Quis multa gracilis te puer in rosa |
Chi è il gracile ragazzo intriso di profumi che, Pirra, ti stringe fra molte rose, sotto l’antro gradito? A chi sciogli la fulva chioma, semplice pur con intrecci? Ahimé, quante volte un inesperto piangerà la parola data e i mutati (voleri degli) dei, e guarderà la superficie del mare sconvolta dai venti in tempesta, lui che ora ingenuo gode di te splendida, che spera che (tu sarai) sempre libera, amabile, ignara della fallacia del vento. Infelici coloro ai quali risplendi, non ancora sperimentata! Da parte mia, la sacra parete (del tempio) indica con una tavoletta votiva che io ho attaccato gli abiti grondanti al potente dio del mare. |
Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi |
Tu non cercare, non è dato saperlo, quale a me, quale a te termine ultimo gli dei abbiano dato, Leucono, e non tentare i calcoli babilonesi. Quant’è meglio sopportare tutto ciò che accadrà, quale che esso sia! Sia che Giove abbia assegnato molti inverni, sia che (abbia assegnato) come ultimo (inverno) questo che ora fiacca contro le opposte scogliere il mar Tirreno: sii saggia, filtra i vini e, poiché il Tempo è breve, riduci la luna speranza. Mentre parliamo, il Tempo invidioso sarà già fuggito: cogli l’attimo il meno possibile fiduciosa nel domani. |