese, e mi e’ molto simpatico, scopro che e’ addirittura laureato in Economia! e ovviamente spera di trovare un lavoro che gli piaccia di piu’...gli presto i miei occhiali da sole perche’ lui li ha dimenticati e la luce del sole unita al riverbero e’ veramente fastidiosa!
Con lui si parla di tutto, sia dei posti che visitiamo che delle usanze che dei fatti che accadono in India e nel mondo...in Ladakh la situazione e’ tranquilla, ma nel vicino Kashmir le cose non sono proprio idilliache...mi spiega che ora c’e’ pace ma nella capitale Srinagar ci sono molti terroristi che non sono controllabili dal governo Pakistano con cui l’India sta portando avanti trattati di pace...a suo giudizio e’ una zona pericolosa a causa degli estremisti mussulmani...anche nel pacifico Ladakh la convivenza con i mussulmani non e’ stata facile in un recente passato (e sebbene ora sia migliore, la situazione non e’ ancora ideale), mi spiega che i mussulmani fino a poco tempo fa si erano impossessati di tutte le cariche pubbliche e tutto veniva fatto in favore della minoranza islamica, regnava molta corruzione finche’ la popolazione, esasperata, non e’ riuscita a far cambiare le cose e ora le cariche sono distribuite in maniera piu’ equa.
Mi dice anche che nel 2000 (se non ricordo male) i pakistani avevano invaso la regione e si erano posizionati in cima alle varie montagne, gli indiani ci hanno messo una settimana ad accorgersi della cosa...una battagla molto dura e’ iniziata e piu’ di mille indiani sono morti per scacciare il soldati invsori...

Sulla strada per Likir incontriamo due piccoli studenti che tornano a casa a piedi cosi’ li carichiamo sulle nostre jeep.
Con calma visitiamo il monastero che ci accoglie con una coloratissima e nuovissima statua del budda...anche qui sono presenti pochi monaci. Nonostante ormai i gompa non siano piu’ una novita’ le visite risultano essere sempre piacevoli e interessanti.

Meta finale del viaggio odierno e’ Alchi, lungo la strada incrociamo una lunghissima carovana di camion militari (saranno stati almeno duecento camion!), arrivati andiamo a visitare il monastero che a differenza di tutti quelli finora visitati, non si trova isolato sopra un picco roccioso, ma e’ in mezzo al villaggio in “piano”. Al suo interno ci sono delle statue di budda piuttosto particolari sia nelle forme che nei colori.

Ottima cena buffet, soprattutto le Manciurians, delle “palline croccanti” ripiene di verdure, sono squisite!


11 Agosto

Mi alzo presto e faccio un giretto per il villaggio che si risveglia...dopo la colazione si parte...oggi il programma prevede la visita di un etnia di origini ariane che vive sperduta a Da Hanu a venti chilometri dal Pakistan, successivamente si andra’ a Lamayuru.
Il viaggio per arrivare a Da Hanu e’ molto lungo, ma il paesaggio che ci si presenta e’ assolutamente fantastico, la strada segue da una parte il profilo ripido della montagna e dall’altra l’Indo (poco lindo!) che scorre verso il Pakistan. Sull’altra sponda del fiume altre ripide montagne rocciose ci accompagnano nel viaggio.

