Max Gazzè ("Stazione Lunare")

di Fulvio Paloscia -da "La Repubblica " - 12 maggio 2001
Una sera speciale
Il cantautore romano con Ginevra Di Marco 
oggi dal vivo con un evento realizzato apposta

                                                    
Un concerto concept? Una suite? Un'opera rock? Max Gazzè non sa come definire Stazione lunare, l'evento in prima nazionale stasera alla Leopolda (ore 22.30) nell'ambito del festival organizzato dall'ex tastierista dei Csi Francesco Magnelli. O meglio, non vuole: «Prima di tutto è un incontro tra amici» spiega l'autore di Cara Valentina e Una musica può fare: lo stesso Magnelli (regista musicale del lavoro) e Ginevra Di Marco che dei Csi è stata voce femminile («aggiungerei meravigliosa dice Gazzè e che duttilità: entra subito nel mio mondo senza fare complimenti, capisce subito il senso letterario e musicale dei miei pezzi»). Cosa ci dobbiamo aspettare, allora? «Un qualcosa di mistico direi risponde Gazzè una vera e propria preghiera alla luna dove le mie canzoni si mescolano a quelle di Ginevra senza soluzione di continuità, rivisitate in condizione quasi di meditazione, con un harmonium a fare da sottofondo a pezzi che fino ad oggi, nel modo in cui li avevo proposti, avevano ben altri toni e significati». Max farà da corista a Ginevra e viceversa (ieri sera, tra l'altro, Gazzè è salito sul palco nella minireunion dei Csi, accanto a Giovanni Lindo Ferretti), su un impianto scenico ideato da Valerio Di Pasquale (già scenografo della Compagnia della Fortezza di Volterra e del bellissimo video postumo dei Csi, la cover di «Noi non ci saremo» dei Nomadi) con l'intervento della danzatrice Emanuela Salvini di Imago Lab (e anche la Di Marco s'improvviserà ballerina durante Raduni ovali di Gazzè) e dell'artista Alessandro Marzetti che, su un angolo del palcoscenico, realizzerà un'opera in terracotta: tutti coinvolti in una pièce che racconta la luna «come se fosse una terra franca dove liberare la creatività ma anche una grande calamita racconta Gazzè . Sarà per motivi astrologici (sono cancro ascendente cancro, quindi superlunare, dicono le maghe) ma ho sempre visto la luna come un attrattore delle anime vaganti: dopo esserci liberati del corpo, forse andiamo tutti lassù». Per Gazzè, Stazione lunare è una tonificante fuga dalla routine della musica: «Questo avvicinamento al teatro e alla danza è una boccata d'aria nuova, significa cambiare cliché. Detto questo, non so quanto il teatro c'entri con il rock. Sono dell'avviso che il tour in senso tradizionale, senza troppi strani addittivi, funzioni sempre». Ma questa corsa al dilagare nella musica extracolta tenterà mai anche un musicista eclettico come Gazzè, ex punk ed ex jazzista? «Credo che sia colta ogni musica che comunica qualcosa di nuovo. Se l'aggettivo "colto" suggerisce una rigida trasmissione del sapere, io non ci sto: la cultura non va dimostrata, ma proposta».