Cicerone - De Inventione
Liber I

LXVIII - Le leggi esistono per l’utilità dello stato

 

Eorum igitur, quae constant, exempla ponemus, horum, quae dubia sunt, rationes afferemus. Quinquepertita argumentatio est huiusmodi: "Omnes leges, iudices, ad commodum rei publicae referre oportet et eas ex utilitate communi, non ex scriptione, quae in litteris est, interpretari. Ea enim virtute et sapientia maiores nostri fuerunt, ut in legibus scribendis nihil sibi aliud nisi salutem atque utilitatem rei publicae proponerent. Neque enim ipsi, quod obesset, scribere volebant, et, si scripsissent, cum esset intellectum, repudiatum iri legem intellegebant. Nemo enim leges legum causa salvas esse vult, sed rei publicae, quod ex legibus omnes rem publicam optime putant administrari. Quam ob rem igitur leges servari oportet, ad eam causam scripta omnia interpretari convenit: hoc est, quoniam rei publicae servimus, ex rei publicae commodo atque utilitate interpretemur. Nam ut ex medicina nihil oportet putare proficisci, nisi quod ad corporis utilitatem spectet, quoniam eius causa est istituta, sic a le gibus nihil convenit arbitrari, nisi quod rei publicae conducat, proficisci, quoniam eius causa sunt comparatae.

Facciamo dunque degli esempi di queste che sono evidenti, (ed) esponiamo delle opinioni di queste (altre) che sono dubbie. Un'argomentazione in cinque parti è di questo genere: "È necessario indirizzare tutte le leggi al vantaggio dello stato e interpretarle secondo l’utilità comune, non alla lettera. Di tale virtù e saggezza furono infatti i nostri antenati, poiché nello scrivere le leggi si proponevano nient’altro che la salvezza e l’interesse dello stato. E nemmeno loro infatti, volevano scrivere ciò che potesse essere di danno e, se l’avessero scritto, dopo che si fosse compreso, capivano che la legge sarebbe stata rifiutata. Nessuno infatti vuole che le leggi siano utili per le leggi, ma per lo stato, poiché tutti credono che lo stato debba essere ottimamente amministrato dalle leggi. Per questa ragione dunque è opportuno che le leggi siano rispettate, conviene interpretare tutti gli scritti a quel fine: cioè, dal momento che siamo al servizio dello stato, interpretiamole secondo l’interesse e l’utilità dello stato. Infatti come si deve pensare che nulla ha origine dalla medicina, se non ciò che concerne l’utilità del corpo, dato che per questo è stata creata, così non conviene pensare che nulla ha origine dalle leggi, se non ciò che conduce allo stato,dato che per questo sono state istituite.