Ci fermiamo ad un check-point, infatti la zona in cui ci stiamo recando richiede dei permessi speciali, qui compro da un povero signore delle albicocche buonissime, Luca regala, sempre allo stesso uomo, una maglietta e questi, non crede ai suoi occhi e subito si mette a ringraziare dio per la fortuna ricevuta...la cosa mi fa riflettere e penso alla fortuna che abbiamo noi, fortuna della quale non ci rendiamo neanche conto se non in queste occasioni in cui, persone decisamente piu’ sfortunate e con vite assai piu’ difficili e dure delle nostre, ci danno questo insegnamento.
Dopo ore di viaggio arriviamo a Da Hanu, entriamo in contatto con i primi abitanti del luogo ed effettivamente noto che i loro tratti somatici sono decisamente differenti da quelli mongoli e tibetani tipici della regione, ricordano popolazioni slave, albanesi e rumene...
Dopo un breve sentiero ricco di alberi di piccole e dolcissime albicocche, arriviamo al villaggio, lasciamo al capovillaggio del cibo che abbiamo coprato lungo la strada, su suggerimento di Skarma, abbiamo portato delle cose che loro non hanno, visto che vivono isolati da tutto e tutti e vivono di agricoltura e pastorizia.
Le donne per accoglierci, sopra gli abiti tradizionali normalmente indossati, si mettono delle mantelle di piume e dei copricapi fatti con fiori freschi, poi si lanciano in balli tradizionali, accenniamo a fare noi dei balli tradizionali italiani e quindi dopo le loro risate le tiriamo dentro nelle nostre ridicole danze.
Dopo aver visitato una loro abitazione ritorniamo alle nostre jeep e ripartiamo verso Lamayuru.
Siamo in una zona fortamente militare e lo si nota anche dall’elevato numero di camion militari che incrociamo lungo la strada...ripassiamo per il check-point e scavalcato l’Indo ci arrampichiamo verso Lamayuru.
La starda e’ mozzafiato, stretta e a strapiombo...un lungo e stretto serpentone d’asfalto risale la montagna, dall’alto si possono vedere i tanti tornanti che si snodano sulle pareti rocciose...incontriamo un camion militare che qualche giorno prima e’ cascato giu’...Skarma mi dice che la cosa capita spesso, soprattutto ai camion militari a causa del fatto che i soldati sono frequentemente ubriachi.
A tal proposito una curiosita’ che si nota lungo le strade del Ladakh e’ la continua presenza di cartelli a sfondo giallo ( o meglio di grosse pietre triangolari) su cui sono scritte frasi che invitano alla prudenza. Grazie alla raccolta di tali frasi effettuata da una compagna di viaggio mancata, nel senso che faceva parte del gruppo che ho lasciato a Roma, (gruppo che mi ha nominato “separatista per caso”!) riesco a riportare qui alcune di qeste frasi frasi:

· Climb every mountain, ford every stream, follow every rainbow, until you find the dream (The sound of music) · If you are married, divorce from speed · Alert today, alive tomorrow · Reach for every star, even if you have to stand on a cactus · When the going gets tough, the tough get going · Don’t be a gama in the land of Lama · Speed and safety never meets · Safety first, speed next · Be carefoul on my curves · Be gentle on my curves · Feel the curves, do not test them · Better late than never · All will wait, better be late · Better Mr. Late than late Mr. · No hurry, no worry · Drive slow, live longer · Peep peep, don’t sleep · Left is right! (li si guida a sinistra) · Love the neighbour, but not while you drive · Darling I want you but not too fast · Remember that there’s always someone waiting at the other end · Mountains are a pleasure only if you drive with leisure · After whisky driving risky · Drive on gas not on rum · Danger creeps when safety sleeps · Don’t gossip, let him drive · Alert to life, rough to death · Life is a journey, complete it carefully · On the bend go slow friend · Safety is checking before moving

Appena prima di Lamayuru il paesaggio e’ veramente impressionante, vallate profonde, roccie che passano da un colore rossiccio/bordeaux al grigio e quindi al giallo sabbia...non a caso questo posto e’ chaimato moon land!

Arriviamo a Lamayuru, il tempo (e quindi la luce per le foto) non e’ il migliore, e’ quasi il tramonto, tra due monti spunta una fascio di luce solare che illumina una fetta della valle...spettacolare! Trascorreremo la notte nella foresteria del monastero...
Mi aggiro per il Gompa senza scattare alcuna foto sia perche’ la luce ormai e’ poca e sia perche’ voglio godermelo in tutta tranquillita’.
Lamayuru e’ a mio giudizio il piu’ bello tra i monasteri visitati, non tanto per la struttura, per le statue o per i dipinti, ma per la sua posizione estremamente arroccata sopra un picco roccioso su cui e’ incredibile possa essere stato costruito un monastero.
Essendo uno dei posti piu’ visitati, l’influenza negativa che il turismo ha portato in questo luogo magico e’ la cattiva abitudine dei bambini che chiedono soldi insistentemente, spinti anche dai loro genitori. E’ l’unico posto in Ladakh dove accade cio’ (o almeno a me atrove nessuno mi ha chiesto nulla,quantomeno con tale insistenza )
Ceniamo discretamente nel ristorantino del monastero, dopo cena facciamo una breve passeggiata nei pressi del Gompa, fa piuttosto freddo e tira vento ma il cielo ora e’ sgombro di nubi e si puo’ osservare una magnifica stellata, grazie anche alla totale assenza di inquinamento luminoso.
Vado a letto, o meglio sul materasso poggiato su una scomodissima brandina aggiuntiva di una stanza doppia... fa freddo ma le coperte per fortuna sono pesanti (anche come peso!), sara’ una lunga e dura notte...sono in stanza con Ale e Beppe che russeranno entrambi tutta la notte...


