Riassunti dei prologhi di alcune commedie di Terenzio

Prologo dell'Eunuchus

Terenzio si difende dall’accusa di aver copiato direttamente da autori latini invece di rifarsi alla contaminatio di modelli greci. Dopo aver avvertito il suo accusatore Luscio Lanuvino che non avrebbe più tollerato altre insinuazioni sulla sua opera. Il poeta ammette l’esistenza di commedie di Plauto e Ennio che hanno come personaggi l’adulatore e il soldato vanaglorioso (presenti anche nell’Eunuchus), a loro volta desunti dall’originale menandreo, ma Terenzio afferma di essersi rifatto solamente a quest’ultimo. Poi asserisce che gran parte dei modelli greci sono stati rielaborati in latino, perciò chiede agli spettatori benevolenza nei confronti degli autori contemporanei, che non possono non rifarsi a tali topoi.

Prologo dell'Andria

Terenzio si difende dall’accusa di contaminatio dicendo che l’Andria si rifaceva sia alle commedie menandree Andria e Parinzia, molto simili tra loro nel contenuto ma di stile differente. L’opera del poeta nel rielaborare l’Andria era consistita anche nel riprendere alcune parti della Perinzia. Terenzio risponde quindi a coloro che lo accusano di contaminatio affermando che anche Plauto e Ennio se ne erano serviti e perciò coloro che lo incolpano di riflesso condannano l’opera di questi grandi autori. Terenzio conclude invitando i suoi accusatori a tacere.

Prologo del Heautontimorumenos

Terenzio si difende inizialmente dall’accusa di aver contaminato molte commedie greche ma di averne composte poche di latine dicendo che per questa commedia ha raddoppiato l’argomento dell’originale menandreo. Il poeta si difende anche dalla seconda accusa, cioè quella di essere un prestanome e non il compositore delle sue commedie, pregando il suo pubblico di essere imparziale e di non dare peso alle invenzioni dei malvagi. Dopo essersi discolpato, definisce il concetto di commedia stataria, commedia non dell’azione ma della parola (del carattere).

Prologo dell'Hecyra

Terenzio racconta come è riuscito,grazie alla sua tenacia, a ridare vita alle commedie di Cecilio. Con la stessa tenacia cerca di fare altrettanto con la sua Hecyra, giunta alla terza rappresentazione: durante la prima gli spettatori erano fuggiti prima che finisse per andare a vedere lo spettacolo dei funamboli, la seconda quello dei gladiatori. Adesso chiede al pubblico di dargli una possibilità, con il silenzio e l’attenzione.