...L'intera conferenza stampa del 24 luglio 2001...

 

Adetto Stampa dell’organizzazione : …45 minuti in tutto! Domande brevi, perché alle 17.00abbiamo il sound check del concerto!

( Rumori di sottofondo dell’impianto percussivo).

Manu Chao: Hanno negoziato mezz’ora senza batteria…( ridiamo)…

1°) Giornalista: Parli italiano?

Manu Chao: Capito!Ma…

Giornalista: L’inglese?

Manu Chao: L’inglese, sì!

Giorn.:  When will you change for the…

Manu Chao : Habla italiano!

Giorn.: Sì! Parliamo italiano! Meglio! …Quando la volontà di cambiare si trasforma purtroppo in violenza, certe volte, qual è il messaggio?

Manu Chao: Più che messaggio di violenza che uscì e si trasmise su tutte le TV Internazionali…questo è il mio sentimento…eh il messaggio di violenza che…io adesso arrivo dalla Francia ed il messaggio che venne trasmesso dalla televisione è solo un messaggio di violenza di Genova. Sono convinto che il messaggio che il governo voleva avere prima di Genova ed ha conseguito ciò che prospettava.Si aveva già questa volontà prima di Genova. Per descrivere tanto un movimento che non è un movimento violento. Io sinceramente penso che ciò mi da una sensazione di disgusto.

 Si aveva già questa volontà prima di Genova. Per descrivere tanto un movimento che non è un movimento violento. Io sinceramente penso che ciò mi da una sensazione di disgusto e di tristezza. Il governo ha raggiunto esattamente ciò che voleva. Prima di Genova già vi era questa informazione che circolava : che queste bare,sarcofaghi erano già pronte prima di Genova e così qualcuno è riuscito a porre un morto in una bara. Credo che fu una politica molto affinata del governo, quella di cercare di fare apparire davanti agli occhi di tutti e di tutto il movimento che è un movimento violento. Nel caso mio prima di Genova ho suonato a Milano, a Tarvisio, a Roma e fu ciò alquanto curioso perché sono da 20 anni che faccio concerti e posso considerare di avere un pubblico che mai è stato e fu violento. Il nostro pubblico è un pubblico molto responsabile allora, perché prima di Genova, per esempio a Tarvisio tutto il festival era circondato da carabinieri con il casco e tutti presidiati come se io ed il mio pubblico fossimo dei terroristi.? Vi era un dispiego poliziesco smisurato per quello che era un festival di musica dove tutta la gente stava tranquilla. Perché tutta la gente che venne al concerto fu trattata come terrorista? Ho suonato anche a Milano in Piazza del Duomo con più di centomila persone e considero che fu uno show molto bello. La gente era contenta e non ci fu alcun problema di violenza. In quel giorno, che era il mio compleanno, c’erano anche mio padre e mia madre, e nel camerino del backstage, ci prese la polizia. Un cordone di polizia entrò nel backstage e nel camerino e ci porto’ via mentre stavamo festeggiando il mio compleanno tranquillamente. Questo è il modo di trattare la gente da terrorista?

Giornalista: Hanno portato via i tuoi genitori?

Manu Chao:  si, Sia mio padre che mia madre!

Paula Pitzalis: a Milano?