12 Agosto

Sono le 5,30 del mattino, dopo una notte praticamente insonne, decido di alzarmi e di andare a vedere l’alba. In giro non c’e’ quasi nessuno, fa freddino e il sole non e’ ancora spuntato da dietro le montagne che circondano questo incredibile posto.
Mi aggiro tra le casette dei monaci ancora con gli occhi socchiusi a causa della nottataccia...incontro i primi monaci che si recano al lavatoio per lavarsi, quasi tutti mi guardano con un’aria a meta’ tra l’interrogativo e il divertito...ad un tratto sento il classico suono dei tromboni tibetani, mi giro e vedo che sul tetto ci sono due figure...entro timidamente nel monastero deserto e salgo sul tetto ove trovo due giovani monaci che suonano non il trombone ma bensi’ delle grosse specie conchiglie...non le avevo mai viste...

La vista dal tetto e’ splendida, i primi raggi di sole illuminano la vallata che e’ quasi tutta per me (qulche altro temerario turista si e’ nel frattempo alzato)...mi godo con calma questo momento...il sole continua la sua scalata delle montagne e giunge in fine in cielo... la sua calda luce illumina i bellissimi stupa diel Gompa.
Decido di uscire dal monastero e di salire sopra la montagna per vedere il gompa da un’ altra visuale...in parte per la fatica, in parte per la caviglia che mi fa male (ho preso una brutta storta ieri sera) arrivo a fatica alla meta...ma lo sforzo e’ ricompensato dalla visuale...vorrei ora andare al di sotto del monastero per fare qualche foto (ieri all’arrivo la luce era brutta) da dove si vede la posizione estremamente arroccata del Gompa ma la caviglia non mi regge, non riesco purtroppo...decido quindi di godermi con calma il posto senza troppi affanni...inizai la Puja...i piccoli monaci corrono a destra e sinistra con le brocche di te’, altri si lavano, altri ancora corrono alla Puja in ritardo...

Sono ormai le otto, la partenza e’ prevista per le 9...vado a stendermi sul letto...mi sto quasi per addormentare...ed ecco che entra Beppe...si sdraia anche lui...e cazzarola inizia subito a rusare!!! Ma e’ una persecuzione!!!! E’ incredibile poi che le persone che russano, riescano ad addormentarsi praticamente all’istante!!non ti lasciano nemmeno il tempo!!!


Ripartiamo, si torna a Leh...facciamo varie soste foto...

Siamo ormai scesi da Lamayuro, sosta forzata perche stanno rifacendo l’asfalto della strada...decidiamo di scendere dalla jeep...e qui si compie il dramma...la macchina fotografica sempre fedelmente attaccata al collo, per la prima volta era solo appoggiata sulle mie gambe e cosi’ alla mia discesa, pamm! casca sull’asfalto...il vano posteriore si spalanca e cosi’ e se ne vanno le mie foto di Lamayuru! (si salveranno solo le prime 6-7)...probabilmente solo il fatto di essere stato in cosi’ tanti monasteri buddisti mi fa stare calmo anche se mi girano parecchio....ma il Budda mi illumina e mi fa pensare che poteva anche andare peggio, poteva addiritura rompersi l’intera macchina o l’obbiettivo...comunque un po’ demoralizzato lo sono...

Dopo una ventina di minuti ci danno via libera e ripartiamo e ci dirigiamo verso il Ridzong Gompa che raggiungiamo in un ora abbondante.
Il Complesso e’ molto bello e ordinato..salgo lento con Luca che nel frattempo, durante la sosta deleteria per le mie foto, si e’ procurato anch’egli una storta...forse per solidarieta’.
Entriamo in un’aula dove dei piccoli monaci stanno studiando inglese, faccio una bella foto ad un bimbo e cosi’ mi tiro su il morale e mi torna la voglia di scattare...
Fa caldo, il sole picchia forte a queste altezze e in piu’ c’e’ il riverbero che accentua ulteriormente l’effetto...

