Radio Alter On the Road

Capodanno con Roy Paci

A cura di Paula Pitzalis e Valerio Piga

 Radio Alter on the Road ha voluto salutare un 2005 triste per ciò che riguarda le questioni politiche mondiali, la guerra in Iraq che prosegue a mietere vittime innocenti per massacri di potere in mano delle compagnie petrolifere che si celano dietro i giochi di mercato e transazioni finanziare di borsa degli stati belligeranti, la distruzione di New Orleans, città madre del jazz che ha mostrato agli occhi del mondo la debolezza del gigante americano messo in ginocchio dalle forze della natura ma insofferente al protocollo di Kyoto, la Turchia che spinge per un suo ingresso all’interno di una Europa che le chiede anche di riconoscere il Genocidio e lo sterminio del Popolo Armeno ed i nostri contenziosi e “lotte finanziarie intestine”relative allo scandalo bancario italiano, ecc, ecc, ecc, ci hanno portato a salutare l’entrata del 2006 con “Próxima Estación Esperanza”(per parafrasare Manu Chao) sul palco di via Roma a Cagliari con Roy Paci.

Roy Paci di nuovo in Sardegna dove ci hai regalato un grandissimo concerto una grande apertura musicale de 2006 ma anche un’esortazione dal palco all’union delle due isole in una Italia che politicamente a volte porta alla disunione. E’un messaggio?

Si è un messaggio chiaro e forte ma soprattutto è un pensiero che mi sta assillando in questi ultimi periodi perché effettivamente mi lamentavo della mia terra ma da quel che ho capito anche la Sardegna non è che goda di un occhio di riguardo soprattutto da chi in questo momento gestisce i fili del governo italiano. Sono consapevole de problema sardo dalle notizie prese dai giornali, di una terra che è in credito nei confronti dell’Italia per i tanti soldi accantonati e per le tante motivazioni e giochi politici che non li sbloccano. So che il popolo sardo ne ha tanto bisogno perché come quello mio siciliano non è un popolo composto da genti aristocratiche ma da classi agro pastorali.

Per questo motivo hai cantato “Nanneddu Meu” dal palco?

Si e mi è piaciuto tanto anche perché questa canzone ha una similitudine con un brano nostro tradizionale: “ Malarazza” e che abbiamo inserito nel nuovo disco “Parola d’Onore”. Ho letto il testo della traduzione e nonostante la musica sia vivace presenta una profondità ed una tristezza intensa.

Tu hai collaborato con le più interessanti realtà musicali della scena di Barcellona ed Iberica e con quell’insieme di artisti che vengono presentati da Radio Chango (www.radiochango.com), con Radio Bemba della quale ne sei componente con Manu Chao, David, Gambit, Majid, fino a Fermin Muguruza e poi collabori con i grandi del jazz italiano. Oggi incontriamo un Roy Paci più versatile e con un bagaglio di esperienze di alta levatura musicale. Coa porta Roy Paci a ricercare nell’elemento dell’essenza mediterranea?

Io ritrovo qui la forza che mi fa rimanere ancora in piedi sul palcoscenico dopo 26 anni di musica. Ciò è come un rituale e questa ricerca e collaborazioni artistiche sono dettate da una “Fede Religiosa”, in senso metaforico, che è quel vulcano, l’Etna, che noi siciliani da quando siamo piccoli sentiamo vibrare sotto i nostri piedi. C’è una spinta energetica da parte di questa origine e appartenenza a questa forza che si presenta come epicentro del Mediterraneo. Ho vissuto tanti anni in Sicilia fino a quando avevo 20 anni  e tutta la mia formazione artistica culturale ovvero la “sicilianitudine” la porto con me nel sangue. Ricordo quando da bambino accendevo la Radio e durante le trasmissioni si sintonizzavano altre frequenze e suoni e musiche non provenienti dalla mia tradizione ma dall’Egitto e dal Nord Africa e che emanavano un fascino all’ascolto e che oggi rimangono scolpite nella mia memoria.