Manu Chao:  si a Milano in Piazza del duomo dopo che un’artista ha fatto un concerto per centomila persone e tutti sono contenti. Non è normale che un’artista sia portato via dalla polizia così…così  mi sembra. Mai mi era accaduto ciò nella vita. Questo fu il mio caso e pensate invece che a tutto il movimento invece hanno cercato di farlo diventare un movimento di terroristi, violenti e irresponsabili, e questo non è vero. Perciò il mio dispiacere e disgusto è questa informazione internazionale che viene trasmessa su Genova, che è ridotta a che la violenza veniva dai lati delle persone che stavano li a manifestare per il G8. Questa è l’informazione che si è voluta trasmettere al mondo intero. Questo fatto mi sembra una manipolazione molto pericolosa perché molta gente è disgustata e a forza di trattare la gente da violenta si vuole portarla ad essere violenta. Il secondo fattore per terminare con la violenza, ritengo che se invece di mettere tanti carabinieri nei concerti di Manu Chao, o i carabinieri a picchiare la gente e i pacifisti, era molto più facile, penso, per il governo, con il tempo ed il denaro che hanno impiegato in queste situazioni, era meglio controllare i duecento o cinquecento attivisti violenti che loro conoscono perfettamente. Allora perché tanti cordoni  controllo, controllo e non controllare questi, abbastanza facilmente da controllare? E che non hanno voluto controllare. Io penso, non è una affermazione, o domando e chiedo: perché non hanno controllato questa gente; sinceramente credo fosse più facile per loro controllare queste persone ma al governo ed alla gente del G8 non gli interessava che tutta la stampa dicesse che duecentomila persone manifestassero pacificamente contro. Allora la responsabilità della violenza che avenne a Genova…. Credo che il governo abbia una grande responsabilità. Ha parlato a Genova il prefetto dove fece una dichiarazione

Giornalista: Non era il prefetto era il presidente della regione.

Manu Chao:  Ha dichiarato che pensava fosse giusto che per tutti i danni a le cose rotte… lui pensa che sia una buona idea, organizzare un concerto di Bono, di Geldof, di Jovanotti ed anche Manu Chao…. Io rispondo che il concerto per pagare le spese lo devono organizzare e cantare la polizia e i servizi del Ministero dell’Interno.

Giornalista: Ti accusano di cantare della tolleranza, contro l’oppressione, per l’uguaglianza però dicono che anche tu stai in alberghi a cinque stelle e possiedi carte di credito. Cosa rispondi a queste accuse?

Manu Chao:  Ho letto l’articolo di oggi. Interessante, solo per iniziare quest’articolo vi sono informazioni che non sono vere. Io mai ho suonato, mai, nel centro del Messico con il sub-comandante Marcos. Abbiamo suonato come Manu Chao, come Radio Bemba, c’era effettivamente molta gente ma non vi era la presenza del Sub-comandante Marcos. Questa è una fantasia storia che fa parte del rumore. Evidentemente il mio caso fa molto, molto, molto rumore… e sono cose molto difficili da controllare. Il rumore è un fatto difficile da controllare. Poi la mia posizione riguardo la prima domanda è evidente che io adesso viva una situazione un poco speciale. Molta gente che vuol fare di me un rappresentante… e molta gente attraverso la stampa, ha detto prima o durante Genova…Io non mi considero rappresentante di nessuno e questa è una informazione che è stata divulgata perfettamente. Non posso essere il rappresentante con sicurezza… Non posso essere il rappresentante di quello che la stampa definisce il “people of Seattle” il popolo di Seattle e l’ho detto molte volte per una ragione molto chiara, io collaboro con una multinazionale e non posso essere rappresentante di questa gente e mai ho cercato di esserlo, e come cittadino io considero fosse importante per me andare a Genova e poter apportare come qualsiasi cittadino ed essere presente per manifestare in tutto con la musica per dare il mio apporto con il danaro che genera la mia musica perché con il concerto del 18 Luglio a Genova il danaro fu utilizzato per varie cose, per gli avocati, per le genti che hanno avuto problemi alla manifestazione, per un centro di emigrati a Genova ed ancora…insomma questi erano i progetti principali…ah, ancora anche il bar che fu una bella cosa effettiva, il bar “clandestino” che funzionò, distribuiva cibo e cose di prima necessità per tutte le persone che arrivavano a Genova…e queste sono le cose che abbiamo organizzato per appoggiare queste cause. Ma non sono il rappresentante di tutta questa gente e neanche, come ho letto nell’articolo di questa mattina, non sono alla mercè o gli ordini di nessuno e tanto meno della mia compagnia discografica. Lavoro con la stessa casa discografica da più di dieci anni e viviamo in un certo mondo che disgraziatamente non ho deciso io. Purtroppo è la legge del mercato e perciò per lavorare con la mia casa discografica ho un contratto al quale mi devo si certo attenere, ma nel mio caso è un contratto di libertà totale a tutti i livelli. Questo è il mio lavoro sindacale, questo è un contratto abbastanza nuovo nell’ambito dell’ambiente musicale: che quando sto negoziando con la casa discografica tutto ciò che io chiedo non deve essere firmato. D’altra parte qualcuno può affermare che ciò non è possibile perché nella disciplina della giurisprudenza dal proprio canto ciò può essere elemento di contenzioso per le altre bands. E’ cosi’ hanno firmato secondo le mie richieste. Allora che io credo che ciò sia positivo con questo contratto perché dal mio punto di vista è il mio contratto sindacale. Qualche volta vivo così durante le tournee in una suite d’hotel o altre volte in una piccolissima stanza. Per me questa è una situazione privilegiata. Conosco gente di tutti i tipi, da quella della strada a quella delle classi alte e cosi’ ho la possibilità nella mia vita di viaggiare e conoscere tutto ciò che c’e’ nel mondo ai diversi livelli di società e cultura. Per me ciò è molto interessante per capire come funziona tutta questa merda.