Ritorniamo giu’ e andiamo a visitare il monastero femminile di Julichen che si trova nei pressi...non e’ granche’, e’ piuttosto diroccato e stanno mettendolo a posto con i pochi fondi ricavati dalle offerte...tutti i laavori sono svolti dalle donne...
Ripartiamo dopo un lungo ma al solito piacevole viaggio arriviamo a Leh...questa volta evito, anzi mi rifiuto a priori di (non) dormire con Ale e Beppe, dormiro’ con Rossana e Monica (ben due donne per me!)...ma disdetta, appena entrati in stanza il terzo letto e’ un materasso per terra...e ovviamente, sebbene vengo da notte insonne, non posso far dormire una di loro due li...va bhe, ci dormo io...alla fine comunque dormiro’ benissimo, “letto” bello duro come piace a me...

Sono ormai le 5, esco e vado a noleggiare un sacco a pelo, visto che le prossime 2 notti le trascorreremo in un campo tendato e fara’ piuttosto freddo.

Poi gironzolo per Leh e concludo i primi acquisti...campane tibetane, bandiere di preghiera, cd di musica tibetana, incensi e altri oggettini particolari che io adoro e comprerei in quantita’ industriale...contratto molto e mi diverto nel farlo...
Finisce cosi’ la giornata...


13 Agosto

Di nuovo in viaggio, si va al lago Tso Moriri, e’ un viaggio lungo...stavolta non sono in macchina con Skarma che, “povero” lui, si trovera’ con ben 5 donne!!! A meta’ viaggio mi confessera’ che gli manchiamo (io, Barbara, Alby e Luca che solitamente eravamo con lui) e che le donzelle continuano a chiacchierare/spettegolare e lo stanno tirando matto!!
Facciamo una sosta per colazione, incontriamo cosi’ un camion militare carico di bambini che, con la loro divisa indossata, si recano a scuola...che strano scuolabus!

Il paesaggio anche qui e’ magnifico, stiamo viaggiando ora verso est, quindi dalla parte opposta dei giorni precedenti.
Lungo il percorso incontriamo tantissimi operai che rifanno la strada, sono tutti indiani del sud, li si riconosce facilmente dal colore piu’ scuro della pelle, stanno talmente male nei loro paesi che d’estate vengono in Ladakh per fare questi lavori.
Il modo di fare le strade e’ decisamente differente da quello a cui noi siamo soliti, ai lati della strada ci sono grosse pietre che vengono spaccate in piccoli pezzi con un martello (non pneumatico, un normale martello!!) dagli operai, le pietre formeranno la nuova base della strada...che lavoraccio...sempre ai lati della stretta strada si trovano i fusti di catrame che bruciano e da cui gli operai prelevano il bitume per rifare il manto stradale, dai bidoni si eleva un fumo denso e nero che queste povere persone respirano tutto il giorno. Gli operai vivono in tende che spostano man mano che avanzano i lavori.
Stanno asfaltando la strada che porta alllo Tso Moriri...non faremo 4 ore sullo sterrato...e che sterrato!!! Pero’ il paesaggio e’ assolutamente superlativo e anche differente da quello visto finora.

...incontriamo una mandria di Yak! Pensavo di vederne di piu’ da queste parti...ma non sara’ cosi’.
Il clima non e’ dei migliori e quando, stanchi, arriviamo allo Tso Moriri il cielo e’ coperto e grigio...fa anche freddino...ma il posto e’ assolutamente incredibile. Siamo a 4600 metri e si sente, molti (tra cui io) hanno mal di testa...

Faccio una passeggiata nel nulla delle praterie che circondano il lago...cime innevate spuntano all’orizzonte.

Fa veramente molto freddo, dopo cena mi rifugio nella tenda (con Luca), alla poca luce delle nostre torcie e della candela, non ho il coraggio i togliermi i jeans e il maglione...e quindi me li tengo su e mi infilo nel sacco a pelo vestito...ci sono circa zero gradi, c’e’ vento e la cerniera della tenda non si chiude fino in fondo e quindi entra una bella arietta gelida! Fortunatamente ci si addormenta quasi subito.


14 Agosto

Dopo la gelida nottata ci accoglie un cielo azzurrissimo e un bellissimo sole...approfitto e vado in riva al lago per scattare qualche foto...il mal di testa e’ scomparso e posso cosi’ apprezzare appieno questo meraviglioso posto. Il lago e’ azzurrissimo, vi si riflettono delle specie di colline che sembrano di sabbia, su di esse le ombre delle bianche nubi formano un bellissimo gioco di luci e ombre.
Ci avviamo ora verso gli accampamenti dei nomadi che vivono nella zona, o meglio che speriamo di trovare...Skarma ci guida attraverso i campi...c’e’ un piccolo ruscello che si dirama in tanti irregolari ruscelletti attorno ai quali c’e’ una lingua di vegetazione verde.
Dopo un’ oretta di cammino arriviamo ad un campo nomade, questo si trova nel mezzo del nulla, e’ circondato da cime rocciose e posto in prossimita’ dei piccoli corsi d’acqua che provengono dagli alti ghiacciai. Anche qui e’ presente la classica lingua di verde, tale vegetazione somiglia ad an muschio spugnoso un po’ “cresciuto”, Skarma mi spiega che i nomadi vivono di pastorizia e che si sposano nei posti dove trovano del verde per nutrire gli animali, quando questo finisce la comunita’ si spostera’ in un altra zona.

Skarma ci fa entrare in una tenda nomade, si tratta di una grossa tenda circolare di colore nero e fatta di un tessuto molto spesso, al suo interno fa un caldo soffocante, la padrona di casa sta impastando qualcosa dentro una sorta di pentola.
Ci sono tanti piccoli bambini tutti vestiti con i loro poveri abiti molti dei quali, probabilmente, ottenuti in dono da qualche turista, tutti hanno il volto bruciato dai raggi del sole e i loro nasini sono “tutulenti”...la vita per loro e’ dura fin da piccoli anche se vissuta con la innata spensieratezza di tutti i bambini.
Ovviamente anche i volti degli adulti sono segnati dal sole e dal vento, profonde rughe creano dei solchi nei visi delle persone anziane che magari hanno meno anni di quanti non ne dimostrino.
Assistiamo alla preghiera mattuttina che viene fatta in una grossa tenda adibita a sala delle preghiere.

Dopo un po’ di tempo passato in tutta liberta’ nel campo nomade torno verso il campeggio per il pranzo. Il pomeriggio sara’ totalmente dedicato al relax e a godersi il fantastico paesaggio offerto dallo Tso Moriri nelle cui acque fredde Skarma e gli altri autisti faranno addirittura il bagno!

La serata e’ molto meno fredda di ieri e quindi si riesce a stare fuori anche dopo la cena e il cielo sgombro di nubi offre uno spettacolo di stelle impossibile da vedere nelle nostre citta’ a causa dell’inquinamento luminoso.


15 Agosto

Si parte di buon mattino, Skarma e gli altri autisti decidono di tornare per una strada differente da quella dell’andata, piu’ lunga e piu’ sconnessa...a tratti si procede letteralmente a passo d’uomo (o se possibile piu’ piano!). Skarma mi dice fa questa strada solo una/due volte all’anno perche’ la jeep ne risente molto...lo spettacolo che offre il percorso e’ entusiasmente, a tratti si viaggia in spazi sconfinati in cui gli autisti si divertono ad inventarsi un percorso, mi sembra di vedere un filmato di “Overland” con le nostre jeep al posto dei famosi camion arancioni della spedizione...passiamo per il lago salato Tso Kar e quindi arriviamo ad un primo passo, prima di fermarvisi gli autisti compiono con la jeep un giro in senso orario attorno al mani wall li presente. Dobbiamo proprio ringraziarli per averci fatto percorrere tale strada!
Le emozioni pero’ non sono finite: tornati sulla strada asfaltata si comincia a salire fino ad arrivare a 5300m di altitudine...siamo sulla seconda strada piu’ alta del mondo...al passo incontro un neozelandese che la sta percorrendo in bici, il piu’ per lui e’ fatto...da ora si scende!
Arriviamo a Leh nel pomeriggio e quindi ci dedichiamo allo shopping.


16 Agosto

Altro lungo giorno “on the road”, si va alla Nubra Valley...da Leh le jeep cominciano ad arrampicarsi sulle montagne, arriviamo a 5600 metri di altitudine, siamo sulla strada carrozzabile piu’ alta del mondo!! Scendendo da passo, incrociamo tantissimi militari che risalgono verso il passo a piedi, lo fanno per allenamento!!Inutile dire quanto sia incredibile la vista da qui, si intravede anche la cima del K2.
Dopo ore di stupendo paesaggio arriviamo finalmente alla Nubra Valley, visitiamo un piccolo monastero e quindi andiamo nella zona delle dune ove riusciamo a vedere perfino dei cammelli!! Mai avrei immaginato di passare nello stesso viaggio dai 5600m ad una zona con i cammelli!
Ripartiamo e ci dirigiamo verso un altro bel monasero, qui incontro un ragazzo danese che e’ partito tre mesi prima dalla Danimarca in jeep, mi dice che per arrivare li e’ passato anche per il Pakistan dove non e’ stato accolto molto bene, anzi, mi dice che gli sputavano addosso e gli hanno anche tirato dei pezzi di ghiaccio in testa! Mi racconta che e’ lui e sua moglie hanno deciso di vendere la loro casa in Danimarca e partire, lei si e’ fermata in India e si ricongiungeranno in seguito...quando i soldi saranno finiti, decideranno che fare...
Risaliti sulle jeep, ci dirigiamo verso il camping in cui alloggeremo stanotte. Si tratta di un buon campeggio (considerato dove ci troviamo), le tende sono ampie (con brandina) e c’e’ addirittura la doccia calda!!
Dopo l’ottima cena si va a dormire...domani sara’ l’ultimo giorno pieno in Ladakh.


