Contro un'onda del mare (1996)

Quel che fa paura
Sul filo
Gli anni senza un dio
Il bagliore dato a questo sole
Karbogha
Sirio è sparita
L'eremita
Terra
Il viaggio di Luna
Sono pazzo di te
 

Quel che fa paura (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Quel che fa paura
come i tasti estremi del pianoforte
come le falangi delle dita
quando la mano è magra,
prima della morte
Quel che fa paura
come quelle strade in salita
sbarrate soltanto dal cielo
da quelle dita
Quel che fa paura
come le scale di legno di gialle cantine
come le statue di marmo nelle chiese
come le donne nude e distese,
viste dal rosa di tendine
Quel che fa paura
come la scia di un benzinaio aperto,
nelle strade di deserto americano
come i fulmini senza tuono
di primavera rumena
dove il povero è buono
e il cattivo non piega mai la schiena

Quel che fa paura
quel che fa paura...

Quel che fa paura
come il giallo lampeggiante
dopo l'ora di cena
come l'ora di cena
quando il giallo lampeggia
e non hai neanche il pane da mangiare
Quel che fa paura
come un battesimo bianco
consumato nel fango
come una cresima dal sapor di buco nero
e di nozze ammazzate gridando
"non aver paura, non aver paura"
A un bambino queste cose son lontane
come salti di rane
dentro immense paludi
come sputi a gola secca
scagliati contro un'onda del mare.
 

Sul filo (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Cannone spara fumo, un rimorso
che stordisce sul passato che castiga
nessuna pietà
Sono stato io, carezza e cenere,
un incendio delicato,
spirale di amore - odio
Come intruse, rifiutavo memorie
e dolcissime domeniche cantate
sulle panchine
Confusione, ed equilibrio fasullo
"Prigioniero: prego, si alzi in piedi!"

E lei rimane di vetro ed incespica
dicendo che è felice di partire
poi ritorno ad impegnarsi
su quella piega del vestito
non si accorge che cammino
in bilico sul filo.
Indago il tempo di noi, le stagioni
quando due colori estremi
lottavano dentro di me
Una prova: lo rifarei di nuovo,
ho sbagliato il giocattolo è stanco
o è meglio di no.
Non conviene dubitare all'indietro
sgomitare bolle d'aria
e uscirne con l'acqua alla gola
Ora glielo dirò, ora glielo dirò!

Ma poi manca il coraggio, quasi casco dalle
nuvole dicendo che fa caldo
ed abbasso il finestrino
e lei si massaggia il sopracciglio
con un etto di matita
come una diva.

Vulcano s'è spento ormai
sento lava gelida sui fianchi teneri
un terremoto all'interno commuove
mi rapina, vita della vita,
e lascia il segno:
ora guarda che fai;
stringiti un pugno alla mano
ti consuma questa mimica di carta vetrata
Amala oppure vai via!

Si fruga nella tasca
trova un paio di forcine per capelli
e poi si tuffa dentro al mio retrovisore
anzi, lo piega verso la destra
ci controlla la vecchiaia
e guarda una ruga
 

Gli anni senza un dio (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

L'inverno cigola
come un carrello della spesa
a zonzo tra il pesante di noi corpi e le
anime
incastonate dentro cattedrali e panettoni
non torneremo, credo, polvere ma lievito.

Ringrazio Dio, che non mi ascolta mai
perchè sarei un diavolo per lui

Sintomi indecenti scorrono come asfissie
ho visto baci senza labbra
"addio Gesù bambino"
abbandonati poi, dall'altra parte,
tossi e smocciolio
verdetti logori di zie d'ingombro,
verso un neo.

Ringrazio Dio, sgomento e musica
perchè sarei acqua nelle vene

"Vedi figlio mio,
solo poi ti accorgerai,
che è meglio non capire
le miserie strane che ho capito io
Chiudi gli occhi, è solo un fulmine
che verrà il tuono ed io non ci sarò"

Ringrazio Dio, per gli anni senza un dio
perchè sarei un uomo per metà.

