Aulo Gellio - Noctes Atticae
Liber I

XXIII - Papirio, un fanciullo ingegnoso

Historia de Papirio Praetextato dicta scriptaque est a M. Catone in oratione, qua usus est ad milites contra Galbam, cum multa quidem venustate atque luce atque munditia verborum. Ea Catonis verba huic prorsus commentario indidissem, si libri copia fuisset id temporis, cum haec dictavi. Quod si non virtutes dignitatesque verborum, sed rem ipsam scire quaeris, res ferme ad hunc modum est: mos antea senatoribus Romae fuit in curiam cum praetextatis filiis introire. Tum, cum in senatu res maior quaepiam consultata eaque in diem posterum prolata est, placuitque, ut eam rem, super qua tractavissent, ne quis enuntiaret, priusquam decreta esset, mater Papirii pueri, qui cum parente suo in curia fuerat, percontata est filium, quidnam in senatu patres egissent. Puer respondit tacendum esse neque id dici licere. Mulier fit audiendi cupidior; secretum rei et silentium pueri animum eius ad inquirendum everberat: quaerit igitur compressius violentiusque. Tum puer matre urgente lepidi atque festivi mendacii consilium capit. Actum in senatu dixit, utrum videretur utilius exque republica esse, unusne ut duas uxores haberet, an ut una apud duos nupta esset. Hoc illa ubi audivit, animus compavescit, domo trepidans egreditur ad ceteras matronas. Pervenit ad senatum postridie matrum familias caterva; lacrimantes atque obsecrantes orant, una potius ut duobus nupta fieret, quam ut uni duae. Senatores ingredientes in curiam, quae illa mulierum intemperies et quid sibi postulatio istaec vellet, mirabantur. Puer Papirius in medium curiae progressus, quid mater audire institisset, quid ipse matri dixisset, rem, sicut fuerat, denarrat. Senatus fidem atque ingenium pueri exosculatur, consultum facit, uti posthac pueri cum patribus in curiam ne introeant, praeter ille unus Papirius, atque puero postea cognomentum honoris gratia inditum "Praetextatus" ob tacendi loquendique in aetate praetextae prudentiam.

La storia di Papirio Pretestato è stata raccontata e scritta da Marco Catone nell'orazione che fece ai soldati contro Galba, con certamente molta eleganza e splendore e raffinatezza di linguaggio. In questo diario avrei riportato direttamente queste parole di Catone, se, quando ho dettato queste cose, avessi avuto una copia del libro di quell'epoca. Ma se non mi chiedi il valore e la dignità delle parole, ma la conoscenza del fatto in sé, la storia è all'incirca così: prima era usanza dei senatori di Roma di entrare in senato coi figli che ancora indossavano la toga pretesta. Allora, quando in senato fu discussa una faccenda piuttosto importante e fu rinviata al giorno successivo, e si decise che nessuno dovesse parlare della faccenda su cui stavano discutendo prima che fosse stata deliberata, la madre del giovane Papirio, che era stato in senato con suo padre, interrogò il figlio su cosa mai i senatori avessero discusso in senato. Il ragazzo rispose che ciò doveva essere taciuto e non era lecito fosse detto. La donna diventa più desiderosa di sentire; la segretezza della cosa e il silenzio del ragazzo invitò il suo animo ad indagare: chiede dunque più insistentemente e più violentemente. Allora il ragazzo siccome la madre (lo) opprimeva decide di (dire) una bugia arguta e divertente. Disse che in senato si era discusso se sembrasse più utile e fosse più nell'interesse dello stato se uno avesse due mogli o se una fosse sposa di due. Quando quella udì ciò, si impaurì, uscì di casa tremante (per andare) dalle altre signore. Accorse in senato il giorno dopo una folla di madri di famiglia; piangendo e supplicando pregano che una (donna) potesse essere in sposa a due invece che due (donne) a uno. I senatori che entravano in curia si stupivano di quale insubordinazione di donne (fosse) quella, e di che cosa quella petizione lì volesse da loro. Il giovane Papirio, avanzato al centro della curia, racconta che cosa la madre aveva stabilito di sentire, (e) che cosa lui avesse detto alla madre, (insomma) la storia così com'era stata. Il senato loda la lealtà e l'ingegno del ragazzo, prende la decisione che da quel momento in poi i ragazzi non (potessero) entrare in senato con i genitori, tranne quel Papirio, e in seguito fu dato al ragazzo in onore il cognome "Pretestato" per la prudenza nel tacere e nel parlare già in età pretesta.