Giornalista: Manu, Cosa farei dei soldi guadagnati in Europa, farai degli investimenti come per quelli utilizzati per suonare in Sud America? Un altro progetto è quello per l’Africa? Riuscirai ad organizzarlo? Hai già un progetto per questo?

Manu Chao:  Ahhh, l’Africa! Adesso con la banda siamo alla terza tournee. Con Radio Bemba abbiamo stabilito una politica chiara che ogni tour è l’ultimo. Il livello di emozione e relazione con la gente deve essere molto forte perché ad ogni ripresa di un altro tour decidiamo di riformare la banda e di ripartire. Le due tournee in Sud America furono incredibili. A livello di concerti e non solo di concerti. I “day off”, nei giorni in cui non c’erano concerti, furono molto più interessanti perché ci permisero di suonare in luoghi diversi organizzati occasionalmente dove la gente assistette ad una esperienza reciproca interessante che fu iniziatica sia per noi che per loro. Abbiamo deciso di farne altri e capitò che l’intensità ed il livello fosse uguale in tutto il Sud America solo dopo decidemmo di ritornare in Europa. Perché decidemmo di intraprendere le due tournee in Sud America? Molti componenti e musicisti della banda, che sono europei posto che la mia musica parla tanto del sud America, mi sembrava alquanto importante che tutta la gente della banda conoscesse la realtà che cantiamo. La terza Tournee in Europa, come idea era quella di proseguire in Africa e perciò il nostro interesse era preparare una tournee per l’Africa.

Manu Chao: Si aveva già questa volontà prima di Genova. Per descrivere tanto un movimento che non è un movimento violento. Io sinceramente penso che ciò mi da una sensazione di disgusto e di tristezza. Il governo ha raggiunto esattamente ciò che voleva. Prima di Genova già vi era questa informazione che circolava : che queste bare,sarcofaghi erano già pronte prima di Genova e così qualcuno è riuscito a porre un morto in una bara. Credo che fu una politica molto affinata del governo, quella di cercare di fare apparire davanti agli occhi di tutti e di tutto il movimento che è un movimento violento. Nel caso mio prima di Genova ho suonato a Milano, a Tarvisio, a Roma e fu ciò alquanto curioso perché sono da 20 anni che faccio concerti e posso considerare di avere un pubblico che mai è stato e fu violento. Il nostro pubblico è un pubblico molto responsabile allora, perché prima di Genova, per esempio a Tarvisio tutto il festival era circondato da carabinieri con il casco e tutti presidiati come se io ed il mio pubblico fossimo dei terroristi.? Vi era un dispiego poliziesco smisurato per quello che era un festival di musica dove tutta la gente stava tranquilla. Perché tutta la gente che venne al concerto fu trattata come terrorista? Ho suonato anche a Milano in Piazza del Duomo con più di centomila persone e considero che fu uno show molto bello. La gente era contenta e non ci fu alcun problema di violenza. In quel giorno, che era il mio compleanno, c’erano anche mio padre e mia madre, e nel camerino del backstage, ci prese la polizia. Un cordone di polizia entro nel backstage e nel camerino e ci portò via mentre stavamo festeggiando il mio compleanno tranquillamente. Questo è il modo di trattare la gente da terrorista?

