Seneca - De Beneficiis
Liber III

XXIII - Generosità e fedeltà di due schiavi

[...] Claudius Quadrigarius in duodevicesimo annalium tradit, cum obsideretur Grumetum et iam ad summam desperationem ventum esset, duos servos ad hostem transfugisse et operae pretium fecisse. Deinde, urbe capta, passim discurrente victore, illos per nota itinera ad domum, in qua servierant, praecucurrisse et dominam suam ante egisse. Quaerentibus quenam esset, dominam et quidem crudelissimam ad supplicium ab ipsis duci professos esse. Educta deinde extra muros summa cura celasse, donec hostilis ira consideret; deinde, ut satiatus miles cito ad Romanos mores rediit, illos quoque ad pristinam condicionem servorum redisse et dominam sibi ipsos dedisse. Manu misit utrumque e vestigio illa nec indignata est ab his se vitam accepisse, in quos vitae necisque potestatem habuisset. [...] In tanta confusione captae civitatis, cum sibi quisque consuleret, omnes ab illa praeter sevos transfugas fugerunt; [...]

[...] Claudio Quadrigario nel diciottesimo libro degli annali racconta che, mentre Grumeto era assediata e già si era arrivati alla disperazione più totale, due schiavi fossero passati al nemico e fossero a lui molto utili. (Racconta) che in seguito, conquistata la città, disperso dovunque il vincitore (mentre l'esercito vincitore faceva scorrerie dovunque), quelli accorsero per percorsi noti alla casa nella quale avevano servito e spinsero davanti a sé la padrona. A coloro che chiedevano chi mai fosse dichiararono che (era la loro) padrona e che (era stata) molto crudele e che veniva condotta da loro stessi al patibolo. Condotta quindi fuori dalle mura, la nascosero con somma cura, fino a quando non si calmasse la confusione e l'ira del vincitore. In seguito, quando i soldati rapidamente stanchi (della razzia) tornarono ai costumi Romani (= civili), anche quelli tornarono alla precedente condizione di schiavi e si diedero essi stessi al servizio della padrona. Quella li affrancò immediatamente entrambi, né giudicò indegno di aver ricevuto la vita da questi sui quali aveva avuto potere di vita e di morte. [...] Nella così grande confusione della città espugnata, mentre ciascuno pensava a se stesso, tutti fuggirono da lei tranne i servi disertori; [...]