Tu sei anche un produttore discografico e da poco tempo anche Manu Chao ha intrapreso questa strada producendo Amadou e Mariam, artisti del Mali…

Ha imparato bene il ragazzo! (ridiamo)

Volevo sapere come avete vissuto sia come artisti e come produttori quel periodo con Manu Chao e Fermin Muguruza in Spagna in cui venivano cancellati dei concerti perché il vostro impegno era indirizzato verso la tutela delle identità? Ti faccio questa domanda perché Manu Chao in una intervista mi aveva detto che il problema nel mondo non era difendere le frontiere ma proprio le identità culturali.

La storia di Manu l’ho vissuta in prima persona. Durante l’anno con Radio Bemba c’è stata un po’ di riluttanza  a farci esibire da parte di alcuni luoghi, tappe di concerti in cui noi dovevamo suonare perché il governo Aznar e la stampa facevano pressione. In Italia accade lo stesso per il potere che esercita la Chiesa Cattolica  con la sua mentalità chiusa e poco laica. Oggi in Spagna c’è stato un cambiamento con Zapatero che è riuscito a  togliere un po’ di zavorra che si portavano dietro e nello stesso tempo c’è stato un riappropriarsi della propria cultura non trasformata in una cultura integralista.  Io ad esempio potrei fare “l’indipendentista siciliano”,  non mi piace molto ma cerco di esportare quello che di siciliano ho dentro di me confrontandomi con gli altri popoli e le altre culture che incontriamo nei nostri concerti.

Ritornando al discorso della Chiesa Cattolica, Manu Chao ha appoggiato delle iniziative di Don Andrea Gallo, possiamo così affermare che all’interno della Chiesa stessa vi sono uomini diversi e di grande sensibilità.

C’è sempre l’eccezione che conferma la regola, parlo di Don Gallo, Don Vitaliano della Sala e tanti altri che dimostrano la loro fede senza paure e con passione sincera. Don Gallo, infatti, parla senza peli sulla lingua anche se ha ricevuto rimproveri dai Vescovi e dalle autorità più alte. Lui è andato avanti  a testa alta sicuro di avere ragione. A me ha dato tanto coraggio, soprattutto nel periodo del G8, non immaginavo che una persona come lui avesse una forza simile.

Quando vi rivedremo con Radio Bemba e con una prospettiva e atmosfera diversa?

Spero l’anno prossimo. Mi ricordo del concerto a Tarvisio dove eravamo quasi considerati dalle forze di sicurezza dei terroristi. C’erano più poliziotti che persone al concerto. E’ forse il periodo più triste di Radio Bemba. Una situazione angosciante e io non mi spiegavo come mai questo attacco feroce…ma poi se rifletti 5 minuti ti rendi conto che è una manovra veramente complessa perché si cerca di tarpare le ali a chi veramente vuole volare con il pensiero, con la voce e la parola.

Un sogno di Roy Paci?

Un sogno sicuro vedere sicuramente “scoppolare fuori” Berlusconi. Questo governo ormai è pesante, preferisco qualsiasi cosa ma non questo governo. In Italia spero si possano attuare delle migliori leggi sulla musica e sulla discografia come quelle che ci sono in Francia e in Germania.

Un disco che io stasera vendo a 10 euro non  capisco come un negozio lo possa vendere a 22 euro. C’è una differenza impressionante. Potrei venderlo ancora a  meno se le tasse fossero più basse.

Per questo Radio Bemba è uscita dalla Virgin?

Ma ha fatto bene Manu Chao. Lui ha una sua etichetta indipendente ed io ho la mia ma lui ha venduto anche un sacco di copie e non fa business. La maggior  parte dei soldi che guadagna li da in beneficenza e a sostegno di organizzazioni umanitarie. Infatti il successo di vendita di “Siberie m’a été conteé” in una settimana su internet ha venduto 150 mila copie e penso che tale successo sia dovuto anche per un suo riconoscimento in tutto il mondo che lo vedrà nel 2006 in un tour americano insieme ai System of a Down, Public Enemy, Gogo Bordello e tanti altri artisti di grande levatura politica.