Svetonio - De vita Caesarum
Liber II - Divus Augustus

LXXII - Abitudini di Augusto

In ceteris partibus vitae continentissimum constat ac sine suspicione ullius vitii. Habitavit primo iuxta forum Romanumsupra Scalas anularias, in domo quae Calvi oratoris fuerat; postea in Palatio, sed nihilominus aedibus modicis Hortensianis et neque laxitate neque cultu cospicuis, ut in quibus porticus breves essent Albanarum columnarum et sine marmore ullo aut insigni pavimento conclavia. [...]

Nelle altre manifestazioni della vita risulta che fu moderatissimo e senza sospetto di alcun vizio. Dapprima abitò nei pressi del foro romano sopra le Scale dei gioiellieri, nella casa che era stata dell'oratore Calvo; in seguito sul colle Palatino, ma tuttavia nella casa modesta di Ortensio e insigni né per l'ampiezza né per la raffinatezza, nelle quali c'erano solo brevi portici di colonne Albane e le camere erano senza alcun marmo e un pavimento raffinato. [...]

LXXIII

Instrumenti eius et suppellectilis parsimonia apparet etiam nunc in residuis lectis ac mensis, quorum pleraque vix privatae elegantiae sunt. Ne toro quidem eum cubuisse aiunt, nisi umili et modice in strato. Veste raro alia quam domestica usus est, ab uxore et sorore et filia neptibusque confecta; togis neque restrictis neque fusis, clavo nec lato nec angusto, calceamentis altiunculis, ut procerior quam erat videretur. Et forensia autem et calceos saepe intra cubiculum habuit, ad subitos repentinosque casus parata.

La modestia del suo arredamento e delle suppellettili appare anche adesso nei restanti letti e tavole, la maggior parte dei quali è a stento di privata eleganza. Non dicono neppure che lui abbia dormito su un materasso. Raramente usò un'altra veste che (non fosse) quella che usava a casa (domestica) fatta dalla moglie e dalla sorella, dalla figlia e dalle nipoti; (usò) toghe né strette né abbondanti, con il fregio di porpora né troppo largo né troppo stretto, scarpe un po' alte affinché sembrasse più alto di quanto fosse. Ebbe spesso abiti e calzature forensi nella stanza da letto, pronto ad avvenimenti imprevisti e improvvisi per qualsiasi evenienza improvvisa. Aveva spesso invitati, ma non mai senza un pranzo semplice, non senza una grande scelta di uomini.

LXXIV

Convivabatur assidue nec umquam nisi recta, non sine magno ordinum hominumque dilectu. Valerius Messalla tradit neminem umquam libertinorum adhibitum ab eo cenae, excepto Mena, sed asserto in ingenuitatem post proditam Sexti Pompei classem. Ipse scribit, invitasse se quendam, in cuius villa maneret, qui speculator suus olim fuisset. Convivium nonnumquam et serius inibat et maturius relinquebat. [...]

Dava continuamente banchetti, ma sempre in piena regola, con attenta selezione delle persone e delle categorie. Valerio Messalla riferisce che mai nessuno tra i liberti è stato ammesso a pranzo da lui, eccetto Mena, ma (una volta) affrancato dopo la consgna della flotta di Sesto Pompeo. Egli stesso scrive di averne invitato, una volta, uno nella cui casa di campagna si trovava, e che era stato un tempo un suo informatore. Talvolta sia cominciava il banchetto più tardi, sia lo lasciava prima. [...]