Eutropio - Breviarium
Liber VII

XIV - Nerone

Successit huic Nero, Caligulae, avunculo suo, simillimus, qui Romanum imperium et deformavit et diminuit, inusitatae luxuriae sumptuumque, ut qui exemplo C. Caligulae in calidis et frigidis lavaret unguentis, retibus aureis piscaretur, quae blattinis funibus extrahebat. Infinitam senatus partem interfecit, bonis omnibus hostis fuit. Ad postremum se tanto dedecore prostituit, ut et saltaret et cantaret in scaena citharoedico habitu vel tragico. Parricidia multa commisit, fratre, uxore, sorore, matre interfectis. Urbem Romam incendit, ut spectaculi eius imaginem cerneret, quali olim Troia capta arserat. In re militari nihil omnino ausus Britanniam paene amisit. Nam duo sub eo nobilissima oppida capta illic atque eversa sunt. Armeniam Parthi sustulerunt legionesque Romanas sub iugum miserunt. Duae tamen sub eo provinciae factae sunt, Pontus Polemoniacus concedente rege Polemone et Alpes Cottiae Cottio rege defuncto.

A questo successe Nerone, molto simile a suo zio Caligola; il quale deturpò e diminuì l'autorità dei Romani, affinchè questi con l'esempio delle smodatezze e dell'inusuale lussuria di Caligola si lavasse con unguenti caldi e freddi, pescasse con reti d'oro, che tirava con funi di porpora. Tolse di mezzo un'infinita parte del senato, fu nemico di tutti gli onesti. Infine si oppose con tanto disonore, che ballava e cantava sulla scena nella veste di un citoredico o di un tragico. Uccisi il fratello, la moglie, la sorella e la madre, commise molti omicidi dei parenti. Incendiò la città di Roma, per riconoscere l'immagine del suo spettacolo nel modo stesso che Troia, catturata, era arsa. Non arrischiatosi affatto nell'arte militare, si lasciò quasi sfuggire la Bretagna. Infatti furono catturate sotto di lui due città fortificate e furono distrutte lì stesso. I Parti sottomisero le legioni romane in Armenia. Tuttavia sotto di lui furono create due provincie, il Ponto Polemoniaco per concessione del re Polemone e le Alpi Cozie alla morte del re Cozio.

XXI - Tito, amore e delizia del genere umano

Huic Titus filius successit, qui et ipse Vespasianus est dictus, vir omnium virtutum genere mirabilis adeo, ut amor et deliciae humani generis diceretur, facundissimus, bellicosissimus, moderatissimus. Causas Latine egit, poemata et tragoedias Graece conposuit. In oppugnatione Hierosolymorum sub patre militans duodecim propugnatores duodecim sagittarum confixit ictibus. Romae tantae civilitatis in imperio fuit, ut nullum omnino puniret, convictos adversum se coniurationis dimiserit vel in eadem familiaritate, qua antea, habuerit. Facilitatis et liberalitatis tantae fuit, ut, cum nulli quicquam negaret et ab amicis reprehenderetur, responderit nullum tristem debere ab imperatore discedere, praeterea, cum quadam die in cena recordatus fuisset nihil se illo die cuiquam praestitisse, dixerit: "Amici, hodie diem perdidi". Hic Romae amphitheatrum aedificavit et quinque milia ferarum in dedicatione eius occidit.

A questo successe il figlio Tito, che anche lui si chiamava Vespasiano, uomo ammirevole per ogni genere di virtù a tal punto che era chiamato amore e delizia del genere umano, eloquentissimo, bellicosissimo, equilibratissimo. Trattò cause giudiziarie in latino, compose poemi e tragedie in greco. Nell'assedio di Gerusalemme, combattendo sotto il padre, trafisse dodici difensori con dodici colpi di frecce. A Roma fu di una tale mitezza nel governo che non punì proprio nessuno, e lasciò andare i colpevoli di una congiura contro di lui in modo tale che li ebbe nella stessa amicizia di prima. Fu di così grande cortesia e bontà che, non negando nulla a nessuno ed essendo criticato per questo dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi tristemente dall'imperatore, inoltre un giorno durante la cena, essendosi ricordato di non aver concesso nulla a nessuno quel giorno, disse "Amici, oggi ho perso un giorno". Questi fece costruire un anfiteatro a Roma e uccise nell'inaugurazione cinquemila belve.