Nepote - De excellentibus ducibus exterarum gentium
III - Alcibiades

I - Carattere contraddittorio di Alcibiade

Alcibiades, Cliniae filius, Atheniensis. In hoc, quid natura efficere possit, videtur experta. Constat enim inter omnes, qui de eo memoriae prodiderunt, nihil illo fuisse excellentius vel in vitiis vel in virtutibus. Natus in amplissima civitate summo genere, omnium aetatis suae multo formosissimus, ad omnes res aptus consiliique plenus (namque imperator fuit summus et mari et terra); disertus, ut in primis dicendo valeret, quod tanta erat commendatio oris atque orationis, ut nemo ei [dicendo] posset resistere, dives; cum tempus posceret, laboriosus, patiens; liberalis, splendidus non minus in vita quam victu; affabilis, blandus, temporibus callidissime serviens: idem, simulac se remiserat neque causa suberat, quare animi laborem perferret, luxuriosus, dissolutus, libidinosus, intemperans reperiebatur, ut omnes admirarentur in uno homine tantam esse dissimilitudinem tamque diversam naturam.

Alcibiade, figlio di Clinia, era Ateniese. In questo, pare che la natura abbia tentato di fare le massime prove possibili. Infatti risulta evidente tra tutti quelli che hanno tramandato la sua memoria, che nessuno più di lui è stato eccellente sia nei vizi che nelle virtù. Nato in una grandissima città, di ottima famiglia, era di gran lunga il più bello di tutti nel suo tempo, adattissimo e pieno di saggezza a tutte le cose anche le più difficili (e infatti era un grandissimo comandante sia in mare che in terra); era eloquente tanto da farsi valere tra i primi nel dire, poiché era di un'eloquenza tanto straordinaria che nessuno gli poteva resistere. Quando le circostanze lo richiedevano, era laborioso, paziente , liberale, signorile nella vita pubblica e non meno nella vita privata, era affabile, lusinghiero, poiché si adattava con astuzia alle circostanze. Egli stesso, nello stesso tempo si era svagato e non c' era motivo per cui sopportasse il dolore dell'animo, era considerato sregolato al massimo, dissoluto, capriccioso, così tanto che tutti si meravigliavano che in un solo uomo ci fosse una così grande varietà di costumi ed una tanto diversa natura.

VI - Ritorno di Alcibiade

His cum obviam universa civitas in Piraeum descendisset, tanta fuit omnium exspectatio visendi Alcibiadis, ut ad eius triremem vulgus conflueret, proinde ac si solus advenisset. Sic enim populo erat persuasum, et adversas superiores et praesentes secundas res accidisse eius opera. Itaque et Siciliae amissum et Lacedaemoniorum victoria culpae suae tribuebant, quod talem virum e civitate expulissent. Neque id sine causa arbitrari videbantur. Nam postquam exercitui praeesse coeperat, neque terra neque mari hostes pares esse potuerant. Hic ut e navi egressus est, quamquam Theramenes et Thrasybulus eisdem rebus praefuerant simulque venerant in Piraeum, tamen unum omnse illum prosequebantur, et, id quod numquam antea usu venerat nisi Olympiae victoribus, coronis aureis aeneisque vulgo donabatur. Ille lacrumans talem benivolentiam civium suorum accipiebat, reminiscens pristini temporis acerbitatem. [...]

Quando tutta la città andò incontro a questi (Alcibiade e compagni) nel Pireo, fu così grande l'impazienza di vedere Alcibiade, che il popolo accorse in massa alla trireme di questo, come se fosse arrivato da solo. Così infatti si era persuaso il popolo che sia le sventure precedenti sia le recenti prosperità erano avvenute per sua opera. Poiché cacciarono un tale uomo dalla città pertanto attribuivano alla sua colpa sia la perdita della Sicilia sia la vittoria degli Spartani. E né sembravano giudicare ciò senza motivo. Infatti dopo che aveva cominciato a guidare l'esercito, i nemici non avevano potuto essere pari né per terra né per mare. Questi non appena scese dalla nave nonostante Teramene e Trasibulo e allo stesso tempo fossero venuti nel Pireo tuttavia tutti salutarono solo quello e cosa che mai era accaduta prima se non ai vincitori di Olimpia, il popolo gli fece dono di corone d'oro e di bronzo. Questo piangendo riceveva tale benevolenza dei suoi cittadini, ricordandosi dell'avversità del passato. [...]