LA STORIA DELLA BICICLETTA
COM'E' NATA LA FEDERAZIONE CICLISTICA ITALIANA
A dare vita all’Unione Velocipedistica Italiana furono le Società.
La prima società italiana con regolare statuto fu il Veloce Club Fiorentino di Firenze che depositò l’atto di costituzione il giorno 15 gennaio 1870. Nello stesso anno, il 17 marzo, venne fondato a Milano il Veloce Club Milano. Un censimento fatto alla fine del mese di agosto del 1884 consentì di stabilire che le società regolarmente costituite erano le seguenti:
1 Veloce Club Fiorentino, Firenze (15 gennaio 1870).
Presidente Gustave Langlade, segretario Alessandro De Sariette;
2 Veloce Club Milano, Milano (17 marzo 1870).
Presidente ing. Angelo Genolini, segretario dott. Mauro Sormanni;
3 Veloce Club Torino, Torino (1875)
Presidente Agostino Biglione di Viarigi, segretario avv. Augusto Brignone;
4 Veloce Club Bresciano, Brescia (1875).
Presidente avv. Baresani, segretario Alfonso Pastori;
5 Sezione Velocipedisti della Società Ginnastica C. Colombo, Genova (1876)
Presidente Gino Puzzo, segretario Carlo Costaguta;
6 Veloce Club Alessandria (1876);
7 Circolo Velocipedisti Milano, Milano (1882).
Presidente Emilio Martinetti, segretario Luigi Ballerio;
8 Veloce Club Torinese, Torino (1882).
Sorto su iniziativa di Giovanni Agnelli e Roberto Biscaretti di Rufia;
9 Veloce Club Roma, Roma (1882).
Presidente Domenico Volpi, segretario Cesare Panfili;
10 Veloce Club Verona, Verona (1883).
Presidente dott. Marco Buselli, segretario Gaetano Giacomini;
11 Circolo Velocipedistico Treviso, Treviso (1883).
Presidente Ugo Mazzolini, segretario Luigi Bana;
12 Circolo Velocipedistico, Siena (1883).
Presidente Riccardo Zanetti;
13 Circolo Velocipedistico, Cerea (1883).
Presidente Francesco Oliviero, segretario Pericle Lanza;
14 Veloce Club Biella, Biella (1884).
Presidente Ernesto Nessi, segretario Ettore Mola;
15 Veloce Club Romano, Roma (1884).
Presidente Giorgio Aubey, segretario Cesare Panfili;
16 Circolo Velocipedistico Padova, Padova (1884).
Presidente Domenico Volpi, segretario Gaetano Giacomini;
17 Veloce Club Ligure, Genova (1884).
Presidente Dante Rebisso, segretario Cesare Buttolo;
18 Società Incremento Corse Velocipedistiche, Milano (1884)
Presidente Carlo Ciocca, segretario Francesco Fasoli;
19 Veloce Club Mantova, Mantova (1884).
Presidente Ottorino Bregna, segretario Antonio Gozzi;
20 Velo Sport Roma, Roma (1884).
Presidente Emilio Valente, segretario Carlo Sassoli;
21 Circolo Velocipedistico, Torino (1884).
Presidente Alfredo Cabrini;
22 Sez.Velocipedistica della Società Ginnastica Sebastiano Fenzi, Livorno(1884).
Presidente Alberto Servi;
23 Società Velocipedistica, Pisa (1884).
Presidente Pietro Feroci;
24 Società Velocipedistica Santhià, Santhià (1884);
25 Circolo Dilettanti Velocipedisti. Vicenza (1884).
Presidente Giovanni Franceschini.
Molte le iniziative delle società. Merita evidenza l’attività del Veloce CIub Torinese. A creare il sodalizio avevano provveduto Giovanni Agnelli, il conte Biscaretti di Rufia, Umberto Dogliotti, Alessandro Abbove, Edoardo Crosa, Cesare GoriaGatti, Eufenio Strada, Vincenzo FenoglioEnrici. E volendo distinguersi, il Veloce Club Torinese, oltre ad organizzare corse, si rese promotore di quattro iniziative che contribuirono a migliorare il movimento ciclistico nazionale. Si deve infatti al Veloce Club Torinese la costruzione della prima pista italiana, la creazione del primo giornale italiano di ciclismo "La Rivista Velocipedistica", l’organizzazione del primo campionato italiano e anche l’idea di fondare l’Unione Velocipedistica Italiana. Un’altra società che diede particolare impulso al movimento ciclistico fu il Circolo Velocipedisti Alessandrino, creato nel 1886 da Carlo Cavanenghi, dopo che nel 1882 era stato sciolto il sodalizio in seguito ai litigi scoppiati tra alcuni soci. Ci fu infatti un periodo in cui Alessandria fu la vera e propria culla del ciclismo italiano.
