Quare autem hoc quod repertum est, illustre, cardinale,
aulicum et curiale adicientes vocemus, nunc disponendum est: per quod clarius
ipsum quod ipsum est faciamus patere. Primum igitur quid intendimus cum illustre adicimus, et quare illustre
dicimus, denudemus. Per hoc quoque quod illustre dicimus, intelligimus quid
illuminans et illuminatum prefulgens: et hoc modo viros appellamus illustres,
vel quia potestate illuminati alios et iustitia et karitate illuminant, vel
quia excellenter magistrati excellenter magistrent, ut Seneca et Numa
Pompilius. Et vulgare de quo loquimur et sublimatum est magistratu et
potestate, et suos honore sublimat et gloria. |
Ora bisogna esporre il motivo per cui questo linguaggio
che si è trovato noi lo indichiamo accostandovi (i termini) illustre,
cardinale, aulico e curiale; attraverso quest'operazione facciamo risaltare
più chiaramente ciò che questo linguaggio è per se stesso. Per prima cosa,
quindi, mettiamo in evidenza che cosa intendiamo quando gli accostiamo
l'aggettivo "illustre" e perché lo chiamiamo illustre. Veramente,
per ciò che chiamiamo illustre intendiamo qualche cosa che illumina e che,
illuminata, risplende: e in questo modo chiamiamo gli uomini illustri o
perché, illuminati dal potere, a loro volta illuminano gli altri sia con la
giustizia che con la carità, o perché eccellentemente istruiti, a loro volta
eccellentemente istruiscono, come Seneca e Numa Pompilio. E il volgare di cui
parliamo sia elevato da un potere e magistero che solleva i suoi con onore e
gloria. |
Neque sine ratione ipsum vulgare illustre decusamus
adiectione secunda, videlicet ut id cardinale vocetur. Nam sicut totum
hostium cardinem sequitur ut, quo cardo vertitur, versetur et ipsum, seu
introrsum seu extrorsum flectatur, sic et universus municipalium grex
vulgarium vertitur et revertitur, movetur et pausat secundum quod istud, quod
quidem vere paterfamilias esse videtur. Nonne cotidie extirpat sentosos frutices de Ytalia silva? Nonne cotidie
vel plantas inserit vel plantaria plantat? Quid aliud agricole sui satagunt
nisi ut amoveant et admoveant, ut dictum est? Quare prorsus tanto
decusari vocabulo promeretur. |
E non senza ragione onoro con il secondo aggettivo lo
stesso volgare illustre, sì, cioè da chiamarlo cardinale. Infatti, come l'intera
porta segue il cardine, cosicché si gira dove si gira il cardine, e questo
stesso si piega o verso l'esterno o verso l'interno, così anche l'insieme dei
comuni si volge e si rivolge come il gregge dei dialetti, si muove e si ferma
per il fatto che questo sembra davvero un pater familias. Non estirpa forse
quotidianamente i frutti spinosi dalla foresta italica? Non innesta forse
quotidianamente marze o non pianta forse delle pianticelle? In cos'altro si
affaccendano i suoi contadini, se non a rimuovere e a mettere, come (gli) si
è detto? Perciò merita di essere onorato con un così grande vocabolo. |
Hoc autem vulgare quod illustre, cardinale, aulicum et
curiale ostensum est, dicimus esse illud quod vulgare latium appellatur. Nam
sicut quoddam vulgare est invenire quod proprium est Cremone, sic quoddam est
invenire quod proprium est Lombardie; et sicut est invenire aliquod quod sit
proprium Lombardie, [sic] est invenire aliquod quod sit totius sinistre
Ytalie proprium; et sicut omnia hec est invenire, sic et illud quod totius Ytalie
est. Et sicut illud cremonense ac
illud lombardum et tertium semilatium dicitur, sic istud, quod totius Ytalie
est, latium vulgare vocatur. Hoc enim usi sunt doctores illustres qui
lingua vulgari poetati sunt in Ytalia, ut Siculi, Apuli, Tusci, Romandioli,
Lombardi et utriusque Marchie viri. |
D'altra parte diciamo che questo volgare, che è stato
mostrato come illustre, cardinale, aulico e curiale, sia quello che si chiama
volgare italiano. Infatti come è possibile trovare un volgare che sia proprio
di Cremona, così è possibile trovarne (uno) che è proprio della Lombardia; e
come se ne trova uno che è proprio della Lombardia, è possibile trovarne uno
che si propria di tutta la parte sinistra dell'Italia; e come è possibile
trovare tutti questi, così (si può trovare) anche quello che sia proprio di
tutta l'Italia. E come quello si chiama cremonese e quello lombardo e il
terzo semi-italiano, così questo, che è proprio di tutta l'Italia, si chiama
volgare italiano. Di questo infatti si sono serviti i maestri illustri che
hanno poetato in lingua volgare in Italia, come i Siciliana, gli Apuli, i
Toscani, i Romagnoli, i Lombardi, e gli uomini di entrambe le Marche. |