17 Agosto

Oggi lungo giorno di traferimento...dobbiamo tornare a Leh e dobbiamo farlo entro una certa ora perche la “strada piu’ alta del mondo” e’ a senso unico alternato, dobbiamo quindi essere al check point entro le 11 del mattino.
Dopo la visita dell’ultimo monastero, si parte...durante la risalita, la jeep di Skarma perde colpi, rimaniamo indietro...fortunatamente riusciamo a raggiungere il gruppo al check point...bisogna cambiare il carburatore...ed ecco che uno degli autisti ne tira fuori magicamente uno! Si puo’ ripartire.
Arrivati a Leh nel tardo pomeriggio, vado a farmi un giro in un mercatino locale poco battuto dai turisti, molto interessante...
Tornato in albergo trovo li Skarma che mi chiama in disparte e mi da un regalo!!E’ un video cd del Ladakh, poteva anche essere la cosa piu’ inutile e brutta del mondo, ma per me quel cd ha un valore enorme! Il gesto mi ha particolarmente colpito,In pochi giorni assieme siamo riusciti a creare un bellissimo rapporto! Questo mi riempie di gioia! Anche io avevo un piccolo gift per lui, nello zaino avevo con me un piccolo ciondolo messicano portafortuna, spero proprio che ne porti tanta al mio grande amico Skarma che ne merita davvero tanta! Spero riesca a realizzare il suo progetto di avere una sua agenzia viaggi ed organizzare i tour, ha le capacita’ ed e’ proprio una brava persona! Spero che il Budda lo aiuti veramente!


18 Agosto

Si lascia il Ladakh. L’ aereo che ci riportera’ a Delhi e’ alle 6 del mattino, bisogna andare all’aeroporto parecchio prima a causa del dffusissimo overbooking...purtroppo lungo il tragitto la Jeep di Skarma fora una ruota, non possiamo proseguire...in qualche modo, nonostante l’assenza di telefoni cellulari, un altro autista, Shumi, torna a recuperarci, la cosa che mi dispiace e’ che per la fretta devo salutare Skarma molto velocemente.
Prendiamo il volo e dopo uno scalo in Kashmir arriviamo a Delhi dove ci accoglie la solita afa!
Ci dirigiamo verso Agra, comincia a piovere sempre piu’ forte, le strade in un attimo si allagano...verso le 4 del pomeriggio arriviamo ad Agra e andiamo a visitare il Taj Mahal che sebbene il cielo non offra bei colori e buona luce, e’ sempre un bellissimo spettacolo. Scatto tantisime fotografie...che posto fantastico!
Incredibilmente (per AnM) stasera alloggiamo allo Sheraton!!l’albergo era incluso nel pacchetto da 30$ anche il pulmino per questi due giorni!


19 Agosto E’ l’ultimo giorno del viaggio...la stanchezza e’ molta e si fa sentire, piove e fa un caldo insopportabile, le due cose assieme mi tolgono parte dell’entusiamso...ormai mi sento gia’ sulla strada del rientro in Italia...
Visitiamo il forte di Agra e successivamente andiamo a Fatepur Sikri, la citta’ fantasma. Qui almeno spunta il sole che ci permette di godere appieno del fascino di questo posto...ma che caldo!!!
Ripartiamo per Dehli, io Barbara e Alberto abbiamo l’aereo alle 4 del mattino, decidiamo di non andare in hotel con il resto del gruppo e quindi dopo la cena ci salutiamo.
Il viaggio e’ veramente finito, ma nella mia mente rimarranno per sempre i colori, i luoghi, i paesaggi e le persone del Ladakh e quindi, in un certo senso, potro’ continuare a viaggiare...