Aulo Gellio - Noctes Atticae
Liber XV

XVI - Singolare morte di Milone di Crotone

Milo Crotoniensis, athleta inlustris, quem in chronicis scriptum est Olympiade LXII primum coronatum esse, exitum habuit e vita miserandum et mirandum. Cum iam natu grandis artem athleticam desisset iterque faceret forte solus in locis Italiae silvestribus, quercum vidit proxime viam patulis in parte media rimis hiantem. Tum experiri, credo, etiam tunc volens, an ullae sibi reliquae vires adessent, inmissis in cavernas arboris digitis diducere et rescindere quercum conatus est. Ac mediam quidem partem discidit divellitque; quercus autem in duas diducta partis, cum ille quasi perfecto, quod erat conixus, manus laxasset, cessante vi rediit in naturam manibusque eius retentis inclusisque stricta denuo et cohaesa dilacerandum hominem feris praebuit. [...]

Milone di Crotone, celebre atleta, di cui è scritto che fu incoronato vincitore nella 62ª olimpiade, ebbe dei risultati da una vita deplorevole e meravigliosa. Dopo che aveva rinunciato alla propria arte atletica per l'età già avanzata, mentre camminava per caso solo in regioni boscose d'Italia, vide una quercia vicinissima ad una strada, di cui i rami si aprivano nella parte centrale. Allora volle mettere alla prova le sue forze, introdusse le dita nelle fenditure dell'albero e tentò di dividere e rompere la quercia. E senza dubbio ruppe e svelse la parte centrale, poi aveva diviso la quercia in due parti, e con quella mano allargò. Pertanto, poiché la forza si era arrestata, la quercia ritornò alla conformazione naturale, ma trattenne e chiuse dentro le mani di lui e, unita nuovamente, mostrò agli animali il misero uomo e quelli lo lacerarono. [...]