Giornalista: Manu, Cosa farei dei soldi guadagnati in Europa, farai degli investimenti come per quelli utilizzati per suonare in Sud America? Un altro progetto è quello per l’Africa? Riuscirai ad organizzarlo? Hai già un progetto per questo?

Manu Chao:  Ahhh, l’Africa! Adesso con la banda siamo alla terza tournee. Con Radio Bemba abbiamo stabilito una politica chiara che ogni tour è l’ultimo. Il livello di emozione e relazione con la gente deve essere molto forte perché ad ogni ripresa di un altro tour decidiamo di riformare la banda e di ripartire. Le due tournee in Sud America furono incredibili. A livello di concerti e non solo di concerti. I “day off”, nei giorni in cui non c’erano concerti, furono molto più interessanti perché ci permisero di suonare in luoghi diversi organizzati occasionalmente dove la gente assistette ad una esperienza reciproca interessante che fu iniziatica sia per noi che per loro. Abbiamo deciso di farne altri e capitò che l’intensità ed il livello fosse uguale in tutto il Sud America solo dopo decidemmo di ritornare in Europa. Perché decidemmo di intraprendere le due tournee in Sud America? Molti componenti e musicisti della banda, che sono europei posto che la mia musica parla tanto del sud America, mi sembrava alquanto importante che tutta la gente della banda conoscesse la realtà che cantiamo. La terza Tournee in Europa, come idea era quella di proseguire in Africa e perciò il nostro interesse era preparare una tournee per l’Africa.

Stavamo lavorando perché c’era la possibilità di andare in Africa ma era difficile per noi accettare i soldi della gente che ci invitava in Africa. Nel primo caso erano dei privati africani ma la situazione che si prospettava era come lavorare con la mafia. Nel secondo caso, invece, che si presentò come seconda possibilità fu con il Ministero della Cultura Francese. Ma credo che il danaro francese in Africa “ Huele muy muy mal” “ odora molto molto male”. Così non abbiamo sentito né la capacità né la volontà di prendere questi soldi. Alla fine abbiamo deciso di venire in Europa, però se mi domandi se un domani decideremo di organizzare una tournèe  in Africa abbiamo deciso che sarà un tour che ci auto finanzieremo noi al 100% per 100%.

 Giornalista: A proposito di “ Próxima estación esperanza”, non si capisce se vi è sincerità o ironia…

 MANU CHAO : Non c’è ironia. Per me non c’è ironia, è come un salvagente , un salva vita. Sempre io dico che viviamo in un’epoca dove essere o stare lucidi è una situazione molto crudele. Quando tu pensi al futuro più prossimo o a mezzo o a lungo termine , o ancora da qui a 10 o 20 anni… e se continuiamo secondo queste linee economiche che in un certo modo io considero dittatoriali, la mia lucidità mi fa pensare che siamo protesi tutti ad un suicidio collettivo. Questa linea economica e del commercio ed il non futuro del pianeta …è così per me essere o stare lucido .è qualcosa di crudele. Perciò necessito ogni giorno ed ogni mattina svegliarmi ed alzarmi con ogni speranza. E così mi nego di cadere nel nichilismo e perciò penso che si possano cambiare le cose ma penso anche che è una questione di tempo ed una corsa con il tempo. Questo è il sistema dove viviamo tutti e nel quale in un certo modo contribuiamo tutti. Io quando vendo dischi ma anche quando vado a comprare il pane. Siamo tutti dentro un meccanismo “ carro que está ganando”, ( una macchina che sta vincendo o guadagnando terreno),  che è il sistema di oggi. Dal mio punto di vista questa macchina o meccanismo è suicida. Questo meccanismo sta vincendo la corsa. Però credo esista un’altra macchina, che è una “ Out Sider” ( un fuoristrada), e che è la “ Toma de Conciencia”, “ la presa di coscienza”di molta e molta  gente.  Così ho molta fede in questa presa di coscienza. Credo che questa presa di coscienza abbia stretta relazione con l’istinto di conservazione e penso che molta gente che venne a Genova a manifestare è questo un po’ quello che voleva dire…e la immensa maggioranza della gente che stava a Genova non vedeva nella violenza il modo di risolvere le situazioni .

