Seneca - Epistulae morales ad Lucilium
Liber VI (LIII-LXII)

LX - Fama e ambizione

Seneca Lucilio suo salutem.
Queror, litigo, irascor. Etiam nunc optas quod tibi optavit nutrix tua aut paedagogus aut mater? nondum intellegis quantum mali optaverint? O quam inimica nobis sunt vota nostrorum! eo quidem inimiciora quo cessere felicius. Iam non admiror si omnia nos a prima pueritia mala sequuntur: inter exsecrationes parentum crevimus. Exaudiant di quandoque nostram pro nobis vocem gratuitam. Quousque poscemus aliquid deos? [quasi] ita nondum ipsi alere nos possumus? Quamdiu sationibus implebimus magnarum urbium campos? quamdiu nobis populus metet? quamdiu unius mensae instrumentum multa navigia et quidem non ex uno mari subvehent? Taurus paucissimorum iugerum pascuo impletur; una silva elephantis pluribus sufficit: homo et terra et mari pascitur. Quid ergo? tam insatiabilem nobis natura alvum dedit, cum tam modica corpora dedisset, ut vastissimorum edacissimorumque animalium aviditatem vinceremus? Minime; quantulum est enim quod naturae datur! Parvo illa dimittitur: non fames nobis ventris nostri magno constat sed ambitio. Hos itaque, ut ait Sallustius, "ventri oboedientes" animalium loco numeremus, non hominum, quosdam vero ne animalium quidem, sed mortuorum. Vivit is qui multis usui est, vivit is qui se utitur; qui vero latitant et torpent sic in domo sunt quomodo in conditivo. Horum licet in limine ipso nomen marmori inscribas: mortem suam antecesserunt. Vale.

Seneca saluta il suo Lucilio.
Mi lamento, litigo, mi infiammo. Ancora desideri ciò che desiderava per te la tua nutrice o il pedagogo o tua madre? Ancora non capisci quanto male hanno desiderato? O quanto ci sono nemici i desideri dei nostri parenti! Certamente tanto più sono nemici quanto sono riusciti efficaci. Ormai non mi stupisco se tutte le cose ci seguono in modo nocivo fin dalla prima infanzia: cresciamo tra le maledizioni dei genitori. Possano gli dei una buona volta ascoltare la nostra preghiera senza interesse. Fino a quando chiederemo qualcosa agli dei, come se ancora non fossimo capaci da noi stessi di nutrirci. Fino a quando riempiremo di sementi i campi delle grandi città? Fino a quando un intero popolo mieterà per noi? Fino a quando molte navi, certamente non provenienti da un solo mare, trasporteranno l'allestimento per una sola tavola? Il toro si sazia con un pascolo di pochissimi iugeri; una sola foresta è sufficiente a più elefanti: l'uomo è nutrito sia dalla terra, sia dal male. Che dunque? La natura ci diede uno stomaco tanto instabile, pur avendoci dato un corpo tanto modico, che vinciamo in avidità gli animale più voraci? Assolutamente no; quanta poca cosa è ciò che viene dato alla natura! Essa viene accontentata di poco: non ci costa molto la fame dei nostri ventri, ma l'ambizione. Infatti, come dice Sallustio, considereremo questi "obbedienti al ventre" animali, non uomini, in realtà taluni di questi neppure essere animati, ma morti. È vivo colui che è utile agli altri, è vivo colui che è utile a se stesso; in verità quelli si nascondono e sono inattivi, vivono nelle loro case come in un sepolcro. Sarebbe lecito che tu scrivessi il loro nome sulla loro soglia di marmo: hanno anteceduto la loro morte. Ciao.

LXI

Seneca Lucilio suo salutem.
Desinamus quod voluimus velle. Ego certe id ago senex eadem velim quae puer volui. In hoc unum eunt dies, in hoc noctes, hoc opus meum est, haec cogitatio, imponere veteribus malis finem. Id ago ut mihi instar totius vitae dies sit; nec mehercules tamquam ultimum rapio, sed sic illum aspicio tamquam esse vel ultimus possit. Hoc animo tibi hanc epistulam scribo, tamquam me cum maxime scribentem mors evocatura sit; paratus exire sum, et ideo fruar vita quia quam diu futurum hoc sit non nimis pendeo. Ante senectutem curavi ut bene viverem, in senectute ut bene moriar; bene autem mori est libenter mori. Da operam ne quid umquam invitus facias: quidquid necesse futurum est repugnanti, id volenti necessitas non est. Ita dico: qui imperia libens excipit partem acerbissimam servitutis effugit, facere quod nolit; non qui iussus aliquid facit miser est, sed qui invitus facit. Itaque sic animum componamus ut quidquid res exiget, id velimus, et in primis ut finem nostri sine tristitia cogitemus. Ante ad mortem quam ad vitam praeparandi sumus. Satis instructa vita est, sed nos in instrumenta eius avidi sumus; deesse aliquid nobis videtur et semper videbitur: ut satis vixerimus, nec anni nec dies faciunt sed animus. Vixi, Lucili carissime, quantum satis erat; mortem plenus exspecto. Vale.

Seneca saluta il suo Lucilio.
Smettiamo di volere ciò che abbiamo voluto, io certamente mi comporto in modo da smettere da vecchio di volere le stesse cose che ho voluto da fanciullo. Verso questa sola cosa se ne vanno i giorni e le notti questo è il mio bisogno, questo pensiero; porre fine ai vecchi mali: faccio in modo che un giorno sia per me come tutta la vita. Ne, in verità, lo afferro come ultimo, ma lo guardo come se possa essere anche l'ultimo. Ti scrivo questo lettera con questo stato d'animo, come se la morte fosse sul punto di chiamare proprio me, mentre la sto scrivendo. Sarò pronto ad andarmene e perciò godrò della vita perché non dipendo troppo dalla sua lunghezza. Prima della vecchiaia mi sono preoccupato di vivere bene, durante la vecchiaia di morire bene: morire bene è morire volentieri. Fai in modo di non fare mai nulla contro voglia, tutto ciò che di necessità avviene a uno che si oppone, per chi è consenziente non è qualcosa di ineluttabile. Dico questo: chi riceve gli ordini volentieri sfugge la parte più dura della schiavitù, cioè fare ciò che non vuole.Non è povero chi fa qualcosa perché è statoi comandato, ma chi fa qualcosa controvoglia e prima di tutto disponiamo l'animo in modo da pensare alla nostra fine senza tristezza. Dobbiamo preparare prima alla morte che alla vita. La vita è abbastanza fornita di tutto, ma noi siamo avidi nall'accumulare provviste, ci sembra e sempre ci sembrerà che manchi qualcosa: ne gli anni, ne i giorni faranno si che siamo vissuti abbastanza, ma l'animo. Ho vissuto, o Luciliio carissimo, quanto era sufficiente, aspetto la morte sazio. Ciao.