Prima
di parlare del vizio, è bene, riassumere in cosa consiste il libero
arbitrio, in quanto il vizio lo invalida (deformandolo, soggiogandolo e
sottomettendolo a sè).
Il
libero arbitrio consiste: nella capacità, di arrivare a fare, dopo
approfondito e attento discernimento, una scelta autonoma (in prima
persona), una scelta ottimale.
Ne
consegue che il libero arbitrio sia una capacità.
Capacità
derivante da cosa?
Dall’abilità
di riuscire a discernere realmente bene.1 A discernere in
modo ottimale, per arrivare a scegliere il meglio per noi ma pure per il
nostro prossimo.2
Ma
come si arriva a discernere realmente bene, anzi, ottimamente, cioè nel
modo migliore per tutti?
Ritirandosi
dentro sé stessi, in quel deserto che mette a tacere ogni rumore ed
interferenza e permette di arrivare ad una concentrazione tale, per
mezzo della quale è possibile interpellare, la propria retta coscienza.
Infatti,
dentro di noi, per grazia di Dio, esiste un luogo dove risiede la retta
coscienza,
un
luogo dove tutto appare chiaro, dove si ha la consapevolezza di cosa sia
bene scegliere, di come sia giusto procedere, agire,
un
luogo dove esiste per ogni cosa, il perché e il per come, la vera
risposta, ossia, la giusta risposta.3
Potremmo
paragonare la retta coscienza (questo incommensurabile dono di Dio alla
creatura umana), anche ad una bussola che indica sempre come orientarsi
verso il bene.
A
questo punto qualcuno potrà chiedersi: ma se per decidere,
autonomamente, dobbiamo consultare la coscienza che Dio ha posto in noi,
dove sta la nostra libertà?
La
nostra libertà, sta nello scegliere sensatamente, di
interpellare la voce della nostra coscienza, per sapere come muoverci
bene, come agire ottimamente, senza deformare la nostra natura di
creature chiamate alla vita da Dio.
Non
dimentichiamoci, che siamo creature e funzioniamo bene (viviamo nel
migliore dei modi), quanto non ci ribelliamo a questa condizione, ma la
viviamo per quella che è.
Ovvero,
quell’incommensurabile dono scaturito dall’amore del nostro Padre
Creatore che proprio perché ci ama e desidera il nostro bene, ci esorta
(invita) a:
-
esercitare bene, secondo retta coscienza la nostra capacità di libero
arbitrio;
-
Fare esperienza della vita, vivendola secondo la Sua Parola, ossia, non
ribellandoci alla nostra natura di creature umane e alla nostra
singolare forma. Cosicché partendo dall’accoglienza di tali dati di
fatto, possiamo sviluppare come preferiamo
(cioè liberamente), ma sempre orientati verso il bene, i
personali talenti appartenenti alla nostra forma, al fine di mettere a
frutto, nel modo ottimale, la nostra esistenza, senza tuttavia,
assecondare mai, la deformante illusione attraverso la quale ci viene
proposto, di essere in grado di uscire dai limiti naturali, propri della
nostra esclusiva forma.
-
Relazionarci con fiducia con Egli e conseguenzialmente con carità verso
il prossimo.
-
Vivere in armonia con il Creato.
Ma
cosa c’entra tutto questo lungo preambolo sul libero arbitrio, ovvero,
sulla libertà di scegliere secondo retta coscienza, con il vizio?
C’entra,
in quanto, attraverso il vizio il nemico della natura umana, soggioga
l’uomo; lo annichilisce, incatenandone la libertà in modo da
impedirgli di esercitare ottimamente la sua volontà.
Il
vizio creando il caos, intorno e soprattutto, dentro l’uomo, copre,
rendendo incomprensibile, la voce della sua retta coscienza, facendogli
perdere il suo giusto orientamento (conducendolo fuori strada).
Cosicché,
sostituendosi al giusto orientamento, diventa quell’orientamento
sovrano (esclusivo) e deformante, quella febbricitante bramosia
assolutizzata e assolutizzante e come tale quell’aspirazione insana
che gli impedisce di vivere liberamente e pienamente la propria chiamata
alla vita.
Il
vizio, qualsiasi sia la sua natura, si erge come una divinità che
schiavizza l’uomo e gli fa smarrire il senso della realtà, il senso e
l’importanza di tutti gli altri aspetti della vita.
Chi
entra nella dimensione del vizio (generalmente scappa da sé stesso e
rischia di perdere sé stesso, precipitando in quel baratro che
all’inizio per una sorte di allucinazione, di illusione, può essere
confuso con la panacea4).
Chi
si assoggetta al vizio, finisce per cadere nell’abisso del proprio
vizio, un abisso che come un pozzo senza fondo lo fagocita e precipita
sempre più in basso, sempre più in profondità, sempre più lontano
dalla luce, ossia, dall’ingresso di tale pozzo. E precipitandolo in
tale profondità, gli fa perdere il suo vero senso, la sua reale forma e
la sua originaria dignità.
In
sintesi il vizio è quella schiavitù che nuoce all’uomo e pian piano
lo destruttura per distruggerlo.
Quindi
è un bene, fare di tanto in tanto auditing, farsi un bell’esame di
coscienza, per comprendere, se si è ancora in grado di esercitare la
propria libertà, oppure, si sta rischiando di cadere in qualche vizio.5
In
quanto entrare nel pozzo senza fondo di un vizio è facile e spesso ci
si entra senza neppure accorgersene, perché all’inizio vedendone
l’ingresso, si pensa sia facile uscirne, ma una volta addentratosi
nelle sue profondità, diventa complicato uscirne.
Qualcuno
di molto più forte, deve venire in soccorso del prigioniero, del vizio.
Un
soccorso che diventa relazione, ossia, collaborazione sinergica fra chi
è ostaggio del vizio e colui che s’impegna a trarlo fuori (ad
affrancarlo, ad emanciparlo).
Note: