Nepote - De excellentibus ducibus exterarum gentium
XXIV - Timotheus

IV

[...] Timothei autem moderatae sapientisque vitae cum pleraque possimus proferre testimonia, uno erimus contenti, quod ex eo facile conici poterit, quam carus suis fuerit. Cum Athenis adulescentulus causam diceret, non solum amici privatique hospites ad eum defendendum convenerunt, sed etiam in eis Iason, tyrannus Thessaliae, qui illo tempore fuit omnium potentissimus. Hic cum in patria sine satellitibus se tutum non arbitraretur, Athenas sine ullo praesidio venit tantique hospitem fecit, ut mallet se capitis periculum adire quam Timotheo de fama dimicanti deesse. Hunc adversus tamen Timotheus postea populi iussu bellum gessit, patriae sanctiora iura quam hospitii esse duxit. Haec extrema fuit aetas imperatorum Atheniensium, Iphicratis, Chabriae, Timothei: neque post illorum obitum quisquam dux in illa urbe fuit dignus memoria. Venio nunc ad fortissimum virum maximique consilii omnium barbarorum exceptis duobus Carthaginiensibus, Hamilcare et Hannibale. De quo hoc plura referemus, quod et obscuriora sunt eius gesta pleraque et ea, quae prospere ei cesserunt, non magnitudine copiarum, sed consilii, quo tum omnes superabat, acciderunt; quorum nisi ratio explicata fuerit, res apparere non poterunt.

[...] Potendo addurre molte testimonianze della vita regolare e saggia di Timoteo, ce ne basterà una sola, perché si può facilmente comprendere quanto fosse caro ai suoi amici. Da giovane subendo un processo ad Atene, non solo gli amici e i cittadini privati vennero per difenderlo, ma anche tra questi Giasone tiranno della Tessaglia, che in quel tempo fu il più potente di tutti. Questo non essendosi sentito sicuro in patria senza guardie del corpo, andò ad Atene senza alcuna scorta e stimò tanto l'amico che preferiva andare incontro ad un pericolo mortale piuttosto che negare aiuto a Timoteo, che lottava in difesa del suo onore. Timoteo tuttavia poi per ordine del popolo mosse guerra contro questo: considerò che fossero più sacre le leggi della patria che dell'ospitalità. Questo fu l'ultimo periodo dei comandanti ateniesi, Ificrate, Cabria, Timoteo: né dopo la loro morte ci fu qualche comandante in quella città degno di memoria. Vengo ora all'uomo più forte e di saggezza più grande di tutti i barbari fatta eccezione per i due cartaginesi, Amilcare e Annibale. Di questo parleremo di più, poiché la maggior parte delle sue imprese sono poco conosciute e quelle che finirono per lui felicemente non accadero per il gran numero delle truppe, ma per la (grandezza della) sagacia, in cui allora superava tutti; i fatti non potranno sembrare chiari, se la loro successione non sarà spiegata.