 Giornalista: Dicono di te che sei un artista in continua evoluzione e cambiamento dettata anche dai luoghi dove vai e che frequenti. Non credi che questo continuo cambiamento sia un motivo di insoddisfazione?

 MANU CHAO : Io non posso parlare della mia musica perché sinceramente non decido io.Decide l’istante, i momenti di ispirazione e tu non puoi mai decidere quando è il momento del quando sei ispirato o non sei ispirato. Da molto tempo appresi ciò in Sud America ed in Africa. Ho il mio modo di scrivere e fare la mia musica. I miei viaggi in Latino America ed Africa mi hanno cambiato enormemente. Mi hanno insegnato a lavorare con la casualità Ciò che penso  lo ho scritto. La casualità è il più grande artista di tutti i tempi. La scuola che appresi in Latino America ed Africa è quella che voglio apprendere sempre di più: “ è stare sempre aperto e disposto a ricevere la casualità”, e non prendere e considerare la casualità come un incidente, o qualcosa di interessante.

 Giornalista: Che pensi che ti manchi oggi a 40 anni?

 MANU CHAO : Ciò è difficile da dire perché quando registrai “ Clandestino” e proprio nel momento che usciva, pensavo fosse il mio ultimo disco perché pensavo alla vita musicale, del rock e degli affari, come se l’avessi già vissuta…e che la vita è breve e che avevo o necessitavo tempo per altre cose da vivere. Perciò mi sono portato dietro tutto ciò. Attraversai momenti o meglio vissi e trascorsi con questo disco un’avventura meravigliosa. E adesso con questo disco me da la voglia di continuare. Non so se ho più da dire con quello che c’è qui o nell’ultimo ma mi piace farlo. È l’unica legge.

 Giornalista: Come lavori con la tua musica?

MANU CHAO: La mia prima legge è che se ognuno ascolta le parole…Io ho una mia opinione su ciò che ho scritto. Però mi piace che ognuno abbia la sua e non mi piace dare l’opinione speciale.

Giornalista: Sono passati 20 anni dalla morte di Bob Marley. Che cosa è rimasto? Nella Pachanka  c’è molto dello spirito con cui Bob Marley iniziò la Rivoluzione Reggae!

MANU CHAO : Io non sono un grande specialista di Bob Marley, non so. Evidentemente è rimasta la musica e Bob Marley per me è un Professore di musica. Lui è un Professore di semplicità. È un Professore di Semplicità della musica e ciò che è incredibile con la musica di Bob Marley è che è una musica che ha già ventenni ma ogni volta che tu ritorni ad ascoltarla è sempre nuova. E quando tu analizzi un poco la musica di Bob Marley è molto semplice. Non c’è musica complicata. Ci sono 20 milioni di canzoni con i tre stessi accordi di Bob Marley ma lui è riuscito con questi 3 accordi e con la sua voce ha comporre combinazioni nuove. La semplicità è qualcosa di molto complicato.

Giornalista:  Si può considerare musica popolare come la Pachanka, iniziata con i Mano Negra , e oggi in Italia e Spagna con i Mao Mao, i Macaco…è oggi diventato un fatto musicale importante. Ha dei punti di contatto con quella semplicità e con quel modo di creare il rapporto con la musica?