Erano undici le nazioni che nel 1884 avevano già costituito Unioni Ciclistiche Nazionali, Federazioni o Leghe Velocipedistiche. Le elenchiamo rispettando l’anno di nascita: 1880 - Inghilterra: National Cyclist Union; 1881 - Francia: Unione Vélocipédique de France; Danimarca: Dansk Ciclye Club; Olanda: Algemeine Nederland- sche Wietrijder Bond; 1882 - Canada: Canadien Wheelmen Associa- tion; Irlanda: Irisch Ciclyst Association; 1883 - Belgio: Ligue Vélocipédique Belge; America del Nord: Leaugue of Ameri- can Wheelmen; Svizzera: Union Cycli- ste Suisse; Austria: Unione Velocipedistica Austriaca; 1884 - Germania: Radfahrer Bund.
Nello stesso 1884, a pensare in Italia alla creazione di un Ente Nazionale o di una Unione Velocipedistica fu il segretario del Veloce Club Torino, l’avvocato Gustavo Brignone, il quale preparò anche uno statuto che doveva consentire all’Ente Nazionale di disciplinare l’attività piuttosto disordinata che svolgevano le 25 società esistenti in Italia, quasi sempre in polemica tra loro.
L’avvocato Brignone approfittò delle gare velocipedistiche allestite dal Comitato Sportivo della Esposizione Generale Italiana di Torino, in programma dal 23 al 25 agosto 1884, per riunire i rappresentanti delle società italiane allo scopo di creare questo Ente Nazionale. La riunione si svolse in via Perrone 4, in un locale messo a disposizione dal comune di Torino e vi presero parte i delegati delle dodici seguenti società: 1 - Veloce Club Milano, Milano: Federico Johnson (8 voti); 2 - Veloce Club Torino, Torino: Agostino Biglione (8 voti); 3 - Veloce Club Roma, Roma: Giorgio Aubey ( 8 voti); 4 - Sezione Ciclistica della Società Ginnastica Cristoforo Colombo, Genova: Geo Davidson (8 voti); 5 - Ciclo Velocipedisti, Milano: Emilio Martinetti (7 voti); 6 - Società Incoraggiamento Corse Velocipedistiche, Milano: Carlo Ciocca (5 voti); 7 - Veloce Club Verona, Verona: Marco Buselli (6 voti); 8 - Veloce Club Ligure, Genova: Dante Rebisso (2 voti); 9 - Circolo Velocipedistico, Cerea di Verona: Riccardo Zanetti (2 voti); 10 - Circolo Velocipedisti Fiorentini, Firenze: barone Alessandro De Sariette (1 voto); 11 - Circolo Velocipedistico Padovano, Padova: Giuseppe Pio Berti (1 voto); 12 - Veloce Club, Biella: Francesco Olivero (1voto).
Ad illustrare lo statuto furono il conte Agostino Biglione di Viarigi e l’avvocato Brignone. Nonostante la chiarezza di esposizione dei due oratori, la discussione che ne seguì risultò lunga e snervante, specialmente quando venne affrontato il problema del professionismo. La polemica tra il delegato del Veloce Club Milano e il delegato del Veloce Club Roma fu aspra, e quando venne approvato l’articolo che definiva professionista "colui che si serviva della bicicletta per ottenere guadagni", il dirigente romano abbandonò per protesta il luogo della riunione. Alla fine i delegati firmarono un verbale che precisava tra l’altro che "il 26 agosto 1884 era stata fondata l’Unione Velocipedistica Italiana".
Nuove discussioni divamparono al momento della scelta della sede e per accontentare tutti, ma specialmente i delegati torinesi, venne deciso di mettere il problema ai voti. I voti furono 45 e non 55, come era stato annunciato in apertura di riunione. Milano ne ottenne 33, contro i 10 di Torino e i 2 di Roma. Gli sconfitti accolsero il risultato brontolando e risultò esatta l’intuizione di quanti predissero che quest’Unione Velocipedistica Italiana non avrebbe mai funzionato.
