Livio - Ab Urbe Condita
Liber XLI

XXVI - La Spagna in rivolta

Celtiberi in Hispania, qui bello domiti se Ti. Graccho dediderant, pacati manserant M. Titinio praetore obtinente provinciam. Rebellarunt sub adventum Ap. Claudi orsique bellum sunt ab repentina oppugnatione castrorum Romanorum. Prima lux ferme erat, cum vigiles in vallo quique in portarum stationibus erant, cum vidissent procul venientem hostem, ad arma conclamaverunt. Ap. Claudius, signo proposito pugnae ac paucis adhortatus milites, tribus simul portis eduxit. Obsistentibus ad exitum Celtiberis primo par utrimque proelium fuit, quia propter angustias non omnes in faucibus pugnare poterant Romani; urguentes deinde alii alios secuti ubi evaserunt extra vallum, ut pandere aciem et exaequari cornibus hostium, quibus circumibantur, possent, ita repente inruperunt, ut sustinere impetum eorum Celtiberi nequirent. Ante horam secundam pulsi sunt; ad quindecim milia caesa aut capta, signa adempta duo et triginta. Castra etiam eo die expugnata debellatumque; nam qui superfuere proelio, in oppida sua dilapsi sunt. Quieti deinde paruerunt imperio.

In Spagna i Celtiberi, che, assoggettati dalla guerra, si erano consegnati a Tiberio Gracco, avendo Marco Titinio ottenuto la provincia, rimasero tranquilli. Sotto l’avvento di Appio Claudio si ribellarono e intrapresero una guerra (cominciando) da un improvviso attacco agli accampamenti dei Romani. Era press'a poco l’alba quando le sentinelle nel vallo e quelli che erano a guardia delle porte, avendo visto da lontano il nemico che arrivava, dettero l’allarme. Appio Claudio, essendo stato dato il segnale della battaglia ed avendo incitato con qualche parola i soldati, faceva uscire i suoi contemporaneamente dalle tre porte. Poiché i Celtiberi opposero resistenza all’uscita, ci fu una battaglia pari dapprima da entrambe le parti, poiché i Romani non potevano combattere tutti (insieme) nella strettezza presso le porte; poi, mentre gli uni pressavano gli altri, incalzando, quando uscirono dal vallo, affinché potessero schierare l'esercito e reggere il confronto con i fianchi dei nemici, ai quali giravano intorno, irrupperò così velocemente che i Celtiberi non riuscirono a sostenere il loro impeto. Prima della seconda ora del giorno furono respinti; circa quindicimila soldati (furono) uccisi o catturati, (furono) sottratti trentadue stendardi. Anche l'accampamento (dei Celtiberi) fu espugnato in quel giorno, e (la guerra) fu portata a termine. Infatti, quelli che sopravvissero alla battaglia, si dispersero nelle loro città. Da quel momento in poi obbedirono tranquilli alla nostra autorità.