MANU CHAO : Di ogni banda che hai citato e che sono praticamente alcuni amici, ognuno ha il suo modo di lavorare in modo differente. Conosco a tutta questa gente ed ognuno ha il suo modo di lavorare che sono così distinti. Non c’è uno stile di creazione. Credo siano molto diversi da me e dal mio stile. Tu parlavi di Mao Mao, Macaco,..sì è gente che rispetto molto come musicisti ma sicuramente non abbiamo lo stesso modo di lavorare. Ognuno ha le sue proprie tecniche e mi sembra difficile porre tutti nella stessa…

Giornalista: ma ciò che riguarda il rapporto della musica e consumo della musica, o modo o momento, ed ambiente probabilmente…la musica è senza frontiere…

MANU CHAO : Ma adesso è tutto senza frontiere. Non è solo la musica. Tutto è senza frontiere o tutto è con molte frontiere. Un musicista del Venezuela per venire a suonare in Europa ha un problema di frontiera. Gli unici che non hanno problemi di frontiere sono quelli che giocano a Calcio ( ridiamo)..hanno sempre il passaporto…

Giornalista:Tornando al discorso della multinazionale, come si pone Manu Chao riguardo alla distribuzione degli MP3 gratuiti? Ovvero Napster uccide la musica, i musicisti o il business?

MANU CHAO: Non ho capito!

Giornalista: Secondo te Napster uccide la musica, i musicisti o gli affari?

MANU CHAO : Non mi piace parlare di Napster come Napster. Napster è solamente un’impresa. Dietro Napster ci sono mille imprese. Per me personalmente penso che Napster, o parlare di Napster, Warner o della Virgin, è uguale. Tutto è un business. Ma ciò che è interessante che dietro a Napster ce ne sono mille e che il livello della distribuzione senza parlare dei famosi adesso è immediata e libera. Evidentemente è un problema per il business e per le Case Discografiche e per questo stanno negoziando con gente come Napster per controllare insieme. Ma è impossibile. Ci sono mille circuiti e ciò che è interessante , perché penso, che per le multinazionali e le compagnie discografiche è impossibile controllare ciò. Credo che da qui a 15 anni le grandi compagnie discografiche attualmente sono come i dinosauri. Sono animali che stanno per scomparire. È la legge della vita perché la distribuzione si effettuerà in altro modo. Adesso cercheranno di controllare e di cambiare ed incontreremo la stessa gente che cercheranno di controllare ed è quello che stanno cercando poi fare. E poi in un certo modo sanno che devono riciclarsi e che una casa discografica oggi nel mondo attuale non significa niente. È un dinosauro in via di estinzione.

Giornalista: Cosa ha contribuito per il fatto che tu hai scelto Cagliari come tappa del Tour?

MANU CHAO : Noi con  Mano Negra e dopo con Radio Bemba mai abbiamo avuto l’opportunità di suonare al di fuori del Nord Italia. Per noi adesso vi è l’opportunità di potere suonare in altri luoghi d’Italia anche se qui in Sardegna c’è molta gente che dice che questo luogo non è l’Italia. Per noi è un piacere giungere in posti che non conosciamo. In tutto il sud d’Italia adesso viaggeremo, Napoli, Catania, Lecce,..ecc ed è per noi ciò molto importante!

Giornalista: Prima parlavi di controllo da parte dei dei discografici. Ti piacerebbe vivere in paesi dove il capo del Governo controlla la gran parte dell’informazione, della comunicazione, dei telefoni, organizza i G8e fa togliere le mutande dagli stenditoi delle finestre?

MANU CHAO : Disgraziatamente ci sono molti paesi così. Credo che è contro questo che stiamo lottando. E se poi stiamo precisamente parlando dell’Italia , per me è una situazione preoccupante. Una situazione di questo genere esiste in Messico. Colui che controlla la televisione, controlla anche la politica. E così sempre, sempre più. Questa è una ragione in più per andare a manifestare a Genova perché è evidente che ci stanno portando ad un mondo dove la democrazia non significa niente ed il trattamento mediatico di ciò che accadde a Genova non è democratico. È una situazione di molta gente che non sa cosa è il G( e che non sa che cosa è l’antiG(, e che gli fanno vedere o vedono che è solo gente violenta. Questa è un’informazione non democratica. Questa informazione è pericolosa perché tutta la gente che andò a manifestare pacificamente a Genova, quando viene vista in televisione, gli può far sorgere il sentimento di radicalizzarsi sempre di più. A forza di trattare la gente da terrorista può far sì che la gente sia considerata terrorista. Questo non è normale e la gente vuole essere trattata dalla televisione per quello che è e non per quello che non è. Perciò per me è interessante solo per terminare , riguardo il governo italiano, che il meglio per la mia casa discografica è stato definire anch’essi terroristi perché quattro giorni prima di Genova giunse la polizia alla Virgin…

Giornalisti: Perché?