A dividere le società di Milano da quelle di Torino ci fu un antagonismo esasperato e nessuna iniziativa venne presa dall’ente che doveva dare invece un indirizzo generale alle società. In pratica, l’U.V.I. era stata fondata ma non esisteva perché non funzionava. E proprio per questo, all’inizio del mese di agosto del 1885, il nobile Ernesto Nessi, presidente del Veloce Club Como, pensò alla creazione di un Veloce Club Nazionale, con sezioni (o comitati) sul tipo di quelli creati dal Club Alpino Italiano.
Il 30 agosto e il 1º settembre dello stesso 1885, si riunirono a Como, in una sala del casinò, i rappresentanti di quindici società e tutti durante il convegno sotto la presidenza del Nessi si dichiararono d’accordo sulla necessità di riunire le società italiane sotto la bandiera di una Unione Velocipedistica che funzionasse rispettando uno statuto e un regolamento che non potessero più far nascere polemiche. E venne indetto un congresso per i giorni 6 e 7 dicembre del medesimo anno a Pavia, capoluogo di provincia della regione Lombardia situato a una trentina di chilometri da Milano. Il congresso di Pavia fu presieduto da Ernesto Nessi assistito dal presidente del Veloce Club Pavia, Archimede Griziotti. Vi parteciparono i delegati di diciassette società. Lo statuto e il regolamento fatti dall’avvocato Brignone per la riunione dell’anno precedente a Torino, furono nuovamente discussi per evitare polemiche che inevitabilmente avrebbero compromesso l’esito del congresso modificati e alla fine approvati. All’Unione Velocipedistica Italiana non potevano però appartenere più delegati della medesima società. Indipendentemente dal numero dei soci, infatti, il nuovo statuto ammetteva, come membro dell’U.V.I., un solo dirigente al quale era consentito, in sede congressuale, di proporre eventuali modifiche da apportare allo statuto o al regolamento. Si volle evitare che per una ragione qualsiasi due delegati della medesima società la pensassero diversamente in sede congressuale e intralciassero il funzionamento dell’ente: le eventuali beghe dovevano essere discusse e risolte in sede sociale.
Per compilare lo statuto e il regolamento che già erano stati oggetto di discussioni e polemiche alla riunione del 1884 a Torino, gli estensori si erano rifatti alle norme che regolavano l’attività in Inghilterra, Francia e Germania.
Il presidente dell’Unione Velocipedistica Italiana che uscì dal congresso di Pavia fu Ernesto Nessi, il maggior animatore del momento. L’avvocato Edoardo Coopmans de Yoldi fu scelto come segretario e Como diventò la sede del massimo ente ciclistico nazionale. Per dimostrare che l’U.V.I. esisteva davvero ed era decisa a operare, venne fatto confezionare un lussuoso stendardo di velluto blu ricamato in oro e una stella d’argento come distintivo. Al centro un ricamo ben chiaro precisava l’anno di creazione dell’ente:: 1885.
Dopo un anno di presidenza, durante il quale riuscì a risolvere situazioni che avevano minacciato sfaceli, Ernesto Nessi in occasione del 1° congresso che ebbe luogo a Como nel 1886 rassegnò le dimissioni, nonostante il parere contrario di alcuni dirigenti che avevano fatto in tempo ad apprezzare le sue qualità di dirigente imparziale. Una volta di più furono i delegati torinesi a creare il malcontento. Al posto di Nessi, venne nominato Agostino Biglione di Viarigi il quale volle come segretario, e non poteva essere diversamente dati i precedenti, l’avvocato Gustavo Brignone: uomo scrupoloso, appassionato di ciclismo più di quanto lo fossero altri che pure non nascondevano grosse ambizioni. La prima decisione fu di trasferire la sede da Como a Torino.
I più pensarono che l’U.V.I. a Torino sarebbe nuovamente naufragata, invece le richieste di affiliazione si moltiplicarono, così come aumentarono le domande dei corridori che volevano essere in possesso della licenza che dava diritto a partecipare alle gare. E si andò avanti a gonfie vele fino al 1894, anno che risultò fatale, forse il più nero della storia dell’Unione Velocipedistica Italiana.
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