Rit...
 

Il bagliore dato a questo sole (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Ho visto fiere rondini
bruciare di passione
volando basse e rapide
ridendo piano
e le ho viste, stanche e affrante
posarsi sul mio balcone
le ho sentite parlare, parlare
tenendosi per mano
Ho paura di cadere
disse la più bella
di scoprire che i miei voli,
son stati di cartone
di scoprire chi ha creato quella stella
che dall'alto osserva tutto
come l'occhio di Didone
la più piccola la ascolta,
ali chiuse, sguardo spento
forse impreparata
ad un tema così amaro
E lei non parla
ed io leggo in volto
il verso del giaguaro

Liberi di vivere
liberi di ascoltare
le illusioni della mente
e dell'anima
liberi dai pensieri
dai riflessi della mente
e dell'anima
liberi di ascoltare
le ragioni dentro al cuore
e dell'anima

E questi giorni in bianco e nero
accartocciati dentro fogli da disegno
dove due colori son bastati per guardare
le foto di famiglia
e lì, ho visto tutti i voli
con le ali irrigidite
come fossili di marmo
ci vorrebbe un vento bagnato
che riempia gli spazi,
lasciati all'agonia dell'infinito
che spenga il bagliore dato a questo sole

Liberi di vivere
liberi di ascoltare
le illusioni della mente
e dell'anima
liberi dai pensieri
dai riflessi della mente
e dell'anima
liberi di ascoltare
le ragioni dentro al cuore
e dell'anima
 

Karbogha (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Croce di sangue sullo scudo
mano protesa per forte paura
mantello strappato dalla spada
custode del Santo Sepolcro

Karbogha, un urlo in mezzo al fumo
occhi stanchi per la sete
dove polvere e fatica
sono fango

Pietà non scorre dal tuo sguardo
neanche dai pugni che serran le briglie
solo un miraggio, una gemma lontana,
navi inseguite, sparire nel mare
Stringere tesori al petto
e piangere un morto tra arazzi e tappeti
Forti odori d'incenso
dietro una tenda di velluto nero

Karbogha, un pugnale alla schiena
profeta offeso dall'orgoglio
La sua rabbia incide a ferro
come una tortura

Pazienza guerriero
con gli occhi stanchi
nobile promessa,
scivola giù dalla montagna
audacia non serve,
per la buona giustizia
Pazienza guerriero
con gli occhi fermi
torneranno le navi alle loro terre
ogni terra è Santa
ogni uomo guerriero

Karbogha sconfitto
avrà un figlio cristiano
e lui manterrà di suo padre
la parola data

Karbogha, un urlo in mezzo al fumo
occhi stanchi per la sete
dove polvere e fatica
sono fango
 

Sirio è sparita (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Stella gigante
sola, lontana dalle altre
io sono qui
sono così
guardami bene indicarti col dito
sono stupito
dal bianco accecante che viene

Maga
portami al Nilo
Lascia che attinga al tuo vino
chiama l'Iside
nata dall'indicare d'Egizi
ai vizi di un Era
al bere che allevia
di un figlio nascosto, le pene

Sirio gigante
resta, ti prego, mia amante
quando all'alba mi sveglio
e il cielo con gli occhi, disegno
cercando il tuo viso
e, nudo mio corpo
trasporto
nel buio,
diviso dal faro
sparo di stelle
frecce di luna su pelle
volo ferito
e goccia il mio sangue sul mare
infrange silenzio il chiamare
d'uomo che sente
sparito di Sirio il lucente
 

L'eremita (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Salutò aggrappato ad un abbraccio
e le mani, veloci, sulla valigia
un cartone, ignaro e sorpreso,
a chiudere il pane fra i libri
Amico curioso a strisce
come la camicia svogliata
e gli umori tremendi
colorati per ogni notte in bianco

L'eremita
è un vuoto scalzo che misura il tempo
L'eremita
cammina la sua vita da solo

