La strana coppia

Aiuto, ci si è sdoppiato Max Gazzè


di Alfredo D'Agnese - Fotografie di Luciano Ferrara - da "Il Venerdì di Repubblica"  ? aprile 2002
Uno è il cantante. L'altro il fratello. 
Uno fa le musiche. L'altro i testi. 
E ora esce allo scoperto con un libro. 
Li abbiamo fatti incontrare e parlare, come in famiglia. 
Poteva non finire in politica? 

Uno scrive canzoni e suona, l'altro è consulente finanziario e compone racconti e poesie. Max e Francesco Gazzè sono fratelli. Il primo, il cantante, classe'67. li secondo, lo scrittore, classe '66. Un anno soltanto di differenza. Si somigliano anche, fisicamente, i due fratelli. Stessi baffi, stesso pizzetto. Vivono in città diverse (Max a Roma e Francesco a Pesaro), ma lavorano da anni allo stesso progetto musicale. Quattro i dischi pubblicati a firma di Max, e con testi di Francesco. Pensieri e parole. Ora Francesco, il paroliere, pubblica in questi giorni la prima raccolta di racconti. Dopo quattro libri di poesie. Il terzo uomo sulla luna sembra la prosecuzione dei testi scritti per e con Max. C'è lo stesso amore per il gioco surrealista, lo stesso gusto per il dubbio e l'assurdo che domina Ognuno fa quello che gli pare?, che è l'ultimo lavoro dei cantautore. «Canzoni senza musica»: così Francesco definisce i suoi racconti. Abbiamo messo insieme i due fratelli. Per farli parlare di infanzia, musica. Un dialogo in famiglia. Che, fatalmente, è scivolato anche in politica....
 
 
 

Max: «Ricordi? Alcune canzoni sono nate da visioni. In questo disco ci siamo divertiti a giocare a fare i dadaisti, i surrealisti. A giocare con le parole. Anzi a suonare. Anche se tu non suoni».
 

Francesco: «No. non suono. Ci ho provato, ma invano. Basti tu ... ».
 

Max: «Eppure avevi imparato a suonare la chitarra in pochi giorni. Lo ricordo bene. Non è da poco imparare subito le canzoni di Battisti».
 

Francesco: «A te invece è sempre piaciuta la poesia. Io ti parlavo di Montale, di Zanzotto, degli autori del primo Novecento italiano. E intanto tu mi passavi i dischi di Peter Gabriel. Io invece impazzisco per gli scrittori moderni. Posso dire che Erri De Luca è un mito?».
 
 

Max: E' vero, mi piace la poesia e odio i ritornelli e la geometria della nostra canzonetta. Del resto non ho la faccia dell'artista al top, e non cerco a tutti i costi la popolarità. Non finirò nei media-control, non resterò nelle classifiche. E allora? In tour mi diverto. E questo è quello che conta. Sentire la gente accanto. Ora, per esempio, sto musicando i Vangeli apocrifi, sto sperimentando suoni nuovi. La canzone è un azzardo, se no che gusto c'è?».
 

Francesco:«Nessuna nostra canzone è uguale all'altra. Non siamo la tipica coppia paroliere-musicista. La nostra collaborazione è più sottile, diversificata, completa. Ci sproniamo a vicenda. Stavolta abbiamo lavorato anche motto sull'ironia. Come quel punto interrogativo aggiunto al titolo del disco: Ognuno fa quello che gli pare? Non si usa l'interrogativo, no? Abbiamo indagato le emozioni. Come si usava negli anni 70».
 

Max: «E' sempre stato così, fin dal primo disco. Mi stuzzicava l'idea di dare un'ulteriore armonia alla poesia che è già musica. Senza Francesco non ce l'avrei fatta. Che azzardo. costruire un linguaggio senza regole. E non usare mai la stessa forma. Peccato che poi, alla fine, i discografici sono difficili, ti dicono che sono poco radiofoniche.... L'ho detto e lo ripeto: a me finisce che mi cacciano perché non vado in classifica ... »
 

Francesco: «Invece a Sanremo... Ma l'hai visto il Festival, Max? La sagra del qualunquismo dialettico, del linguaggio stereotipato. E ogni sera l'unica attesa era solo per l'ospite internazionale».
 

Max: «L'ho visto, l'ho visto. Ho adorato la canzone di Gino Paoli, mi piace Daniele Silvestri, ma il resto... è il risultato della politica culturale italiana: la politica della separazione. Dell'apatia. Con tutto il rispetto per Baudo, che è un gran professionista, i cantanti mi sembravano trattati come delle bestie in uno zoo. Al Festival la musica è un pretesto. Il vero padrone è l'Auditel».
 

Francesco:«Il nostro modello è altrove. Ma non ci sentiamo soli. Penso, all'estero, a maestri come Elvis Costello con Bacharach, agli Xtc, a Tom Waits che va in teatro ... ».
 

Max:«No, non siamo né soli né isolati. Che ne dici di Sgalambro con Battiato? A volte ho l'impressione che chi organizza il Festival non conosca i Bandabardò, i Csí, i Marlene Kuntz, Battiato, Ferretti. Ti ricordi il '94 quando uscì Del mondo dei Csi? Non l'hanno mai trasmessa per radio, un testo meraviglioso, l'abbiamo compresa in pochi, allora».
 

Francesco:«C'è molta diffidenza verso tutto quello che non è irreggimentato. Così le nostre canzoni passano per essere difficili. Noi invece ci sforziamo di parlare delle cose della vita. Non c'è solo l'amore che fa rima con cuore. Ci sono anche disagi, gioie, amarezze».
 

Max: «Così si distrugge la musica italiana. Se ne stanno accorgendo i discografici, ora che stanno cadendo le prime teste. Troppo tardi. I ragazzi di oggi sono diversi, non guardano la tv, hanno voglia di formarsi un'opinione, di pensare con la propria testa».
 

Francesco:«C'è stata una cattiva percezione dei problemi. E ora che non ci sono più Don Chisciotte, c'è questa nuova generazione dei no global. Io li vedo dall'esterno, con i miei 36 anni. Ma come si fa a essere contro quello che chiedono?».
 

Max: «Ci sono meccanismi perversi. Nessuno parla dei pozzi di petrolio, degli americani che spendono miliardi per fare le guerre, mentre con poche lire si salverebbe una vita. Berlusconi invece dice che i paesi poveri alimentano il terrorismo. E' disgustoso. Ci continuano a vendere aria. E non sentono il vento di cambiamento».
 

Francesco: «Già, la politica. Nelle nostre canzoni c'è, ma non urlata. Ci sono segnali, come nella Favola di Adamo ed Eva. Abbiamo sempre voluto lasciare spazio all'interpretazione della gente».
 

Max:«Anche se in futuro mi propongo di cambiare, essere più diretto. Questi signori parlano di terrorismo ... ».
 

Francesco:«E con quest'aria di destabilizzazione il terrorismo trova ampio spazio».
 

Max:«Ma li vedi i nostri politici? Stanno a punzecchiarsi come bambini delle elementari che si contendono i giocattoli».
 

Francesco: «Dovremmo fare tutti un passo indietro ... ».
 

Max: «Per farne due in avanti. Diamoci una calmata, va'».