MANU CHAO : Per controllare non solo fiscalmente ma anche tutte le persone che lavorano con me  in Italia trovandosi così la polizia in casa. Penso che durante questo tempo invece di andare a perquisire la Virgin, ( che sì è anche ciò buono…( ridiamo)…vedersi sempre essere perquisiti è bene…( ridiamo)…) potevano controllare e perquisire un poco di più ai violenti che avrebbero saputo dove realmente stavano. Ciò non può essere un’affermazione perché non ci sono prove ma vi sono molte coincidenze strane durante i giorni di violenza  a Genova di collaborazione tra la polizia ed i violenti. La polizia ed i violenti si conoscono perfettamente.

Giornalista: È un’affermazione questa?

MANU CHAO : No ! Non è un’affermazione! Non ho le prove però potrebbero uscire delle prove in poco tempo. Perché la polizia entrò nel Genova Social Forum? Per prendere e portare via le registrazioni dei video? Io credo per portare via certi video compromettenti.

Giornalista: Ma il fatto della Virgin è un’affermazione?

MANU CHAO: Eh, sì! Entrò sì la polizia alla Virgin!

Giornalista: Tu hai detto che nella tua tournèe in Sud America hai cantato in Città del Messico, nel centro Messico ma tu hai cantato anche nel Chiapas?

MANU CHAO : Sì, ho cantato nel Chiapas!

Giornalista : Non pensi che tu avendo cantato nel Chiapas , essendo stato fermato dalla polizia in Messico non sia diventato il rappresentante un po’ dei popoli oppressi? Nell’immaginario collettivo…

MANU CHAO :Ma molte bands andarono a cantare nel Chiapas. Io so che vi sono personaggi più o meno mediatici rispetto ad altre bands ed in Chiapas c’è molta gente , ed anche molta gente dall’Italia che va in Chiapas non solo a cantare…va a montare una turbina elettrica, ad essere presente per essere testimone della brutalità dei soldati. Il miglior scudo della gente nel Chiapas è la Presenza Internazionale perché militarmente non c’è peso. Io so che così posso aiutare il Chiapas. Il governo messicano, in quanto vede che in ogni luogo si parla del Chiapas, fa entrare l’esercito. E questa è la mia volontà di andare lì.Ma molti gruppi musicali vanno nel Chiapas.

Giornalista: Voglio riallacciarmi al discorso del tuo cambiamento…una volta che Manu Chao finirà con la musica che farà?

MANU CHAO :Non lo so!

Giornalista: C’è qualcosa al di fuori della musica che ti interessa?

MANU CHAO:Tutto! Viaggiare, lavorare nel mio quartiere! Io credo molto nella rivoluzione a livello di quartiere perché è una rivoluzione possibile. Non posso pretendere e non sono così stupido che io possa cambiare il mondo e lottare contro così tante forze, ma posso cambiare me stesso, posso cambiare la mia famiglia e posso cambiare il mio quartiere e fino a dove mi sento capace. Questo è qualcosa di buono. Spero che un giorno nascerà una rivoluzione di mille e mille quartieri che avranno la loro propria maniera di funzionare tra loro. Questa sarebbe una rivoluzione interessante perché sarebbe irrecuperabile.

Giornalista : Cosa pensi della tua musica, per chi l’ascolta, cosa possa trovare?

MANU CHAO :Non so! L’intenzione importante per me quando registro in studio o realizzo dischi è di non pensare alla gente. Se no stai a pensare a come lavorare e a che cosa la gente pensa. Quando sto registrando il mio criterio è molto egoista. Deve piacere a me. È il mio unico criterio. Perché dopo il disco esce, viene distribuito, la gente lo apprezzerà, o no, ma tutto questo non dipende da me!

 

Ho cercato di tradurre più letteralmente possibile per non falsare o manipolare i concetti espressi da Manu Chao.

Paula Pitzalis