Quando decise di partire
e disse "addio" con volto non vero
e lui cammina piangendo storto
e nulla che rifletta il male
se non, acque immobili
a specchiare l'urlo del silenzio
oppure un occhio obliquo
che guarda e ti sorride male

L'eremita
un aquilone che volteggia nell'aria
L'eremita
un urlo che scolpisce l'anima

L'eremita coltiva la sua terra
e mischia il ricordo col fango
e l'uomo guarda il suo vestito
da tempo irriverente
rumore raro, di natura dormiente
che mi strappa la voglia di tornare
dove una folla di eremiti
organizza abbracci a vanvera

L'eremita
che conosco, è una memoria di schiena
che mi invita a pensare
che non voglio tornare
 

Terra (testo: M. Gazzè/ L. Morelli; musica: M. Gazzè)
 

Mi sveglio stamattina
con un male al teschio
l'alito di un lama e la faccia distorta
mi infilo i pantaloni
sulle mutande sporche
la casa è abbandonata e fa un odore di
stalla

Accendo la T.V. sigaretta nella gola
vedo solo culi e sento voci stridenti
mi sciacquo le pupille
prima di uscire in strada
un rospo dentro al cesso
mi sorride alle spalle

esco senza chiudere la porta di casa
piove, non ho ombrello
e ho la scarpa bucata
per strada schiaccio un verme
sull'asfalto interrotto
vedo un gatto secco
spiaccicato da un TIR!
vedo le immondizie accumulate da mesi
una faina mi abbaia,
gli schiaccio una zampa

Barista che mi guarda
mentre sbrano un cornetto
che faccia vuoi che abbia,
son due anni che non dormo...PER DIO!
Lo so che sono bianco
e sembro imbalsamato
sono anemico, puzzo
e ho sei denti cariati
Piante carnivore; polpette per cani,
tutti devono mangiare,
i bambini e gli animali
anch'io vorrei mangiare
ingrassare qualche chilo
arrossire le guanciotte come un Tedesco
o un Tirolese

Oggi non ho voglia di pagare e salutare
oggi non ho più la forza
di ascoltare le tue noie
fuggo e mi nascondo
sotto gli occhiali scuri
non vorrei farmi notare e farmi giudicare
così, al primo incontro,
vedo nero in tutti i modi
non riconoscerei mio padre
se lo incontrassi per strada.
 

Il viaggio di Luna (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Luna girava
era in cerca di se stessa
vestita a buccia d'arancio, passeggiava tra
le luci spente di comete
Ora si sentiva persa
E vide Plutone sospeso nel grigiore mite,
troppo buio
e riprese il suo cammino
Vide Nettuno sparire in fondo a un mare
stanco e fragile
Così fiera e coraggiosa
Luna pensò:
 

Troverò prima o poi,
Terra mia?
si chiedeva invano, per la prima volta
Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?

Tempo di un attimo
E c'era già Saturno antico
sembrava quasi invitarla dentro al giallo
calmo dei suoi anelli magici
ma si accorse del pericolo
E vide lontano, immenso, Giove illuminato
a bande di colore
Troppo grande il peso e il trono
E Marte vicina gocciolava guerra, sangue e
rabbia, fradici
Così fiera e coraggiosa
Luna pensò:

Troverò prima o poi,
Terra mia?
si chiedeva invano, la seconda volta
Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?

Poi un giorno: Terra mia,
e finì la sua corsa cieca
e se ne innamorò.
Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?
 

Sono pazzo di te (testo: M. Gazzè/ F. Gazzè; musica: M. Gazzè)
 

Come farò a capire quel che sai di me?
se non hai mai capito che sono pazzo di te

E come potrò ascoltare solo gli occhi tuoi?
se non hai mai capito che sono pazzo di te

E non capirai che è difficile per me
perchè non hai mai capito
che sono pazzo di te

Come farò a guarire dalle tue bugie?
se non hai mai capito che sono pazzo di te

Ma come vorrei che tu fossi qui con me
anche se non hai capito
che sono pazzo di te.