Giustino - Epitomi
Liber III

III - L'ordinamento della legislazione spartana di Licurgo

Administrationem rei publicae per ordines divisit: regibus potestatem bellorum, magistratibus iudicia et annuos successores, senatui custodiam legum, populo sublegendi senatum vel creandi quos vellet magistratus potestatem permisit. Fundos omnium aequaliter inter omnes divisit, ut aequata patrimonia neminem potentiorem altero redderent. Convivari omnes publice iussit, ne cuius divitiae vel luxuria in occulto essent. Iuvenibus non amplius una veste uti toto anno permissum, nec quemquam cultius quam alterum progredi ne epulari opulentius, ne imitatio in luxuriam verteretur. Pueros puberes non in forum, sed in agrum deduci praecepit, ut primos annos non in luxuria, sed in opere et in laboribus agerent. Nihil eos somni causa substernere et vitam sine pulmento degere neque prius in urbem redire, quam viri facti essent, statuit. Virgines sine dote nubere iussit, ut uxores eligerentur, non pecuniae, severiusque matrimonia sua viri coercerent, cum nullis frenis dotis tenerentur. [...]

Divise l'amministrazione dello stato per gradi: permise ai re la potestà delle guerre, ai magistrati la giustizia e i successori annui, al senato la custodia delle leggi, al popolo di nominare il senato o di creare, coloro che voleva, in potere della magistratura. Divise ugualmente i fondi di tutti fra tutti, affinché un'uguale suddivisione dei patrimoni non rendesse qualcuno più potente dell'altro. Ordinò che tutti banchettassero a pubbliche spese, affinché la cui ricchezza e la lussuria fossero nascoste. Permise, alla gioventù, non più di una veste da usare per tutto l'anno, né che qualcuno procedesse più colto dell'altro, né che la finzione fosse mutata in lussuria. Stabilì che i bambini adolescenti fossero condotti non nel foro ma nel campo affinchè trascorressero i primi anni non nella lussuria ma nell'attività e nei lavori. Decise che niente li sottomettesse a causa della pigrizia, che vivessero senza mangiare carne e che non ritornassero in città senza essere diventati uomini. Ordinò che le vergini senza dote si sposassero, perchè venissero scelte le spose, e non i patrimoni, e perché gli uomini tenessero i loro matrimoni con maggiore severità poiché non erano costretti dalla dote. [...]